Benvenuti nel mondo dei doomer russi, che reclamano il diritto alla tristezza

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Depressione, autoironia, pessimismo, decadentismo 2.0? Amano la vecchia grigia architettura sovietica e il rock e il post-punk degli anni Ottanta e Novanta. Deridono il dinamismo consumista, che vuole imporre i miti di felicità e successo, e sono convinti di aver capito il segreto della vita, ma quando era ormai troppo tardi. E, strano ma vero, grazie a TikTok sono diventati di moda in tanti Paesi

“…Sono sempre stato attratto dalle rovine. Edifici abbandonati, usati nel passato e per qualche motivo poi lasciati decadere […] Del resto, le persone si usano anche a vicenda, e poi si abbandonano; e si dimenticano degli altri quando hanno raggiunto il loro obiettivo. […]. Invidio il loro modo di pensare, così assorto nel consumismo da non accorgersi del vuoto, della stupidità delle proprie aspirazioni e delle vuotezza delle loro speranze. Il loro ottimismo non mi sembra normale. Danzano come ‘stolti in Cristo’ sotto il sole, i cui raggi illuminano le loro vili aspirazioni”.

Così Aleksandr Kolesov, un idraulico di 27 anni di Mosca, dà una base filosofica alla sua passione per gli edifici abbandonati. In tali luoghi, lui va ad ascoltare canzoni tristi e si ferma a riflettere.

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Aleksandr e altri russi che condividono i suoi interessi si riconoscono nel termine “doomer”. Ma i doomer russi differiscono dai doomer di altri Paesi per il loro amore per l’estetica post-sovietica. Questo amore ha iniziato inaspettatamente a essere condiviso da molti stranieri: i video con l’hashtag #Russiandoomers negli account TikTok stranieri hanno ricevuto 13 milioni di visualizzazioni, e i doomer americani stanno girando video con il rock tardo sovietico come colonna sonora!

“Vorrei impiccarmi, ma la mamma ha fatto una torta”

Occhiaie perenni, un’espressione triste sul viso, un cappello nero, grandi cuffie e una sigaretta che spunta dalla bocca: ecco come appare il modello principale di meme sul doomer russo, che è diventato popolare sull’internet russo nel 2019.

Il doomer russo non è altro che un derivato del doomer occidentale, emerso a partire dal 2018 grazie soprattutto al sito web 4chan. Il doomer occidentale ha 20-30 anni, ha già fatto in tempo a diventare disilluso dalla vita; soffre di depressione. Osservando i problemi globali: cambiamento climatico, inquinamento, esaurimento delle scorte di combustibili fossili, sovrappopolamento, ritiene che tutto sia finito e deride il falso ottimismo della società capitalista che continua, come un disco rotto, a chiedere “più crescita e sviluppo”. A quanto pare, il doomer russo è un po’ più giovane: non ha più di 25 anni, ha fallito negli studi e nella vita personale, prova una costante nostalgia per l’infanzia spensierata trascorsa nella Russia profonda, tra strade buie coperte di neve e fatiscenti casamenti prefabbricati, le tipiche “panelki”. Più di ogni altra cosa ama le passeggiate notturne e ascoltare le sue canzoni preferite a ripetizione.

Nelle loro comunità, i doomer russi condividono i fallimenti della vita e ricevono sostegno da quelli che la pensano come loro. Di regola, si tratta di storie di amore non corrisposto o incidenti in una relazione. Ad esempio, uno dei doomer ha descritto in dettaglio come ha avuto un terribile attacco di diarrea durante il primo appuntamento con la ragazza amata. Molti esprimono semplicemente il loro stato d’animo malinconico, descrivendo i paesaggi che vedono ogni giorno.

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“Sette del mattino. Esci in strada, comincia subito a pizzicarti il viso per il gelo, cammini per strade semivuote sotto la luce dei lampioni. […] La neve scricchiola sotto i tuoi passi, puoi vedere casamenti prefabbricati cupi, studentati e vecchie casupole, marshrutki e filobus strapieni. E quando arrivi al lavoro, solo allora inizia ad albeggiare, e non c’è il sole sulla città, ma solo un punto luminoso dietro le nuvole, e solo allora ti svegli davvero”, scrive uno dei doomer.

I doomer hanno anche la loro musica. Il più delle volte è il rock sovietico a cavallo tra gli anni  Ottanta e Novanta, così come post-punk e synth-pop, o ancora Depeche Mode e simili.

I fan dell’estetica post-sovietica pubblicano spesso playlist con la musica dei doomer russi su YouTube. I video sono commentati attivamente da un pubblico nostalgico, e a volte è difficile da capire: si tratta di sofisticata ironia o questo è un “rifugio sicuro” per le persone depresse? Il dubbio viene a leggere commenti a modo loro geniali come: “Vorrei impiccarmi, ma la mamma ha fatto una torta”.

“Ricordo come siamo andate con mia madre a Omsk. La strada fiancheggiata dai lampioni… Era notte e risuonava questa canzone. La mamma mi dice di addormentarmi, e io guardo fuori dal finestrino, ascolto la musica […]. Darei tutto per tornare a quel momento, anche solo per un po’, e riascoltare questa canzone per la prima volta”;

“Ho ascoltato questa canzone appena uscita su una cassetta prima di lanciare la mia Lada a -30 ºC in Siberia”;

“Penso a come girerò tra 5 anni nel mio quartiere, scassato sì, ma da me amato alla follia, oltrepassando i garage, ricordando tutta la mia infanzia, e mi rendo conto che niente dura per sempre, e rimani solo tu e la tua tristezza”.

Questi sono alcuni dei commenti sotto una delle canzoni postate dai doomer.

