Il Teatro delle ombre di Mosca esiste dal 1944. Dagli anni Sessanta è guidato da un nuovo direttore artistico, che introdusse la nuova tecnica delle figure sul paravento (Foto: Alexander Savelyev)
“Vuoi vedere le ombre che teniamo nel nostro deposito?” Confesso che questa domanda mi ha spiazzato quando sono arrivato al Teatro delle ombre per ragazzi di Mosca. Il palazzo dove ha sede il teatro è in ristrutturazione e per questo il teatro affittava un magazzino in una zona industriale della città. Mi chiedevo con stupore come si potessero custodire delle ombre e ho scoperto che è possibile. Le ombre sono come marionette, protette da uno schermo e visibili solo nella penombra.
Quella del teatro delle ombre è un'arte orientale che pare aver avuto origine in Cina, all'epoca della dinastia Han nel II secolo a.C.. Secondo la leggenda, l'imperatore Wu, sconvolto dal dolore per la morte della sua concubina preferita, avrebbe ordinato di fabbricare una figura piatta che riproducesse le sue fattezze con della pelle d'asino e della stoffa colorata. L'imperatore non aveva osato commissionare una figura normale forse per ragioni di ordine religioso, ma l’ombra prendeva vita dietro un drappo di seta.
Il teatro delle ombre è giunto poi fino a noi in Europa nel 1767 per opera di missionari francesi che arrivano dalla Cina. In Russia quest’arte è penetrata solo alla fine del XIX secolo.
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La partitura della coda
“Quando frequentavo l’Istituto teatrale, da noi non s’insegnava il teatro delle ombre - racconta l'attrice Larisa Volkova -. Occorreva imparare tutto sul campo”. Larisa Volkova ha cominciato a lavorare in teatro nel 1991 subito dopo la fine della scuola. All'inizio ha lavorato come radiotelegrafista e poi ha partecipato a degli sketch teatrali. Quindi le hanno affidato la coda della tigre in uno spettacolo per bambini.
“Nel nostro spettacolo, Il circo, c'era una tigre” spiega l'attrice. “A muovere il corpo era un attore, mentre le zampe anteriori e posteriori erano manovrate da altri due attori. Io non facevo che chiedere: “Datemi la coda!” E il regista mi diceva: “Muovere la coda non è facile”. Ma io obiettavo: “Ma cosa c'è di difficile? La prendi in mano e la muovi”. “Ma come non sai che esiste una partitura della coda?”
E dire che pensavo che bastasse nuoverla di qua e di là, e invece esisteva tutta una partitura della coda! Se non muovi la coda nel modo giusto, rischi di far cadere la tigre sul suo sedere e non è bello. E poi la tigre ha il suo carattere: quando è nervosa, muove la coda in un certo modo e quando avvista una femmina, la muove in modo completamente diverso... La mia coda mi piaceva molto e mi mettevo persino a conversare con lei”.
Larisa non parla solo con la coda, ma anche con tutte le altre figure: le figure sono come dei bambini, è inutile arrabbiarsi con loro. Bisogna trovare l'approccio giusto. E se ti metti d'accordo con loro, i tuoi tormenti sono cento volte ricompensati”.
Barmalej nel regno delle ombre
Il Teatro delle ombre di Mosca esiste dal 1944. Ma negli anni '60 giunse un nuovo direttore artistico, Emil Mej, che introdusse una nuova tecnica, quella delle figure sul paravento. Utilizzando questa tecnica combinata il teatro ha allestito nel 1963 il suo spettacolo record d’incassi, Dottor Ajbolit, adattamento dell’omonima fiaba di Kornej Chukovskij.
Dire che questa fiaba era popolare in Unione Sovietica è dire poco. La storia del dottore che insieme a delle belve addomesticate si trasferisce in Africa per salvare le scimmie dall’angina e dalla scarlattina è una delle fiabe più popolari e citate del suo tempo. Altrettanta popolarità si conquistò anche l’eroe negativo della fiaba, Barmalej, che amava cibarsi di bambini piccoli e ostacolare in tutti i modi la missione umanitaria di Ajbolit. La fiaba era stata rappresentata con la benedizione dello stesso patriarca della letteratura per ragazzi russa, Kornej Chukovskij, che allora aveva 82 anni. Di lì a qualche anno Chukovskij morì, ma lo spettacolo continua a essere rappresentato nel teatro da più di mezzo secolo.
Foto: Ufficio stampa
Si tratta dello spettacolo più vecchio tra quelli rappresentati, mentre l’ultimo, Sherlock, ispirato a tre racconti di Arthur Conan Doyle, lo si sta ancora provando e verrà messo in scena all’inizio della prossima stagione. “Dobbiamo cercare di attrarre un pubblico di adolescenti e di adulti”, dice la direttrice del teatro, Margarita Modestova, “Finora il nostro teatro si è sempre rivolto a un pubblico di bambini e i nostri spettatori più fedeli, non appena raggiungono i 10-12 anni d’età, smettono di venire da noi. Per questo abbiamo deciso di puntare su Sherlock Holmes”.
Il Cavallino gobbo sulla nave d’assalto anfibia
Tuttavia, gli spettacoli per i più piccoli godono di una grande popolarità tra i marines. Il teatro è andato in tournée nella città di Severomorsk, nella penisola di Kola oltre il Circolo Polare Artico, dove l’acqua come per miracolo non ghiaccia a causa delle correnti calde. Gli attori sono stati ospitati su una grande nave d’assalto anfibia, la Mitrofan Moskalenko, che ha una stazza di 1400 tonnellate.
“È dotata di una stiva speciale per il trasferimento di carri armati e veicoli blindati” racconta Larisa Volkova. “Di carri armati in quel momento non ce n’erano e così noi abbiamo vissuto per tutta la durata della tournée nella stiva. Scendevamo a terra solo per allestire gli spettacoli per i bambini e poi tornavamo indietro. Bisognava trovare il modo di ringraziare i marinai per la loro ospitalità, ma il nostro è un repertorio solo per bambini. La nostra pièce più militare era Il cavallino gobbo, la fiaba di Petr Ershov sulle imprese di un contadino e di un cavallino gobbo. Sulla nave si sono radunati gli ufficiali e i marines e abbiamo messo in scena per loro questa pièce. Ha fatto il tutto esaurito. Alcuni marines si sono così commossi che hanno persino pianto”.
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