Gulag: tutto quello che c’è da sapere sul sistema dei campi di lavoro sovietici

Storia
ALEKSANDRA GUZEVA
Quante persone vi furono recluse? Quante vi persero la vita? Cosa dovevano fare i prigionieri? Per quanti anni il sistema dei lager rimase in funzione? Quali libri bisogna leggere su questo argomento?

Gulag: cosa significa?

Il popolo sovietico usava comunemente la parola “lagerjà” (plurale di “lager”) per riferirsi al sistema dei campi di lavoro, mentre la parola “Gulag” in realtà ne indicava l’amministrazione. È infatti l’abbreviazione di “Glavnoe Upravlenie LAGerej i mest zakljuchenija”: “Direzione generale dei campi e dei luoghi di detenzione”.

La sigla divenne poi un nome usato frequentemente per indicare i campi stessi, molto probabilmente dopo che “Arcipelago Gulag” di Aleksandr Solzenitsyn fu pubblicato nel 1973 in Occidente (in russo dall’editore Seuil, a Parigi).

La struttura era stata costituita negli anni Trenta come dipartimento del “Commissariato del popolo per gli Affari interni”, o Nkvd in breve, un’altra terrificante sigla dell’epoca sovietica. Ma i primi campi di lavoro erano apparsi ben prima della creazione del “Gulag”.

Quando furono attivi i campi di lavoro?

I primi campi di detenzione apparvero in Russia subito dopo la Rivoluzione del 1917. I luoghi scelti a questo scopo dai bolscevichi erano spesso dei monasteri. Circondati da grandi mura e con molte piccole stanze (le celle dei monaci), erano di fatto prigioni già pronte.

Il monastero delle Solovetskij fu tra i primi a essere trasformato in un lager. Situato nell’arcipelago delle Isole Solovetskij, nel Mar Bianco, nel nord della Russia, era lontano dalla civiltà e da lì era impossibile fuggire.

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Quando Stalin rafforzò il suo potere, all’inizio degli anni Trenta, si diffuse il principio di “correggere” le persone attraverso il lavoro, così i campi di prigionia si trasformarono in campi di lavoro forzato. Un ex mercante e lui stesso ex prigioniero delle Solovetskij, Naftalij Frenkel (1883-1960), escogitò un sistema per utilizzare efficacemente i prigionieri come lavoro gratuito. Questo richiese l’espansione dei campi e il lavoro di molti più prigionieri.

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I campi di prigionia furono attivi fino al 1956, sopravvivendo a Stalin di tre anni. Dopo la sua morte, infatti, c’era stata una massiccia amnistia, ma ancora molte persone erano rimaste recluse.

Quanti campi del sistema Gulag c’erano in Urss?

La mostruosa struttura del Gulag contò in totale circa 30 mila luoghi di detenzione nel corso della sua storia. Quando alcuni campi chiudevano, altri apparivano immediatamente in altri angoli del Paese. I campi avevano obiettivi economici e industriali diversi, sovrintesi da diversi direttorati (ce n’erano circa 50), con un complicato sistema di gestione, e riuniva diversi campi sotto un’unica guida.

Ad esempio, il primo imponente progetto di costruzione completato dai detenuti del Gulag fu il Canale Mar Bianco-Mar Baltico. La costruzione era diretta dal dipartimento del campo Belomorsko-Baltijskij. In seguito, molti campi iniziarono ad apparire in Estremo Oriente. Anche se i famigerati campi della Kolymà, che erano responsabili della costruzione delle infrastrutture, dell’estrazione di minerali e persino dei test di pericolosi materiali radioattivi, non ricadevano sotto la giurisdizione del Gulag ma del Sevvostlag (“SEVero-VOStochnyj ispravitelno-trudovoj LAGer”; “Campo di lavoro correttivo nord orientale”) ed era un dipartimento del Dalstroj, il “Trust di costruzione dell’estremo Nord”.

