I cinque animali più ricorrenti nella cultura popolare russa

Yurij Vasnetsov
Si trovano spesso in fiabe, racconti del folklore e proverbi, nonché sugli stemmi delle città. Ad essi sono associate anche molte superstizioni. Quali sono?

5 / La rana

Illustrazione di Ivan Bilibin (1876-1942) per la fiaba “La principessa ranocchia”

La rana (in russo: “лягушка”; “ljagúshka”), così come del resto il serpente, è sempre una rappresentante del mondo magico e il più delle volte è associata alle streghe e alle forze oscure. Nell’antica Rus’, in base al gracidio della rana, si prediceva il tempo che ci sarebbe stato in primavera e, inoltre, con l’aiuto delle rane si facevano astute manipolazioni per incantesimi d’amore.

Illustrazione di Ivan Bilibin per la fiaba “La principessa ranocchia”

Nei racconti del folklore, la malvagia maga Baba Jagá prepara immancabilmente una pozione di rane e rospi nel suo calderone.

Una delle fiabe russe più popolari è “La Principessa ranocchia” (“Царевна-лягушка”; “Tsarévna-ljagushka”). Vasilisa è stata trasformata in rana da un incantesimo maligno. Ivan Zarevich, la cui freccia cade accidentalmente nella palude dove vive lei, è costretto a sposarla. Ma si scopre che, al momento opportuno, Vasilisa può liberarsi della sua pelle di rana e mostrarsi come una splendida fanciulla. 

Vladimir Deulin, “La principessa ranocchia”. Scatola lignea con miniatura in stile Palekh, 1975

Tuttavia, in seguito, inevitabilmente ritorna una rana. Allora Ivan, credendo di aiutare la moglie, le brucia la pelle da anfibio. Ma in questo modo viola l’accordo “magico”. E a quel punto, per riavere l’amata Vasilisa, deve intraprendere un lungo viaggio e sottoporsi a molte difficili prove.

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4 / Il cavallo

Illustrazione per la fiaba “Sivko-Burko”. Tipografia della Società I.D. Sytin, 1906

Il cavallo (in russo: “конь”; “kon’”) era uno degli animali più venerati dai pagani slavi e, di conseguenza, la sua immagine compare in molte fiabe. È sia un amico fedele che un animale ribelle amante della libertà. Quando il cavallo selvaggio, simbolo della natura stessa, salta, la terra trema e dalle sue narici esce del fumo. Un cavaliere che è in grado di domarlo diventa praticamente onnipotente. I fedeli destrieri, con la loro incredibile forza e velocità, sono immancabilmente protagonisti, assieme ai bogatyri, nelle antiche “byliny” (“leggende”) russe.

Il dipinto “I bogatyri” (1881-1898) di Viktor Vasnetsov (1848-1926), olio su tela (295,3×446 cm), Galleria Tretjakov

Una delle più popolari è la storia del cavallo magico Sivko-Burko. Appare solo a coloro che credono in lui e lo invocano in un campo aperto. Inoltre, per poter aiutare il cavallo, il bravo ragazzo deve superare una prova: entrare nell’orecchio destro e uscire da quello sinistro… Sivko-Burko aiuta l’eroe a portare a termine la missione impossibile datagli dallo zar: saltare su un’alta torre, dove nessuno può arrivare, e baciare la zarina. E può aiutare persino un buono a nulla come Ivan lo Scemo

Illustrazione di Dmitrij Brukhanov (1915-1992) per la fiaba “Konjók-Gorbunók” (“Il cavallino gobbetto”)

Spesso nelle fiabe il cavallo ha poteri magici, può avere le ali e persino portare l’eroe tra i mondi e farlo arrivare in luoghi lontani che i comuni mortali non possono raggiungere. Il cavallo aiuta anche Ivan Zarevich a salvare la sua fidanzata dalla prigionia del malvagio Koshchej Bessmertnyj

3 / La volpe

Illustrazione di Evgenij Rachev (1906-1997) per il racconto popolare russo “Kolobok”, 1964

Tutti i bambini russi sanno fin dall’infanzia che la volpe (in russo: “лиса”, “lisá”) è l’animale più astuto di tutti. Perché? Perché è l’unica tra tutti gli animali della foresta in grado di ingannare Kolobok! Nella fiaba “Kolobok”, il protagonista – una palla di impasto per il pane – scappa dalla nonna e dal nonno e rotola lungo un sentiero nel bosco. Gli vengono incontro una lepre, un lupo e un orso, e lui, cantando loro una canzone riesce sempre a dileguarsi con successo. Solo la volpe, astuta, dice di non sentirsi bene, gli chiede di venire più vicino e… se lo pappa! 

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Ma non è solo il debole e sciocco Kolobok a essere imbrogliato dalla volpe. In molte fiabe russe la volpe personifica l’arguzia malvagia: una volpe può lasciare chiunque con un palmo di naso. E lo fa per il proprio tornaconto. Un topos largamente diffuso è quello in cui la volpe è più astuta del lupo. A questo si collega anche il detto popolare “una volpe abbindola sette lupi”.

Il lettore russo conosce la favola di Ivan Krylov (1769-1844), che traspone l’antica trama di Esopo del corvo e della volpe, in cui quest’ultima lusinga il corvo in cambio di formaggio.

La volpe ha un soprannome – “лисичка-сестричка”; “lisichka-sestrichka”; ossia “volpina-sorellina”. E anche un nome più rispettoso, come per una donna in là con gli anni, con tanto di patronimico: “Lisa Patrikeevna” (dal nome del leggendario principe di Novgorod Patrikej, che manipolava le persone per il proprio tornaconto). Il modo di dire “furbo come una volpe” è poi molto diffuso tra la popolazione e viene spesso applicato alle donne (del resto, la volpe è sempre femmina nelle fiabe russe).

