Cinque professioni russe che oggi non esistono più

Dominio pubblico
Alcune sono davvero singolari, e sono scomparse nel corso della storia e la nascita di nuovi strumenti

1 / Denshchik (attendente)

Nell’esercito dell’Impero Russo vi era la figura del “denshchik”: si trattava di un attendente, un uomo d’armi, solitamente assegnato a un ufficiale che prestava servizio personale; la parola “denshchik” deriva dal termine russo день, “giorno”, in riferimento al servizio che veniva prestato quotidianamente. I “denshchik” godevano di uno stipendio ufficiale pagato dall'esercito e di solito venivano assunti dai soldati. Erano responsabili dell'uniforme dell'ufficiale della persona presso la quale prestavano servizio, delle sue armi e dei suoi effetti personali, del cavallo e così via. Ovviamente eseguivano gli ordini dell'ufficiale, lo proteggevano e, non da ultimo, gli tenevano compagnia durante i momenti difficili della guerra.

Gli ufficiali di alto rango, i colonnelli e i generali potevano avere come “denshchik” dei nobili, che potevano essere promossi al grado di caporale o sergente. Tuttavia, la posizione fu vietata nell'Esercito Imperiale Russo a partire dal 1881.

2 / Rayoshnik (cantastorie di paese)

In molte lingue straniere non esiste un termine preciso per tradurre questa professione russa. Un “rayok” (раёк, letteralmente “piccolo paradiso”) non era altro che un saltimbanco da fiera, che portava con sé una grande scatola di legno con lenti d’ingrandimento nella parte superiore e, sul lato opposto, un rotolo di carta attaccato a dei cilindri. Il “rayoshnik” (l’operatore del “rayok”) girava l’impugnatura, dando vita alle figure disegnate sulla carta che prendevano magicamente vita, ed erano accompagnate da racconti e storielle in rima. 

I primi “rayok” raccontavano storie legate alla Bibbia, come "L'espulsione di Adamo ed Eva dal giardino dell'Eden", da cui prende il nome questa particolare professione. In seguito apparvero storie diverse, spesso destinate ai bambini; il “rayoshnik” raccontava storie di battaglie o vicende accadute in paesi stranieri, con immagini di forte impatto visivo. 

Il “rayok” era destinato alla gente semplice ed era molto diffuso nelle fiere russe e durante le feste. Verso la fine del XIX secolo questo metodo di racconti divenne obsoleto e, sull’onda della crescente alfabetizzazione della popolazione e dello sviluppo della fotografia, sparì del tutto. 

3 / Burlaki (trasportatori di barche)

I “burlaki” erano uomini che trainavano chiatte e altre imbarcazioni sui fiumi; erano attivi nell'Impero russo tra il XVII e il XX secolo. Trainavano le navi con corde di canapa legate a cinture di cuoio che venivano avvolte attorno al petto e alle spalle.

Ma perché per questa attività non ci si affidava ai cavalli? Semplice, perché erano ben poche le rive dei fiumi dotate di sentieri tali da consentire il passaggio dei cavalli. Una chiatta poteva invece essere trainata da 300 “burlaki” alla volta! 

In quel periodo, i fiumi erano il principale mezzo di trasporto delle merci nella Russia imperiale; con lo sviluppo delle ferrovie e delle navi a vapore, nella metà del XIX secolo, il mestiere dei “burlaki” scomparve definitivamente. 

4 / Portatore d'acqua

Nei villaggi russi, l'acqua potabile era a disposizione di tutti grazie alla presenza di pozzi. La situazione invece si faceva più complicata nelle città. La prima conduttura dell'acqua apparve a Mosca solo alla fine del XVIII secolo, mentre l'acqua del rubinetto negli appartamenti delle città fu ampiamente disponibile solo all'inizio del XX secolo. Fino ad allora, la gente nelle città russe doveva comprare l'acqua dai “portatori d'acqua”, che guidavano carrozze a due cavalli con cisterne d'acqua: cisterne verdi con l’acqua di fiume (per il lavaggio) e cisterne bianche con l’acqua potabile.

I portatori d'acqua che si spostavano a piedi trasportavano barili più piccoli per raggiungere quei luoghi dove le carrozze non potevano arrivare; in inverno utilizzavano slitte, mentre in estate, chi poteva, si muoveva in carrozza.  

5 / Ofenya (venditore di icone e libri illegali)

Gli “ofenya” erano venditori ambulanti attivi in Russia prima dell'avvento delle ferrovie. Ma non erano semplici venditori ambulanti che andavano in giro per le città vendendo alimenti, dolciumi o chincaglierie, come potremmo immaginarli al giorno d’oggi. L’”ofenya” era un’occupazione russa del tutto unica, e questi professionisti si concentravano perlopiù in diversi villaggi delle regioni di Vladimir e Nizhnij Novgorod.

Viaggiavano a piedi tre le varie regioni del paese, anche in quelle più remote, e vendevano prevalentemente libri e icone. Molte di queste icone erano quelle dei Vecchi Credenti, vietate dallo Stato e ufficialmente non prodotte. Gli “ofenya” infatti contattavano i pittori clandestini che producevano icone di questo tipo e le portavano di nascosto nei villaggi più sperduti per rivenderle a prezzi molto più alti: all’epoca vendere prodotti di questo tipo era considerato reato, perciò il prezzo doveva valere il rischio. 

Gli “ofenya” erano i furfanti dell’epoca; crearono addirittura una lingua tutta loro, non scritta, nata da una versione distorta e gergale del russo, che veniva utilizzata per comunicare in presenza di persone non “ofenya”, al fine di mascherare l'argomento della conversazione. Sorprendentemente, questa lingua è usata ancora oggi da alcuni russi, visto che è diventata la base del gergo criminale russo contemporaneo, intrecciato con il gergo russo di tutti i giorni. 

Per utilizzare i materiali di Russia Beyond è obbligatorio indicare il link al pezzo originale

Questo sito utilizza cookie. Clicca qui per saperne di più

Accetta cookie