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Altri campi si occupavano di lavori di costruzione, disboscamento, pesca, tessile, agricoltura, produzione di scarpe e molto altro. I campi continuarono a funzionare durante la Seconda guerra mondiale, rifornendo l’Armata Rossa.

Quante persone finirono nel Gulag?

Secondo le statistiche del Museo di Storia del Gulag, più di 20 milioni di prigionieri furono detenuti nei campi tra gli anni Venti e gli anni Cinquanta. In totale, più di 1 milione di persone sono morte in detenzione. Il maggior numero di prigionieri risale al 1941: circa 1,5 milioni di persone furono private della libertà, mentre nel 1952 e 1953 c’erano oltre 1,7 milioni di reclusi.

Secondo diverse fonti, il lavoro di queste persone rappresentava il 10 per cento dell’intera economia sovietica. Ad esempio, il 70 per cento di tutto lo stagno dell’Urss veniva estratto dai prigionieri del Gulag. Città della Siberia e dell’Estremo Oriente come Vorkutà, Magadan, Komsomolsk-na-Amur furono fondate dai prigionieri sui luoghi degli ex campi del sistema Gulag. Dopo che furono liberati, molti di loro rimasero lì.

Né la fama né i premi statali ricevuti o uno status speciale potevano garantire di essere al sicuro dal Gulag. Tra i prigionieri ci furono scrittori, comandanti dell’esercito, leader del partito comunista, famosi scienziati e ingegneri. C’erano anche speciali strutture carcerarie, dette “sharashki”, gli “uffici tecnici speciali”, dove gli scienziati continuavano a sviluppare i loro progetti. E la maggior parte dei direttori dei Gulag finirono presto o tardi per essere prigionieri della loro stessa struttura.

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Perché le persone venivano mandate nel Gulag?

Dopo la Rivoluzione, finirono nel mirino dei bolscevichi membri di altri partiti politici, nobili, scienziati, rappresentanti dell’intellighenzia, sacerdoti, ufficiali, contadini ricchi e molti altri.

Durante le Grandi Purghe, Stalin si sbarazzò di tutti i tipi di “nemici del popolo”, dai contadini ricchi ai vecchi membri del partito caduti in disgrazia. Dalla fine degli anni Venti, il codice penale sovietico conteneva l’articolo 58, che includeva molti punti: tradimento, propaganda antisovietica, spionaggio, ecc. Solo in base a questo articolo furono condannate oltre 3 milioni di persone.

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Anche una barzelletta sconsiderata poteva costare la libertà alle persone. Evgenija Ginzburg trascorse vent’anni nei campi e nel suo libro “Viaggio nella vertigine” ricorda una detenuta, la moscovita ventottenne Anna, che era stata arrestata e portata in prigione mentre dormiva tranquilla nel suo letto. In un primo momento, non riusciva a capacitarsi del motivo del suo arresto. Poi si era scoperto che aveva raccontato due barzellette a sfondo politico ed era stata condannata a sette anni di reclusione; tre e mezzo per ciascuna.

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Inoltre, potevano essere arrestati anche i parenti e i figli delle persone incarcerate. Persino i figli piccoli di alcuni prigionieri furono mandati nel gulag, mentre i bambini nati già nei campi venivano separati dai genitori. 

Tuttavia, non solo prigionieri “politici” furono inviati nel gulag. Anche i criminali regolari venivano spediti nei campi di lavoro, e così professori e intellettuali dovevano condividere spesso le baracche con assassini, ladri e altri delinquenti abituali, che con la loro violenza rendevano impossibile la vita agli altri.

Perché il Gulag era così orribile?

