Questo vecchio faro, che si innalza nel mezzo delle acque tempestose dell’Oceano, fu costruito nel 1939, quando la parte meridionale dell’Isola di Sakhalin apparteneva ancora al Giappone. Gli ultimi uomini di guardia lo hanno lasciato all’inizio degli anni Novanta. Il faro si trova in un luogo quasi inaccessibile, dove sono presenti nebbie frequenti e forti correnti, ed è possibile raggiungerlo solo con delle barche a motore, quando c’è bonaccia.
Questo aeroporto militare è stato costruito dai giapponesi per l’esercito imperiale. Dopo essere passato all’Urss e poi alla Russia, è rimasto in servizio fino al 1994. Al momento della chiusura, quasi tutti gli aerei sono stati trasferiti in un’altra base, ad eccezione di due MiG-23ML. I velivoli (o ciò che ne resta) sono ancora oggi negli hangar.
Spinta a riva da una tempesta, questa baleniera è destinata ad arrugginire su una costa solitaria. Molti dei villaggi attorno sono abbandonati, quindi non c’è nessuno che si prenda la briga dello smaltimento.
Il sotterraneo № 13 è l’unico rimasto del progetto del 1910, quando vennero realizzati 5 tunnel deposito, profondi fino a 100 metri. Vi furono immagazzinati proiettili e inneschi, e, secondo i fan del turismo industriale, è ancora possibile imbattersi nei loro resti.
Questa ex miniera di diamanti è così grande che persino agli elicotteri è vietato sorvolarla a causa del pericolo di essere risucchiati nel buco. È la seconda miniera a cielo aperto più grande del mondo (dopo la Bingham Canyon Mine, nello Utah, Usa), ed è profonda 525 metri, con un diametro di 1200 metri.
Questo spettacolare viadotto nel villaggio di Mokry ha più di cento anni. Durante la Seconda guerra mondiale, i tedeschi cercarono di individuare il ponte con tutte le loro forze per distruggerlo, visto che era fondamentale per il trasporto delle munizioni. La ricerca non ebbe successo e il ponte terminò il suo “servizio” solo nel 1986.
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Questa chiesa in legno si trova a 33 km da Kazan, capitale del Tatarstan, vicino al villaggio disabitato di Russkoe Khodjashevo. L’ultima persona se n’è andata nel 2010.
Kadykchan è stata costruita dai prigionieri dei gulag, e ora è una “città fantasma” mineraria abbandonata, con forse il più inquietante monumento di Lenin di tutta la Russia. La gente ha lasciato la città dopo una grave esplosione nella miniera, avvenuta nel 1996 , anche perché in seguito è stato disattivato il sistema di riscaldamento centralizzato. L’ultimo anziano se n’è andato nel 2012.
Il sistema di antenne radio verso Anadyr è stato definitivamente chiuso nel 2003. Con lo sviluppo delle comunicazioni satellitari, non c’era più bisogno di mantenere un simile colosso.
A Satka, su una delle colline, c’è un monumento “Falce e martello” con la stella. Venne installato in onore del 50° anniversario della formazione dell’Urss, ma sembra che si siano dimenticati di inserirlo nel registro. Quindi è rimasto un monumento dell’epoca non registrato e ufficialmente non conteggiato, il che dà ovvii problemi con la manutenzione.
Questo è un vecchio villaggio di montagna abbandonato nella Repubblica del Daghestan, nel Caucaso settentrionale. La sua popolazione è stata distrutta da un’epidemia di colera nel XX secolo.
L’edificio, nello stile dell’avanguardia sovietica, si trova a 3 km dalla costa nel Mar Caspio. Fu abbandonato dal 1966, in quanto aveva cessato di soddisfare i requisiti per testare i siluri di nuova generazione.
