Turchia, i possibili scenari in tempo di crisi

Disegno di Dmitrij Divin

Disegno di Dmitrij Divin

Le relazioni tra Mosca e Ankara si fanno sempre più tese. Cosa dovremo aspettarci nei prossimi mesi? Un esperto russo ipotizza quattro situazioni

Dopo che il Presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto per l'adozione di misure speciali nei confronti della Turchia, la pesante crisi nelle relazioni russo-turche, causata dall'abbattimento dell'aereo da guerra russo il 24 novembre, a detta di tutti si è trasformata in un lungo stallo.

Nel frattempo, il rifiuto di Putin a incontrare il presidente turco Recep Tayyip Erdogan al vertice di Parigi e le mancate risposte alle telefonate di quest'ultimo, dimostrano la volontà ferrea di Mosca di non accontentarsi dei “rammarichi” della Turchia.

In una situazione simile, sono plausibili quattro scenari di sviluppo degli eventi:

1. Escalation. Questa opzione non è da escludere finché c'è il rischio di ulteriori scontri tra Russia e Turchia nella zona di confine con la Siria. Infatti, potrebbe diventare realtà se Ankara continuasse a sostenere i turcomanni in territorio siriano e la Russia non smettesse di arrecare colpi nei confronti dei turcomanni, alleati della Turchia contro l'esercito siriano. Qualsiasi incidente potrebbe portare a conseguenze imprevedibili. Dal punto di vista politico, qualsiasi intervento di una delle parti per disturbare l'equilibrio dei reciproci interessi, come per esempio la chiusura dello stretto del Bosforo per le navi russe, potrebbe bastare per una escalation.

2. Status quo. Permanenza dello status quo e della tagliente retorica politica e astensione da azioni che potrebbero peggiorare la situazione: Mosca sospende i voli lungo il confine turco e Ankara non supporta i turcomanni, chiudendo anche il confine per evitare infiltrazioni di militanti dallo Stato Islamico, di armi, munizioni e contrabbando. Dal punto di vista diplomatico, rinuncia a ulteriori sanzioni reciproche.

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3. Avvicinamento. Ankara e Mosca, grazie alla mediazione di un Paese confinante - sono noti i tentativi di Azerbaigian e Kazakhstan in questo senso - trovano un accordo per tornare ad acquisire un contatto regolare finalizzato ad una graduale ripresa del dialogo, almeno a livello di enti militari e diplomatici. Nel frattempo, parte delle sanzioni viene gradualmente ritirata. Per la realizzazione di questo scenario, sarebbe necessario da parte turca un nuovo linguaggio, che vada oltre a meri “rammarichi”.

4. Ripristino. Questa opzione richiederebbe un vertice Putin-Erdogan. In questo caso Mosca potrebbe ritirare le sanzioni annunciate e le parti potrebbero iniziare a lavorare insieme in Siria su una vasta gamma di questioni militari e politiche. Alla base di questo scenario sta una condizione importante: l'elevato livello di fiducia tra le parti sostenuto da una sistema reale di cooperazione a livello Russia-NATO.

Un'ulteriore escalation non sarebbe conveniente per nessuno dei due Paesi. Per la Russia, in una situazione di crisi economica, un tale risvolto potrebbe diventare un pesante onere per il bilancio. Mosca dovrebbe sostenere eventuali costi in solitaria, con la minaccia permanente di nuovi scontri con forze aeree straniere. Nessuna coalizione in Siria funzionerebbe e i Paesi della NATO sarebbero costretti a sostenere la Turchia.
Anche per Ankara una escalation non porterebbe da nessuna parte. In Europa il malcontento per la sua condotta è in aumento e nel caso di un inasprimento del conflitto con la Russia, l'atteggiamento nei confronti della Turchia potrebbe cambiare radicalmente. Sorgerebbe il problema dell'aumento dei rifugiati, già tanti sia in Turchia che in Europa.


Difficile anche intravedere un avvicinamento tra i due Paesi nel prossimo futuro. Dopo l'imposizione di sanzioni e dopo le tanto sonore dichiarazioni, qualsiasi ritiro rapido sarebbe percepito come un segno di debolezza. Le contraddizioni tra Mosca e Ankara sono profonde e significative, e crescono da molteplici punti di vista sullo sfondo del conflitto siriano. Se per la Turchia è fondamentale far sì che Assad rimanga al potere, per il Cremlino è prioritario, invece, il suo rovesciamento. In virtù di questo, è improbabile che le relazioni saranno ripristinate a breve.

Tuttavia, va riconosciuto che, nonostante la dura retorica, non si sta facendo nulla per recidere le vie del compromesso. Le sanzioni contro la Turchia sono pur sempre contenute e serve trovare un accordo sulla delimitazione delle rotte aeree in Siria. Per Mosca non ha senso condurre una guerra su due fronti: aperta contro lo Stato Islamico e “sotterranea” contro la Turchia. Allo stesso modo, Erdogan non può fare dietrofront per non perdere la faccia. Dunque, ad oggi, lo scenario più realistico sembra quello dello status quo.

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