2 / Il lupo

Illustrazione di Ivan Bilibin per “La storia di Ivan-Tsarevich, l’uccello di fuoco e il lupo grigio”

I lupi sono molto numerosi nelle foreste della Russia, di solito vivono in branco e sembrano essere animali estremamente pericolosi. Possono anche entrare in un villaggio, rubare una gallina o attaccare una pecora… Per questo, nelle fiabe russe il lupo (in russo: “волк”; “volk”) è spesso un personaggio negativo e pericoloso. Allo stesso tempo, il folklore, per far fronte alla paura di questo “cattivo”, gli conferisce caratteristiche ridicole, come stupidità e ingenuità. Spesso nelle fiabe, il temibile lupo viene ingannato da un’astuta volpe, dimostrando così che l’intelligenza e l’ingegno trionfano sulla forza bruta. 

Vasnetsov. “La storia di Ivan-Tsarevich, l’uccello di fuoco e il lupo grigio”, 1889

Ma nel folklore c’è anche un’immagine completamente diversa del lupo, quella del “lupo grigio”, ad esempio nel noto “Racconto di Ivan-Tsarevich, l’uccello di fuoco e il lupo grigio”. In questo caso il lupo è un animale fedele che viene cavalcato da Ivan-Tsarevich e gli permette di andare più  velocemente di un cavallo e lo aiuta in tutto e per tutto (correggendo persino i suoi errori). 

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1 / L’orso

Il dipinto “Mattino in una foresta di pini” (1889) di Ivan Shishkin (1832-1898), con aggiunte (gli orsetti) di Konstantin Savitskij (1844-1905), olio su tela (139×213 cm)

L’orso bruno è uno degli animali più popolari nella cultura russa, e non c’è da stupirsi che l’“orso russo” sia l’incarnazione della Russia, riconosciuto in tutto il mondo (e un personaggio popolare nei cartoni animati russi). L’orso (in russo: “медведь”; “medved’”) è un’immagine ricorrente nell’araldica russa ed è presente negli stemmi di molte famiglie e città. 

Da sinistra a destra: gli stemmi di Perm, Jaroslavl e Velikij Novgorod

Se il leone è il “re della savana”, in Russia l’orso è sempre stato considerato il “padrone della foresta”. Questa belva feroce era indiscutibilmente temuta (e i cacciatori sopravvissuti a un incontro ravvicinato avrebbero poi raccontato l’aneddoto per tutta la vita, aggiungendo sempre più dettagli man mano che gli anni passavano). Eppure il bestione era venerato e riverito, e considerato sacro. Non era nemmeno consuetudine chiamarlo con il suo nome. Più spesso la gente lo chiamava con soprannomi come “kosolapyj” (alla lettera “con le punte delle zampe rivolte in dentro”; il termine è però usato con il significato di “goffo”, “maldestro” e, per antonomasia, indica l’orso), o diminutivi teneri come “mishka” (“orsetto”), come se credesse che, con un atteggiamento così rispettoso, avrebbe potuto scongiurare il pericolo. Gli artigli e la pelle dell’orso venivano usati come talismano.

Illustrazione per la fiaba popolare “Masha e i tre orsi”, nella versione di Lev Tolstoj, 1935

Il culto dell’orso era venerato da molti gruppi etnici dell’attuale Russia, in particolare dai pagani, che avevano molti rituali legati all’orso. Questi includevano vari rituali di caccia, canti speciali per placare l’anima dell’animale ucciso, ma anche giuramenti sull’orso.

Incisione di Evgenij Charushin (1901-1965) per la fiaba “Teremok”

I racconti popolari russi hanno sviluppato un’immagine ambigua dell’orso. Da un lato, è un forte protettore dei deboli, è il padrone della foresta, che risolve con senso di giustizia i conflitti tra gli altri animali. D’altra parte, l’orso appare spesso come grande grosso e gentile; un po’ limitato di comprendonio. Una delle favole più conosciute, “Teremok”, racconta la storia di come tutti gli animali andarono uno dopo l’altro ad abitare in un Terem vuoto, ma l’orso non riusciva a entrarci e si sedette sul suo tetto, finendo per schiacciarlo con il suo peso (è vero, però, che in seguito ne costruirono uno nuovo tutti insieme e iniziarono a vivere amichevolmente).

Il dipinto “La giovinezza del venerabile Sergio” (1892-1897) di Mikhail Nesterov (1862-1942), olio su tela (232х251 cm

L’immagine dell’orso si trova anche nei racconti delle vite dei santi russi e di solito è collegata a una dimostrazione di grande amore. Sergio di Radonezh diede da mangiare a un orso affamato e questo divenne mansueto, e anche Serafino di Sarov nutrì un orso.

Il dipinto “Gli skomorokhi nel villaggio” (1857) di Franz Riss (1804-1886), olio su tela (55x73 cm)

Gli animalisti di oggi ovviamente non approverebbero, ma l’orso alla catena (così come gli orsi ammaestrati) sono stati protagonisti delle feste e delle celebrazioni popolari russe fino alla fine del XIX secolo. Inoltre, era consuetudine invitare i “rjazheny”, persone mascherate da orsi, ai matrimoni dei contadini. Si ritiene che questo addomesticamento del “padrone della taiga” fungesse anche da simbolo della vittoria del cristianesimo sul paganesimo. 

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