Quali hobby avevano i membri della dinastia Romanov?

Dominio pubblico
I maschi della famiglia imperiale, di solito, facevano carriera nell’esercito, mentre le donne si dedicavano alla beneficenza. Tuttavia, oltre a queste attività ufficiali, quasi tutti avevano delle passioni a cui dedicavano molto tempo: dalla pittura all’automobilismo, dagli sport olimpici all’architettura, dall’aviazione alla poesia

Corse d’auto

L’imperatore Nicola II a cavallo vicino alla sua prima auto, una Delaunay-Belleville C4 40/45 CV “triple phaéton” (aveva cioè tre file di sedili). Sedute ci sono le principesse montenegrine Milica e Stana, di fronte al veicolo il principe V.N. Orlov e l’autista A. Kegress. Krasnoe Selo, estate 1908

Tra i Romanov, uno dei primi a comprare un’automobile fu Nicola II. Nel 1904, dopo aver provato la Delaunay-Belleville del principe Vladimir Orlov, l’imperatore ne rimase entusiasta e ordinò di comprare per lui due o tre macchine. Poco dopo, nel garage imperiale c’erano ben quattro Delaunay-Belleville, nonché una Mercedes, una Renault, una Peugeot e una Rolls-Royce.

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Lo Tsesarevich Aleksej al volante della sua Peugeot Type 69, un modello soprannominato Bébé per le sue ridotte dimensioni

La velocità si rivelò contagiosa, tanto che alcuni dei Romanov praticarono l’automobilismo anche a a livello agonistico. Per esempio, il granduca Kirill Vladimirovich girò in macchina tutta Europa. Patrocinava la compagnia Russo-Baltique (Russo-Balt), che costruiva automobili, e il Club di aeronavigazione, e partecipava alle corse. Al volante della propria Panhard & Levassor, insieme a sua moglie, partì per la Svezia dove si disputava il Victoria Fahrt, raid automobilistico della durata di una settimana, che comprendeva una corsa in salita e una gara di abilità. Ne uscì vincitore. 

Il Granduca Mikhail Aleksandrovich a bordo della sua nuova “benzinka” durante un picnic l”11 luglio 1900 nei dintorni di Gatchina. Si trattava sostanzialmente di un triciclo a motore

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Un altro appassionato di auto fu il granduca Sergej Michajlovich, a capo dell’Automobile Club di San Pietroburgo, mentre il più giovane dei Romanov, lo tsesarevich Aleksej, guidava una propria Peugeot Bébé nei viali del parco del Palazzo di Alessandro.

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Piaceva guidare anche al granduca Mikhail Aleksandrovich, il quale però preferiva i tricicli, intesi come veicoli a tre ruote con motore a benzina. Il primo, un De Dion-Bouton, gli fu regalato per capodanno da Nicola II e dall’imperatrice Aleksandra Fedorovna. Da allora, quasi ogni anno ne comprava un modello nuovo e portava in giro i suoi fratelli. In varie occasioni, ebbe come suoi passeggeri anche vari membri del governo, tra cui il ministro delle finanze Sergej Vitte, e persino l’imperatore. Nicola II fu profondamente impressionato dalla velocità del triciclo: quasi 65 km/ora! 

Giochi olimpici

Squadra russa di salto ad ostacoli. Da sinistra a destra: il Granduca Dmitrij Pavlovich, il Capitano Rodzianko, il Capitano di Stato Maggiore Selikhov, il Tenente Pleshkov

Nel 1912, i Giochi olimpici si tennero a Stoccolma. La squadra dell’Impero russo era guidata dal granduca Dmitrij Pavlovich. Il granduca non era soltanto una “figura mediatica”, ma anche una persona molto sportiva: ottimo cavaliere, il nipote di Alessandro II voleva vincere in Svezia le gare di equitazione.

Atleti russi alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi del 1912, a Stoccolma

Il risultato però fu deludente: quinto posto nella classifica a squadre e soltanto il nono posto nella classifica individuale. Tuttavia, la vicenda ebbe anche un risvolto positivo: il granduca decise di promuovere in patria dei giochi panrussi. Tali giochi furono effettivamente svolti nel 1913 a Kiev e un anno dopo a Riga. 

