“La tenda rossa”, coproduzione sovietico-italiana (in russo: “Красная палатка”; “Kràsnaja palàtka”), fu l’ultimo lavoro del leggendario regista sovietico Mikhail Kalatozov (1903-1973).
Il film, basato su eventi reali, racconta la storia del Dirigibile Italia, della sfortunata spedizione polare di Umberto Nobile, precipitato nel 1928. Dopo una lunga ricerca dei membri dell’equipaggio, il rompighiaccio sovietico “Krasin” portò in salvo i sopravvissuti. La pellicola è stata parzialmente girata nell’Artico sovietico, sulla Terra di Francesco Giuseppe, nella Baia Tikhaja.
Sean Connery (1930-2020) interpretava il ruolo dell’esploratore norvegese dell’Artico Roald Amundsen, tragicamente morto durante le operazioni di salvataggio. L’attore scozzese, recentemente scomparso, aveva 38 anni al momento delle riprese, mentre il suo personaggio, nella realtà storica, al momento dei fatti ne aveva 55. Connery arrivò sul set per caso, sostituendo all’ultimo momento un altro attore che era stato scelto per il ruolo, ma si rifiutò poi di prender parte alle riprese.
Quella visita in Urss ha dato origine a molte leggende. Secondo una di queste, Connery chiese che gli fosse mostrato il film “Andrej Rubljov” di Andrej Tarkovskij. La pellicola, del 1966, era bandita in quel momento in Urss (sarebbe uscita solo nel 1971, e in pochi cinema, e poi nel 1987), ma alla fine riuscirono comunque a mettere in piedi una proiezione individuale segreta per il celebre attore straniero presso gli studi Mosfilm.
Connery era già una celebrità mondiale dopo diversi film di James Bond (“Agente 007 - Licenza di uccidere” uscì nel 1962), tuttavia, i film di 007 non erano mostrati in Urss, quindi nessuno conosceva l’attore. Boris Krishtul (1940-), che fu uno degli incaricati della produzione del film, ha scritto nel suo libro di memorie che prima di incontrare l’attore, i registi sovietici presero con sé una foto di Connery per riconoscerlo in aeroporto, e non fare figuracce.
LEGGI ANCHE: Cinema: Quattro film che legano Sean Connery alla Russia
Il famoso attore e bardo Vladimir Vysotskij (1938-1980) amava raccontare un’altra storia: Connery era deluso perché nessuno lo conosceva e non c’erano suoi fan in Urss, e chiese di organizzare un banchetto. Tuttavia, nessuno parlava inglese e quindi anche lì non si divertì troppo, anche perché i russi non facevano altro che bere e mangiare e poi se ne andavano. Quando tutte le bottiglie erano state scolate e il tavolo ormai era vuoto, Connery guardò un po’ sconsolato la scena e disse solo: “In effetti, è un Paese misterioso. Almeno questo è quanto raccontò Vysotskij, che, alcuni anni dopo, scrisse anche la canzone ironica “Pro Dzhejmsa Bonda, agenta 007” (“Su James Bond, agente 007”), in cui scherzava sull’attore spaesato in Urss, dove nessuno lo riconosceva. Al film “La tenda rossa” parteciparono anche attori italiani di primo piano, tra cui Claudia Cardinale e Massimo Girotti.
LEGGI ANCHE: Quando Sophia Loren recitava nei film sovietici: l’epoca d’oro delle coproduzioni
Altra coproduzione (Urss, Italia, Francia), questo film (in russo: “Подсолнухи”; “Podsolnukhi”), diretto da Vittorio De Sica (1901-1974), ha fatto piangere più di una generazione di spettatori. Una caparbia donna italiana si reca in Urss per cercare il marito, soldato scomparso sul fronte orientale della Seconda guerra mondiale. Dopo una lunga ricerca, si scopre che Antonio è sopravvissuto, ma ha sposato la donna russa che lo aveva salvato dalla morte certa per ipotermia durante la ritirata.
Le riprese si svolsero in parte in Urss. Si può vedere la protagonista Sophia Loren (1934-) camminare per Mosca, entrare nella stazione della metropolitana Léninskie Gory (oggi: Vorobjovy Gory), andare allo stadio Lenin (oggi: Luzhnikì), arrivare al Gum sulla Piazza Rossa. Inoltre, molte scene sono state girate in alcuni villaggi: il protagonista maschile (Marcello Mastroianni) viveva infatti in campagna.
Il traduttore (e, ovviamente, ufficiale del Kgb) Igor Atamanenko, assegnato al gruppo, ha ricordato che Mastroianni era incredibilmente amichevole, mentre con Sophia Loren non era facile avere a che fare. Era simpatica e conquistava tutti gli uomini, ma allo stesso tempo era incredibilmente esigente e a tratti capricciosa. Il freddo russo era duro da sopportare per lei, tanto che a volte non riusciva nemmeno a dire le sue battute in scena, e un’altra volta fece ritardare le riprese di due giorni, aspettando che da Roma arrivasse un rossetto speciale che non si screpolava al gelo.
“La star aveva un intero entourage tutto suo: sicurezza, cuoco, dottore, truccatore personale e massaggiatrice. Insieme alla Loren c’era anche suo marito, il produttore Carlo Ponti. Furono persino portati a caccia. Anche se le autorità locali le avevano già regalato pellicce e pelli d’orso e altri trofei in quantità. E non sto certo a parlare dei souvenir più piccoli, tipo tradizionali cucchiai di legno dipinti, che le venivano portati a borsate intere…”.
LEGGI ANCHE: Sette bei film in cui si narrano le avventure degli stranieri in Unione Sovietica
Liz Taylor (1932-2011), la regina di Hollywood, era nota al pubblico sovietico, ma dire che fosse molto popolare sarebbe un’esagerazione. Per non farla rimanere male di fronte a un’accoglienza molto più tiepida rispetto a quelle a cui era abituata in Occidente, i produttori americani chiesero persino di organizzare un picchetto d’onore in aeroporto, ma i russi rifiutarono.
Le riprese della prima coproduzione sovietico-statunitense, il film “Il giardino della felicità” (titolo originale inglese: “The Blue Bird”; in russo: “Синяя птица”; “Sinjaja ptitsa”), per la regia di George Cukor (1899-1983), si svolsero quasi interamente in Urss, dove l’attrice trascorse poco meno di un anno. In questo film musicale, basato sulla famosa opera teatrale del 1908 di Maurice Maeterlinck “L’uccellino azzurro”, Liz Taylor ricoprì diversi ruoli centrali.
Sono vari gli aneddoti che riguardano la presenza della star in Urss. Secondo uno di questi, gli studi della Lenfilm furono finalmente rinnovati per il suo arrivo e, per la gioia degli attori sovietici, furono persino installati dei nuovi wc di fabbricazione straniera.
Secondo un altro aneddoto, la Taylor aveva un debole per il Capo elettricista del film, Efim Zarkh (che assomigliava molto a Richard Burton, suo quinto marito) e, quando arrivava sul set, la prima cosa che faceva era andare ad abbracciarlo. Dopo la fine delle riprese, l’attrice regalò a Zarkh un suo enorme ritratto fotografico su tela. In generale, per i suoi comportamenti scostanti, lasciò luci e ombre nei ricordi dei colleghi sovietici.
Quelle memorabili visite di Liz Taylor in Unione Sovietica
Per utilizzare i materiali di Russia Beyond è obbligatorio indicare il link al pezzo originale
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email