Una costa alta e rocciosa che si getta a picco in un gelido mare impetuoso e un vento così forte da buttarti a terra. È così che si presenta il punto più orientale della Russia e dell’intera Eurasia: Capo Dezhnjóv (spesso traslitterato Dezhnev).
L’estremità del continente si trova in una zona remota della Penisola dei Ciukci (nell’Estremo Oriente russo), su un promontorio alto 740 metri. Qui c’è un faro-monumento eretto in onore del cosacco russo Semjón Dezhnjóv (circa 1605-1673), il primo a raggiungere questo punto. Una targa con un’iscrizione commemorativa e un obelisco di bronzo sono attaccati al faro, dal lato del mare.
L’attuale faro monumentale è stato eretto a metà degli anni Cinquanta del Novecento, mentre prima c’era solo una croce di legno. Si può camminare intorno all’obelisco e scendere fino all’insediamento eschimese abbandonato di Naukan. Fino alla metà del secolo scorso era l’insediamento più orientale dell’Eurasia, con 400 persone che vi vivevano stabilmente. Tuttavia, nel 1958, a causa della sua vicinanza al confine con gli Stati Uniti, Naukan fu evacuata), e tutto ciò che rimase delle sue case furono ossa di pietra e gigantesche mascelle di balena affondate nel terreno, sulle quali venivano attaccate le barche.
Queste terre sono considerate sacre; non solo qui è vietato imprecare, ma persino parlare ad alta voce. Tanto meno si può profanare la terra con i rifiuti.
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Se il tempo è sereno, si possono vedere in lontananza le Isole Diomede, tra le quali corre il confine marittimo tra la Russia e gli Stati Uniti… e nei giorni migliori persino le coste dell’Alaska! In effetti, solo 86 km separano l’Eurasia dall’America attraverso lo Stretto di Bering. E tra le Isole Diomede, sono solo 4!
Il cosacco Semjon Dezhnjov (circa 1605-1673) è uno dei leggendari pionieri della Russia. Nacque in un villaggio della regione di Arcangelo (nella Russia settentrionale), prestò servizio come marinaio su navi mercantili, poi come cosacco in Siberia e alla fine degli anni Trenta del XVI secolo si ritrovò in Jacuzia, dove faceva l’esattore delle tasse. Questo lavoro era pericoloso per la vita, poiché bisognava cercare persone nella taiga e nella tundra, in luoghi molto isolati, e non tutti volevano pagare le imposte…
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In diverse sortite di questo tipo Dezhnjov e un distaccamento di cosacchi scoprirono la Kolymá, uno dei principali fiumi dell’Estremo Oriente, e fondarono diversi insediamenti lungo il suo corso. Infine, nell’estate del 1648 la sua spedizione lasciò la Kolyma e si spinse più a est via mare, raggiungendo il limite del continente, che Dezhnjov chiamò nelle sue note Capo “Grande Naso di Pietra” (in russo: “Большой каменный нос”; “Bolshój kámennyj nos”).
Il navigatore vide anche due isole abitate da popolazioni indigene (oggi note come Isole Diomede). La spedizione aggirò quindi il promontorio e navigò a valle, fondando un accampamento fortificato sul sito della futura capitale della Chukotka, Anádyr. La loro nave naufragò vicino alla Penisola di Kamchatka, ma il distaccamento riuscì a tornare a Jakutsk pochi mesi dopo. In seguito Dezhnjov esplorò il territorio dell’odierna Chukotka, ma non raggiunse più il promontorio: era un viaggio troppo pericoloso. Morì a Mosca, dove era giunto da Jakutsk per consegnare allo Stato il tesoro raccolto. Alla fine della sua vita era stato nominato “atamano degli Jakuti” ed era a capo della cittadella fortificata.
Nel 1728 la spedizione di Vitus Bering (1681-1741), danese al servizio della Russia, giunse qui e l’inglese James Cook (1728-1779) suggerì in seguito di dare il suo nome allo stretto e di chiamare il promontorio “Capo d’Oriente”.
Il fatto che la spedizione di Semjon Dezhnjov fosse stata qui in precedenza divenne noto solo a metà del XVIII secolo, quando i suoi documenti vennero ritrovati nella città di Jakutsk. Nel 1898, su proposta della Società Geografica Russa, Capo d’Oriente (in russo: “Восточный мыс”; “Vostóchnyj mys”) fu rinominato in Capo Dezhnjov (“мыс Дежнёва”).
Ancora oggi, un viaggio a Capo Dezhnjov è un vero e proprio viaggio estremoб che richiede una preparazione fisica e morale. Il margine del continente è un luogo di venti molto forti, dai quali si può trovare riparo solo dietro uno sperone di roccia o dietro il monumento al pioniere. Il tempo varia costantemente: può essere soleggiato o nuvoloso, piovoso o nevoso. C’è una natura selvaggia e praticamente zero possibilità di incontrare un essere umano lungo il cammino.
Tuttavia, diverse centinaia di turisti all’anno, accompagnati da guide locali esperte, arrivano fin qui. Non conviene assolutamente tentare di andarci da soli!
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La prima opzione è l’escursionismo. L’insediamento più vicino al promontorio è il villaggio orientale di Uelen, a circa 10-15 chilometri attraverso la tundra. Tuttavia, più spesso le persone si spostano a piedi dal villaggio di Lavrentija, dove si trova l’aeroporto. Da lì la distanza dal capo è di circa 100 km. Il trekking è l’opzione più economica, ma anche la più difficile, richiedendo alcuni giorni di cammino in condizioni climatiche provanti.
Il secondo modo è una spedizione via mare in barca dal villaggio di Lavrentija; il percorso più popolare. I turisti devono affrontare diverse ore di navigazione nel gelido Mare di Bering, per poi pernottare in tenda sul promontorio o tornare indietro per la stessa rotta dopo un breve riposo.
È anche possibile sbarcare a capo Dezhnjov come parte di un tour durante una crociera, anche se è necessario scendere dalla grande nave su una barca a motore più piccola. L’operazione non richiede molto tempo, e pur essendo questa la variante più costosa, è sicuramente la più comoda.
In rare occasioni è possibile raggiungere il promontorio in elicottero dal villaggio di Lavrentija. A causa dei forti venti laterali e delle coste rocciose, riescono ad atterrare qui solo piloti molto esperti e solo con tempo molto buono.
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