Il tavolo dei relatori di una sessione dell'annuale forum Ambrosetti (Foto: Evgeny Utkin)
Con le sanzioni contro la Russia, l’Europa non fa altro che colpire la propria economia. Ne è convinto Arkady Dvorkovich, vice premier russo, intervenuto giovedì scorso all’annuale raduno “The European House – Ambrosetti Forum”, l’incontro internazionale che si tiene ogni anno a Cernobbio, sul Lago di Como, e che riunisce capi di stato, ministri ed economisti. Secondo Dvorkovich è difficile immaginare che l’Europa possa compiere il primo passo verso l'abrogazione delle sanzioni, anticipando gli americani. Secondo il vice premier russo, mentre Europa e Russia patiscono le conseguenze di sanzioni e controsanzioni, l’America ne trae interessanti benefici.
Intervenuto nella sezione intitolata “La sfida energetica per l’Europa e per il mondo” insieme ad Adnan Shihab-Eldin, direttore generale della Kuwait Foundation e a Marosh Shefchovich, vice presidente della Commissione Europea, responsabile dell’Unione Energetica, Dvorkovich ha aperto il proprio intervento dichiarando che nonostante la Russia sia stata partner affidabile e fornitore puntuale di energia in Europa, oggi la si sta “demonizzando”, attaccando le sue maggiori compagnie. “Se prima le questioni energetiche si risolvevano per mezzo della politica, adesso si tende a voler risolvere i problemi politici con gli strumenti dell'energia”. Per Dvorkovich, in Europa non c’è una valida alternativa al gas russo, se non a prezzi più alti degli attuali. “E come spiegheranno poi, i politici europei, l'aumento nelle bollette dei contribuenti? Ne saranno contenti i cittadini?”.
Il vice premier russo Arkady Dvorkovich (Foto: Evgeny Utkin)
Shefchovich ha quindi ribadito che gli attacchi a Gazprom non sono che una prassi dell'Antitrust e che la politica non c’entra. Si è discusso inoltre della creazione di una European Energy Union, al fine di aumentare la forza negoziale con colossi come Gazprom (mentre la compagnia, nel frattempo, raddoppia il Nord Stream), e per ottenere una gestione più razionale ed efficiente. Lo studio con la presentazione delle diverse proposte è stato realizzato da Enel in collaborazione con The European House – Ambrosetti e presentato ai giornalisti.
Presente al forum, anche il premier italiano Matteo Renzi, assente invece nell’edizione dell’anno scorso. “L’Italia non è più un problema per l’Europa, ma un paese stabile, che ambisce ad avere la maglia rosa” del leader, ha detto Renzi. Oltre a Renzi, non sono mancati diversi ministri del governo italiano, incluso il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, l'ex segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan, l’economista Nouriel Roubini e Michiel O’Leary, Ad di Ryanair. Quest'ultimo ha dichiarato di ambire molto a entrare nel mercato russo, ma che per ora non gli è stato permesso.
La sede dell'incontro (Foto: Evgeny Utkin)
Uno dei momenti più curiosi del Forum è stato quello dei sondaggi dei partecipanti: risulta che la preoccupazione più grande sia legata al rallentamento dell’economia cinese (36,2%), alla frenata di alcuni mercati emergenti (25,2%) e alla crisi russo-ucraina (15,8%). Il fondamentalismo islamico, l'ISIS e i migranti in rotta verso l'Occidente arrecano molto meno impatto sul business dei partecipanti al Forum: solo per il 7,9% e 3,9%.
Il ministro dell'economia francese, Emmanuel Macron, a colloquio con RBTH ha detto che la Francia, pur sapendo di perdere molto per via delle sanzioni, non può fare nulla finché non verrà risolta la questione politica del conflitto tra Russia e Ucraina. Mentre molti capi di grande aziende, come Enel, hanno confermato l’interesse per la Russia e nessun “raffreddamento nei rapporti”; alcuni pensano di entrare nell'immenso paese inaugurando propri siti produttivi.
Praticamente tutti gli imprenditori auspicano che la crisi Europa–Russia si risolva al più presto e che si torni quindi a un dialogo amichevole, senza sanzioni. Quando ciò avvenga, è difficile fare previsioni. Così come è difficile prevedere il prezzo del petrolio nel 2016. Più della metà dei presenti pensa che il prezzo si attesterà sui 50-60 dollari al barile, mentre il 22% pronostica somme inferiori ai 50 dollari e il 15% intorno ai 60-70 dollari. Solo il 3% suppone un costo al barile sopra i 70 dollari. Vedremo fra un anno chi, attraverso la sfera di cristallo, avrà meglio interpretato il futuro.
Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email