Il più grande argine di protezione anti-frana del Paese per proteggere dalle esondazioni di un torrente montano e dalle frane di massi e fango è stato costruito a Tyrnyauz, sulle pendici delle montagne del Caucaso centrale nel 1999. In quello stesso anno, prese su di sé il potente colpo di una impressionante colata di fango e salvò una cittadina di 27 mila abitanti. Tuttavia, non è stato trovato denaro per ripristinare la struttura dopo il danneggiamento.
Il famoso progetto incompiuto di Dombaj, nota località sciistica, doveva diventare un hotel del resort, ma il progetto quasi finito dovette essere abbandonato a causa di una preoccupante crepa nelle fondamenta.
La chiesa luterana nel villaggio di Grechikhino, che si trova in mezzo a un campo, fu consacrata nel 1892 e ora è usata come deposito di grano. Questa circostanza ha garantito una sua relativa sicurezza strutturale.
Nel 2014, questo villaggio a nord del Circolo Polare Artico è diventato famoso. Qui infatti, il regista Andrej Zvjagintsev ha filmato il suo pluripremiato “Leviathan”. Il film mostra anche uno dei luoghi più suggestivi di Terìberka: un cimitero di navi di legno.
Il “campanile allagato” su un isolotto nel bacino idrico di Uglich, 200 km a nord di Mosca, un tempo era parte del Monastero Kaljazinskij, spesso visitato dagli zar russi. Successivamente, l’intera area fu sommersa dall’acqua a causa della costruzione di una grande diga. L’unica cosa che non finì sott’acqua completamente fu il campanile, che fu quindi trasformato in faro. Dal 2014 è di nuovo circondato da terra a causa del calo del livello dell’acqua.
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Questo castello gotico si trova vicino a un lago, nel bel mezzo della foresta. Il discendente ormai russificato di una famiglia olandese, Vladimir Geisler, lo costruì tre anni prima della Rivoluzione d’Ottobre, dopo la quale dovette lasciare il Paese. In epoca sovietica, il castello divenne un grande sanatorio, ma la tenuta non sopravvisse alla Perestrojka.
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Il modernismo sovietico in tutto il suo splendore. Questo doveva essere un sanatorio, da 500 posti letto, specializzato nella riabilitazione dei malati con problemi cardiologici, ma non fu mai terminato.
Una chiesa con ormai una foresta sul tetto si trova nella regione di Tver, in un villaggio senza residenti permanenti, dove la gente viene solo per l’estate. La storia dell’edificio sacro inizia nel 1908, e ora è vuoto, al suo interno non c’è pavimento, né affreschi; solo la cornice intagliata dell’iconostasi.
Questa chiesa, nella regione di Tver, è stata costruita tra il 1828 e il 1833. L’interno è vuoto, non ci sono più né pavimento né porte, ma la cupola del tempio è ancora decorata con magnifici affreschi.
Questa fortezza difensiva nel Golfo di Finlandia non ha mai avuto la possibilità di partecipare alle ostilità e, di conseguenza, è stata poi esclusa dal novero delle strutture difensive. Ma il forte trovò subito un uso diverso: nel 1899 vi fu aperto un laboratorio scientifico per lo studio della peste.
La vecchia usadba di questi ex industriali favolosamente ricchi si trova nel centro di San Pietroburgo, in un vicolo vicino alla Cattedrale di Sant’Isacco. È sopravvissuta alla Rivoluzione e per un po’ ha ospitato uno studio di ingegneria. Ora la tenuta è di proprietà di un’organizzazione commerciale, ma rimane abbandonata.
Il contadino Nikolaj Brusnitsyn, che si trasferì in città nel 1844, ebbe rapidamente successo: fondò la sua conceria e costruì una lussuosa villa utilizzata come ricovero per i poveri. Qui venivano accolti anziani e bambini, che erano nutriti e vestiti in cambio di manodopera in fabbrica. Ora la villa abbandonata è il luogo preferito per i servizi fotografici di riviste di moda e per riprese di video.
