Il gruppo esiste dal 1987. Il nome è composto dalle iniziali dei cognomi dei partecipanti, Tatjana Arzamasova, Lev Evzovich, Evgenij Svjatskij e Vladimir Fridkes. Quest’ultimo si è unito agli altri tre nel 1995 e questa è la ragione del +. In fotoprogetti e videoinstallazioni multicanale, girati in uno stile ammaliante e glamour, questi artisti costruiscono scenari apocalittici del futuro, analizzano il linguaggio dei media moderni, sezionano e mostrano l’assurdità degli stereotipi sociali.
Il multiculturalismo, le influenze reciproche tra Oriente e Occidente, il culto della gioventù e della bellezza, i miti antichi e un omaggio alla grande pittura rinascimentale, la tecnocrazia e il trionfo del femminismo sono solo alcuni dei temi delle loro opere nell’ultimo decennio.
Tatjana Akhmetgalieva. Fan del vetro #2
Marina Gisich GalleryGrafica e autrice di installazioni memorabili, in cui il ricamo della tela inserisce fili di memoria nello spazio circostante, è nata a Kemerovo, ha studiato a San Pietroburgo, e vive e lavora tra Mosca e San Pietroburgo.
Tatjana Akhmetgalieva. Stadio pupale
Kandinsky-prizeIl suo grande debutto è avvenuto nel 2010 alla Biennale degli Urali di Ekaterinburg. Da allora i suoi lavori sono in vendita in due importanti gallerie europee e i suoi vivaci disegni surrealisti sono stati esposti in musei di tutto il mondo.
Jurij Albert. "Non sono Jasper Johns", 1980
Sreda obucheniaAppartiene alla generazione della nuova ondata del concettualismo moscovita degli anni Ottanta. Affronta le principali domande del nostro tempo: “Cos’è l’arte?” e “chi è un artista?”, e lo fa con molta ironia.
Jurij Albert. Colori di base,1987
Collezione di Ekaterina e Vladimir SemenikhinChiarendo la posizione dell’artista nel sistema dell’arte, Jurij Albert vaga liberamente attraverso le pagine della storia dell’arte, portando le nozioni e gli stereotipi comuni fino all’assurdo.
Evgenij Antufiev. Dalla mostra "Dodici, legno, delfino, coltello, ciotola, maschera, cristallo, ossa e marmo - fusione. Esplorare i materiali"
MAMM/MDFLa sua carriera è iniziata abbastanza presto, e con un successo immediato. All’età di 23 anni questo artista originario di Tuva era già stato notato dai curatori di mostre di Mosca, e presto si è aggiudicato il titolo di miglior giovane artista nell’ambito del premio russo Kandinskij, ed è entrato nel circuito internazionale, partecipando a diversi progetti europei tra cui la Biennale itinerante di arte contemporanea “Manifesta”, nell’edizione 2016, quella di Zurigo.
Evgenij Antufiev. Dalla mostra "Dodici, legno, delfino, coltello, ciotola, maschera, cristallo, ossa e marmo - fusione. Esplorare i materiali"
MAMM/MDFLa sua opera mostra l’influenza dello sciamanesimo, fenomeno molto vivo nella sua repubblica di provenienza, ma in generale il contesto della sua opera è più ampio: una trasformazione di miti arcaici e un’attualizzazione della coscienza magica.
L'opera di Dmitrij Aske al festival di arte di strada Urban Morphogenesis, 2019
Sergej Mamontov/SputnikHa iniziato con i graffiti nei primi anni Duemila, è impegnato nel design grafico e nell’illustrazione, autore di murales di grandi dimensioni a Mosca, Vladivostok, Mannheim (Germania) e altre città. Dopo aver raggiunto la popolarità nel campo della street art, è passato a vendite di successo in galleria e a collaborazioni con marchi famosi (Nike, Sony e altri).
Dmitrij Aske #1 dalla serie "Day and Night", 2016
VladeyLe sue opere riconoscibili degli ultimi anni sono sculture di strada di grande formato e rilievi interni multistrato di compensato, con macchie di colore e mosaici.
***
Lavora con video, installazioni, art object e pittura. Riflette criticamente sul contesto contemporaneo, creando opere ironiche e assurde basate su situazioni reali e modellando un futuro alternativo. Per esempio, già nel lavoro con cui si è diplomata ha esplorato il tema della corruzione nel sistema educativo, cercando di comprare un diploma falso: il risultato è stato un film d’animazione con dialoghi reali. I video successivi sono stati una riflessione sui programmi televisivi, sull’estetica degli anni Sessanta e sulla Nouvelle Vague nel cinema, sulla disuguaglianza sociale e di genere, e sulla cultura pop degli anni Novanta.
Andrej Bartenev durante le premiazioni del "Silver Galosh Awards", 2009
Gennadij Usoev/Global Look PressL’epatage è il metodo invariabile del suo lavoro. Ma l’oltraggio alla morale comune è sempre ironico, brillante e carnevalesco. Bartenev è l’artista più stravagante della Russia, uno stilista e uno showman, un “party man”.
La composizione "L'operaio e la ragazza del Kholkhoz" allestita all'esposizione "Decoupage" di Andrej Bartenev, 2009
Valerij Sharifulin/TASSÈ autore di costumi per produzioni teatrali da Mosca a New York; creatore di installazioni multimediali, regista di grandi spettacoli in costume, ed è lui stesso uno “spettacolo ambulante”; sempre vestito in abiti surreali. È anche pittore, art producer, designer di musei e illustratore.
Konstantin Batjnkov. Dalla serie "GOAL"
MAMM/MDFPer molti anni, i dipinti e la grafica di Batynkov sono stati in bianco e nero. Attribuiva il suo stile monocromatico all’influenza delle impressioni infantili di spettatore della televisione in bianco e nero. Alla fine il colore è apparso nelle sue opere, ma i soggetti sono rimasti "fanciulleschi".
Konstantin Batynkov. Cremlino, 2012
VladeyNavi, aerei e folle di persone in paesaggi maestosi. Tutto questo è più romantico che drammatico. Anche se i sottotesti delle sue opere non sono affatto ingenui.
Peter Belyj. Silenzio
Kandinsky-prizeLa gioventù dell’artista, nato a Leningrado nel 1971, è coincisa con il “tempo dei cambiamenti”, quando un paradigma si stava dissolvendo e l’altro stava prendendo il sopravvento. La sua risposta personale è stata il fascino della cultura materiale che sta scomparendo.
Peter Belyj. La fonte, 2013
VladeyPjotr stesso chiama il suo metodo “modellazione mnemonica”, il che implica la decostruzione e la reinterpretazione di modelli precedenti. A cavallo tra gli anni Novanta e Duemila ha vissuto a Londra, ma è tornato nella sua città natale, San Pietroburgo. Negli ultimi quindici anni è stato anche conosciuto come curatore e ricercatore di cultura visiva.
Sergej Bratkov. Wow, 2016
ovcharenko.artSu questo fotografo e artista ha avuto una grande influenza la leggendaria scuola di fotografia di Kharkov, diretta dal famoso Boris Mikhajlov, attiva negli anni Sessanta e Settanta del Novecento, e nota per il suo interesse per i temi sociali e le storie sgradevoli, inadatte ai giornali e alle riviste dell’Urss.
Sergej Bratkov. Cento. Tratto da "L'impero dei sogni", 2017
MAMM/MDFI primi lavori di Bratkov documentavano la realtà che lo circondava, ma presto passò a creare collage, oggetti e installazioni con la fotografia. In modo ironico e poetico l’artista affronta i temi della ricerca dell’identità, della militarizzazione della società, del consumismo e del potere della pubblicità.
