Cosa ne pensava Lev Tolstoj del progresso tecnologico? (Foto)

Cultura
ALEKSANDRA GUZEVA
Lo scrittore amava farsi fotografare, ascoltare musica al grammofono e parlare al telefono. Tuttavia, non poteva dire in modo inequivocabile se queste innovazioni fossero un bene o un male per l’uomo

Vivendo fino all’età di 82 anni, Tolstoj si trovò, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, in un’epoca di grande industrializzazione e di forte progresso tecnologico. Lui che era nato nel 1828 (ed è morto nel 1910) assistette alla nascita delle ferrovie, della fotografia, del cinema, di vari macchinari, degli strumenti per la registrazione e la riproduzione del suono, delle macchine da scrivere e dell’elettricità. E poté sperimentare di persona tutte queste invenzioni. Ma cosa pensava il grande scrittore e pensatore russo di tali innovazioni?

Fotografia

Tolstoj aveva quasi la stessa età di questa invenzione e ai primi esperimenti fotografici si dedicò con grande interesse. Nel 1856 Sergej Levitskij, il padre della fotografia russa, realizzò le prime foto di Tolstoj, che furono stampate su carta. Qui il giovane scrittore è ritratto da solo e in compagnia di altri autori della rivista “Sovremennik” (“Il Contemporaneo”): Ivan Turgenev, Ivan Goncharov, Aleksandr Ostrovskij e altri.

In seguito Tolstoj visitò gli studi fotografici e si fece realizzare ritratti formali che fungevano da “biglietti da visita”, che allegava spesso alle lettere. Si scambiò foto con i suoi amici di penna, come Aleksandr Herzen. La foto qui sotto è stata scattata dal fotografo Géruzez, a Bruxelles, nel 1861.

Nel 1862 Tolstoj si scattò il suo primo autoritratto: per questo “selfie” ante litteram dovette imbrigliare due cavalli affinché tirassero l’enorme e pesante macchina fotografica. La moglie, Sofja Andreevna, scrisse sul retro: “Se l’è scattata da solo”. 

La fotografia divenne per lui quasi un’ossessione: ancora oggi nessun archivio di scrittori può vantare così tante immagini. A questo contribuì in modo determinante proprio la moglie di Tolstoj, che si interessò molto alla fotografia e la praticò come hobby per più di vent’anni, sviluppando lei stessa le pellicole.

Un’intera serie di ritratti psicologici è stata scattata dal segretario e amico di Tolstoj, Vladimir Chertkov: attraverso di essi si possono vedere le vivide emozioni dello scrittore. Queste sono alcune delle ultime foto di Tolstoj scattate nel 1910. 

Tuttavia, il fascino si trasformò poi in irritazione: nel 1903 Tolstoj scrive all’amico Stasov di trovare “terribilmente sgradevole” posare per le fotografie. Vedeva qualcosa di dannoso nell’essere fotografato, perché questo lusinga la propria presunzione, che è un sentimento basso. 

Quando la fotografia iniziò a svilupparsi molto in Russia a cavallo tra il XIX e il XX secolo, molti fotografi cercarono di immortalare la storia patria. E Lev Tolstoj era, ovviamente, uno dei suoi principali protagonisti. Rimane una foto divertente, “L’attacco dei fotografi” (vedi sotto), in cui c’è una moltitudine di fotografi in fila per realizzare uno scatto dello scrittore. 

Il pioniere della fotografia a colori, Sergej Prokudin-Gorskij, ha viaggiato in tutto il Paese fotografando edifici, chiese e persone e si fermò anche da Tolstoj. Così è sopravvissuta fino a noi anche l’unica fotografia a colori di Tolstoj.

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Cinematografo

Sono arrivati a noi non solo foto, ma anche filmati che ritraggono Tolstoj negli ultimi anni della sua vita. Molti sono stati girati a Jasnaja Poljana: lo scrittore che cammina lungo la tenuta, lo scrittore con la sua famiglia, così come foto delle sue figlie e dei bambini dei contadini. 

Un filmato mostra quanto lo scrittore fosse davvero una star. Una grande folla lo accoglie alla stazione ferroviaria al suo arrivo a Mosca. E i suoi ammiratori sono in attesa anche ai cancelli della sua casa di Mosca. Ovunque arrivi, tutti si radunano con interesse per vederlo. 

Tolstoj apprezzò la potenza del video. “Ah, se potessi rivedere mio padre e mia madre come vedo me stesso!”, disse lo scrittore. Più tardi, in un’intervista al giornale “Vechernij Peterburg”, osservò che “è interessante vedersi quasi vivi: ci si sente come divisi in due, guardandosi”.

L’autore di “Guerra e pace” si preoccupava anche della componente morale del progresso. Ne concluse che lo sviluppo tecnologico è necessario solo se è per il bene dell’umanità. “Quando la vita degli uomini è immorale e le loro relazioni non sono basate sull’amore ma sull’egoismo, tutti i miglioramenti tecnici, l’aumento del potere dell’uomo sulla natura: il vapore, l’elettricità, il telegrafo, tutti i tipi di macchine, la polvere da sparo, la dinamite […] producono l’impressione di giocattoli pericolosi dati in mano ai bambini”, scriveva Tolstoj nel suo diario nel 1903.

