I Pomory: 14 settembre
La tradizione di celebrare il Capodanno il 1° gennaio fu introdotta da Pietro il Grande: prima di allora il Capodanno veniva festeggiato il 1° o il 14 settembre, alla vecchia maniera. I Pomory, che vivono lungo le rive del Mar Bianco e del Mare di Barents e lungo la Dvina Settentrionale (un fiume della Russia europea settentrionale, tributario del mar Bianco), si rivelarono piuttosto scettici in merito a questo cambiamento e ancora oggi sono l’unico gruppo etnico della Russia che continua a festeggiare il Capodanno il 14 settembre.
In questo giorno ad Arkhangelsk si tengono concerti, una fiera e un festival della cultura dei Pomory; il momento clou della festa è l’accensione e il varo di un faro galleggiante, simbolo del nuovo anno, al suono delle campane. In passato, infatti, i Pomory apprendevano l’arrivo del nuovo anno quando vedevano la luce di questo faro sull’acqua. A proposito, secondo il calendario dei Pomory, il 14 settembre 2022 segnerà l'arrivo dell'anno 7531!
Gli Evenki: prima settimana di giugno
Per questo popolo indigeno della Siberia (che vive in Jakuzia, nel territorio di Krasnojarsk e in Buriazia) il nuovo anno si chiama Muchun e cade all'inizio di giugno. Muchun significa “il tempo in cui la Terra si rinnova”. In questo periodo gli Evenki nomadi erano soliti riunirsi e discutere i progetti per l'anno successivo.
La celebrazione inizia con il rituale di purificazione Ikenipke, composto da sei fasi, e termina con la danza circolare Yokhor khorovod. A queste latitudini il Capodanno cade durante il periodo delle Notti Bianche, quindi la celebrazione dura diversi giorni.
Per inciso, a Kolyma, nella regione di Magadan, in Estremo Oriente, gli Evenki festeggiano il Capodanno al solstizio d'estate e lo chiamano Hebdenek, che significa “fare baldoria”. La festa comincia già alle 5 del mattino!
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I Chukchi: 22 dicembre
Gli abitanti indigeni della Chukotka celebrano l'arrivo del nuovo anno nella notte più lunga dell'anno: il 21-22 dicembre, nel solstizio d'inverno. Il Capodanno dei Chukchi è chiamato Pegytti, che significa letteralmente “ammasso variegato”. Durante la festa, la gente canta e balla in abiti colorati intorno al fuoco. Il Pegytti dei Chukchi deve essere celebrato assolutamente con uno stato d’animo positivo, se si vuole che l’anno nuovo porti con sé solo felicità.
I Buriati, Calmucchi e Tuvani: Febbraio approssimativamente
I popoli della Russia che professano il buddismo celebrano l'arrivo del nuovo anno secondo il loro calendario. Tsagaan Sar (detto anche Sagaalgan o Chaga Bayram sugli Altaj) si traduce come “luna bianca” e, in anni diversi, cade tra la fine di gennaio e l'inizio di marzo. In alcune regioni dove vivono questi gruppi etnici, il primo giorno del nuovo anno buddista è considerato una festa ufficiale.
È visto come una celebrazione familiare, ed è consuetudine far visita ai parenti e fare regali. La prelibatezza principale della celebrazione è il “boortsog”: pasticcini di pasta fritta a forma di animali, accompagnati dal tradizionale scambio di auguri.
I Tuvani, che professano il buddismo, chiamano il nuovo anno Shagaa, che significa “rinnovamento”; il significato della celebrazione è più o meno lo stesso. Poiché la data è calcolata secondo il calendario lunare, i diversi gruppi etnici possono veder variare le date per via dei diversi fusi orari: per esempio, nel 2022 il Shagaa è stato celebrato il 1° febbraio, mentre Tsagaan Sar il 2 febbraio.
I Baschiri, i Tartari e i popoli etnici del Daghestan: 21 marzo
Molti dei popoli di lingua turca della Russia fanno coincidere il Navruz - il giorno dell'equinozio di primavera - con il nuovo anno orientale; si crede infatti che il nuovo sole nasca in questo giorno. Prima della festa è consuetudine pulire la casa e cucinare enormi quantità di cibo, che viene offerto a chiunque, come il plov, la shurpa e vari dolci.
Il Navruz è sempre ampiamente celebrato in Russia: è un’occasione di festa accompagnata da danze, canti e colori orientali; si celebra non solo nelle repubbliche etniche, ma in ogni grande città dove vivono gli abitanti di lingua turca.
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I Nenet: 7 gennaio
I Nenet sono un gruppo etnico nomade che vive all'interno del Circolo Polare Artico. Molti sono ancora oggi allevatori di renne e conservano le tradizioni dei loro antenati. Per loro, il nuovo anno non cade il 1° gennaio ma il 7: questa era la data in cui, di regola, finiva la notte polare. La fine del “grande buio”, come la chiamano loro, è considerata l'inizio dell'anno successivo. La ricorrenza viene celebrata con preghiere e auguri.
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