“Milodiya”, il disco italiano che ci fa (finalmente) conoscere la grande musica sovietica

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Gianni Ventola Danese ci propone quattordici canzoni – tra popolari, relative alla Seconda guerra mondiale e tratte da film dell’Urss – che sono celeberrime in Russia ma del tutto sconosciute in Italia. E le suona con lo strumento tipico del Sud Italia di cui è maestro, la fisarmonica diatonica (organetto), creando un vero ponte di note tra i due Paesi

“Piccola antologia…”. Così l’autore, Gianni Ventola Danese, ha sottotitolato il disco “Milodiya”, uscito il 15 dicembre 2023. Ma si tratta di un eccesso di modestia. Questa raccolta di canzoni sovietiche, fatta da un italiano per il pubblico italiano, va a colmare un vuoto lungo decenni, quasi un secolo. “Sì”, ammette lui, “credo che sia la prima volta che un musicista italiano affronta questi pezzi”. E lo fa dopo averne riscritto l’arrangiamento e suonandoli con una fisarmonica diatonica (o “organetto”, che dir si voglia). Ma andiamo per ordine…

Maestro, lei è nato a Bari, suona e ama uno strumento tipico del Sud Italia, come è arrivato alla Russia e alla musica sovietica?

Diciamo che nella mia vita ho fatto molte cose. E oltre alla carriera musicale ho lavorato anche come giornalista. Sono sempre stato freelance, e a un certo punto, una decina di anni fa, ho deciso di spostare la mia base a Riga, in Lettonia. È stato lì che ho cominciato a entrare in contatto con molti russi e con la cultura russa. Poi, vista la vicinanza, ho iniziato a viaggiare, ad andare spesso a San Pietroburgo. Ed è scoccata la scintilla. Non solo perché è una città molto bella, ma perché ha un’energia speciale, e le persone hanno un’umanità differente. Così, ho preso a frequentarla sempre di più, e ormai ci vivo sei mesi all’anno, il massimo che mi è consentito dai visti…

Se ottenesse il permesso di soggiorno ci starebbe anche di più?

Penso proprio di sì. Vede, come musicista è un posto estremamente interessante. Anche solo per frequentare il Teatro Mariinskij… È stato proprio durante un concerto per pianoforte e voce ascoltato lì, sulle canzoni del periodo dell’Assedio di Leningrado, che ho maturato l’idea di questo disco. Il livello musicale in città è altissimo. Le racconto un aneddoto. Un giorno passeggio e sento della musica bellissima. C’era un liceo musicale e ho pensato di essere stato fortunato, e che fosse in corso un concerto, un saggio. Mi avvicino all’aula, seguendo la musica, e scopro che era… una semplicissima lezione. Ma che esecuzione perfetta! Dobbiamo ammettere che i licei musicali in Russia hanno un livello che in Italia si raggiunge solo al conservatorio. E i conservatori russi… beh, quelli hanno un livello che noi neanche riusciamo a immaginarcelo…

Ma come è arrivato alla selezione dei 14 brani del disco?

È stato un periodo di studio lungo: dieci mesi di lavoro, di cui sei a San Pietroburgo, dove il disco è stato anche registrato, in uno studio storico, all’interno del Palazzo degli Ufficiali. Sono partito da una cinquantina di canzoni e poi ho scelto con il cuore. Ma ho voluto la scritta “Vol. 1”, perché questa selezione è assolutamente insufficiente, vorrei fare almeno un secondo disco su questo tema… Questa prima raccolta è divisa in tre sezioni: musica tradizional-popolare, canzoni della Grande Guerra Patriottica (la Seconda guerra mondiale in Urss), e brani della cinematografia sovietica…

Cos’è stato a spingerla a realizzare questa raccolta?

Penso che questo disco nasca soprattutto da un gap. Dalla mia reazione a un completo vuoto culturale, di cui ci si rende conto, anno dopo anno, frequentando la Russia. Noi italiani, e gli europei in generale, siamo stati tenuti all’oscuro, per settant’anni, di quello che accadeva a livello creativo dall’altra parte della barricata; della cortina. Siamo cresciuti con musica statunitense, film statunitensi, cartoni animati statunitensi e poi giapponesi, ignorando completamente larghissima parte di un enorme bacino di creatività, quello russo e sovietico, che a livello cinematografico e musicale sfornava autentici capolavori, che non abbiamo mai neppure sentito nominare… La cosa ovviamente continua ancora oggi. Ci rendiamo conto che nel 2023 un regista russo ha girato il primo film della storia nello Spazio, fuori dai confini del nostro pianeta? L’ho visto, ed è pure un bel film! È una cosa epocale nella storia della cinematografia e delle arti, ma credete che qualcuno lo conosca in Italia o in Occidente? Che se ne sia parlato?

