1 / “Campo delle Solovetskij a scopo speciale”
I bolscevichi trasformarono il monastero delle isole Solovetskij (Solovki) da santuario in un vero inferno, dal nome di Slon (in russo significa “elefante”, ma in quel caso era l’acronimo di “Solovetskij lager osobogo naznachenija”; “Campo delle Solovetskij a scopo speciale”). I tavolacci di legno per i prigionieri furono costruiti a più livelli all’interno delle chiese stesse: altari e iconostasi vennero fatti a pezzi, e le preziosi suppellettili sacre furono portate via. Anche le ex celle dei monaci e persino i remoti luoghi di eremitaggio vennero convertiti in spazi per la reclusione e l’isolamento dei detenuti.
Oggi il monastero è tornato un luogo sacro, ma non è stato ancora completamente restaurato. Restano molte reminiscenze del lager qui: per esempio l’edificio abbandonato vicino al monastero (nella foto a sinistra) era l’amministrazione del campo di prigionia.
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2 / Campo di lavoro correzionale Mar Bianco-Mar Baltico
I prigionieri del campo di lavoro correzionale del Mar Bianco-Mar Baltico (Belomoro-Baltijskij ispravitelno-trudovoj lager) avevano un compito: costruire un canale navigabile che collegasse il Mar Bianco al Baltico. Dalle 60 alle 100 mila persone lavorarono in contemporanea al Grande Cantiere in momenti diversi. Un canale lungo 227 km, dal Mar Bianco al Lago Onega, con 19 chiuse, fu costruito a tempo di record, in circa due anni. Nel 1933, il 10% degli operai morì durante i lavori.
Ora il Belomorkanal è ancora attivo, sebbene da allora sia stato ricostruito più volte. Lungo il canale ci sono diversi monumenti ai prigionieri morti. Inoltre, è stato creato il complesso storico e culturale “Canale Mar Bianco-Mar Baltico”, che comprende edifici e monumenti legati al lavoro dei prigionieri.
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3 / Norilsk
Il lager di Norilsk fu attivo dal 1935 al 1956 e al massimo accolse in un anno 72 mila prigionieri. L’elenco delle loro attività era molto ampio: i prigionieri lavoravano sia nella fabbrica di rame-nichel, sia nelle miniere in condizioni di freddo estremo, nonché nella costruzione e manutenzione di ferrovie e chiatte di scarico. Inoltre, la moderna Norilsk è essenzialmente una città costruita dai prigionieri.
Ora Norilsk è un grande centro industriale con una popolazione di circa 180 mila persone. Negli anni Novanta, il memoriale del “Golgota di Norilsk” fu eretto sul sito della fossa comune dei prigionieri del campo. È dedicato a diversi popoli, i cui rappresentanti sono sepolti qui: russi, polacchi, lituani, estoni ed ebrei. Anche il complesso espositivo del “Museo di Norilsk” ha una mostra permanente sul tema del Gulag con oggetti personali dei prigionieri e frammenti tratti dalle loro memorie.
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4 / Perm-36
Il campo di lavoro forzato di Perm (circa 100 chilometri a nordest della città), è stato attivo dal 1946 al 1988. I prigionieri erano principalmente impegnati nel taglio del bosco. La maggior parte dei reclusi di questo lager erano intellettuali, scrittori, leader di organizzazioni religiose e dei diritti umani, nonché dissidenti rinchiusi qui per propaganda antisovietica.
Il “Museo Perm-36 della storia delle repressioni politiche” è stato aperto qui negli anni Novanta. Parte dell’esposizione ha sede proprio in una ex baracca dove erano reclusi i prigionieri. Questo è uno dei pochi posti in Russia in cui vengono mostrate in modo molto realistico le condizioni di vita dei detenuti dei campi.
IL VIDEO: I segreti di Perm 36
5 / Vorkutà
Negli anni Trenta furono trovati giacimenti di carbone nell’area della moderna Vorkuta e furono inviati distaccamenti di prigionieri per iniziare lo sviluppo delle attività estrattive. Di conseguenza, qui si formò uno dei campi più grandi e più noti dell’Urss. I prigionieri costruirono ferrovie e miniere, ed estrassero carbone in condizioni completamente disumane, nell’estremo nord.
Nel 1989, ancora ai tempi dell’Unione Sovietica, apparve qui una delle prime esposizioni dedicate alla storia del Gulag. Inoltre, esiste un percorso turistico, “Vorkuta - shakty po krugu”, dedicato al lavoro dei prigionieri nelle miniere, e un’app di realtà aumentata è stata appositamente sviluppata per questa visita
Furono i prigionieri del Gulag a costruire la città di Vorkuta, una delle più grandi al di sopra del Circolo polare artico. È una “monogorod”, una città a singola industria, che vive solo dell’estrazione del carbone. Non lontano da Vorkuta si trova la città fantasma di Jur-Shor, in cui ebbe luogo la più grande rivolta in un lager dell’Urss, e un monumento commemorativo per i minatori che morirono a Vorkuta.
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6 / Kolymà
La regione della Kolyma si estende attorno al fiume omonimo, nell’Estremo Oriente. È nota per le sue miniere d’oro e, naturalmente, per gli orrori che Varlam Shalamov ha descritto nei suoi “Racconti di Kolyma”.
Inoltre, vi erano importanti miniere in Jakuzia, nella Penisola di Kamchatka e in quello che oggi è la Regione di Magadan: estraevano stagno e altri metalli, persino l’uranio radioattivo. In questo caso, i prigionieri lavoravano quasi a mani nude nel permafrost. La stessa città di Magadan fu da loro costruita da zero.
Alcune baracche per prigionieri e torri di guardia sono ancora abbandonate in tutta la regione della Kolyma. La moderna Magadan è un centro di pesca e ingegneria meccanica ed è famosa anche per un festival teatrale.
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7 / I lager della Chukotka
Fu grazie al lavoro dei prigionieri che l’Unione Sovietica riuscì a conquistare la natura selvaggia della Chukotka, trovò molti depositi di stagno, organizzò l’estrazione e la lavorazione dei metalli, e costruì qui città e infrastrutture.
Nel 2015, i dipendenti del Museo della storia del Gulag hanno fatto una spedizione nella Chukotka per esplorare i “resti” dei campi, dove i prigionieri erano impegnati nell’estrazione dell’uranio radioattivo, ovviamente, senza alcuna protezione. Molte vecchie baracche sono abbandonate e semicrollate. Lo spettacolo è terrificante…
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8 / Campo di lavoro correzionale Bajkal-Amur
Il lager “Bamlag” fu il più grande in termini di numero di prigionieri nell’intera storia dell’Urss. Un numero record di forzati lavorò qui nel 1938: 200 mila persone!
Si aprirono la strada nel selvaggio Territorio della Transbajkalia e fino all’Estremo Oriente e furono principalmente impegnati nella costruzione della ferrovia Bajkal-Amur (che corre più a nord della Transiberiana). Tuttavia, a causa della Seconda guerra mondiale, la costruzione fu interrotta e la ferrovia fu completata solo negli anni Ottanta. Ora il principale ricordo dei campi è la stessa Linea Bam, una delle ferrovie più lunghe del mondo. Nella città di Svobodnyj, nella regione dell’Amur, i residenti hanno realizzato una lapide per i prigionieri morti nel cantiere.
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