Aleksandr Brodskij. Lavoro esposto al festival Archstoyanie, 2018
Yulia Abzaltdinova / Nikola Lenivets art parkArchitetto di formazione, negli anni Ottanta è stato una delle figure chiave della tendenza dell’“architettura di carta”, un fenomeno tardo sovietico in cui architetti di talento fuggivano da una realtà grigia per progettare edifici immaginari, destinati a rimanere sulla carta, che invariabilmente facevano scalpore nei concorsi internazionali.
Aleksandr Brodskij. Rotonda nell'art-park Nikola Lenivets, 2009
Mikhail Fomichev/SputnikNell’era post-sovietica, le sue fantasie hanno trovato uno sbocco: installazioni totali, oggetti che modellano lo spazio, compreso quello dei parchi. Come artista, è interessato alla precarietà e alla fragilità della memoria, personale e collettiva, getta ponti instabili sul passato sovietico e sui ricordi d’infanzia, parla della cultura perduta e del passare del tempo, e lo fa in modo sottile e preciso, giocando sui mezzi toni.
LEGGI ANCHE: “L’architettura di carta”: dieci progetti utopistici degli architetti sovietici (FOTO)
Grisha Bruskin. Lessico fondamentale, 1986
Collezione di Ekaterina e Vladimir SemenikhinL’artista ha raggiunto la fama internazionale nel 1988 dopo la leggendaria asta di Sotheby’s a Mosca. Il suo “Lessico fondamentale” è diventato il pezzo battuto alla cifra più alta, ed è stato venduto per 242.000 sterline, superando la stima iniziale di oltre 10 volte. Pochi mesi prima, la prima parte del “Lessico” era stata acquistata per 2.000 sterline dal regista Milos Forman.
Grisha Bruskin. Lessico fondamentale
Collezione di Ekaterina e Vladimir SemenikhinUn anno dopo, l’artista è emigrato in America e ora vive tra New York e Mosca. Il suo espediente preferito è la struttura del dizionario, il mondo intero come un libro, dove l’Antico Testamento è intrecciato con la mitologia sovietica. Egli trasforma la memoria culturale di molte generazioni in un teatro, che viene recitato davanti al pubblico da figure-simbolo.
Erik Bulatov. Gloria al PCUS, 2002-2005
Legion MediaBulatov è annoverato tra i fondatori della Sots-art da un lato, e tra i pionieri del concettualismo moscovita dall’altro. Il significato delle sue opere emerge nell’intersezione di testo e immagine: un’immagine dell’onnipresente e irreggimentata vita sovietica, piena di regole e divieti, emerge nei suoi quadri-oggetto a partire dagli anni Settanta. Ai tipici paesaggi da cartolina si sovrappongono testi caratteristici: “Divieto d’ingresso”, “Gloria al Pcus”, “Benvenuti”.
Erik Bulatov. È ciò che è, 2000
Collection of Ekaterina and Vladimir SemenikhinDopo l’emigrazione in Francia, gli slogan sovietici furono sostituiti da versi poetici, e l’intonazione generale delle opere si è fatta più classica.
***
Aristarkh Chernyshev. Testa antica, 2021
Inteco collectionUno dei pionieri della media art in Russia, Aristarkh ha iniziato la sua carriera artistica nel 1991. I suoi oggetti artistici sono tecnologici e spesso interattivi; l’artista usa la stampa 3D, il video, la realtà virtuale, la realtà aumentata e altre tecnologie, e spesso si avventura nella sfera Sci-Fi, inventando nuovi gadget e servizi legati allo sviluppo futuro dei social network, dell’ingegneria genetica e dell’intelligenza artificiale.
Tra i nuovi progetti degni di nota c’è PiO (personal informational organism), un ibrido tra una sanguisuga e uno smartphone che vive sul polso, si nutre del sangue del suo proprietario e in cambio si prende cura della sua salute.
Olga Chernysheva. Dalla serie Pescatori-Piante (Anabiosis), 2000
Stella Art Foundation“Rivelo le radici assurde della normalità”, chiarisce Olga Chernysheva quando viene definita una pittrice realista. L’assurdità è la base, il nucleo che è presente praticamente in tutte le sue opere, che si tratti di un quadro con lavavetri di grattacieli o di una fotografia con lampadari di cristallo in un ambiente boschivo accanto a un’autostrada.
Olga Chernysheva. Senza titolo. Dalla serie Plots, 2005
Stella Art FoundationOlga Chernysheva è una delle artiste russe più richieste nel mondo e ha partecipato a grandi progetti alla Biennale di Venezia, a Manifesta (nell’edizione di Zurigo), e a mostre da Mosca a Londra a New York.
Valerij Chtak. "Non so. Sono di Mosca", 2019
VladeyIl fascino dei quadri testuali di Chtak sta nella loro discreta assurdità. “Il kung fu non è marxismo: o lo possiedi o non lo possiedi” o “Non lo so, sono di Mosca”.
Valerij Chtak. Senza titolo, 2010
VladeySono come frasi a caso strappate da un flusso di discorsi di strada, e a volte si può persino trovare una sorta di saggezza in tale assurdità. L’estetica della street art, e la natura performativa del gesto si sentono nelle tele e nelle installazioni dell’artista.
“Che fare” (Chto delat). Recita cantata partigiana, "Una storia di Belgrado", 2009
chtodelat.orgIl nome del gruppo riecheggia il titolo del famoso romanzo di Nikolaj Chernyshevskij (ripreso anche da Lenin): “Che fare?”. È composto da artisti, critici, filosofi e scrittori di San Pietroburgo, Mosca e Nizhnij Novgorod. Il lavoro creativo include la creazione di mostre d’arte, installazioni o progetti nello spazio pubblico, la pubblicazione di giornali, la produzione di spettacoli e opere teatrali, e attività educative e curatoriali, nonché attivismo.
Chto Delat? Studia, studia e fai ancora, 2014
Museo Nacional Centro de Arte Reina SofíaI membri del gruppo si battono per una critica del capitalismo contemporaneo e dell’ordine sociale che provoca, e per liberare l’attività creativa e le arti dal sistema di produzione consumista e basato sull’intrattenimento. I lavori del gruppo sono esposti in molti musei, tra cui il Moma di New York e il Centre Pompidou di Parigi.
***
Mostra "Le favole del nonno" di Vladimir Dubossarskij. Senza titolo, dalla serie "Animali del mondo"
ILONA-K galleryPittore, autore di tele di grandi dimensioni che riproducono invariabilmente un mondo felice, un’utopia lussuosa, un sogno. Dal 1994 al 2014, ha lavorato insieme ad Aleksandr Vinogradov. Il loro tandem artistico è diventato uno dei fenomeni più eclatanti dell’arte post-sovietica, riflettendo gli umori e i gusti di tre decenni: i “selvaggi” anni Novanta, i “grassi” anni Zero, e gli anni Dieci, segnati dalla crisi.
Mostra "Le favole del nonno" di Vladimir Dubossarskij. Senza titolo, dalla serie "Animali del mondo"
Sergej Kiselev/Moskva AgencyNel suo lavoro in solitaria continua a raffigurare un “ritratto del nostro tempo”, includendo un’esplorazione della rappresentazione sui social media e una reinterpretazione del passato sovietico.
***
EliKuka Group. “Rivolta dei simulatori dell'ordine mondiale”
Kandinsky-prizeSi tratta di un duo composto da Oleg Eliseev (1985) ed Evgenij Kukoverov (1984). Oltre a creare arte con oggetti trovati e dedicarsi a installazioni interattive, i due fanno musica in uno stile tra new-wave e punk, e poi performance art e pittura.
Elikuka. Il potere dell'arte, 2021
MAMM/MDFIl loro lavoro è impregnato di uno stato d’animo sbarazzino e di un atteggiamento ironico verso tutto ciò che è routine: una posizione che è una critica alla società gerarchica, al consumismo ed è piena di desiderio di liberare lo spettatore dalle pressioni dell’era digitale.
