In passato abbiamo raccontato la storia delle grandi scrittrici contemporanee e dei personaggi femminili che hanno segnato la storia della letteratura. Ma oggi facciamo un passo indietro, e andiamo a conoscere le prime amazzoni della letteratura russa. Coloro che hanno spianato la strada verso la modernità.
1 / Zinaida Gippius (1869-1945)
Una delle prime femministe russe, Zinaida Gippius, seppe rompere con gli stereotipi di genere e fece un salto fuori dal sentiero tracciato dalla società per lei e per le altre donne. Amava destabilizzare il pubblico presentandosi in abiti maschili, e talvolta parlava addirittura di sé in termini maschili, soprattutto quando si riferiva alla sua poesia. Altre volte indossava volutamente abiti vistosamente femminili.
Proprio come suo marito, lo scrittore Dmitrij Merezhkovskij, anche lei era una filosofa; sosteneva la libertà spirituale, l’amore libero e divenne una delle rappresentanti più brillanti del simbolismo russo nella poesia. “Mi amo come Dio”, scriveva scandalosamente nei suoi versi, ammiccando all'individualismo.
Il loro appartamento nella Casa Murusi a San Pietroburgo era una mecca per i creativi della città. Dopo la Rivoluzione del 1917, lei e suo marito emigrarono all’estero, e a Parigi continuarono a essere due baluardi della cultura russa: attorno a loro si radunavano i russi che avevano lasciato la patria. Ma le poesie decadenti di Gippius non furono mai pubblicate nel paese sovietico.
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2 / Marina Tsvetaeva (1892-1941)
Il lavoro di Tsvetaeva è stato profondamente plasmato dal suo intorno. È nata a Mosca in una famiglia di creativi, circondata da musica e arte: suo padre era uno storico dell'arte, fondatore del Museo di Belle Arti “Pushkin”, sua madre una pianista. Forse è proprio per questo che le poesie di Tsvetaeva sono così dolcemente musicali, e la creatività ha segnato in modo molto profondo la sua esistenza.
Ma la vita di Tsvetaeva è stata caratterizzata anche da grandi tragedie, ed è per questo che le sue poesie hanno un’ombra nervosa, dei tratti frantumati, che si spiegano con la sua perenne sofferenza. I suoi versi sono al contempo impregnati di una sorprendente franchezza di sentimenti e di amore.
Sua figlia morì di fame durante la guerra civile; dopo essere emigrata, Tsvetaeva tornò in URSS nel 1939, giusto in tempo per l’inizio del Grande Terrore; suo marito fu arrestato e l'altra figlia passò 15 anni in un gulag e in esilio. Schiacciata dalla sofferenza, Tsvetaeva si suicidò.
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3 / Anna Akhmatova (1889 - 1966)
Il nome della Tsvetaeva è inseparabile da quello di Anna Akhmatova. Pur essendo - stilisticamente parlando - così diverse tra di loro, hanno comunque plasmato il linguaggio poetico di un intero secolo. Anche i primi versi di Akhmatova raccontano drammatici sentimenti d’amore; più tardi si trasformano in liriche civili sul destino del popolo e del paese.
Akhmatova è sopravvissuta alla repressione di suo marito e all'arresto di suo figlio, all'assedio di Leningrado e ai lunghi anni di divieto di stampa della poesia. Le code di donne disperate che cercano di conoscere il destino dei loro figli e mariti, durante gli anni del Grande Terrore, si riflettono nel più famoso poema della Akhmatova: “Requiem”.
Il suo profilo particolare è diventato il suo biglietto da visita e il suo volto è stato ritratto da celebri pittori, come Kuzma Petrov-Vodkin, Amadeo Modigliani e Nathan Altman.
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4 / Evgenija Ginzburg (1904-1977)
Nata a Mosca da una famiglia ebrea, Ginzburg ha studiato all’Università di Kazan e ha lavorato come giornalista. Nel 1937 fu arrestata per presunta partecipazione a un’organizzazione terroristica. Anche i suoi genitori furono arrestati, accusati di essere “padre e madre di un nemico del popolo”.
Dopo aver passato 10 anni nelle prigioni e nei campi, e quasi 10 anni senza poter tornare nella sua nativa Mosca, Evgenija Ginzburg ha prodotto uno dei primi resoconti delle atrocità del sistema sovietico di punizione e repressione. Il suo romanzo “Viaggio nella vertigine” è una testimonianza drammatica degli orrori dello stalinismo e del trattamento riservato alle donne in prigione. Il libro è stato pubblicato per la prima volta a Milano nel 1967. Ma fu solo dopo la morte dell'autrice, alla fine degli anni '80, che il libro apparve sulla stampa sovietica e fu ripreso, come Ginzburg aveva sperato, da suo figlio, il famoso scrittore Vasilij Aksenov.
5 / Nina Berberova (1901-1993)
Una biografia lunga quasi un secolo, intrisa di colpi di scena. Nina Berberova è nata e cresciuta a San Pietroburgo; uno dei suoi mariti fu l'importante poeta dell'età dargento Vladislav Khodasevich. Dopo la Rivoluzione del 1917, la coppia lasciò la Russia e visse a lungo a Parigi, ritrovandosi al centro della vita culturale dell’emigrazione russa.
Nel 1950 Nina decise di andare negli Stati Uniti senza conoscere assolutamente l'inglese. Ma imparò rapidamente la lingua, iniziò a pubblicare un almanacco sull'intellighenzia russa e ad insegnare lingua e letteratura russa in diverse università americane.
La principale eredità letteraria della Berberova è la sua autobiografia “Il corsivo è mio”, un tesoro di testimonianze dell'epoca e dei suoi contemporanei. Inoltre, la Berberova scrisse diversi romanzi, nonché una delle prime biografie di Chajkovskij, dove per la prima volta parlò apertamente dell’omosessualità del compositore russo; ha scritto poi il libro “La donna di ferro”, dedicato alla baronessa Moore Budberg, che fu l'amante di Maksim Gorkij e poi di Herbert Wells.
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