Alla settima edizione del festival "Petrushka" hanno partecipato quindici spettacoli provenienti da cinque diversi paesi. Il Gran Premio (un busto bronzeo di Petrushka, pronipote di Pulcinella) è uscito per la prima volta dalla Russia ed è stato assegnato in Italia (Foto: Tatiana Andreeva)
Il Gran Premio della settima edizione del Festival internazionale dei teatri di marionette "Petrushka Velikij", che si svolge a Ekaterinburg, è andato al napoletano Gaspare Nasuto, maestro del tradizionale personaggio napoletano Pulcinella, antenato del russo Petrushka. Gli spettatori vedono l'artista solo prima che cominci lo spettacolo, quando Nasuto non tanto saluta, quanto piuttosto passa in rassegna il pubblico in sala. Gli spettacoli dell'artista sono un fuoco d'artificio, fatto di gioia di vivere e arricchito da cinque secoli di tradizione.
Pulcinella ha un cugino russo, Petrushka |
Gli spettatori ridono e si innamorano perdutamente di Pulcinella, un personaggio non certo irreprensibile dal punto di vista morale. Il marionettista Gaspare Nasuto ci ha lasciato intravedere i trucchi del suo mestiere.
"Sono nato in un luogo dove l'atmosfera stessa è satura di teatro. Da bambino ebbi la fortuna di conoscere una generazione di marionettisti ormai scomparsa. Quando ero un ragazzino, la maggior parte dei miei amici non solo erano adulti, ma erano proprio dei vecchietti. Mi raccontavano le loro storie; si può dire che mi trasmettevano, e che io apprendevo dalle loro labbra il codice segreto della loro professione. E non c'erano altri modi di imparare: nessun burattinaio ha mai scritto per i suoi allievi un manuale o un testamento artistico".
Gaspare Nasuto è un marionettista e scultore, vincitore di oltre una ventina di premi internazionali. Fa questo mestiere dal 1989, ed è uno dei maggiori conoscitori della tradizione dei burattini napoletani (le "guaratelle"), il più antico tipo di burattini, noti fin dal 1500. La caratteristica peculiare dei suoi spettacoli è la voce di Pulcinella, ottenuta grazie a una sorta di fischietto (la "pivetta") che il burattinaio parlando tiene tra la lingua e il palato, e poi sposta all'interno della guancia quando parla per gli altri personaggi. Alla Domus Pulcinella di Napoli Nasuto sta formando una nuova generazione di marionettisti, oltre a insegnare intaglio nel legno.
Anche lei tramanda ai suoi allievi la ricchezza di quel sapere?
Al momento ufficialmente ho un solo allievo, Angelo Gallo, un calabrese con cui lavoro da cinque anni; anche con lui l'insegnamento è "dal vivo". Mi capita di tenere delle lezioni nelle accademie, nelle scuole di teatro, ma l'arte non si può trasmettere in quella maniera.
Come mai ha un solo allievo, la sua è una professione che non va di moda?
Si pensa che un marionettista capace di scrivere una pagina nuova nella tradizione di quest'arte compaia non più di una volta ogni trenta, quarant'anni. È un mestiere fuori dal comune, per il quale si richiede una dote rara quale è la vocazione. Questa non è una professione per molti; anzi, una folla di allievi potrebbe calpestare la tradizione. Molti sono capaci di intagliare nel legno una marionetta, ma ben altra cosa è darle vita sulla scena.
Qual è la sua marionetta preferita?
La Morte.
Foto: Tatiana Andreeva
Quali tipi di legno sono più adatti per realizzare le marionette?
Io ne impiego diversi. Lavoro molto con il ritmo e la percussione, e ciascun tipo di legno ha un suono che gli è proprio. Ad esempio, il faggio dà un suono secco e chiaro. Pulcinella ha la testa e le mani di faggio, ciò che gli permette di dare il ritmo.
Foto: Tatiana Andreeva
Il suo Pulcinella non si limita a tamburellare, ma fa dei numeri incredibili... Lei probabilmente è un tale virtuoso che con le mani riesce a fare dei giochi di prestigio?
Io no, ma ho degli amici molto capaci, tra cui anche dei bari... In realtà, nel lavoro del marionettista la posizione delle braccia è estremamente scomoda (sono sempre alzate, il sangue non vi circola bene e le si sente formicolare). Per non far perdere loro plasticità, bisogna abbassarle e fare dei movimenti circolari per riattivare la circolazione sanguigna. Il pubblico non se ne accorge.
In sostanza, durante lo spettacolo bisogna lavorare con tutto il corpo: io faccio così, e insegno lo stesso metodo ai miei allievi. Questo è uno dei motivi per cui ritengo che il marionettista sia un attore: perché non lavora solo con un oggetto, ma anche con se stesso, con il proprio corpo.
Il festival delle marionette teatrali "Petrushka Velikij" si tiene ogni due anni negli Urali, presso il teatro delle marionette di Ekaterinburg. Alla settima edizione di "Petrushka" hanno partecipato quindici spettacoli provenienti da cinque diversi paesi. Il Gran Premio (un busto bronzeo di Petrushka, pronipote di Pulcinella) è uscito per la prima volta dal territorio della Russia.
Lei, un po' come Giulio Cesare, è in grado di scrivere con una mano, tamburellare con l'altra, tenere il ritmo con i piedi e parlare con voci diverse. Queste sue capacità sceniche trovano applicazione nella vita di tutti i giorni?
Non me lo ero mai domandato. Però a volte mi chiamano a tenere dei corsi di riabilitazione per persone con capacità motorie limitate. Per loro è importante far lavorare le estremità, esercitarle sotto forma di gioco. Spesso però si dimentica che il controllo del proprio corpo comincia dalla libertà del respiro.
Esistono dei libretti o delle sceneggiature scritte dei suoi spettacoli?
Non possono esistere per definizione. Ogni spettacolo è diverso dagli altri. Io uso la tecnica dell'improvvisazione (non perché sia particolarmente bravo, ma perché faccio questo mestiere da oltre un quarto di secolo), e ho imparato ad ascoltare il pubblico. Se qualcuno ride, io capisco chi è, e la marionetta reagisce proprio alla risata di quella persona. Io il pubblico non lo vedo, come lei può immaginare. Quello di saper lavorare per il pubblico è un obiettivo che mi sono posto fin dall'inizio.
Gaspare Nasuto, vincitore del primo premio (Foto: Tatiana Andreeva)
Come se la cava nei casi in cui il pubblico sia difficile, poco reattivo?
So per esperienza che la riuscita dello spettacolo si decide nei primi due o tre minuti: in quei momenti bisogna lavorare molto sull'empatia, sul coinvolgimento degli spettatori, bisogna prepararli al fatto che tra un attimo accadrà qualcosa di straordinaria importanza; il senso di attesa calamita la loro attenzione.
Si può influenzare la sala con il tempo-ritmo; un pubblico poco attento si concentrerà sui movimenti lenti. Se gli spettatori reagiscono a un piccolo movimento, capisco che lo spettacolo è riuscito: in sala c'è un buon pubblico, malleabile.
Io giro il mondo con i miei spettacoli, e dappertutto si verifica la stessa situazione: nel corso dello spettacolo il pubblico comincia a provare un attaccamento emotivo e quasi fisico per la marionetta: vogliono avvicinarsi, toccarla. Inutile nasconderlo: quando vedi una persona adulta che si sporge per baciare un pupazzo di legno, capisci che dietro c'è un'empatia assai profonda.
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