***
Semen Fajbisovich. MKAD (dal ciclo "Shuttle Bus"), 1984
VladeyAlla fine degli anni Settanta, Fajbisovich era già diventato una figura significativa nella pleiade di artisti non ufficiali di Mosca. Con l’inizio della Perestrojka, i suoi dipinti fotorealistici attirarono l’attenzione delle gallerie occidentali e tenne diverse mostre negli Stati Uniti e in Europa.
Semen Fajbisovich. Ragazze del ciclo "Sulle panchine", 1989
VladeyI suoi quadri sulla realtà sovietica furono gradualmente sostituiti da soggetti post-sovietici, e la pittura lasciò il posto a esperimenti con l’ottica fotografica e la mobilografia. “Un artista deve vivere il suo tempo, questo è il suo principale valore e risorsa”, ritiene Fajbisovich.
Egor Fedorichev. Lasciate soffiare il vento del nord, che l'inevitabile faccia il suo dovere
JART GallerySpesso usa come tela materiali industriali di seconda mano, come teloni o stoffe per banner pubblicitari. I soggetti dei suoi dipinti sono in sintonia con la sua deliberata noncuranza nell’esecuzione (cuce grossolanamente insieme pezzi di tessuto come base per la pittura, lasciando le tele finite senza cornice, appese liberamente al muro o al soffitto), dove immagini figurative dipinte con tratti forti sono mescolate a uno sgargiante sfondo astratto.
Egor Fedorichev. Sull'amore non corrisposto per la patria №2, 2018
VladeyC’è qualcosa del palinsesto (così erano dette nel mondo antico le pagine scritte, cancellate e scritte nuovamente) nei dipinti di Fedorichev, che riflette la turbolenza dei nostri tempi.
Ilja Fedotov-Fedorov. Il totem della salute, 2019
fedotovfedorov.com“Per me, la natura è inseparabile dal tema della ricerca di sé”, dice l’artista, che è arrivato all’arte dalla bioingegneria. E, in effetti, il mondo interiore personale, l’ambiente e la tecnologia rimangono al centro del suo lavoro da circa sette anni. La natura è anche il principale fornitore di materiali per le sue opere, che sono realizzate in varie tecniche, dalla fotografia e dal video agli assemblaggi e alle installazioni.
Artem Filatov. Mostra "Ritorno a casa" al Museo dell'Intellighentsia di Nizhnij Novgorod
Artem FilatovArtista e attivista di Nizhnij Novgorod che lavora con il contesto locale e l’identità urbana. Ha iniziato con la street art, dipingendo le pareti delle case di legno abbandonate per attirare l’attenzione sugli edifici non di lusso che costituiscono il tessuto vivo della città vecchia. Grazie ai suoi sforzi, alcuni di essi sono stati in seguito restaurati.
Ha vinto due volte il premio artistico russo “Innovatsija”: nel 2017 per una mostra nelle sale vuote dell’ex Museo dell’intellighenzia di Nizhnij Novgorod (insieme a un gruppo di artisti ha creato un’installazione totale intorno a storie e miti urbani), e nel 2020 per un progetto di installazione sonora, con Aleksej Korsi, nel crematorio della sua città natale.
LEGGI ANCHE: Artjom Filatov: come un artista di strada sta cambiando l’aspetto di una vecchia città russa, Nizhnij Novgorod
Le sue installazioni sonore sono assemblate con vari materiali e meccanismi, ma l’enfasi è sulla percezione sensoriale: l’artista invita lo spettatore a immergersi nell’ambiente sonoro che ha creato, e questo rende la familiarità con il suo lavoro simile alla meditazione. Durante i suoi esperimenti, Filatov ha inventato un modo alternativo di produrre il suono e un nuovo strumento musicale: l’elettrolira.
Le sue corde non sono mosse dalla mano o da un archetto, ma da un magnete, il cui movimento è preimpostato da un software. La sua versione semplificata, il Duofluctus, uno strumento a due corde, è usato dai musicisti di tutto il mondo, e Filatov lo ha mostrato nel progetto principale della 58ª Biennale di Venezia nel 2019 come parte di un’installazione dell’artista e compositore contemporaneo francese Tarek Ataoui.
Andrej Filippov. Cristo è risorto, 2010
Stella Art FoundationDiplomatosi alla Scuola del Teatro d’Arte di Mosca e rappresentante della scuola concettuale, Filippov pensa spazialmente, e ogni sua mostra si trasforma in un’installazione, indipendentemente dalla tecnica dell’opera.
Andrej Filippov. L'ultima cena, 2016
Erarta Museum of Contemporary ArtSpesso si concentra sulla coscienza imperiale, usando aquile a due teste o simboli religiosi che diventano parte anch’essi del pensiero imperiale. Oppure usa simboli sovietici, come nell’installazione “Tajnaja vecherja” (ossia: “L’ultima cena”) dove sulla tavola coperta da una tovaglia rossa ci sono falci e martelli come posate.
***
Jan Ginsburg. Lo scarabeo meccanico
Kandinsky-prizeL’artista continua la tradizione del concettualismo moscovita, lavorando sul tema della memoria e della creazione di miti personali. Ginzburg è uno pseudonimo preso in prestito da Josif Ginzburg, un artista outsider degli anni Sessanta dal destino tragico.
Jan Ginsburg. Lo scarabeo meccanico
Kandinsky-prizeIl giovane Jan Tamkovic (il vero cognome dell’artista) lo conobbe poco prima della sua morte, sognò di fare una mostra con lui ed “ereditò” il suo archivio, prendendone poi anche il cognome. Questa conoscenza ha dato origine a una serie di installazioni e mostre che riflettono sull’arte sovietica degli anni Sessanta e Settanta e sui suoi protagonisti.
Aslan Gaisumov. Senza titolo/Guerra
Kandinsky-prizeNato a Groznyj nel 1991, per Gajsumov le guerre cecene non sono semplicemente eventi storici, ma avvenimenti che hanno avuto luogo sotto i suoi occhi.
Aslan Gaisumov. Senza titolo/Guerra
Kandinsky-prizeGojsum racconta i terribili eventi della sua infanzia, della storia locale e degli abitanti della Cecenia in installazioni, ready-made e video, sia documentari che metaforici, come nei libri “esplosi” della serie “Senza titolo (guerra)”. Con questa serie, l’artista, ora acclamato sulla scena artistica europea, ha debuttato a Mosca nel 2011.
Ivan Gorshkov alla Triennale di arte contemporanea russa del Garage, "Una bella notte per tutti"
Ivan Erofeev, Jurij Palmin/Museo di arte contemporanea GarageL’artista di Voronezh ha una grande varietà di materiali nel suo arsenale, passando liberamente dalla pittura alla scultura e dall’animazione all’arte pubblica.
Padiglione Gazebo di Ivan Gorshkov al parco artistico Nikola-Lenivets
Vladimir Astapkovich/SputnikDescrive il suo stile come “espressionismo semi-astratto”, sottolineando che il suo lavoro attinge pesantemente alle forme moderniste del XX secolo. L’autore attribuisce grande importanza alla corporeità e alla materialità delle sue opere. Sculture brutaliste e talvolta grottesche in metallo saldato sono il suo tratto distintivo. Negli ultimi anni è diventato sempre più visibile sulla scena artistica internazionale.
Evgenij Granilshchikov ha iniziato la sua carriera nel 2000 come fotografo, ma fin dall’inizio si è appassionato alla video-arte e alla regia cinematografica. Più tardi, sono stati i cortometraggi a diventare la base del suo stile. Granilshchikov, a quanto ha affermato lui stesso, ha prodotto in questo modo “una rievocazione della vita quotidiana degli anni Dieci del Duemila”.
