Ogni città del mondo ha una propria torta della tradizione; quella di Mosca porta il nome stesso della capitale, “Moskva”, ed è stata creata nel 2015 come torta ufficiale della capitale russa, dopo uno speciale concorso al quale hanno partecipato 200mila cittadini degustatori! Nonostante la “giovane età” di questa torta, tutti la conoscono e ritengono che porti con sé il sapore dei ricordi più felici. Ecco a voi la ricetta!
Oggi il caffè Raf lo si può ordinare in qualsiasi bar di Mosca, proprio come l’espresso o il cappuccino. Ma questa bevanda è nata solamente pochi anni fa quando un tal Rafael Timerbaev, cliente abituale di un bar a Kuznetsky Most (quartiere centrale di Mosca), scontento del caffè che gli veniva servito, provò la ricetta preparata appositamente per lui dal barista, stanco delle sue lamentele: un espresso con panna e zucchero vanigliato. Rafael si rivelò così contento, che il barista decise di proporre quel nuovo caffè anche ad altri clienti e lo inserì nel menu. La bevanda fu ribattezzata “Raf” e oggi la si può trovare in diverse versioni, con l’aggiunta di cannella, sciroppo all’arancia, lavanda, miele o addirittura “corretto” con del liquore.
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Immaginate un tenero soufflé arioso con un ricco aroma di crema, accompagnato da un biscotto morbido e da uno strato sottile di cioccolato fondente di alta qualità. Questa è la torta da sogno che tutti i russi conoscono con il nome di “ptichje molokò”.
La torta “ptichje moloko” dell’era sovietica ha radici polacche. Nel 1930 il pasticciere di Varsavia Jan Wedel inventò dei cioccolatini soufflé che chiamò “ptasie mleczko”. I dolcetti erano così popolari che dopo un po’ si diffusero in Russia. Nel 1978 la ricetta venne finalmente trasformata nella leggendaria torta “ptichje moloko”. Il pasticciere di Mosca Vladimir Guralnik ricorda che ci vollero sei mesi per perfezionare la complicata ricetta.
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Queste insalate non sono altro che una gustosa reinterpretazione della famosa “Olivie”, conosciuta in Europa e in Italia con il nome di “insalata russa”.
L’insalata “Stolichnyj” (della capitale) è apparsa nel 1939 quando uno degli ingredienti principali della “Olivie”, la quaglia, fu sostituito con il pollo.
Negli anni ’60 il pollo cedette il posto alla “Doktorskaja kolbasà”, il “salame del dottore”: nacque così l’insalata “Moskovskij” (di Mosca).
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Il nome della zuppa rassolnik deriva dalla parola “rassol”, ovvero la soluzione acquosa e salata delle verdure sott’aceto. Esistono diverse maniere per la preparazione di questa zuppa, le più diffuse però sono le ricette seguite a Mosca e Leningrado (oggi San Pietroburgo). Le differenze sono sostanziali:
il rassolnik di Leningrado, per esempio, si fa con il brodo di carne e prevede l’utilizzo dell’orzo perlato. Come alternativa all’orzo si può utilizzare il riso. E la zuppa ovviamente viene servita con panna acida.
Il rassolnik di Mosca, invece, viene preparato con brodo di pollo: è questa la differenza principale tra le due ricette. Nell’antichità la ricetta prevedeva anche l’aggiunta di reni di vacca: un dettaglio che oggi non viene più seguito. La versione moscovita inoltre prevede abbondante pepe.
Il kalach è la varietà più antica di pane bianco in Russia (qui la nostra Enciclopedia del pane russo). Le prime menzioni al kalach figurano in alcuni documenti risalenti al XIII secolo e legati alla città di Murom, nella Regione di Vladimir (280 km a est di Mosca), da dove in seguito il kalach arrivò a Mosca.
I kalaci di Mosca assomigliavano a una ghiria di ghisa, il tipico peso russo per fare esercizio in casa. La parte bassa era rotonda e morbida e quella superiore era simile a una maniglia di impasto croccante. I kalaci venivano afferrati proprio per questa maniglia, che non veniva mangiata. A volte i moscoviti la buttavano a terra, a volte la davano ai poveri. Il fatto è che le persone avevano spesso le mani sporche, non avevano la possibilità di lavarsele prima di mangiare e la maniglia di pasta secca aveva una funzione igienica.
Il kalach era venduto in tutti i mercatini, in speciali bancarelle, spesso congelato, di modo da mantenerlo più a lungo fresco. Al momento dell’acquisto veniva scongelato con una speciale procedura, in un panno caldo e, grazie alle qualità eccezionali dell’impasto, non differiva, al gusto, da un kalach appena sfornato.
La “sayka Filippov” è fatta con un impasto dolce, morbido e arioso, condito con un’abbondante cascata di uvetta. La sua storia affonda le radici nel XIX secolo, quando il leggendario panettiere e commerciante moscovita Ivan Filippov fondò alcune panetterie: il suo pane e la sua “sayka” erano a detta di tutti i più buoni della città! La gente aveva soprannominato Filippov “il re dei panettieri di Mosca”. I suoi dolci erano talmente popolari che venivano serviti anche sulla tavola dell’imperatore Alessandro II.
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