Inizialmente, sotto il tetto di questa casa c’era un ricovero per i figli degli ufficiali e le loro vedove, sotto l’alto patronato della figlia più giovane dell’imperatore Alessandro III, la principessa Olga Aleksandrovna. Successivamente entrò sotto il controllo della Croce Rossa, ma dal 1919 cessò l’attività.
Tutti i prodotti di questa fabbrica di oggetti in gomma avevano come marchio un triangolo rosso (in russo: “krasnyj treugolnik”), da cui il suo soprannome non ufficiale. Questa fabbrica russo-americana è una delle più antiche imprese della città. Negli anni 2000 la società è fallita.
Il silo della cooperativa SOK vicino a Svetogorsk è stato costruito alla fine degli anni Trenta. Qui si produceva di tutto: dalla farina al pane, ai mangimi. Ma dal 1999 il mulino, che non è riuscito a sopravvivere alla crisi seguita al crollo dell’Urss, è stato abbandonato.
È una delle tante colonie estive che, dopo il crollo dell’Urss, non ha trovato una seconda vita. I suoi 12 ettari di terreno e gli 11 edifici ora sembrano lo scenario cupo adatto per un film horror.
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La costruzione dell’ospedale di Khóvrino iniziò negli anni Ottanta, ma il nosocomio non è mai stato completato e per più di trent’anni il suo cupo scheletro di cemento ha attratto tanto tossicodipendenti e senzatetto, quanto blogger e persone dell’industria cinematografica.
Il campo “Druzhba” (“Amicizia”) è famoso per le sue decorazioni che si sono conservate, con le aree gioco di era sovietica e le statue dei pionieri ormai ricoperte di muschi ed erbacce..
Queste sfere non sono altro che le posizioni abbandonate del sistema di difesa antimissile di Mosca S-25 e A-35. Ce ne sono sei in totale, e due di loro sono vecchi radar.
Il Museo-Riserva di Gorki Leninskie è famoso per il fatto che qui visse e morì, nel gennaio del 1924, Lenin. La maggior parte delle strutture sono aperte ai turisti. Ma c’è una stazione ferroviaria sbarrata con un monumento senza testa a Lenin. È possibile entrarci, ma con il rischio di essere arrestati.
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Queste strutture, che ricordano lo scenario di un film di fantascienza, erano state progettate per testare la resistenza ai fulmini. Potevano creare ad esempio un fulmine per colpire un aeroplano a terra e vedere come resisteva alla scarica elettrica.
Il campo “Skazka” (“Favola”) fu costruito sotto Brezhnev e ospitava circa 300 bambini per turno. Ecco come appare oggi la sua mensa.
Questo palazzo nella città di Dolgoprudnyj, vicino a Mosca, è sorvegliato 24 ore su 24 dalla polizia, ma è in completo abbandono. È uno degli edifici principali della tenuta di Vinogradovo. Non molto tempo fa ha compiuto 100 anni.
Questo posto ha avuto una cattiva reputazione fin dal XVII secolo. Il villaggio densamente popolato di Likhachjovo iniziò a morire per una ragione sconosciuta. Decisero di costruire una chiesa, e a quanto pare fermò temporaneamente l’epidemia. Ma presto accadde qualcosa di brutto a ciascuna delle chiese e i guai ripresero. La chiesa Nikolskaja fu l’ultima a essere edificata. Nel 1937, i bolscevichi la chiusero e il villaggio fu completamente distrutto in battaglia dai nazisti.
Una delle chiese abbandonate più imponenti della Russia si trova nella regione di Ivanovo. Molti anni fa, la cupola è caduta e si è gradualmente ricoperta di erba. Ora sembra un’installazione artistica.
Il cinema è stato costruito alla fine del 1975, ma è vuoto ormai da dieci anni. Di tanto in tanto, organizzano mercati al piano terra dell’edificio, dove si vendono giacche, cappotti, pellicce o miele.