Tuttavia, non si è fermato alle forme visuali, e ha un vero debole per le installazioni multimediali. Ha vinto il Premio Kandinskij nella categoria “Giovane artista” (2013) e partecipa costantemente a mostre e festival internazionali di cinema d’autore.
Dmitrij Gutov. Il corridoio delle due banalità
Stella Art FoundationGutov è un artista-intellettuale, marxista convinto e ammiratore delle idee del filosofo marxista Mikhail Lifshitz. Seguendo il suo idolo, Gutov cerca di dare all’estetica marxista il suo vero significato, il che lo inserisce nell’agenda internazionale, dove il discorso di sinistra è più che mai richiesto. La sua arte è in gran parte un’illustrazione delle idee di Marx secondo l’interpretazione di Lifshitz.
"Rembrandt, una prospettiva diversa". Dalla mostra di Rembrandt van Rijn e Dmitrij Gutov
Vladimir Vyatkin/SputnikMa se Gutov critica il modernismo da un punto di vista marxista, è abbastanza a suo agio nel territorio del postmoderno.
***
Francisco Infante-Arana. Opera dalla serie "Processioni", 1978
Francisco Infante-AranaLa sua arte ha ricevuto un impulso negli anni Sessanta, il periodo dell’esplorazione spaziale e di un nuovo ciclo della rivoluzione scientifica e tecnologica. L’artista (il padre era spagnolo; ma lui è nato e cresciuto in Unione Sovietica) è stato all’origine dell’arte cinetica in Urss.
Francisco Infante-Arana. Opera dalla serie "Continues", 1992
Francisco Infante-AranaAbbastanza rapidamente Infante-Arana ha creato il suo gruppo, Argo, che si occupava della progettazione di “architettura spaziale”. Dalla fine degli anni Sessanta, ha preferito lavorare in tandem con sua moglie, Nonna Gorjunova. Oltre alle opere cinetiche, è famoso per i suoi “artefatti”: oggetti ottici incorporati nell’ambiente naturale. L’artista così cattura la realtà trasformandola in fotografia.
***
Ustina Jakovleva. Senza titolo, 2019
ustinayakovleva.comHa iniziato con la pittura astratta, dove l’immagine, dipinta con piccole pennellate alla maniera degli aborigeni australiani, sembra espandersi come un organismo vivente, riempiendo l’intera tela o sezioni separate di essa. Più tardi è passata dalle forme biomorfe alla creazione di oggetti e sculture in tessuto che assomigliano a vari tipi di molluschi portati fuori dal loro habitat.
Ustina Jakovleva. Dalla serie "Circles" (IV), 2019
ustinayakovleva.comLa Jakovleva usa un ricco ricamo, ricoprendo generosamente gli oggetti con perline e altri elementi decorativi, come se volesse competere in abilità decorativa con la natura.
Dalla mostra "Aperto Raum" curata da Alisa Joffe, 2019
Alisa JoffeÈ autrice di opere grafiche e pittoriche di grandi dimensioni, con al centro l’attualità sociale e politica. Lo stile delle opere, eseguite in bianco e nero, è vicina all’espressionismo. L’artista le crea con spontaneità, dipingendo direttamente su tela o da schizzi digitali.
Alisa Joffe. "Suprematic naked", 2019
Galleria TretjakovIl suo lavoro ha attirato l’attenzione di vari marchi di moda, il che è sfociato in collaborazioni con Comme des Garçons, la Maison Margiela e altri. Joffe ha tenuto mostre personali in Russia e in Europa.
***
Ilja e Emila Kabakov. Stanno pitturando la barca, 2015
Museo ErmitageDall’inizio degli anni Novanta, Ilja Kabakov lavora in un duo artistico con sua moglie Emilija. Tuttavia, Kabakov aveva fatto la storia dell’arte molto prima: il suo studio era diventato il laboratorio del concettualismo moscovita negli anni Settanta. Fino ad oggi, anche se ha vissuto negli Stati Uniti negli ultimi trent’anni, Kabakov detiene il titolo di “Artista n. 1 della Russia”.
Ilja e Emilia Kabakov, mostra "Non tutti saranno portati nel futuro", 2018
Andrej Nikerichev/Moskva AgencyE giustamente, perché è stato lui che è riuscito a trasmettere vividamente l’atmosfera del mondo dell’epoca sovietica e, soprattutto, a trovare un linguaggio visivo comprensibile per uno spettatore internazionale. Kabakov è anche debitore dell’invenzione del genere “installazione totale”.
Questa artista crea video e installazioni in cui esplora i meccanismi nascosti delle trasformazioni sociali, le relazioni di lavoro e la loro influenza sullo stato emotivo e psicologico delle persone nell’epoca dell’antropocene. I video messi in scena dalla Kanis, con professionisti e attori amatoriali, presentano una sorta di divario tra il mondo reale e il costrutto sociale: in questo modo l’artista rivela la fragilità dell’esistenza. Ha vinto prestigiosi premi d’arte russi.
Aljona Kirtsova. Paesaggio #6. Dalla serie "Color Guide", 2006
Stella Art FoundationLa sua carriera è iniziata nel periodo sovietico con mostre clandestine di arte non ufficiale. Tuttavia, le opere della Kirtsova non hanno mai contenuto alcun sottotesto politico o sociale. All’inizio degli anni Ottanta, sono apparsi nella sua opera dei dipinti programmatici, dove le osservazioni sulla vita e le esperienze erano discernibili dietro l’astrazione geometrica.
Aljona Kirtsova. Paesaggio #4 N. Dalla serie "Nord". 2010
Stella Art FoundationCol tempo, la natura laconica del Nord russo è quasi diventata il protagonista principale delle sue tele. Oltre alla pittura, Aljona Kirtsova lavora con la grafica, la fotografia, le installazioni e la land art.
Gruppo Azioni collettive. "Ball". 1977
George Kiesewalter/Museo GarageIl gruppo (il cui nome significa “Azioni collettive”) è stato fondato a metà degli anni Settanta dall’artista concettuale Andrej Monastyrskij. La composizione cambiava costantemente, e gli spettatori appositamente invitati potevano unirsi alle azioni del gruppo.
Andrej Monastyrskij e un'installazione del gruppo Azioni collettive
Stella Art FoundationÈ interessante notare che tale inclusione è diventata poi una delle principali tendenze dell’arte contemporanea. In passato, il gruppo era coinvolto in azioni fuori Mosca, nelle campagne, dove le loro attività non potevano finire facilmente sotto il radar delle autorità. Nella maggior parte dei casi, le azioni erano assurde e assomigliavano più a rituali mistici o pratiche spirituali, in cui i partecipanti seguivano istruzioni appositamente scritte.
Vitalij Komar e Aleksandr Melamid sono i padri fondatori del più ironico movimento sovietico, quello della Sots-Art. Avendo lavorato fianco a fianco per molti anni, gli artisti sono diventati in realtà un unico autore con un doppio cognome.
Komar & Melamid. Amicizia tra i popoli # 107, 1974
Komar & MelamidLa Sots-art era la gemella sovietica della Pop Art. Ma se la Pop art imitava la pubblicità, criticando la propaganda del consumo, la Sots-Art si fondeva con l’estetica del manifesto sovietico come pubblicità dell’ideologia. Sono emigrati alla fine degli anni Settanta, continuando a lavorare insieme negli Stati Uniti. Dopo la rottura con Melamid, Komar si rivolse all’astrazione geometrica, un genere serio e monumentale, che gli ha permesso di mostrare non un pittore immaginario ma il vero se stesso.
