Da sinistra, gli attori Vladimir Vdovichenkov, Elena Lyadova, Roman Madyanov, il regista Andrei Zvyagintsev e l’attore Alexei Serebryakov al Festival di Cannes (Foto: Denis Makarenko / RIA Novosti)
Dopo essere stato incoronato miglior film straniero da Cannes e dai Golden Globe, il film di Zvyagintsev si è aggiudicato il prestigioso premio Fipresci ed è ora in corsa per i Bafta e gli Oscar. Rbth ha domandato ad Anton Dolin, principale critico cinematografico russo, di elencare per gli amanti del cinema di tutto il mondo cinque buoni motivi per vedere questa pellicola.
1. Leviathan è il miglior film russo degli ultimi anni, e ha permesso alla Russia di tornare a vincere un Golden Globe dopo quasi mezzo secolo (l’ultimo era stato assegnato a Guerra e Pace, di Sergei Bondarchuk). Quattro candidature per il premio dell’Accademia europea del cinema, il primo premio al festival di Londra e il premio per la migliore sceneggiatura a Cannes rappresentano un palmarès di tutto rispetto, e le soddisfazioni non finiranno qui. Leviathan potrebbe infatti aggiudicarsi anche l’Oscar come miglior film straniero; se ciò accadesse, sarebbe la prima volta che il premio viene assegnato, anziché a un film di genere o in costume, a un’opera drammatica, dai toni cupi, ambientata nella provincia. Le accademie americane del cinema non hanno mai visto questa Russia sul grande schermo. In questo momento Zvyagintsev è il maggiore regista russo. Nel 2003 la sua opera d’esordio Il ritorno conquistò due Leoni d’Oro a Venezia. Izgnanie, girato in Europa con attori russi e un’attrice svedese, fu premiato a Cannes con il premio per la migliore interpretazione maschile (Konstantin Lavronenko). Sempre a Cannes, il suo Elena si è aggiudicato invece il premio speciale della giuria per la sezione Un Certain Regard. Leviathan è probabilmente il suo film migliore, più complesso e intransigente.
2. Il film soddisfa e al tempo stesso disattende le aspettative del pubblico riguardo ai film russi. È vero: si tratta di un’opera drammatica, persistente, melanconica e lenta, ambientata nelle atmosfere disperanti della provincia. Il paesaggio, duro e pittoresco, è quello che ci si aspetterebbe dal regista del magico Izgnanie. I destini dei protagonisti sono complessi e tragici. Ogni inquadratura è girata con arte, non solo dal punto di vista tecnico, ma anche perché evoca metafore o simboli. Tutto ciò affascina alcuni spettatori ma ne irrita altri. Dopo tutto il leviatano è un’immagine biblica, anche se nessuno sa con certezza se si tratti di un serpente o una balena. Alcune brevi inquadrature mostrano lo scheletro di una creatura adagiato sulle sponde del Mar Bianco, o una grande coda che emerge da acque turbolente. Un sacerdote avvicina il protagonista e gli racconta una breve parabola sul personaggio biblico di Giobbe, centrale alla storia del leviatano. Tuttavia il film di Zvyagintsev contiene anche qualcosa che solitamente non si trova nel cinema metafisico russo: un messaggio politico diretto, una recitazione eccellente, dei dialoghi realistici e un umorismo dai toni cupi.
Nel mondo di Leviathan Guarda le foto dei luoghi dove è stato girato il film |
3. Leviathan è il film di maggior rilievo e più causticamente critico ad essere girato in Russia da molto tempo a questa parte. La trama è incentrata sul conflitto tra due forze: da un lato un semplice meccanico e i suoi alleati – la moglie, il figlio adolescente e un ex commilitone che fa l’avvocato a Mosca – e dall’altro la macchina governativa, o Leviathan. Il sindaco della città ha usurpato la casa e il terreno del protagonista, ed è pronto tutto pur di confiscarglieli. Il film di Zvyagintsev non si limita però ad emettere un verdetto contro il sistema, ma ne offre anche un’attenta disamina. Il problema non va ricercato nella corruzione o nelle profonde interrelazioni tra tutti i rami del potere, bensì nell’atteggiamento benevolo che la principale autorità morale, la chiesa ortodossa russa, sembra riservare a quei patti abominevoli. In Russia, solo le attiviste delle Pussy Riot hanno osato sfidare questa “vacca sacra”, e il film fa più volte riferimento, indirettamente, alla loro “preghiera punk”.
4. I numerosi sostenitori del film, a cominciare dalla neo zelandese Jane Campion (presidente della giuria di Cannes che ha premiato il film), lo apprezzano non tanto per il ritratto che ne emerge della Russia di Putin, bensì per il suo linguaggio universale. Anche per chi non si interessa di politica, Leviathan rimane un dramma possente, una tragedia nella tradizione classica, in cui la catarsi viene raggiunta solo attraverso il dolore e la compassione. E l’umorismo di Zvyagintsev, il suo liricismo e la sua visione epica del posto che spetta all’uomo nella natura e nell’universo appaiono evidenti agli spettatori di qualsiasi Paese. La trama si basa su una storia vera: quella del meccanico americano Marvin Heemeyer, che di fronte al tentativo delle autorità di portargli via la casa e il terreno si blindò nella cabina di un bulldozer e devastò la cittadina in cui viveva, compreso il cementificio che minacciava la sua proprietà. Subito dopo l’uomo si tolse la vita. Leviathan ha un finale diverso, ma il nesso e il riferimento agli Stati Uniti rimangono interessanti, soprattutto alla luce del fatto che la colonna sonora del film è tratta dall’opera Akhnaten, del compositore americano Philip Glass.
5. Più che uomo di politica, Zvyagintsev è una persona di cultura. La disperata ribellione di un individuo contro lo Stato e l’ordine mondiale, così come viene interpretato dal regista, trova numerosi precedenti e riferimenti nella storia della letteratura mondiale, a cominciare dalla Bibbia, passando per Michael Kohlhaas di von Kleist e finendo con i migliori classici russi. Il direttore della stazione di Puskin, Povera gente di Dostoevsky, Una Lady Macbeth del distretto di Mtsensk di Leskov e un molte delle prose mature di Cekov si trovano riflessi, direttamente o indirettamente, in Leviathan. Le intime vicende di una famiglia diventano così una metafora della storia della civilizzazione moderna - della Russia ma non solo.
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