In termini di profondità e sottigliezza dell’analisi psicologica, Modest Musorgskij (1839-1881) potrebbe sicuramente rivaleggiare con Fjodor Dostoevskij o Lev Tolstoj. Nell’opera lirica “Boris Godunov” Musorgskij si dimostrò non solo il grande compositore che conosciamo, ma anche un eccellente librettista, e un visionario molto più avanti dei suoi tempi. Musorgskij ha aperto nuove strade scegliendo di evidenziare, in questo suo grande successo operistico, il drammatico conflitto tra lo zar e il popolo. Il compositore russo è arrivato al punto di dare al popolo il ruolo da protagonista nel “Boris Godunov”.
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Il teatro newyorkese Metropolitan Opera House descrive appropriatamente il capolavoro di Musorgskij come “un pilastro del repertorio russo”, osservando che lo spettacolo è stato rimesso in scena nella sua versione originale del 1869. La produzione di Stephen Wadsworth, con il basso tedesco René Pape come protagonista del “Boris Godunov”, descrive “la speranza e la sofferenza del popolo russo e dello stesso zar”. Qui date e info.
Questa triste storia di passione e avidità di Pjotr Chajkovskij (1840-1893) è ampiamente considerata l’apice della sua realizzazione artistica. Con il libretto composto da suo fratello Modest (1850-1916), il capolavoro è basato sul racconto omonimo di Aleksandr Pushkin. E ha tutto: passione, ossessione, paura e fuoco.
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L’opera è ambientata nella San Pietroburgo del XVIII secolo e ruota attorno a uno sfortunato giovane di nome Herman, ossessionato dal gioco d’azzardo. Herman sembra anche innamorato dell’affascinante Lisa, la cui nonna, una vecchia contessa, conosce il segreto delle “tre carte vincenti”. Herman porta la sua ossessione per il gioco troppo oltre e le cose vanno rapidamente fuori controllo.
Messo in scena da Matthias Hartmann, l’opera vede l’affascinante mezzosoprano russo Olga Borodina nei panni della contessa e il tenore russo Najmiddin Mavljanov nei panni di Herman. Nella nuova stagione, la più grande opera di Chajkovskij sarà diretta dal maestro Valerij Gergiev. Qui date e info.
“Sadko” è, di gran lunga, la miglior risposta musicale russa all’”Odissea” di Omero. Modestia a parte, Nikolaj Rimskij-Kórsakov (1844-1908) ha dato del suo lavoro una definizione di genere piuttosto insolita: “opera epica”. In effetti, il prolifico compositore ha creato una partitura musicale di proporzioni epiche, che richiede un cast eccezionale di interpreti e una soluzione non banale per ambientare quest’opera da sempre campione d’incassi. In “Sadko”, scene di massa drammatiche si alternano a episodi lirici accorati, caratterizzati dalla squisita bellezza delle melodie. L’opera si concentra su Sadko, un giovane musicista che sogna avventure incredibili e viaggi in terre lontane. Sadko rimprovera i ricchi mercanti solo per vanto e spacconeria, ma l’artista errante dovrà mettere in pratica le sue parole dopo il fatidico incontro con lo Zar del Mare. Il carismatico tenore Najmiddin Mavljanov, che si è esibito alla Royal Opera e al teatro Metropolitan Opera House, interpreta magistralmente Sadko in questa produzione pionieristica messa in scena da Dmitrij Chernjakov. Qui date e info.
Chajkovskij era un vero originale, che non ha mai seguito la massa. Quindi, invece di una storia di “zar, zarine, insurrezioni, battaglie e marce”, Chajkovskij si mise alle prese con un dramma umano intimo dal fascino universale. Con il mondo interiore dei personaggi bene in mente, Chajkovskij ha creato le sue “scene liriche in tre atti”, caratterizzate da una combinazione ideale di pathos, dramma e dignità.
L’“Eugenio Onegin”, basato sul famoso romanzo in versi di Pushkin, si concentra su una donna giovane e sentimentale, Tatjana Larina, che dichiara ingenuamente il suo amore a un uomo egocentrico. Evgenij Onegin, che, freddissimo, rifiuta l’amore di Tatjana e continua a vivere la sua vita. Quando si rende conto che potrebbe aver perso l’amore della sua vita, è ormai troppo tardi.
Il regista e scenografo all’avanguardia Dmitrij Chernjakov crea un’atmosfera di movimento drammatico all’Opera di Stato di Vienna, con due cantanti lirici che condividono il grande carisma sul palco: il baritono Andre Schuen nei panni di Onegin e Nicole Car in quelli di Tatjana. Qui date e info.
Dmitrij Shostakovich (1906-1975) ha scritto la sua prima opera quando aveva solo 22 anni. Era giovane, pieno di ironia e gioia. L’opera comica è basata sul racconto satirico di Nikolaj Gogol su un naso che scappa dal suo proprietario. Che altro resta da dire? “Il naso” di Shostakovich (il compositore stesso ha scritto anche il libretto) può essere tranquillamente definito un’opera dall’ironia fantasmagorica, perché l’assurdità della trama e dell’ambientazione di Gogol è moltiplicata cento volte dal linguaggio teatrale e musicale utilizzato dal geniale compositore.Il naso, messo in scena all’Opera Reale Danese da Alex Ollé, regista nato a Barcellona. Qui date e info.