Komar & Melamid. Ragazza allo specchio, 1981–1982
Komar & MelamidLEGGI ANCHE: Sots-Art: come due pittori dell’Urss inventarono il corrispettivo sovietico della Pop art
Irina Korina. Il riposo delle colonne
kandinsky-prizeScenografa di prima formazione, Irina Korina lavora nel teatro e nel cinema da più di vent’anni e utilizza “l’ottica teatrale” nella sua pratica artistica. I suoi oggetti e le sue installazioni possono essere facilmente visti come parte di una performance immaginaria, in cui lo spettatore viene coinvolto.
L'installazione "Grove" di Irina Korina alla mostra Futurologia nel Museo d'Arte Contemporanea Garage
Valerij Sharifulin/TASSUtilizza materiali insoliti come tessuto per striscioni, policarbonato, plastica, piastrelle e carta. Ordinarietà e fantasia, kitsch ed estetica si scontrano nelle sue opere. Sembra crearle da tutto ciò che vede intorno a sé, riassemblando il Dna della realtà russa, e lo fa in modo affascinante e con amore. Ha partecipato due volte alla Biennale di Venezia, nel padiglione russo (2009) e nel progetto principale (2017).
Taisija Korotkova. Progetto "Closed Russia"
kandinsky-prizeTaisija Korotkova combina il suo interesse per le conquiste della scienza con una pittura volutamente tradizionale, quasi arcaica. Questa combinazione suscita in chi osserva le sue opere più di un dubbio sul fatto che il progresso sia qualcosa di positivo, e questo fa parte dell’obiettivo dell’artista. Che non accusa, ma pone interrogativi.
Taisija Korotkova. Progetto "Closed Russia"
kandinsky-prizeLe sue serie, portate avanti per molti anni, si riuniscono sempre più in un unico sovraprogetto. La Korotkova ha ricevuto il Premio Kandinskij per giovani artisti nel 2010. Vive in Italia, ma è attivamente presente sulla scena artistica moscovita.
Non tutti i pittori professionisti sono pronti a essere coinvolti nella pratica della street art, ma il moscovita Egor Koshelev ha avuto un tale periodo nella sua vita. In seguito ha continuato ad avere questa spinta che gli fa combinare l’“alto” e il “basso”, i temi di massa e quelli elitari. I soggetti dei suoi dipinti sono caratterizzati da mescolanze e paradossi; la critica sociale non è rara, ma non è mai senza sfumature filosofiche, al limite dell’assurdo.
A volte l’autore emargina deliberatamente le tradizioni della pittura accademica, cercando di massimizzare la sonorità della sua dichiarazione.
Senza titolo, 2000
VladeyI quadri di grande formato del “principale romantico” dell’arte russa contemporanea sono come un affresco sfilacciato dal tempo. Dipinge grandi architetture (o il ricordo di esse) su materiali volutamente “poveri”: cartone, carta kraft, semplice carta, unendo i fogli con nastro adesivo, diluendo l’acrilico o la tempera allo stato di sbavature sulla superficie.
USSR, 2006
VladeyLa natura instabile e traballante dei materiali sembra sottolineare la stessa caratteristica dei grandi imperi in prospettiva storica, che si tratti dell’antichità greca e romana, del Medioevo con le cattedrali gotiche o dell’Unione Sovietica con i grattacieli del gotico staliniano.
Aleksandr Kosolapov. Malevich, 1993
VladeyUno dei principali rappresentanti della Sots-Art, emigrò negli Stati Uniti a metà degli anni Settanta. L’artista fa un ampio uso del linguaggio della pubblicità, e il suo lavoro a volte assomiglia ai meme di internet, specialmente le opere realizzate molto prima dell’avvento del web… L’interesse principale di Kosolapov è quello di criticare le ideologie, spesso sotto forma di satira, il che ha generato numerosi scandali.
Aleksandr Kosolapov. Coca-Cola, 1983
VladeyL’esempio più noto fu il suo quadro Lenin-Coca-Cola, a causa del quale la potente corporation di Atlanta cercò di trascinarlo in tribunale, accusandolo di aver usato illegalmente il logo della bibita gassata e di fare propaganda del comunismo.
Olga Krojtor. Performance "Fulcrum"
Valerij Ledenev (CC BY-SA 2.0)Anche se Olga Krojtor avesse fatto solo una performance, “Tochka opory” (ossia: “Punto d’appoggio”), quella in cui è rimasta immobile su un tronco alto e verticale per ore, la storia dell’arte contemporanea la ricorderebbe.
Olga Krojtor. Senza titolo, performance "Tomba aperta"
Sergej Karpov/TASSSi possono o non si possono cercare allusioni culturali nel suo lavoro, non è necessario: ciò che non si può non vedere in esse è un tentativo di visualizzare e trascendere esperienze universali. “Quando i punti di dolore sono tesi all’assoluto, la problematicità in fin dei conti si chiude”, dice lei, una delle principali interpreti della performance art in Russia.
LEGGI ANCHE: Cinque performance dell’artista russa Olga Krojtor che non dimenticherete facilmente
Oleg Kulik. Video performance “Mad dog”
Legion MediaOleg Kulik è una leggenda dell’azionismo moscovita. Kulik è diventato famoso per le sue scandalose performance da “cane rabbioso”: nudo, al guinzaglio, abbaiava, attaccando i passanti, i visitatori delle gallerie e delle fiere. La prima azione di questo tipo ha avuto luogo nel 1994 nel centro di Mosca, e nei quattro anni successivi, l’uomo-cane ha girato per Zurigo, Vienna, Berlino, Parigi, New York e altre città.
Installazione "A Tennis Player" di Oleg Kulik esposta nella mostra "Anni 2000: Opere selezionate dalla collezione di Ekaterina e Vladimir Semenikhin. 2000-2005"
Ekaterina Chesnokova / SputnikNegli anni Duemila ha lavorato con installazioni: nella più nota, “Tennisistka” (“La tennista”), ha raffigurato Anna Kournikova che salta al culmine delle sue emozioni sportive. È realizzata in cera con punti di sutura da tassidermia. Ha poi esplorato la trasformazione della natura e della cultura viventi in un museo zoologico artificiale, dove gli animali impagliati sono morti e al sicuro. Oggi lavora con il collage fotografico e la pittura.
Per le sue sculture usa sia materiali tradizionali – argilla, bronzo, ceramica, marmo – che tecnologie moderne: plastica, stampa 3D. Lavora con l’agenda mediatica contemporanea, reinterpretandola con molta ironia e critica, ed esplorando il sistema in cui vive e i modi per trasformarlo.
Così, il desiderio diffuso di un corpo perfetto e la passione per uno stile di vita sano sono sfociati in un grande progetto, “Bulky Biceps Trying To Fly”: classiche sculture antiche sono state trasformate in attrezzature sportive. In altri progetti, Kutovoj esplora il libero arbitrio dell’uomo in condizioni rigidamente programmate: figure antropomorfe fatte di argilla non completamente secca prendono una nuova identità proprio nel corso della mostra, ricevendo modifiche da qualsiasi tocco e impatto su di loro.
Le opere di Andrej Kuzkin alla Triennale del Garage, "Una bella notte per tutti", 2020
Ivan Erofeev, Yuri Palmin/Museo di arte contemporanea GarageAndrej Kuzkin ha fatto irruzione sulla scena artistica nel 2008 con la sua performance “Po krugu” (“In cerchio”): per un’ora l’artista, legato a palo con una corda, ha camminato in cerchio in una piscina piena di cemento liquido. In seguito, si parlò di lui come di uno dei giovani artisti più promettenti e tutte le sue mostre successive, comprese quelle alla Biennale di Venezia, rafforzarono la sua posizione. Anche le sue sculture di pane, materiale ideale per una conversazione su temi esistenziali, non sono diventate meno famose.