Il grigiore che dà forza

Secondo Aleksandr Kolesov, le cui riflessioni sui luoghi abbandonati abbiamo riportato all’inizio di questo articolo, i veri doomer sono tristi non per un sentimento di nostalgia.

“Il doomer è una persona che ha capito come funziona tutto e cosa bisogna essere per avere successo nella vita, ma lo ha fatto quando era già troppo tardi. Spesso un doomer è una persona piuttosto intelligente che non ostenterà le sue capacità mentali per fare un’impressione momentanea. Ho la costante sensazione di essere superfluo, sento il vuoto della vita. Ma non mi sento un outsider o un loser, sebbene ci sia una certa percentuale di tali persone tra i doomer”, dice Kolesov.

Uno studente di una scuola secondaria, Vlad Nesterov, afferma che si può essere doomer a qualsiasi età. Per come la vede lui, può essere considerato un doomer qualsiasi persona che sperimenta problemi in una certa fase della sua vita.

“Penso che tutti abbiano avuto delle difficoltà nella loro vita. E la abbiano attraversate ascoltando post-punk russo, fumando o bevendo, intrisi di tristezza e dello spirito delle vecchie case sovietiche. Ma questo è sbagliato, questo è un allontanamento dalla realtà; bisogna essere in grado di risolvere i propri problemi”, dice Nesterov.

Bogdan Gavrilin, organizzatore della comunità “Russian Doomer Music” sul social network russo “VKontakte”, non è d’accordo con Nesterov. Secondo i suoi dati, la maggior parte dei doomer in Russia sono maschi di età compresa tra i 16 e i 21 anni, e le comunità di doomer sono solo un aiuto nel combattere le difficoltà della vita.

“Non tutti si definiscono doomer, questa è un’etichettatura. Per me, e forse per altri partecipanti, è più uno stato d’animo che non un’appartenenza. Adoriamo l’estetica dei palazzoni costruiti anni fa. Li guardiamo e speriamo che forse tutto migliorerà con il tempo. Ti danno la forza per affrontare il domani”, conclude Gavrilin.

Secondo la psicologa Olga Propubertat, far parte della comunità dei doomer offre alle persone l’opportunità di essere se stesse più spesso.

“È consuetudine nel mondo attuale godersi la vita e non annoiare nessuno con i propri problemi. Qui invece puoi condividere i tuoi pensieri e non ricevere in cambio una condanna. Il doomer non è obbligato a trasmettere felicità e successo; può essere depresso, e come qualsiasi altra persona ha diritto a emozioni negative. Consentire la tristezza è un processo importante nella società, a cui dovremmo tendere”, afferma la Propubert.

I veri doomer vengono dalla Russia

Tra gli abitanti dell’Europa e degli Stati Uniti, i doomer russi sono diventati popolari grazie alla loro musica preferita: il rock di fine anni Ottanta e i pezzi post-punk di band contemporanee. Il brano “Sudno” (“Nave”) del gruppo bielorusso di lingua russa “Molchàt doma” (“A casa tacciono”), pubblicato su YouTube a gennaio 2019, ha raccolto già quasi 20 milioni di visualizzazioni, e la maggior parte dei commenti sotto la canzone sono di utenti stranieri. Nel maggio 2020, “Sudno” ha raggiunto la seconda posizione nella Viral 50 World Chart di Spotify.

@christiantheshowm

Long story short I’m no longer allowed to travel to Russia😐 #fsb#russia#iykyk

♬ Судно (Борис Рижий) - Molchat Doma

Ecco parte del testo:

“Эмалированное судно

Окошко, тумбочка, кровать

Жить тяжело и неуютно

Зато уютно умирать”

“Una nave smaltata

oblò, comodino, letto

Vivere è difficile e scomodo

Ma al contrario è comodo morire”

La canzone è diventata popolare anche su TikTok, e persone provenienti da tutto il mondo hanno filmato 163mila video sul social network, utilizzandola. Tra i più popolari ci sono video con parodie di russi, trend in cui si mostrano abiti e persino… un tutorial sulla tintura dei peli delle ascelle. E questo nonostante il testo cupo!

“Per quanto riguarda il trend su TikTok, provo sensazioni non univoche, perché mi rendo conto che le persone [all’estero] non capiscono di cosa tratta il testo della canzone. Nonostante il fatto che l’effetto sia un po’ straniante, è molto bello che le persone scelgano la tua composizione”, ha detto Pavel Kozlov, bassista del gruppo “Molchat doma” in un’intervista ad “Afisha Daily” nell’agosto 2020.

Il chitarrista Roman Komogortsev ha aggiunto che va bene godersi l’atmosfera di una traccia straniera senza conoscerne il significato, soprattutto se si adatta bene alle tendenze di TikTok.

Gli stranieri stessi non capiscono appieno perché sono così dipendenti dalla musica dei doomer russi, e loro stessi pongono questa domanda nei commenti alle playlist corrispondenti su YouTube. Altri utenti credono che solo questa cultura possa trasmettere i sentimenti di tutte le persone.

“Suona come la sensazione che provi quando realizzi il sogno di tutta una vita e ti rendi conto che non ti fa sentire meglio per niente”, dice Simon McGough.

Un altro utente, Roger King, è sicuro che il segreto stia nelle peculiarità della cultura russa.

“Perché Russia e russi hanno un’atmosfera meravigliosa che si adatta a come si sentono gli uomini occidentali nella fase postindustriale del capitalismo. Stiamo urlando silenziosamente”, scrive.

Altri “incolpano” gli algoritmi di YouTube:

“Perché anche YouTube capisce che gli unici veri doomer sono i russi”, conclude Dominus Ursus.


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