Le relazioni internazionali sono quelle che sono in questa fase…

Guardi, la musica ci viene in soccorso anche in questo campo. Non so se si possa fare storia o geopolitica con le note, ma dopo tutti questi mesi di studio posso dirle con certezza che la musica russa e la musica ucraina sono così strettamente interrelate nei secoli, che solo una forza del tutto estranea, lontana da questo mondo e spinta da interessi altri, può insistere nel sostenere una completa alterità tra queste due tradizioni popolari. Nel disco potrete ascoltare “Tsvite teren”, canzone popolare ucraina che ha commosso generazioni di russi, e viceversa, canzoni popolari russe che sono risuonate per decenni in Ucraina, oltre a quelle della tradizione cosacca, che è un’ulteriore cerniera…

Lei è il fondatore dell’Accademia del Mantice e tiene corsi di organetto a livello internazionale. Ci spiega, in parole semplici, le particolarità di questo strumento?

Partiamo dal dire che l’organetto è una fisarmonica. Le fisarmoniche si dividono in cromatiche, a cui appartengono strumenti russi come il bajan e la garmoshka, che risuonano nelle versioni originali di queste canzoni, e diatoniche: l’organetto, appunto. Solitamente l'organetto suona due scale diatoniche, ed è per questo che la tonalità dello strumento viene descritta attraverso le due note che identificano le scale suonate. Il più comune è SOL/DO e sono questi organetti che abbiamo usato nel disco, e con cui la cantante Ekaterina Barinova si è trovata molto bene. Unica eccezione la canzone “Russkoe pole” dove c’è un organetto RE/SOL. L’organetto oltre a essere diatonico è anche bitonico: cioè premendo un singolo tasto si ottengono due suoni: uno aprendo e uno chiudendo il mantice. E questa è forse la sua caratteristica più peculiare. Per completare l’infarinatura, diciamo che gli organetti si distinguono anche per i bassi. Quelli a due bassi (detti anche “ddù botte”) sono tipici del Sud Italia e adatti solo per certe musiche popolari, come tarantella e simili. Quelli a otto bassi, come quelli che abbiamo utilizzato in questo disco, ci permettono già di andare a sperimentare nella musica colta. Io, per esempio, prima di questa raccolta di canzoni sovietiche avevo lavorato con i tanghi argentini di Astor Piazzolla e con le musiche di Ennio Morricone…

“Milodiya. Piccola antologia della canzone sovietica. Vol. 1”

Il titolo del disco, “Milodiya”, è stato voluto dall’autore per cercare di replicare la pronuncia russa della parola “melodia”, ossia “мелодия” [melódija], che, a differenza dell’italiano ha l’accento sulla o e una riduzione vocalica della e, che la fa quasi assomigliare a una i

Soprano: Ekaterina Barinova

Fisarmonica diatonica (organetto): Gianni Ventola Danese

Musicisti Ospiti: Nina Rozhenetskaja (Fagotto); Natalja Nazarova (Violoncello); Sergej Vorontsov (Balalajka); Manuel Trabucco (Sassofono); Aleksej Belosludtsev (Clarinetto); Evgenij Shendrikov (Tromba); Aleks Buvaj (Clavicembalo).

Durata: 55:39

Prologo

  1. “Odinokaja Garmon” (“Одинокая гармонь”, ossia: “Fisarmonica Solitaria”), 1946

Capitolo I. La Musica tradizionale

Interludio. Mikhail Rozhkov suona “Korobejniki” (“Коробейники”, ossia: “Ambulanti”)

  1. “Kolokólchik” (“Колокольчик”, ossia: “Campanellino”)
  2. “Akh, Golubaja Noch!” (“Ах, голубая ночь”, ossia: “Ah, Notte Azzurra!”)
  3. “Tsvite Teren” (“Цвите терен”, ossia: “Prugnolo fiorito”)
  4. “Verila, verila, veriu!” (“Верила, верила, верю!”, ossia: “Ho creduto, ho creduto e ancora credo!”)

Capitolo II. La Grande Guerra Patriottica

Interludio. Jurij Levitan annuncia la Vittoria della Seconda Guerra Mondiale

  1. “Moskvichí” (“Москвичи”, ossia: “Moscoviti)”, 1957
  2. “Sinij platocheck” (“Синий платочек”, ossia: “Il fazzoletto blu”), 1939
  3. “Akh, eti tuchi v golubom!” (“Ах, эти тучи в голубом!”, ossia: “Ah, quelle nuvole nell’azzurro”), 2004
  4. “V zemljanke” (“В землянке”, ossia: “Nel Rifugio”), 1942

Capitolo III. La Cinematografia Sovietica

Interludio. Voce di Nikolaj Rybnikov da una sequenza del film “Primavera in via Zarechnaja”

  1. “Russkoe Pole” (“Русское поле”, ossia: “Campo russo”)
  2. “Kogdá vesná pridjót, ne znaju” (“Когда весна придёт, не знаю”, ossia: “Quando verrà la primavera non lo so”)
  3. “Staryj kljon” (“Старый клён”, ossia: “Vecchio Acero”), 1961
  4. “Vals rasstavanija” (“Вальс расставания”, ossia: “Valzer d’addio”), 1965

Epilogo. Una artista sovietica a Sanremo

  1. “Kolybelnaja” (“Колыбельная”, ossia “Ninna Nanna”), 1980

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