Dal copricapo “papakha” al caftano “cherkeska”, fino ai taschini “gazyr”: sono questi gli elementi caratteristici di un vero “dzhigit”, termine con il quale nel Caucaso del Nord si indicano gli uomini coraggiosi.
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“Se la testa è intatta, allora dovrebbe essere coperta da una papakha”; oppure: “Un uomo dovrebbe preservare due cose: la sua papakha e il suo nome”. Questi sono solo alcuni dei tanti proverbi dedicati all’uso del tradizionale copricapo del Caucaso: non un semplice costume locale, ma un vero e proprio simbolo di status sociale. Una papakha costosa è infatti il miglior regalo che si possa immaginare nella regione.
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Nel Caucaso, gli uomini non si tolgono questo copricapo nemmeno in casa. Inoltre, far cadere la papakha dalla testa di qualcuno è reato; se il proprietario di questo cappello muore, nessuno - tranne i suoi figli - potrà più indossarlo.
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La papakha ha ottenuto fama globale grazie al campione ed ex lottatore russo di arti marziali miste e di Sambo Khabib Nurmagomedov, che ha reso omaggio ai suoi antenati daghestani indossando la papakha a ogni combattimento.
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“La papakha bianca di Khabib” è ormai diventata virale e le ricerche su Google tipo “Dove comprare una papakha come quella di Khabib” aumentano. Molti fan indossano questo copricapo in omaggio all’atleta.
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Tuttavia, il cappello di Khabib è solo una variante della papakha: questi berretti infatti possono essere di pelle di pecora o di capra; i più ambiti sono quelli fatti ad Astrakhan con pelliccia di agnello locale.
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Anche la forma può variare: semicircolare, che si estende verso l'alto, o con un fondo di tessuto piatto.
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Questo copricapo è fatto solo da uomini. Le pelli devono essere accuratamente lavate più volte, trattate con una speciale sostanza salata per evitare che la lana si deteriori, e poi asciugate al sole.
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Una pelle è sufficiente per due papakha e un artigiano esperto può cucirne circa 40 al giorno. I prezzi partono da 500 rubli (circa 4 euro al cambio attuale) e di solito non superano i 5.000 rubli (40 euro). La lana di capra è un po' più cara, la più economica costa circa 800 rubli (5,50 euro).
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Anche se è considerato un copricapo tradizionale del Caucaso, si ipotizza che derivi dalle regioni dell’Asia centrale; la parola “papakha” ha infatti origini turche.
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Dagli anni '50, la papakha è entrata a far parte dell'uniforme militare dell'esercito russo. All'inizio veniva indossata dai soldati che servivano nel Caucaso e nell'Asia centrale, ma più tardi si diffuse tra i cosacchi (come molti altri elementi del costume caucasico, tra cui il cappotto “cherkeska” e i taschini “gazyr”).
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Anche le guardie del reggimento di Sua Maestà Imperiale, composto principalmente da cosacchi, circassi e altri popoli di montagna del Caucaso, indossavano la papakha.
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Questo pratico copricapo fu poi adottato dai militari schierati in Siberia. Nella foto: la papakha di un generale del distretto militare siberiano al tempo di Nicola II.
Leibstandart
Nel 1913, la papakha divenne il copricapo invernale di tutto l'esercito imperiale russo.
Dominio pubblico
Successivamente è stata in parte adottata dall’esercito sovietico. Tuttavia, solo gli ufficiali di alto rango erano autorizzati a indossarla: per i soldati semplici venivano cuciti i ben meno costosi cappelli “budenovka”.
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Ufficialmente questo copricapo è stato abolito dall'esercito nel 1992 per essere sostituito dal famoso colbacco (“ushanka”, in russo). Ma è tornato in auge nel 2014 tra i generali e i colonnelli. Naturalmente, i cosacchi lo indossano ancora oggi.
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