La regista Alessandra Giuntini. Fonte: archivio personale
Da Magadan a Perm, da Omsk a Krasnoyarsk, Alessandra Giuntini, attrice e regista, da anni collabora con i teatri regionali russi. Dopo aver studiato recitazione a San Pietroburgo, ora lavora a Kurgan, dove sta allestendo lo spettacolo “La bisbetica domata” di Shakespeare (in scena il 5 e 6 marzo 2016).
Abbiamo chiesto ad Alessandra cosa sia per lei il teatro russo nella provincia, perché le piaccia così tanto lavorare nella Russia più profonda e al contempo perché non veda il suo futuro in questo Paese.
“Prima, quando ho iniziato a girare per la provincia, l’adrenalina era alta. Ora invece mi sono abituata. Ormai è il decimo anno in Russia”, racconta. Per lei tutto è iniziato con il “Laboratorio” per giovani registi, grazie al quale i giovani talenti venivano messi in contatto con un teatro regionale, dove proponevano un progetto di spettacolo. Se poi il lavoro piaceva al teatro e agli spettatori, c’era la possibilità di portarlo in scena.
“Il mio primo laboratorio è stato a Lysov. Là però lo spettacolo non è stato accettato. Poi è stata la volta di Magadan, dove il mio progetto “Lettere d’amore” è entrato nel programma del teatro. A Omsk ho allestito “Mamma Roma” di Pasolini, mentre a Krasnoyarsk “La strada” di Fellini”.
Il primo approccio non è stato semplice. “Inizialmente mi ero quasi spaventata. Mi dicevano che in provincia sarebbe stato difficile. Invece quando sono arrivata ho conosciuto molte persone che poi sono diventate amici - racconta -. Ogni città in Russia ha almeno uno o due teatri: un teatro delle marionette, un teatro per il balletto, per l’opera... Ognuno è specializzato in qualcosa. In Italia non è così: da noi, per esempio, ci sono pochi teatri delle marionette”.
In tutti questi anni Alessandra ha viaggiato molto. “Krasnoyarsk è una città incantevole, con spettatori molto sensibili - dice -. Quando viene proposto qualcosa di nuovo, la gente accorre. Inoltre le opere drammatiche a Omsk sono di grande qualità e gli artisti non hanno niente da invidiare ai colleghi di San Pietroburgo o di Mosca. Il teatro di qualità può essere fatto ovunque, anche con pochi mezzi a disposizione. Certo, serve qualcuno che si prenda cura del teatro, come avviene nel teatro Tyuz di Krasnoyarsk. Prima che arrivasse il direttore artistico Roman Feodori, per esempio, questo teatro non lo conosceva nessuno. Ora il Tyuz partecipa ogni anno al premio Maschera d’oro (il premio nazionale russo per il teatro, ndr). Non sono mai stata a Novosibirsk, ma dicono che anche lì, grazie al direttore artistico Aleksej Kriklivyij, il teatro Globus sia molto buono”.
La qualità del teatro in Russia, secondo Alessandra, è veramente alta. “Il teatro russo vince su molti teatri europei - spiega -. Certo, il teatro di repertorio in Russia talvolta riduce la possibilità di esprimersi liberamente, ma gli attori continuano a sperimentare lo stesso e a crescere. Invece all’estero ho trovato più di qualche volta poca professionalità proprio da parte degli attori”.
E a proposito della Russia: “È un Paese eccezionale e grandioso. Ma ogni tanto qui mi sento poco sicura, e non solo per strada. Anche in teatro ogni tanto mi sembra di dovermi esprimere con attenzione. In un certo senso tutto ciò mi piace perché comporta una sorta di provocazione, di adrenalina. In Europa questa provocazione già non esiste più. La gente è abituata al fatto che si possa fare di tutto. Ma provate a mostrare scene di sesso in un teatro russo. Ecco allora che entra in gioco il cervello. E si attiva ancora di più la fantasia”.
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