Sei palazzi che gli imperatori russi regalarono ai loro amanti

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Gli imperatori e le imperatrici di Russia avevano favoriti e sposi non ufficiali. E uno dei doni più comuni per loro era una reggia faraonica

Palazzo Anichkov

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Il Palazzo Anichkov di San Pietroburgo, costruito e decorato da due architetti, il russo Mikhail Zemtsov e l’italiano Francesco Bartolomeo Rastrelli, apparteneva all’inizio ad Aleksej Razumovskij (1709-1771), favorito e sposo morganitico dell’Imperatrice Elisabetta (Elizaveta Petrovna), che glielo regalò nel 1757. Dopo la morte di Razumovskij, il palazzo entrò in possesso di Caterina II che, a sua volta, lo regalò al suo amante, Grigorij Potëmkin (1739-1791), che impiegò l’architetto Ivan Starov per rifare l’edificio.

 

Palazzo di Gatchina

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Il palazzo di Gatchina, situato 50 chilometri a sud di San Pietroburgo, nell’omonima località, è stato costruito dall’architetto italiano Antonio Rinaldi per il conte Grigorij Orlov, favorito dell’Imperatrice Caterina II. Nel 1765, Orlov ricevette la tenuta come regalo da parte dell’Imperatrice, ma non ebbe molto tempo per godersi la dimora ultimata. Morì infatti nel 1783, appena due anni dopo la fine dei lavori. Più tardi, l’Imperatrice riacquistò la tenuta dagli eredi di Orlov e la donò a suo figlio, il Granduca Paolo I. Per il futuro Imperatore, quella fu sempre la reggia preferita, e ne ordinò un ulteriore abbellimento all’architetto italiano Vincenzo Brenna.

 

Palazzo di Marmo

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Un altro palazzo che Caterina II regalò a Orlov era il Palazzo di Marmo, progettato per essere costruito non lontano dalla residenza imperiale da parte di un altro architetto italiano, Antonio Rinaldi, che usò ben 32 tipi di marmi (da cui il nome). Ma l’amante dell’imperatrice non visse abbastanza per vedere i risultati del lavoro di Rinaldi. Dopo la morte di Orlov, Caterina lo acquistò dagli eredi e lo regalò al nipote Konstantin Pavlovich (1779-1831), figlio di Paolo I. Oggi l’edificio ospita il Museo di Stato Russo.

 

Palazzo Bobrinskij

Fonte: GoogleMapsFonte: GoogleMaps

Questa villa padronale sul Lungofiume del Canale del Nuovo Ammiragliato a San Pietroburgo ospita una delle facoltà dell’Università di Stato di San Pietroburgo, ma i suoi inizi possono esser fatti risalire alla fine del XVIII secolo. L’Imperatrice Caterina II lo donò al suo favorito Platon Zubov, 40 anni più giovane di lei. Dopo che Paolo I ereditò il trono, il palazzo fu conferito al conte Aleksej Bobrinskij, figlio non ufficiale di Caterina II e di Grigorij Orlov. Da allora in poi il palazzo rimase della proprietà della famiglia Bobrinskij (a inizio Ottocento fu uno dei centri della vita culturale della capitale, spesso frequentato anche da Pushkin) fino alla Rivoluzione del 1917.

 

Dimora di Anna Lopuchina

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Una delle favorite di Paolo I, Anna Lopuchina, viveva a Mosca, ma dovette trasferirsi a San Pietroburgo su richiesta del suo amante. L’Imperatore voleva vederla il più spesso possibile, per cui nel 1798 le acquistò su un Lungoneva una villa precedentemente di proprietà dall’ammiraglio Osip de Ribas. Quando Anna si sposò (Paolo I, fondamentalmente, organizzò il matrimonio con l’amore infantile di lei, il principe Pavel Gagarin), ricevette dall’Imperatore anche l’edificio confinante, come regalo di nozze. L’architetto italiano Giacomo Quarenghi unì i due edifici in un unico palazzo a due piani con un giardino pensile.

 

Villa di Matilda Kshesinskaja

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Nel 1892 il futuro zar Nicola II (sarebbe salito al trono due anni più tardi) acquistò un palazzo su Corso Inghilterra, a San Pietroburgo, per la sua amante, la ballerina del Bolshoj Matilda Kshesinskaja (presto uscirà in Russia un film molto discusso sulla loro relazione). Questo edificio a due piani, con un piccolo giardino e una scuderia, rimase la sua casa fino al 1906. Quando la storia d’amore con lo zar finì, decise di lasciare la residenza e costruì una nuova villa all’angolo tra Corso Kronverskij e la via Bolshaja Dvorjanskaja. Come ha ricordato nelle sue memorie (è morta a 99 anni, a Parigi, nel 1971), fu difficile per lei lasciare la casa in cui aveva trascorso tanti giorni felici, ma allo stesso tempo sentiva di non poterci rimanere, perché là tutto le ricordava il suo “Niki”.

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