Il film simbolo di Andrej Tarkovskij è dedicato al grande pittore di icone del Medioevo russo. Si sa molto poco di Andrej Rublev (si pronuncia Rubljóv), e la sua figura è quasi interamente inventata. Ma chi ha lavorato al film ha cercato in modo più affidabile possibile di raffigurare le caratteristiche dello stile di vita sociale e religioso della Russia del XV secolo, con le sue contese tra principi e le distruttive campagne punitive dei Mongoli.
Tarkovskij ha esplorato uno dei periodi più difficili della storia russa. Il giogo tataro-mongolo aveva gettato il Paese indietro di cento anni nel suo sviluppo, aveva distrutto molti mestieri, instillato il terrore tra la popolazione e per poco non aveva portato alla fine della Russia per come la conosciamo noi. Il film riflette un momento di svolta nella mente del popolo russo, chiamato in seguito “Rinascimento russo”.
Un ruolo importante nella rinascita spirituale del Paese fu giocato dai discepoli di San Sergio di Radonezh, celebri in Russia, uno dei quali fu il pittore di icone Andrej Rublev. Nel film, Andrej Rublev mantiene il voto del silenzio per anni e lo rompe solo alla fine della pellicola. L’attore Anatolij Solonitsyn, che interpretava il ruolo del pittore di icone, ha taciuto per quattro mesi interi per far risultare la sua voce abbastanza rauca e insicura durante le riprese della scena della rottura del voto.
L’epopea cinematografica in quattro parti di Sergej Bondarchuk, basata sul romanzo di Lev Tolstoj, è uno dei progetti più ambiziosi del cinema sovietico. Nel 1969 “Guerra e Pace” vinse l'Oscar come miglior film in lingua straniera.
Nelle riprese, che sono durate quasi sei anni, vennero coinvolti 58 musei sovietici e 40 industrie. Furono confezionati 9.000 costumi, così come repliche di armi e decorazioni delle guerre napoleoniche. Inoltre, furono costruiti 50 enormi set e otto ponti.
Le scene delle battaglie di Austerlitz e di Borodino coinvolsero 15 mila soldati dell’esercito sovietico, e per girarle furono utilizzate 23 tonnellate di esplosivo e 40 mila litri di paraffina, 15 mila granate fumogene, 2 mila petardi e 1500 granate. L'11° reggimento di cavalleria fu formato appositamente per il film. Dopo aver recitato in decine di altri film, è stato sciolto nel 2002.
Il 26 dicembre 1825 a San Pietroburgo, la capitale dell'Impero russo, iniziò una rivolta dei nobili in opposizione al regime zarista. I cospiratori, passati poi alla storia come Decabristi, miravano non solo a impedire l’ascesa al trono da parte del granduca Nikolaj, fratello del defunto imperatore Alessandro I, ma anche ad abolire l’autocrazia, far approvare una costituzione e abolire la servitù della gleba.
Dopo la soppressione della rivolta e l'esecuzione di diversi leader decabristi, i restanti 120 furono mandati ai lavori forzati o all’esilio a vita in Siberia. Le mogli li seguirono volontariamente. Tutti questi eventi sono raccontati in “Una stella di affascinante felicità” .
"Ho pensato a cosa abbia spinto questa giovane e fragile donna ad andare così lontano". Così si espresse l'attrice Irina Kupchenko, che interpretava il ruolo di Ekaterina, la moglie del principe decabrista Sergej Trubetskoj: “Lasciare tutto e viaggiare attraverso il Paese per suo marito… E queste donne non si consideravano eroine. Dopotutto, all’altare avevano giurato di restare al fianco dei loro mariti nella gioia e nel dolore, nella buona e nella cattiva sorte. Forse il senso di responsabilità per il destino del Paese comincia con la responsabilità verso una singola persona…”.
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Questo film epico in tre parti è basato sul romanzo omonimo dello scrittore sovietico Mikhail Sholokhov, Premio Nobel per la letteratura nel 1965. Racconta la tragica storia dei cosacchi del Don rimasti nel mezzo della sanguinosa Guerra civile, sulle rovine dell’Impero russo.
Il conflitto fratricida distrugge completamente i legami apparentemente forti tra le persone, mettendo amici e persino membri della stessa famiglia sui lati opposti della barricata. Allora, il figlio poteva essere in guerra contro il padre e il fratello contro il fratello.
“Il placido Don” ci mostra quanto perse e confuse fossero allora le persone, attraverso la figura del protagonista, il cosacco Grigorij Melekhov. Non ha idea di quale sia la parte giusta, quindi passa da un campo opposto all’altro, dai rossi ai bianchi e viceversa. Alla fine, comincia a rendersi conto che niente di buono può venire da un tale incessante agitarsi.
Il film “Ofitsery” (ossia: “Gli ufficiali”) racconta la storia dell’amicizia tra due comandanti dell'Armata Rossa, rimasta saldissima per quasi quattro decenni. Il loro destino li aveva portati dalla calda Asia centrale, dove durante la Guerra civile avevano combattuto contro i rivali locali del potere sovietico, i Basmachi, alla Cina, dove hanno resistito all’assalto dell’esercito giapponese, e infine sui fronti della Grande Guerra Patriottica contro la Germania nazista.
L’attore Georgij Jumatov, che interpretava Aleksej Trofimov, aveva una conoscenza di prima mano di cosa fosse la guerra. Aveva preso parte alle battaglie per la Crimea, alla liberazione di Bucarest, Budapest e Vienna. In una delle scene del film, dopo che Aleksej torna dalla Spagna, dove i professionisti militari sovietici avevano combattuto dalla parte della Repubblica nella Guerra civile, sua moglie vede il segno di una ferita sulla sua schiena. Questa è una vera cicatrice, rimediata da Jumatov durante la Seconda guerra mondiale.
“Ofitsery” divenne uno dei film cult del cinema sovietico, incoraggiando i giovani ad arruolarsi in massa nell’esercito. Una celebre frase di uno dei protagonisti del film – “C’è una tale professione: difendere la patria” – è diventata un modo di dire molto diffuso in Russia.
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