Le opere di Andrej Kuzkin alla Triennale del Garage, "Una bella notte per tutti", 2020
Ivan Erofeev, Yuri Palmin/Museo di arte contemporanea GarageIl pane è un simbolo del sacrificio e del corpo di Cristo nel cristianesimo, ma in Russia è anche un simbolo di nutrimento e un materiale tradizionale con cui modellano le statuette i prigionieri nelle carceri.
***
Georgij Litichevskij. Mostra personale "L'intelligenza dei fiori". Installazione alla galleria Iragui, 2020
Iragui galleryUn tempo Litichevskij era un accademico serio, uno storico preparato, ma nel suo tempo libero disegnava fumetti. E questa passione ha sconfitto la sua professione: Litichevskij si è unito alla schiera di artisti che hanno promosso la nuova estetica negli anni Novanta.
Georgij Litichevskij. Chiave di violino, 2013
Iragui galleryLa sua fama era già arrivata durante gli anni della Perestrojka, quando era membro dello squat “Detskij sad” (ossia: “Asilo”) a Mosca. A quel tempo seguiva una sua versione personale della tendenza New Wave. Successivamente, il suo modo di fare arte è cambiato: ha lavorato con performance e installazioni multimediali, ma ancora oggi il suo impegno con il fumetto può essere considerato come un segno distintivo del suo stile.
Artjom Loskutov. Merce proibita su sfondo rosso "Lasciate che coloro che hanno vecchi brutti dipinti, ne dipingano di nuovi", 2017
VladeyLoskutov divenne famoso quando era uno studente dell’Università di Novosibirsk. Nella sua città natale, l’artista ha iniziato dei cortei di strada annuali chiamati “Monstratsija”.
America, 2020
Artjom LoskutovColonne di giovani in costumi bizzarri si muovevano per la città, srotolando slogan e manifesti dadaisti, deliberatamente assurdi. In seguito si è trasferito a Mosca, dove ha intrapreso in proprio progetti che intersecano l’azionismo, l’arte pubblica e l’attivismo politico.
***
Igor Makarevich & Elena Elagina. Tsiolkovskij. Dalla serie "Ritratti di cosmologi russi", 2009
Stella Art FoundationQuesta coppia di artisti concettuali ha iniziato a lavorare come duo nel 1990. La loro arte si basa su una ricerca pseudo-scientifica, una mistificazione in cui si intrecciano fatti e personaggi reali e fittizi. Spesso i progetti fanno riferimento all’arte dell’avanguardia e alle sue idee utopiche.
Igor Makarevich & Elena Elagina. Buratino Formula. Dalla serie "La vita nella neve", 1993-2003
Stella Art FoundationGli stessi artisti hanno definito il loro metodo artistico come “una combinazione di estremo misticismo ed estrema materialità”.
L’artista è nata a Mosca, ha studiato a Londra al Goldsmiths College e al Royal College of Art, e ha esposto in tutto il mondo, dalla Tate Gallery al Centro Pompidou, fino alle biennali di Mosca, Venezia e Lione.
Super Taus. Senza titolo 2
Taus Makhacheva/kandinsky-prizeNelle sue opere video e nelle performance esplora il tema dell’identità nazionale e della cultura tradizionale caucasica nel mondo contemporaneo. In molte delle sue opere la Makhacheva appare come il suo alter ego, Super Taus, una semplice donna daghestana in abito tradizionale e scialle che possiede un potere incredibile. Per esempio, in una performance presentata al Centro Pompidou, la Taus ha percorso le sale con un monumento alle due custodi di un museo del Daghestan che hanno salvato un quadro di Rodchenko negli anni Novanta, letteralmente strappandolo dalle mani di un ladro.
Boris Matrosov. Bicchiere e limone, 1989
VladeyIl gruppo artistico “Chempiony mira” (ossia: “Campioni del mondo”) è stato uno dei fenomeni simbolo in Russia durante la Perestrojka. Questo gruppo ha lanciato la carriera di Matrosov. In seguito ha lavorato da solo, combinando motivi di pop art, concettualismo e minimalismo.
Boris Matrosov. Questa non è la Cina, 2002
VladeyUno dei suoi temi principali è la “normalizzazione”, la tipizzazione semplificata della pittura. È attivo nel campo dell’arte pubblica - per esempio ha creato il famoso slogan monumentale “La felicità è dietro l’angolo” (in russo: “Счастье не за горами”; alla lettera: “La felicità non è dietro le montagne”) a Perm.
Vitalij Komar, Aleksandr Melamid. Ancora vivi con Marx e Engels. 1981-1982
Stella Art FoundationÈ uno dei fondatori della Sots-Art, insieme a Vitalij Komar. In 30 anni di collaborazione, questo tandem è diventato effettivamente un solo autore.
Vitalij Komar, Aleksandr Melamid. Seme della croce dall'installazione "Labor" (Fonderia di bronzo di Bayonne, USA), 1989
VladeyL’importanza di Komar e Melamid non sta solo nel fatto che hanno ridicolizzato l’ideologia sovietica, ma anche nella vicinanza della loro arte al linguaggio del postmodernismo internazionale. Dopo che il duo si è sciolto, Melamid si è dedicato alla ritrattistica, compresi molti dipinti di rapper americani.
MishMash. OGLANAZ
kandinsky-prizeLa coppia sposata Mikhail Lejkin e Marija Sumnina lavora come duo artistico dal 1999. Questi artisti hanno avuto un periodo americano (dal 2001 al 2007 sono stati a New York), ma già da 15 anni vivono a Mosca.
MishMash. OGLANAZ
kandinsky-prizeIl loro stile può essere definito internazionale, anche se ereditano in parte lo spirito del concettualismo moscovita (uno dei suoi fondatori era Andrej Monastyrskij, il padre della Sumnina). Una caratteristica del duo è la creazione di paradossi visivi e semantici all’incrocio tra design, scultura e letteratura.
Andrej Monastyrskij. Musica di concentrazione. Dall'installazione "Earthworks", 2005
Stella Art FoundationAndrej Monastyrskij è stato uno dei primi artisti concettuali sovietici, e sotto molti aspetti è stato l’opposto di Ilja Kabakov. Se quest’ultimo scopre l’essenza del mito sovietico nella forma visiva di dipinti e installazioni, le opere di Monastyrskij sono quasi effimere.
Andrej Monastyrskij. Senza titolo. Dalla serie "Linee d'oro". 1997, 2004
Stella Art FoundationÈ arrivato all’arte dalla poesia, e il testo è più importante per lui dell’elemento visuale. Le sue opere sono minimaliste e realizzate con materiali “poveri”: carta, corda, ramoscelli, nastro adesivo…
Questo media artist e musicista lavora sotto lo pseudonimo ::vtol:: e crea installazioni tecnologiche, cinetiche e sonore, spesso associate agli oggetti o ai fenomeni più inaspettati.
Per esempio, respirare in una maschera antigas fa suonare una piccola armonica a bocca; il rombo di un tuono in diverse parti del mondo accende in tempo reale una delle lampadine di un’enorme sfera che rappresenta il globo terrestre, la cui immagine è trasmessa via Internet. Le spettacolari installazioni dell’artista sono apprezzate in molte città del mondo, da Singapore a Venezia a Parigi.
Senza titolo, 1985
Igor Mukhin/MAMM/MDFMukhin è un grande classico della fotografia russa ed è stato il principale “cronista” degli anni Ottanta e Novanta. I suoi video mostrano i principali protagonisti di quell’epoca cruciale e restituiscono l’atmosfera di quel tempo.
Viktor Tsoj
Igor Mukhin/MAMM/MDFÈ stato il principale fotografo della musica rock russa dai tempi della sua esistenza underground: ha fotografato quasi tutti i musicisti di fama mondiale e il pubblico ai concerti. Alcuni dei suoi libri sono dedicati alla fotografia di strada e alla vita dinamica nella grande città in diversi decenni. Contengono la confusione, la disperazione e la speranza dei raduni, dei cantieri infiniti e del commercio illegale, e allo stesso tempo molta vitalità e poesia delle relazioni umane e delle coppie che si baciano.