Architettura

Il Palazzo Dulber (nella lingua tatara di Crimea “dülber” significa “bello”; “grazioso”) del granduca Pjotr Romanov, costruito in Crimea tra il 1895 e il 1897 in stile moresco, foto di inizio XX secolo. A destra: il Granduca Pjotr Nikolaevich Romanov (1864-1931)

Il granduca Pjotr Nikolaevich, nipote di Nicola I, era affetto da tubercolosi. Per questo motivo dovette lasciare l’esercito. Tuttavia, la sua vera passione era l’architettura. Progettava monumenti e chiese e costruì addirittura il palazzo dei suoi sogni. A causa della malattia polmonare, trascorreva lunghi periodi di tempo in Francia, ma poi decise di andare ad abitare in Crimea, dove il clima era analogo. Nel villaggio di Koreiz fece costruire il “Dulber”, palazzo in stile moresco da lui stesso disegnato e progettato sulla base dei suoi disegni dall’architetto Nikolaj Krasnov. È in questo palazzo che si rifugiarono i Romanov che dopo la Rivoluzione si trovavano in Crimea, quando i rivoluzionari del Soviet di Jalta li volevano eliminare.  

Aviazione 

Il Granduca Aleksandr Mikhailovich (davanti al gruppo) e gli ufficiali che lo accompagnano in uno degli hangar del distaccamento dell'aviazione del Corpo di Guardia durante una visita a un campo di aviazione. Pietrogrado, 1ª e  7ª compagnia dell’Aviazione russa, 1914-1916

Il granduca Aleksandr Michajlovich era un ufficiale di Marina, ma anche un grande appassionato di aeronautica. Fu uno dei pionieri dell’aviazione russa. A Sebastopoli aprì una scuola di aeronautica che preparava i piloti per l’esercito russo. Con i propri soldi comprò in Francia alcuni aeroplani e finanziò l’addestramento di un gruppo di ufficiali della marina, mandati a studiare le tecniche di pilotaggio.

Poesia 

A sinistra: il Granduca Konstantin Konstantinovich nei panni di Mozart, 1880; a destra: Konstantin Konstantinovich nei panni di Don Cesare ne “La sposa di Messina”, 1909

Militare di carriera con grande passione per la poesia e il teatro, il granduca Konstantin Konstantinovich manteneva rapporti con il poeta Afanasij Fet e lo scrittore Ivan Goncharov, tradusse “Amleto” e “Enrico VI” di Shakespeare e “Ifigenia in Tauride” di Goethe. Chajkovskij e Rachmaninov scrissero delle romanze sui suoi versi, mentre la canzone “Umer bednjaga v bolnitse voennoj” (“Il poveretto è morto in un ospedale militare”), scritta dal granduca, ebbe un enorme successo. 

Il nipote di Nicola I era anche un bravissimo attore. Uno dei suoi migliori ruoli fu quello di Giuseppe d’Arimatea nella pièce, da lui stesso scritta, “Il Re dei Giudei”, che racconta gli eventi della Settimana santa. Mikhail Bulgakov, quando scrisse “Il maestro e Margherita”, fu ispirato anche da questa opera teatrale di Konstantin Romanov.

Pittura

Due nature morte dipinte da Marija Fjodorovna, datate 1868 e 1869

L’imperatore Nicola I fu un buon acquerellista. Gli riuscivano bene anche le scene di genere: grazie al suo occhio attento, il monarca portava sulla carta le sue impressioni associate a vari eventi, e le scene a cui assisteva nel corso dei balli e ricevimenti. Inoltre, disegnava anche le uniformi militari. 

La pittura piaceva anche ad Alessandro III. Quand’era ancora erede al trono, prese lezioni di disegno dal pittore Aleksej Bogoljubov. Anche da imperatore mantenne questa passione: gli piaceva disegnare il mare. Da Bogoljubov studiò anche l’imperatrice Marija Fedorovna, la quale però preferiva l’acquarello. I suoi disegni sono molto fini e dettagliati. 

Nicola II, figlio di Alessandro III e Marija Fedorovna, ereditò dai suoi genitori la passione per il disegno. Per lui due lezioni a settimana erano obbligatorie. Grazie a questo, divenne un buon paesaggista. 

Disegni della granduchessa Olga Aleksandrovna

La sorella di Nicola II, granduchessa Olga Aleksandrovna, studiò il disegno da maestri come Karl Lemokh, Vladimir Makovskij, Stanislav Zhukovskij e Sergej Vinogradov. Emigrata in Danimarca dopo la Rivoluzione, anche all’estero la granduchessa dedicò molto tempo alla pittura. Mostre delle sue opere si tennero a Parigi, Londra e Berlino. In tal modo, la passione della pittura divenne per lei una fonte di reddito. Fra acquerelli e pittura ad olio, la granduchessa Olga Aleksandrovna creò più di 2.000 dipinti. Dipinse anche delle icone, ma non le vendeva: le regalava soltanto.

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