Visti e lavoro, cosa cambia dal 1° gennaio

L'inizio del nuovo anno porta con sé diverse novità sul piano lavorativo e dei rapporti con altri Paesi.

L'inizio del nuovo anno porta con sé diverse novità sul piano lavorativo e dei rapporti con altri Paesi.

Shutterstock / Legion-Media
Dal primo gennaio 2016 entreranno in vigore in Russia alcune nuove regole che riguardano i rapporti con gli altri Paesi, in particolare con Turchia e Ucraina. Rbth ha stilato un elenco delle novità più importanti

1. Il regime senza visti nel porto franco di Vladivostok

Ora nel territorio del porto franco di Vladivostok (la zona nell’Est del Paese dove sono in vigore regole economiche e fiscali speciali) si potrà soggiornare per 8 giorni senza l’obbligo del visto. L’attenuazione del rigore del regime dei visti è uno dei benefici contemplati dallo status di porto franco. La zona economica speciale è attiva da due mesi e mezzo, ma non tutti i benefici sono già applicabili. In particolare, i potenziali investitori non possono ancora usufruire di un regime di esenzione doganale per le merci importate.

Nel complesso il territorio del porto franco di Vladivostok prevede ingenti incentivi fiscali, che secondo le stime dell’amministrazione del Territorio del Litorale, dovrebebro ridurre le spese per la realizzazione di progetti investitivi del 30-40%. L’intera area sottoposta al regime giuridico del porto franco si estende per 28,4 mila km ed è abitata dal 75% della popolazione della regione.

2. La revoca del regime senza visti con la Turchia

I cittadini turchi d’ora in poi avranno bisogno di un visto per entrare in Russia. Il regime senza visti era stato introdotto dal 2011, tuttavia, in seguito all’abbattimento del jet russo Su-24 da parte della Turchia, i rapporti tra i due Paesi sono diventati incandescenti e la Russia ha deciso di annullare unilateralmente il regime senza visti.

“La Russia è sempre più preoccupata dell’incremento della minaccia terroristica in Turchia”, ha dichiarato il ministro russo degli Esteri, Sergej Lavrov, commentando la decisione. “L’adozione di tale misura è direttamente legata alla sicurezza della Federazione Russa e dei nostri cittadini. Attraverso la Turchia transitano di continuo flussi di combattenti fondamentalisti islamici”.

Il presidente del comitato del Consiglio della Federazione per gli Affari internazionali, Konstantin Kosachev, ha rilevato che il regime senza visti segna sempre una sorta di apogeo nelle relazioni bilaterali tra due Paesi. “Ma attualmente per colpa della parte turca siamo di colpo precipitati al punto più basso dei nostri rapporti” ha dichiarato il parlamentare.

3. I cittadini turchi non verranno più assunti in Russia

In base al decreto del Presidente della Federazione Russa, alle imprese russe (che si trovano sotto la giurisdizione russa) è stato vietato di assumere cittadini della Turchia. I turchi che già lavorano in Russia potranno continuare a svolgere il loro lavoro.

Secondo i dati del Servizio Federale dell’Immigrazione, al 5 novembre 2015 si trovavano in Russia 87.680 cittadini turchi. Mentre fino ad aprile il Ministero del Lavoro aveva fissato 54.730 quote lavorative (di cui oltre il 23% con concessione di permessi). Questo indicatore faceva della Turchia il secondo fornitore di forza lavoro in Russia dopo la Cina. I principali datori di lavoro dei cittadini turchi in Russia sono le imprese edili turche e le loro filiali russe.

4. L’embargo sui prodotti ucraini

I prodotti ucraini sono stati vietati in seguito all’appoggio dato dall’Ucraina alle sanzioni volute da Unione Europea e Stati Uniti contro la Russia e dopo che l’Ucraina ha aderito al Trattato di associazione con l’Ue “senza tener conto degli interessi della Russia”, ha dichiarato il primo ministro russo Dmitrij Medvedev.

L’embargo priva i cittadini russi soprattutto di carne e latticini e colpisce duramente l’economia dell’Ucraina. Nel 2014, secondo le stime del Ministero per lo Sviluppo economico, erano stati importati in Russia generi alimentari e prodotti agricoli per un miliardo di dollari.

Secondo i dati dell’Istituto per le ricerche e le strategie complesse in Russia giungeva il 19% dell’export ucraino di carne e generi alimentari, il 63% di prodotti ittici, il 21% di latte e prodotti caseari, il 34% di ortaggi e il 7% di frutta.

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