Cinque performance dell’artista russa Olga Kroytor che non dimenticherete facilmente

Sergej Karpov/TASS
Nata nel 1986, non ama i paragoni con Marina Abramović, e con il suo corpo e le sue idee crea emozioni forti per gli spettatori

Persone lontane dall’arte contemporanea, ma appassionate di serie tv, potrebbero ricordare la scena di “Sex and the City” in cui la protagonista Carrie Bradshaw esce per un primo appuntamento con l’artista russo Aleksandr Petrovskij. I due vanno in una galleria, nella cui vetrina si è stabilita una giovane artista performer, che si rifiuta di mangiare e ha fatto voto di silenzio. Carrie e Aleksandr vanno a controllare se la ragazza rispetta quanto promesso per la sua performance anche a tarda sera, dopo la chiusura. 

E anche chi dell’arte contemporanea sa poco, sicuramente conoscerà la serba Marina Abramović, che si è guadagnata il titolo di “regina dell’arte performativa”. Proprio con lei amano confrontare la trentaduenne artista di Mosca Olga Kroytor. Ma Olga respinge il paragone: “Non sono d’accordo con le posizioni di Marina Abramović; lei non mi è vicina, perché una cosa è la performance e uno lo show per coinvolgere tutti gli spettatori”. Ritiene anche che il suo linguaggio artistico sia più universale e comprensibile al grande pubblico. 

Ecco le più indimenticabili performance di Olga Kroytor, sicuramente uno dei dieci nomi nuovi che stanno definendo il futuro dell’arte russa. 

“Il fulcro” 

Voi siete mai stati completamente immobili per diverso tempo su un tronco alto almeno qualche centimetro? Olga Kroytor è rimasta su un palo alto quattro metri dal diametro di appena 40 centimetri per ben due ore! Lei sostiene, che solo così, dopo essere arrivati là in cima, si può trovare il proprio “punto d’appoggio”, il “fulcro”; il proprio posto nella vita. 

Questa è probabilmente una delle sue performance più famose, per la quale ha vinto il Premio Kandinskij, che viene consegnato ogni anno a Mosca. La performance è stata ripetuta diverse volte, persino durante il freddo inverno russo. 

“La performance ‘Il fulcro’ è il tentativo simbolico, sebbene totalmente fisico, di trovare il punto di appoggio nella realtà. Qui i valori abituali vengono messi da parte e sostituiti da nuovi parametri di riferimento e nuovi orientamenti”, dice la curatrice Oksana Chvjakina. 

“Senza titolo (tomba aperta)” 

In questa performance, l’artista giaceva nuda in una tomba scavata nella terra, chiusa da un vetro. Come la Venere di Botticelli le sue nudità erano coperte solo dai suoi lunghi capelli, e una folla di gente poteva camminare sul vetro della sua tomba e guardarla. 

“Ogni opera d’arte è in fin dei conti un artista nudo che comunica allo spettatore qualche dettaglio intimo di sé, e a volte anche qualcosa di cui si vergogna o ha paura…” spiega Olga sul suo sito.

Di ispirazione per questa performance era stata una visita al Louvre: le era dispiaciuto per la Gioconda, che ogni giorno viene guardata e con cui cercano di fotografarsi migliaia di persone. 

“La crisalide”

La metafora alla base di questa performance è abbastanza chiara: da ogni crisalide deve nascere una meravigliosa farfalla. Ma perché una già di per sé bellissima artista si è fatta rinchiudere in un bozzolo e attaccare a un albero? 

A quanto pare, il contesto è un po’ diverso. Non è solo una crisalide ma anche una trappola, o ragnatela, nella quale è rimasta imprigionata la bella farfalla. È allo stesso tempo, insomma, pericolo e protezione; attesa di un futuro luminoso e atroci sofferenze prima della morte. 

“Purificazione” 

Per nove giorni Olga ha lavato il pavimento della sala della mostra usando come straccio i suoi lunghi capelli. Sceglieva uno dei visitatori e gli andava dietro con un secchio d’acqua, e dopo averci inzuppato i capelli e averli strizzati, come se fossero uno straccio, iniziava a pulire il pavimento, davanti alle opere d’arte che il visitatore si fermava a guardare. In questo modo l’artista diceva di “assorbire tutti i ricordi negativi, liberare lo spazio karmico, come una spugna che assorbe tutto il dolore, la sofferenza, il risentimento, la rabbia”. 

Questa performance è diventata per l’artista uno studio approfondito di se stessa e delle persone. Ha individuato diversi stadi del comportamento dello spettatore: paura; superamento della vergogna e abitudine; e persino incapacità di vivere senza di lei (con persone che non riuscivano a lasciare la galleria o tornavano più volte, sperando che quel momento durasse per sempre”). 

“Isolamento” 

La solitudine è uno dei temi ricorrenti nel lavoro di Olga Kroytor. Su un alto pilastro, in una tomba, in un bozzolo… “Tutte le mie performance sono come sento me stessa qui e ora”, dice l’artista. Anche la performance “Isolamento”, che ha tenuto al Garage Museum of Contemporary Art, può essere ricondotta a questo argomento.

La Kroytor si è fissata a una parete con una trave, ricoperta di un tappeto rosso, simbolo del sangue e di certi eventi seri che possono letteralmente bloccare una persona. Quei momenti in cui è impossibile intraprendere qualsiasi cosa e cerchi solo di realizzare cosa stia accadendo. Olga dice che la performance è stata la sua reazione al conflitto armato in Ucraina.

  

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