Muromtseva Ekaterina, dalla serie "More than us", 2017. Dal Museo M HKA
muromtseva.artQuesta filosofa e artista lavora nel campo socio-politico. Ha fatto arte con i residenti delle case di riposo, ha realizzato un film basato sugli scritti degli scolari di oggi su come si viveva nell’Urss; ha dipinto enormi acquerelli in cui le persone perdono i loro volti, diventando un corpo collettivo sotto lo sguardo del “Grande Fratello”.
Ekaterina Muromtseva. “Vacanze”, pittura murale nella casa di cura, 2015
muromtseva.artQuesto “corpo collettivo” dell’artista interroga simultaneamente sul posto dell’individuo nella storia russa moderna e solleva il problema della memoria di questa stessa storia.
***
Irina Nakhova. Stanza N. 1, 1983
Irina NakhovaFin da giovanissima, essendo entrata nella cerchia degli artisti concettuali negli anni Settanta, Irina Nakhova è diventata rapidamente una figura importante. È stata una delle prime artiste russe a lavorare nel genere dell’installazione totale.
Irina Nakhova. Dal progetto Partial Triumph I, 1989
Stella Art FoundationLa sua serie di installazioni “Komnaty” (ossia: “Stanze”) nel suo appartamento è passata alla storia. Da allora, la sua arte ha sempre avuto una componente di storia personale, e l’architettura è una parte importante della sua pratica artistica. Nel 2015 ha rappresentato la Russia alla Biennale di Venezia.
Majana Nasybullova. "Lenin-roly-poly" dal progetto "Lenin per l'anima", 2016
VladeyL’artista e scultrice siberiana è diventata nota dopo la sua partecipazione alla Triennale di arte contemporanea russa al Garage Museum di Mosca nel 2017.
Majana Nasybullova. Cattivi pensieri dalla serie "Viva la violenza", 2020
VladeyI critici sono rimasti colpiti dal suo progetto sulla memoria “Aktualnyj jantar” (ossia: “Ambra attuale”), una serie di oggetti domestici fusi all’interno della resina. I progetti successivi: il simbolico “Lenin dlja dushi” (ossia: “Lenin per l’anima”) e “Rodina slushaet” (“La patria ascolta”) e altri sono stati anch’essi dedicati al ricordo e al dare un senso alla società. Majana Nasybullova combina forme scultoree nelle sue installazioni con opere sonore e pittura.
***
Boris Orlov. Busto imperiale (Marinaio), 1975
Stella Art FoundationOrlov rappresenta la Sots-Art nella scultura. L’artista è diventato famoso per i suoi busti, in cui antichi ritratti scultorei sono stati resi moderni da elementi di simbologia sovietica. I temi principali di Orlov sono il potere, il pensiero imperiale e le sue origini.
Boris Orlov. Busto dell'imperatrice, 1988
Stella Art FoundationCosì facendo, l’artista esplora il “grande stile imperiale”, trovando paralleli nell’estetica e nell’ideologia di vari imperi; dall’antichità fino all’Unione Sovietica. Dopo il crollo dell’Urss, Orlov si è rivolto al tema della “fine della storia”, ricostruendo il mito di una civiltà scomparsa.
Anatolij Osmolovskij. Viaggio nella terra di Brobdingnag (Majakovskij/Osmolovskij). 1993/2002. Documentazione della performance. Foto: Igor Mukhin
Stella Art FoundationArtista e teorico dell’arte, cofondatore del movimento “Ekspropriatsija Territorii Iskusstvo” (ossia: “Espropriazione del Territorio dell’Arte”), negli anni Novanta è stato uno dei rappresentanti più attivi dell’azionismo moscovita. Insieme ai suoi compagni, ha creato con i corpi la parola volgare russa di tre lettere che indica l’organo maschile sulla Piazza Rossa (“una sfida allo stato dell’economia e della politica dell’Urss”); ha costruito una barricata di scatoloni nel centro di Mosca e ha fumato un sigaro sulla spalla del monumento a Majakovskij.
Anatolij Osmolovskij. Frutta dorata di Nathalie Sarraute, 2006
Stella Art FoundationNel XXI secolo, si è dedicato alla creazione di oggetti e sculture, e lavora con l’istituto d’arte contemporanea “Baza” per artisti e critici, che ha fondato dal 2011.
LEGGI ANCHE: Anatolij Osmolovskij: Il postmodernismo? Un maiale grasso e autocompiaciuto
Gosha Ostretsov. Conoscitori di bellezza, 2014
VladeyHa iniziato come stilista, nel solco della tradizione estetica dell’avanguardia russa. Ha vissuto a Parigi, dove ha lavorato come assistente degli stilisti Jean-Charles de Castelbajac e Jean-Paul Gaultier. Lì sono iniziati i suoi sforzi artistici.
Gosha Ostretsov. Il poliziotto bugiardo, 2013
VladeyI dipinti e le sculture di Ostretsov sono basati sull’estetica dei fumetti. Sono dedicati a modelli alternativi e anti-utopici di società, i cui personaggi e strutture si liberano dalle cornici stabilite, creando una nuova mitologia. Ha partecipato all’esposizione del padiglione russo alla 53ª Biennale di Venezia.
È un pittore noto per i suoi progetti tematici, che esplorano punti dolenti non ovvi del presente e del passato recente. Una delle sue serie chiave è “Promzona” (ossia: “Zona industriale”), basata sulla storia della famiglia dell’artista, tre generazioni della quale hanno lavorato negli impianti chimici di Dzerzhinsk e hanno vissuto l’industrializzazione a tappe forzate degli anni Trenta, la produzione di armi chimiche durante la Seconda guerra mondiale e il declino industriale negli anni Novanta.
Passando dal particolare al generale, cambiando la lente, l’artista racconta contemporaneamente le storie tragiche di persone specifiche e di un grande Paese.
***
Autore di serie fotografiche scattate sia in Russia che all’estero, si sforza sempre di ottenere scatti ad effetto, spettacolari e fotogenici. Per esempio, la serie “Suspens”, che lo ha reso famoso, è unita dal tema dell’inquietante incertezza, di cui l’atmosfera delle grandi città dovrebbe idealmente essere priva. Le angolazioni necessarie e la giusta ambientazione li trova nella vita della città stessa, di solito alla sera. La serie in posa “Goriashchie novosti” (ossia “Notizie in fiamme”) affronta la natura aggressiva delle news: i giornali in fiamme bruciano tra le mani dei loro lettori.
Per Parshchikov ogni fotografia cerca di rivelare la non ovvietà degli eventi, trascurati nel flusso della vita. Sue mostre personali hanno avuto luogo in Russia, Francia, Germania, Italia e in altri Paesi.
La giovane artista utilizza tecniche tradizionali (acquerello, inchiostro, acquaforte) per creare i suoi mondi al confine tra finzione e realtà e popolarli con personaggi di fantasia. La loro sottile elaborazione e il loro aspetto rimandano alle celebri opere di Hieronymus Bosch.
La serie “Sem” (ossia “Sette”), che presenta un’interpretazione moderna dei peccati capitali, la serie “Uroboros” (dal nome del simbolo del serpente che si morde la coda), e altre, assomigliano a bestiari medievali, ma sono basati su esperienze personali. E l’ottica scelta permette di trovare livelli di senso globali e senza tempo nelle storie contemporanee.
Pavel Peppershtejn non è solo un artista ricercato, ma anche uno scrittore. In molti modi le due aree si sovrappongono: l’opera letteraria di Pepperstein è visiva e il suo lavoro visuale è letterario. Ed entrambi sono uniti da un motivo di fondo assurdo e psichedelico.