Modest Musorgskij decise di dedicare quest’opera a uno dei periodi più turbolenti della storia russa. La cosiddetta Rivolta degli Streltsý del 1682 (l’anno in cui Pietro il Grande fu incoronato zar dopo la morte dello zar senza figli Fjodor Alekseevich, scavalcando il suo fratellastro Ivan) ispirò Musorgskij a scrivere la sua opera. Il meticoloso lavoro su “Khovanshchina” durò per quasi dieci anni, e Musorgskij lasciò la partitura incompiuta. Il compositore morì prima di riuscire a completare la sua opera principale. Fortunatamente, il suo lavoro finì nelle buone mani di grandi della musica come Rimskij-Korsakov, Shostakovich e Stravinskij, che completarono la “Khovanshchina”. E se l’opera di Musorgskij è probabilmente tanto complicata quanto gli intrighi di palazzo che affronta, una cosa è certa: Musorgskij non ha rivali quando si tratta di creare tensione psicologica e mistero virtuosistici. Il basso russo di fama internazionale Dimitrij Ivashchenko, la cui voce profonda e risonante riflette ogni aspetto della natura umana, interpreta il ruolo del principe Ivan Khovanskij, mentre il tenore Sergej Skorokhodov farà il suo debutto all’Opera di Parigi nei panni del principe Andrej Khovanskij. Il mezzosoprano georgiano Anita Rachvelishvili (che è diventata la più giovane cantante ad aprire una stagione della Scala, nel 2009) mostrerà la forza vellutata della sua voce nei panni di Marfa.
I veri appassionati di opera sceglieranno di andare ad assistere alla “Khovanshchina” all’Opéra Bastille anche per il leggendario direttore Hartmut Haenchen, che à stato formato da nomi come Pierre Boulez, Herbert von Karajan ed Evgenij Mravinskij. Qui date e info.
Mikhail Glinka (1804-1857), spesso indicato come il padre dell’opera russa, ha impiegato cinque lunghi anni per creare la sua fiaba operistica. Come si può intuire dal titolo, “Ruslan e Ljudmila” è basata sull’omonimo poema di Aleksandr Pushkin. Glinka ha apportato alcune modifiche ai dettagli della trama per la sua opera in cinque atti.
Nel giorno del suo matrimonio con Ruslan, Ljudmila scompare (non è una sposa in fuga, però, questa è tutta un’altra storia…). Lo zar Svetozar promette mezzo regno all’uomo che salverà e riporterà indietro la sua amata figlia.
Lealtà e amore vanno di pari passo in questa magnifica opera, che condanna la codardia e l’inganno. In “Ruslan e Ljudmila” Glinka gioca magistralmente con la luce e l’oscurità, la commedia e il dramma, i temi della musica orientale e occidentale. I personaggi mostrano la varietà della vita in tutto il suo splendore.
Il potente basso-baritono Evgenij Nikitin e il soprano Aigul Khismatullina brillano come stelle rispettivamente nei panni di Ruslan e di Ljudmila sul palco del Mariinskij. Qui date e info.
Iolanta è una ragazza bellissima, ma cieca, e non sa nemmeno della sua condizione. Vive in un castello con il suo amorevole padre, il re René, che ha proibito ai suoi sudditi di parlare della disabilità visiva di sua figlia. Ma quando Iolanta si innamora, le cose cambieranno.
“Scriverò un’opera che farà piangere tutti”, disse Chajkovskij mentre ci lavorava su. Detto fatto.
“Iolanta” è un inno al potere dell’amore che tutto conquista ed è una delle opere più poetiche e sublimi di Chajkovskij. Creata con sensibilità poetica e lirismo, è soffusa di un’atmosfera di luce e gentilezza, cosa rara per il genere operistico. Contiene un’intera selezione di bellissime melodie, arie e ensemble noti a tutti gli amanti della musica classica. “Iolanta” è stata rappresentata per la prima volta alla Kungliga Operan (Opera Reale Svedese) nel 1893. È tempo di un nuovo ritorno per l’ultima opera di Chajkovskij. Il soprano russo Olga Shcheglova interpreta il ruolo principale di Iolanta mentre René è incarnato dal basso Stanislav Shvets, che ha debuttato in Irlanda nel “Macbeth” di Verdi. Qui date e info.
Uno dei pilastri del repertorio operistico classico russo, il “Principe Igor” di Aleksandr Borodin (1833-1887) è basato sul “Canto della schiera di Igor”, il più grande monumento della letteratura russa antica. Scritto nel XII secolo, si concentra sulla sfortunata campagna del principe Igor contro i cumani nel 1185. Ignorando gli sfortunati segni premonitori, tra cui un’eclissi solare, Igor guida le sue truppe nella steppa contro il nemico. Il suo esercito viene sconfitto, Igor viene ferito e fatto prigioniero insieme ai suoi familiari. Nonostante tutto sia contro di lui, il principe alla fine riesce a fuggire con l’aiuto delle forze magiche della natura. La regista e coreografa belga Sigrid T’Hooft, una vera esperta nel campo della ricostruzione del teatro storico, ha fatto in modo che “Il Principe Igor” non perdesse il suo fascino. Qui date e info.
Surreale, oscuro e provocatorio, “L’angelo di fuoco” op. 37 non è mai stato messo in scena durante la vita del suo autore, Sergej Prokofiev (1891-1953). L’opera più mistica del compositore è basata su un romanzo del poeta simbolista russo Valerij Brjusov (1873-1924). “L’angelo di fuoco” ruota attorno a una giovane ragazza perseguitata dagli spiriti. Renata chiama uno di loro Madiel e sogna di essere la sua amante, ma non è l’unico uomo nella sua vita disperata, piena di illusioni.
L’inquietante “Angelo” di Prokofiev è messo in scena al Teatro Real di Madrid, in collaborazione con l’Opernhaus di Zurigo, dal pluripremiato regista teatrale spagnolo Calixto Bieito, noto per le sue interpretazioni non ortodosse di opere classiche. Qui date e info.
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