Telefono e telegrafo

“Ho appena parlato al telefono con Lev Tolstoj”, scrisse Anton Chekhov alla moglie nel 1901. Da parte sua, lo scrittore Maksim Gorkij, che aveva assistito alla conversazione telefonica dall’altra parte del filo, ricordò che Tolstoj gridava deliziato nel ricevitore: “Oggi è una giornata così bella, così gioiosa per la mia anima, che voglio che anche voi siate gioioso. Soprattutto voi. Siete molto, molto bravo!”.

Dalla fine del XIX secolo, Tolstoj utilizzò il telegrafo. Lui inviava pochi telegrammi, a differenza della moglie, ma ne riceveva innumerevoli da diverse parti del Paese. 

Tuttavia, la riflessione su una novità come il telegrafo portò Tolstoj a considerazioni di natura sociale: era preoccupato per la disuguaglianza. “Stiamo parlando del progresso del telegrafo elettrico. È ovvio che il beneficio e l’applicazione del telegrafo è solo per la classe superiore, cosiddetta istruita. Nove decimi del popolo sente solo il ronzio dei fili…” scrisse nell’articolo “Il progresso e la definizione dell’educazione”.

Il fonografo e il grammofono

Guardando i film, Tolstoj si lamentava del fatto che mancava il suono per completare l’immagine e per sembrare la vita vera. Non visse abbastanza a lungo per vedere un film sonoro, ma ebbe la gioia di interagire con il fonografo e il grammofono. 

Il fonografo (in basso a sinistra) nello studio di Tolstoj

Nel 1908 l’inventore Thomas Edison regalò a Tolstoj un fonografo. Lo scrittore iniziò a dettare avidamente brevi frasi e lettere. All’inizio registrava di tutto, ma poi si rese conto che non bisognava abusare di questa innovazione e decise di incidere solo i detti più saggi. Nell’autunno del 1909, i rappresentanti della Graphophone registrarono la voce di Tolstoj in russo, inglese, francese e tedesco. 

Tolstoj registrò anche fiabe per bambini. È possibile ascoltarle sul sito 

È molto nota anche la registrazione del discorso dello scrittore ai bambini figli dei contadini della scuola di Jasnaja Poljana, da lui stesso istituita.

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Quanto al grammofono, uno venne portato a Tolstoj a Jasnaja Poljana già nel 1903. Lo scrittore amava la musica: suonava sempre il pianoforte in casa, adorava la balalajka e le canzoni gitane. Sul grammofono a Tolstoj fecero ascoltare Beethoven, Chopin, Chaikovskij, arie d’opera e trii per violino. Secondo i ricordi dei contemporanei presenti, a lungo era insoddisfatto, alzava i sopraccigli e brontolava qualcosa, ma quando iniziò a risuonare la canzone da ballo “Po ulitse mostovoj”, i suoi occhi iniziarono a brillare, la sua gamba cominciò ad andare tempo di musica, ed emise qualche soddisfatta esclamazione.

Ferrovie e altre innovazioni

Il treno non è un “protagonista” casuale nel romanzo “Anna Karenina”. Le scene più importanti, l’incontro di Anna con Vronskij e il suo suicidio, sono legate proprio alla ferrovia. Così Tolstoj dà la sua valutazione: sì, è progresso e comodità, ma è anche un’arma del delitto. Sotto le ruote del treno muore una persona a caso all’inizio del romanzo. Tra l’altro, proprio l’episodio del suicidio di Anna fu preso in prestito da Tolstoj dalla vita reale: una ragazza che viveva vicino a Jasnaja Poljana si gettò sotto un treno, e questo fatto colpì profondamente lo scrittore.

La morte delle persone per volontà o colpa del progresso preoccupava Tolstoj. “La luce elettrica è meravigliosa, e i telefoni […], ma che vadano all’inferno, e non solo loro, ma anche le ferrovie e tutte le fabbriche di calicò e stoffe del mondo, se la loro produzione richiede che il 99% della gente sia in schiavitù e che muoia a migliaia sul posto di lavoro”, scrisse Tolstoj nell’articolo “Schiavitù del nostro tempo”.

Tolstoj (e i tolstojani) propugnavano la “non resistenza al male con la violenza”. E le questioni legate alla violenza preoccupavano lo scrittore più di tutto, per cui, nonostante il suo interesse per il progresso e le innovazioni tecniche, riteneva che l’elettricità o gli altri benefici della civiltà non valessero la vita di una sola persona. 

Ironia della sorte, lo stesso Tolstoj morì vicino alla ferrovia: fuggì di casa in treno, ma si ammalò gravemente durante il tragitto. Di conseguenza, trascorse i suoi ultimi giorni nell’oblio, nella casa del capostazione della piccola stazione di Astapovo

La mostra “Толстой и прогресс” (“Tolstój i Progréss”; “Tolstoj e il progresso”) sarà visitabile al “Museo Statale Lev Tolstoj” di Mosca fino al 14 agosto 2022. Più info qui

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