Ha ereditato il suo gusto per l’assurdo dai poeti russi d’avanguardia, gli Oberiu (ОБэРИу; sigla russa per “Unione dell’arte reale”). Tuttavia, le sue fantasie letterarie e artistiche non sono astratte; è un artista di un temperamento sociale e politico non banale, che riflette tra l’altro sul destino della Russia, sul suo passato e il suo futuro.
Questa artista basa i suoi video sui movimenti dei performer e su elementi di danza contemporanea, e trova una forma plastica e poetica per riflessioni sia sulle storie della vita quotidiana che sui “temi eterni” dell’arte, come l’amore o le stagioni.
Le composizioni accuratamente coreografate ed efficaci portano in primo piano l’energia dell’interazione corporea degli interpreti. Le opere sono come sculture viventi, caricano lo spazio da questo lato dello schermo con la loro danza, lasciando lo spettatore con un senso di imprevedibile fluidità, complessità e incontrollabilità dell’esistenza corporea. La sua opera “Sad” (“Giardino”) ha partecipato all’esposizione del padiglione russo alla 57ª Biennale di Venezia.
Pivovarov faceva parte della cerchia degli artisti concettuali moscoviti degli anni Settanta e Ottanta. Artista eccezionale della letteratura per bambini, nella sua arte “per adulti” ha preferito il linguaggio della grafica.
Ma a differenza di Ilja Kabakov, che ha esplorato le basi del mito collettivo sovietico, il lavoro di Pivovarov si è inizialmente concentrato sul mondo interiore dell’individuo. Il suo lavoro è più sensuale, emotivo e intimo, e i personaggi cercano di organizzare questo mondo inospitale in uno spazio personale e surreale.
Monumentalista di formazione, l’artista è attratto da opere di grande formato, ma non con “materiali eterni”, bensì con quelli temporanei, a volte effimeri. È un maestro delle installazioni spaziali, ma la pittura rimane parte integrante della sua opera.
Recentemente, Ivan Pljushch si sta evolvendo verso metodi post-scientifici, creando opere che utilizzano l’intelligenza artificiale. È stato uno dei fondatori dello studio artistico “Nepokorjonnye” (ossia: “Indomiti”) a San Pietroburgo.
Nikolay Polissky. Snowmen, 2000
Nikola Lenivets art-parkNikolaj Polisskij è uno dei principali artisti della Land Art russa, il creatore e ideologo del Nikola-Lenivets Art-Park nella regione di Kaluga e, dal 2006, l’organizzatore del locale festival Arkhstojanie. La prima invasione dell’arte nel paesaggio rurale fu l’esercito di 200 pupazzi di neve fatti dalla gente del posto sulla riva del fiume Ugra (secondo la tradizione, questo fu il luogo delle ostilità tra gli eserciti russo e tataro nel XV secolo).
Si è poi unito agli artigiani locali in una cooperativa artistica che, sotto la sua direzione, intreccia vimini, scolpisce oggetti in legno e crea con altri materiali ecologici oggetti di grandi dimensioni, riferendosi figurativamente ai classici archi di trionfo, all’Hadron Collider (l’acceleratore di particelle del Cern di Ginevra), all’intelligenza artificiale e persino ai tubi esterni del Centro Pompidou. Con i suoi artigiani, è coinvolto nella creazione di vari oggetti in tutto il mondo.
LEGGI ANCHE: Land art, il parco da fiaba è nel mezzo della campagna russa, a Nikola-Lenivets
Navi, sottomarini e il romanticismo dell’Estremo Nord sono ciò a cui la sua arte è principalmente associata. Nel 1970 ha finito la scuola d’arte e l’Accademia Navale, ha prestato servizio per 7 anni in Marina e da 40 anni costruisce la sua carriera creativa su queste basi.
In questo periodo ha dipinto un sottomarino militare con colori brillanti, ha organizzato performance ed eventi artistici nell’Artico, in Groenlandia e in Antartide, ha viaggiato in un sottomarino di fortuna attraverso il Canal Grande a Venezia e ha organizzato la Biennale Antartica di Arte Contemporanea. Per 12 giorni, un centinaio di artisti, filosofi e scienziati sono stati su una nave da ricerca che avanzava tra i ghiacci, organizzando dibattiti, performance, letture di poesia e simposi filosofici.
Questo pittore e scultore riesce a combinare organicamente il suo interesse per le tecniche tradizionali e le forme figurative con le idee del concettualismo. Gran parte del suo lavoro è costruito sull’autoriflessione; un attento studio delle impressioni dell’infanzia, delle fantasie, dell’apprendimento accademico e della routine, il tutto moltiplicato dall’umorismo e dall’autoironia.
“Il mio lavoro non è illustrativo, ma quello che mi succede – soprattutto l’incomprensibile per me – in qualche strano modo viene fuori in immagini. Funziona un po’ come la psicoanalisi”, spiega l’artista.
Vitaly Pushnitsky. Tokyo. Moth Flight Observation. 2019
Pushnitsky studio (BY-SA 4.0)“Un quadro è un segno, un’immagine, non ha bisogno di un testo, non ha nemmeno bisogno di uno spettatore, è un ricordo che forse nessuno ricorda, è un pensiero caduto in un sedimento materiale”, sostiene l’artista di San Pietroburgo. Lavora con oggetti, installazioni, scultura, grafica, ma soprattutto individua nella pittura la tecnica “più onesta”.
Il suo lavoro, indipendentemente dal soggetto o dalla serie, è caratterizzato da un certo distacco, da contemplazione e malinconia. Che si tratti di rovine classiche, dello studio dell’artista o di paesaggi, i lavori sono eseguiti con grande cura e spesso parlano di solitudine e delle devastazioni del tempo.
***
È uno dei più noti esponenti della street art russa. Timofej Radja ha iniziato verso il 2005 creando graffiti e art object nella sua città natale, Ekaterinburg. Successivamente, la geografia delle sue opere si è estesa a Mosca, San Pietroburgo, Berlino, New York e altre città del mondo.
Le sue creazioni sono solitamente realizzate per un luogo particolare e contengono un messaggio sociale o politico. Ma Timofej, che è uomo dal background filosofico, affronta sempre le tematiche con un approccio meditativo e dialettico, e non per slogan.
Cassonetti dell’immondizia con sagome umane che sporgono dalle pareti, che ricordano stele e pietre tombali; bassorilievi che sembrano antichi ma sono fatti di rete; allusioni ai portali delle cattedrali medievali realizzate in tubi ondulati; uno strato archeologico di telefoni cellulari; un’enorme lettera F di Facebook fatta di poliuretano… Questo il mix di eterno e scadente, di tradizionale e di high-tech di Andrej Blokhin e Georgij Kuznetsov, che lavorano insieme dalla metà degli anni Novanta.
Con i loro spettacolari oggetti e installazioni, gli artisti hanno già fatto il giro del mondo, da Mosca a Londra e New York.
L’arsenale di temi e mezzi espressivi di questa giovane artista di Groznyj (dalla musica elettronica alle tecnologie dei giochi alle installazioni) è estremamente vasto. “Femminismo, ambiente urbano e materiali urbani temporanei, relazioni all’interno delle comunità, cultura di massa e digitalizzazione, ingegneria critica e altro” sono solo alcuni dei suoi interessi.
Tra i suoi progetti più sorprendenti ci sono “Ringtone” (un campanile fatto di tubi sostenuti da tronchi a forma di croce che emette suoni militari) e “the Network” (un’enorme gabbia trampolino di salto di colore rosa).
***
Scopri la SECONDA PARTE della nostra classifica cliccando qui.
Per utilizzare i materiali di Russia Beyond è obbligatorio indicare il link al pezzo originale
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email