La Russia intende promuovere a Davos un’agenda che abbia come obiettivi principali l’area Asia-Pacifico e il forum economico dell’Estremo Oriente.
ReutersNel 2016 al Forum Economico Mondiale, che avrà luogo nella cittadina svizzera di Davos, la delegazione russa sarà guidata dal vice premier e portavoce plenipotenziario della presidenza in Estremo Oriente, Yurij Trutnev, già a capo del comitato organizzatore del Forum economico di Vladivostok. La notizia sarebbe stata comunicata al giornale economico Vedomosti dall’addetta stampa del primo ministro Dmitrij Medvedev, Natalya Timakova.
A detta degli esperti, questa decisione starebbe a indicare che per la delegazione russa a Davos il tema principale in agenda sarà quello della svolta economica a Oriente, già annunciata nel 2014, il cui scopo sarebbe quello di incrementare la cooperazione tra la Russia e i Paesi asiatici.
“La Russia intende dimostrare agli investitori asiatici di essere disponibile a cooperare su vari progetti, in primis nell’Estremo Oriente, in quanto quest’area rientra nei suoi interessi economici”, sostiene Georgij Vashchencko, responsabile della sezione operazioni finanziarie sul mercato azionario russo di “Freedom Finance”. Stando alle sue affermazioni, i principali temi in discussione riguarderanno il settore della produzione energetica, l’estrazione di petrolio e gas, nonché l’aeronautica. Inoltre, fin dall'inizio di gennaio del 2015, si è appreso che una delle maggiori aziende metallurgiche della Russia, la Norilsk Nickel, potrebbe vendere per 100 milioni di dollari al consorzio di investitori cinesi “Highland Fund” il 13,33% delle quote del giacimento Bystrinsky, la più grande riserva di rame di tutta la Russia.
Obiettivi basilari
Come ha riferito Natalya Tomakova a Vedomosti, la Russia intende promuovere a Davos un’agenda che abbia come obiettivi principali l’area Asia-Pacifico e il forum economico dell’Estremo Oriente; obiettivi che rientrano nelle competenze di Yurij Trutnev. Nell’ambito della sessione russa è in programma una discussione sulla situazione macroeconomica e sul calo dei prezzi petroliferi, nonché sulle nuove unioni commerciali e finanziarie in Asia e sul ruolo della Russia nel sistema della sicurezza internazionale. Tra i partecipanti alla discussione si contano anche il capo della Banca Centrale Elvira Nabyullina e l’ex-ministro delle Finanze Aleksej Kudrin, ritenuto in Russia il principale teorico delle riforme liberali.
Secondo Anatolij Vakulenko, analista della società di investimenti “Finam”, le proposte russe non sarebbero rivolte solo agli investitori cinesi dato che la Cina possiede molteplici opportunità di coinvolgimento in proficui progetti in Estremo Oriente. Perciò le proposte saranno in primo luogo indirizzate agli investitori di Europa e Medio Oriente.
Possibilità di cooperazione
Nel 2015 a guidare la delegazione russa durante il forum era stato il vice premier Igor Shuvalov e l’anno precedente il vice premier Arkadij Dvorkovich. Gli organizzatori del forum avevano rivolto il loro invito anche al Presidente russo Vladimir Purin e al primo ministro Dmitrij Medvedev, che tuttavia non vi hanno preso parte. Nonostante ciò, al forum sono regolarmente presenti capi di Stato e di governo. Nel 2009 la delegazione russa è stata guidata da Vladimir Putin, il quale all’epoca ricopriva l’incarico di primo ministro, mentre nel 2013 il capo della delegazione è stato Medvedev. Secondo Georgij Vashenko, il governo russo starebbe progressivamente prendendo le distanze dal Forum di Davos in quanto “negli ultimi tempi esso viene illegittimamente utilizzato dai partecipanti degli stati occidentali soltanto come una tribuna dalla quale criticare la politica interna ed estera della Russia”.
D’altra parte, la stessa cancelliera tedesca Angela Merkel avrebbe rifiutato di partecipare al forum. In ogni caso, a detta di Anatolij Vakulenko, “probabilmente i rappresentanti della delegazione rileveranno come la politica di sanzioni economiche attuata nei confronti della Russia abbia mostrato la sua inefficacia, arrecando dei danni piuttosto seri all’economia europea, senza tuttavia costringere la Russia a mutare il corso della sua politica”.
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