Questo è il cosiddetto museo di Mikhail Krasinets, che colleziona auto sovietiche nel villaggio di Chernusovo da tutta la vita. Non riesce a mantenerle in buone condizioni, ma si rifiuta di vendere le auto da collezione, così il suo museo sul campo si è gradualmente trasformato in un cimitero di ruggine.
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Il primo proprietario di questa tenuta fu il barone Maximilian von Meck, figlio del “re” delle ferrovie. Dopo la nazionalizzazione, nel 1918, tutta la sua proprietà fu trasferita al Museo della vita nobiliare di Mosca, e nella tenuta si coltivarono barbabietole e si allevava bestiame. Successivamente, e fino alla metà degli anni Ottanta, vi fu un orfanotrofio.
In precedenza, qui si trovava il monastero dell’Assunzione Sherenskij. Dopo la sua soppressione, al suo posto fu costruita una chiesa e attorno ad essa si formò il camposanto (“pogost”) del villaggio. Ora è abbandonato.
L’ospedale per trasportatori di barche (i burlakì) in stile neo-russo apparve nella città di Rybinsk nel 1880. L’insieme di edifici in legno comprendeva molti altri edifici, tra cui la casa di un assistente medico e una cappella. Nel 1993, tutto questo è stato riconosciuto come patrimonio culturale, ma i fondi per il restauro non sono mai stati stanziati.
Della vecchia chiesa cattolica, che ha più di cento anni, rimangono solo le mura perimetrali. In epoca sovietica, è stata utilizzata come magazzino per una stazione di trattori e nel 2004 le cupole e il tetto sono bruciati.
Questo nido di nobili in rovina, nel villaggio di Muromtsevo, era un tempo un esempio di architettura e interni europei, con caminetti in marmo e “giardini alla francese”. Il proprietario non badò a spese, invitando maestri stranieri a lavorare qui. Dopo la Rivoluzione, donò di sua volontà la tenuta allo Stato, prima della confisca.
Questa città sulla Penisola di Tajmyr è un avamposto nell’Artico russo e per la rotta artica, e le gru portuali arrugginite sono un paesaggio familiare. Ce ne sono di nuove e moderne, ma nessuno ripulisce dalla ruggine quelle vecchie.
La casa padronale, data alle fiamme durante l’era sovietica, aveva circa 150 stanze e una grande sala da ballo. La leggenda narra che la nobile famiglia Pashkov, per la costruzione della casa principale, avesse ordinato di reperire i mattoni smantellando un vicino monastero, e per questo, la tenuta fu maledetta dall’abate.
Lo sfioratore abbandonato dell’ex diga di Tshchik si trova su un’isola allagata, difficile da raggiungere senza l’aiuto di qualche locale. Fu abbandonato dopo la messa in servizio nel 1975 di una diga ben più grande, quella di Krasnodar.
Il più alto oggetto abbandonato di Kaliningrad si trova presso le rovine del castello di Königsberg, le cui mura furono demolite per ordine del governo sovietico dopo l’occupazione della città. La Casa dei Soviet, nel centro della città, avrebbe dovuto diventare un simbolo del nuovo potere, ma il progetto venne congelato con la Perestrojka, quando era pronto al 95% ed è sempre rimasto fermo.
Su uno degli ormeggi militari di Baltijsk, una base militare della flotta del Baltico, un tempo città chiusa, si trova la nave da guerra “Neukrotimyj” (“Indomabile”), segata in molti pezzi. Nel 2008 è rimasta danneggiata nel corso di una parata a San Pietroburgo, dopo di che è stata trainata qui.
Il forte a forma di pentagono irregolare fu costruito a metà del XIX secolo sul Promontorio della Vistola, la stretta lingua di terra oggi divisa tra Polonia (dove è chiamata Mierzeja Wiślana) e Russia, e avrebbe dovuto proteggere l’ingresso al mare. Nel 1945 qui furono combattute aspre battaglie tra le truppe sovietiche e tedesche. Ora il forte sta conducendo una lotta impari con il mare, dal quale viene ingoiato sempre più rapidamente.
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