“Eravamo tutti stufi del vitto del campo. Ci veniva quasi da piangere, ogni volta che vedevamo trasportare nelle baracche, appesi a dei bastoni, i grandi bidoni di zinco pieni di brodaglia. Eravamo pronti a piangere dalla paura che la zuppa fosse troppo acquosa. E quando accadeva il miracolo ed era densa, quasi non ci potevamo credere e la sorbivamo più lentamente possibile. Ma anche dopo una minestra densa, nello stomaco riscaldato rimaneva un dolore sordo: soffrivamo la fame da troppo tempo. Tutti i sentimenti umani: l’amore, l’amicizia, l’invidia, l’altruismo, la compassione, la sete di gloria, l’onestà, avevano abbandonato il nostro corpo, insieme alla carne perduta durante il prolungato digiuno”. Questa è solo una delle terrificanti citazioni tratte dai “Racconti di Kolyma” di Varlam Shalamov (1907-1982), che ha descritto la sua esperienza.

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Ci sono molti altri libri sulle repressioni dei Gulag e dell’epoca di Stalin, tuttavia la maggior parte di essi rimase bandita in Urss fino alla Perestrojka. 

Il primo racconto in assoluto a toccare l’argomento fu pubblicato nel 1962 ed era “Una giornata di Ivan Denisovich” di Solzhenitsyn.

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L’intero Paese realizzò allora che le persone nei campi vivevano in condizioni disumane. L’unico obiettivo era sopravvivere. Il cibo terribile era accompagnato dal freddo estremo, poiché i campi erano spesso situati nel Nord e le persone lavoravano all’aperto indossando abiti leggeri. I prigionieri dovevano seguire un piano di produzione quotidiano che era quasi umanamente impossibile da attuare, e se non ce la facevano, potevano essere privati delle razioni di cibo. Le baracche del campo erano spesso piene di pidocchi, e la mancanza di igiene e cure mediche causava malattie, epidemie e morti.

Era facile perdere la propria umanità in tali circostanze. Alcune persone cercavano di non impazzire scrivendo lettere alle loro famiglie. Alcuni padri, ad esempio, hanno persino cercato di educare i propri figli via lettera. Tuttavia, molte persone non erano autorizzate a ricevere le risposte. Molte famiglie non sapevano dove fossero tenuti i loro parenti e neppure se fossero vivi o no.

Cosa significa “Gulag” per la Russia moderna?

Il gulag è diventato parte della cultura popolare, non solo in Russia, ma in tutto il mondo. “Mandalo nel gulag” è un insulto popolare su Internet. Il videogioco “Call of Duty Modern Warfare 2” ha una missione intitolata “Gulag” che si svolge in un forte che ricorda un vero campo sovietico. Secondo la trama, fu fondato nel XVIII secolo in Kamchatka e durante i tempi dell’Urss e della Terza guerra mondiale (che accade nel videogioco) vi furono tenuti prigionieri. Il forte viene attaccato dagli americani per salvare un loro ragazzo…

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Tuttavia, quello del gulag è ancora un argomento incredibilmente delicato per molti russi. Molte famiglie hanno parenti che hanno trascorso decenni nei campi o addirittura sono morti lì. Quindi le persone continuano a scavare nella storia, indagando sul passato delle proprie famiglie, poiché la maggior parte dei documenti del Gulag sono stati secretati almeno fino agli anni Ottanta.

Anche gli scrittori russi contemporanei continuano a esplorare l’argomento. Tra i romanzi recenti più importanti sul tema del gulag ci sono “Il monastero” di Zakhar Prilepin (edito in Italia da Voland) e “L’aviatore” di Evgenij Vodolazkin (edito in Italia da Brioschi). E continuano ad apparire film sul gulag, sia lungometraggi che documentari.

Ci sono poi diverse istituzioni in Russia che sono impegnate nella ricerca della storia del Gulag, archiviando i documenti del passato e presentando gli avvenimenti alle giovani generazioni, in modo che questa pagina profondamente traumatica e oscura della storia non venga mai dimenticata.


Perché bisogna assolutamente visitare il Museo di storia dei Gulag