Il teatro Sovremennik.
: Lori/Legion MediaUno dei più grandi teatri di Mosca, il Sovremennik, il 15 aprile festeggia il suo 60mo compleanno. È considerato uno dei principali simboli del Disgelo, gli anni Sessanta, quando nel Paese inizia una relativa opera di democratizzazione. È il periodo in cui viene meno il culto di Stalin, la censura si allenta e viene pubblicato “Un giorno nella vita di Ivan Denisovich”, dedicato ai campi di lavoro staliniani.
Il Sovremennik è stato il primo teatro sovietico a nascere senza ordine da parte del governo. Venne fondato su iniziativa di un gruppo di giovani attori laureatisi alla Scuola di Teatro dell’arte, che portava avanti un programma teatrale molto diverso rispetto a quello ufficiale.
Lo spettacolo "Vivi per sempre". Fonte: ufficio stampa
Il direttore artistico Oleg Efremov e i suoi attori lavoravano sulle idee di Konstantin Stanislavskij, sul “teatro vivo” e sul “teatro aleatorio”. Il nuovo teatro Sovremennik non si opponeva politicamente così come faceva il Teatro Taganka di Yurij Lyubimov, fondato poco più tardi, ma è ugualmente considerato rivoluzionario perché, per la prima volta, permetteva ai propri attori di parlare liberamente sul palco, come fossero per strada. Inoltre, ciò che veniva narrato in scena riguardava storie totalmente contemporanee.
Il 15 aprile 1956 il Sovremennik aprì con uno spettacolo basato su un’opera di Viktor Rozov, che successivamente venne usata per il film “Quando volano le cicogne” di Mikhail Kalatozov, vincitore della Palma d'oro come miglior film al Festival di Cannes nel 1958.
Durante una tournée in Italia. Fonte: ufficio stampa
Gli spettatori rimasero così impressionati da questa storia, dalla sua sincerità e dalla brillante interpretazione che non volevano andarsene dal teatro. E si fermarono a discorrere con gli attori fino all’alba. Da lì nacque una nuova estetica, una specie di risposta al nuovo movimento europeo che dava voce alla gente normale.
Per cinque anni il teatro non ebbe a disposizione un palcoscenico proprio e gli attori si ritrovavano a recitare in diversi luoghi. Nel 1961 riuscirono a ottenere un edificio in Piazza Mayakovskaya, prima appartenente a un ristorante, che si convertì in poco tempo in una mecca per l’intellighenzia moscovita. Trovare biglietti era impossibile. E nel teatro le luci restavano accese anche di notte. Gli attori, lì, lavoravano senza sosta.
In quel luogo, dicono, regnava un modo più democratico di fare le cose: tutte le decisioni venivano prese da un consiglio di artisti formato dagli stessi attori che avevano fondato il teatro.
Durante una tournée in Germania. Fonte: ufficio stampa
Nella decada degli anni Settanta il teatro si ritrovò ad affrontare una profonda crisi. Terminò il Disgelo e iniziò un’epoca di pressione politica. A Oleg Efremov venne offerta la direzione della Scuola di Teatro dell’arte, uno dei principali concorrenti del Sovremennik, e il direttore lasciò così il teatro insieme ad alcuni attori. Si diceva che il Sovremennik rischiasse di scomparire. Ma riuscì a superare la crisi, ripartendo da un nuovo edificio situato in un’altra zona di Mosca, a Chistye Prudy.
La direzione del teatro venne quindi assunta da Galina Volchek, che invitò a collaborare giovani attori, diventati negli anni stelle del teatro russo: Valerij Fokin, Iosif Raichelgauz, Roman Viktyuk.
Viaggio a New York. Una foto con Al Pacino. Fonte: ufficio stampa
Per la prima volta sul palcoscenico si parlò di narcotraffico, grazie alla rappresentazione tratta dalla storia “Il patibolo” di Chingiz Aitmatov, o di prostituzione, nell’opera teatrale “Stelle nel cielo mattutino” di Aleksandr Galin. “Un duro viaggio”, l’impressionante opera autobiografica di Evgeniya Ginzburg, fu la rappresentazione di maggior successo e permise al teatro di ottenere un grande successo anche all’estero, in Germania e Finlandia.
Durante una tournée a New York, nel 1997, il teatro ricevette il premio Drama Desk Award, che mai era stato assegnato a un teatro straniero.
Negli ultimi anni il teatro è cambiato molto. Ma continua a trovare l’appoggio e l’affetto del pubblico e della critica.
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