Pomodori confiscati sul confine tra Russia e Bielorussia.
Ria Novosti/Viktor TolochkoNegli ultimi due anni le autorità russe hanno introdotto delle sanzioni dirette simultaneamente contro alcuni Paesi. Inclusi gli Stati Uniti, la Turchia e gli stati membri dell’Unione Europea. In ognuno dei casi la decisione adottata da Mosca era una risposta alle azioni che miravano a colpirla. Tuttavia, a differenza di quanto avviene nella pratica internazionale, le sanzioni russe riguardano unicamente l’importazione nel territorio russo di alcune merci. E non si estendono all’export dei prodotti russi.
Contro chi la Russia ha introdotto le sanzioni?
La Russia ha introdotto per la prima volta nella storia contemporanea delle sanzioni nell’agosto 2014. La decisione era stata adottata in risposta alle misure antirusse volute contemporaneamente da alcuni Paesi a seguito della posizione russa sulla questione ucraina.
In particolare, è stato vietato l’ingresso nel territorio dell’Unione Europea e degli Stati Uniti a una serie di imprenditori molto vicini a Vladimir Putin e di politici, e i loro beni in questi Paesi sono stati congelati.
Come contromisura le autorità russe avevano vietato l’importazione di generi alimentari da questi stessi stati. Ciò ha favorito la crescita della quota di produttori agricoli russi nel mercato. Prima del divieto la quota di prodotti importati nelle strutture del commercio al dettaglio raggiungeva il 40%.
In seguito le autorità russe hanno adottato misure analoghe anche contro altri Paesi. In particolare, nel novembre 2015, dopo l’abbattimento del jet russo Su-24 da parte delle forze aeree turche, sono state introdotte in risposta delle sanzioni contro la Turchia ed è stata vietata l’importazione di quasi tutti i generi alimentari ad eccezione di pesce, noci e latte.
Il successivo Paese che potrebbe essere colpito dalle sanzioni russe è l’Ucraina. Come hanno dichiarato le autorità russe, l’importazione di generi alimentari dall’Ucraina in Russia potrebbe essere vietata dopo il 1° gennaio 2016, se questa nazione sottoscriverà gli accordi di associazione economica con l’Unione Europea. In questo caso potrebbe essere possibile il riexport in Russia della produzione vietata dai Paesi europei.
Perché la Russia limita l’import?
Come spiegano gli esperti, le autorità russe limitano le importazioni perché nel Paese nel corso di questi ultimi anni si è registrato un saldo positivo della bilancia commerciale: la Russia si sta orientando in misura più rilevante sull’export che non sulle importazioni.
Al tempo stesso una quota consistente dell’export dalla Russia è costituita da petrolio e gas. Per esempio, secondo le previsioni del 2015 l’interscambio commerciale tra Russia e Turchia dovrebbe aggirarsi sui 23-25 miliardi di dollari, di cui la quota più consistente è costituita dall’export russo (circa 20 miliardi di dollari), mentre la quota dell’import è compresa tra i 4-5 miliardi di dollari.
“Le sanzioni russe riguardano esclusivamente le importazioni dal momento che a breve termine la bilancia dei pagamenti e la bilancia commerciale del Paese stanno migliorando”, afferma Timur Nigmatullin, analista finanziario di Finam. In particolare, a suo avviso, il saldo della bilancia commerciale si ripercuoterebbe direttamente sul volume del Pil.
La scelta delle sanzioni è legata alla struttura del commercio estero della Russia, sostiene Nigmatullin. Un Paese può decidere di non esportare un genere speciale di produzione ad alto valore aggiunto da cui dipendono fortemente gli altri Paesi. Per esempio, le sanzioni dell’Unione Europea e degli Stati Uniti contro la Russia nel 2014 hanno riguardato sostanzialmente nell’export i servizi finanziari e tecnologici.
Che ripercussioni avranno le controsanzioni russe?
L’introduzione del divieto sull’importazione dei prodotti alimentari ha prodotto da un lato una crescita dell’agricoltura nazionale, mentre dall’altro ha provocato un aumento dei prezzi dei prodotti (sui quali ha influito tra l’altro anche la diminuzione del corso del rublo sulle riserve valutarie). Secondo le stime del Servizio federale della dogana, nel 2014 l’import dei prodotti di origine animale in Russia è crollato del 42%, quello dei prodotti caseari del 33%, e quello della carne e dei derivati dalla carne del 32%.
Alla fine del 2014, secondo le stime ufficiali dell’Ente federale di Statistica (Rosstat), i prezzi dei prodotti alimentari sarebbero aumentati in Russia del 16,7%. Alla luce di ciò la Procura generale ha effettuato dei controlli sulle cause dell’aumento dei prezzi sui prodotti venduti nelle maggiori catene di commercio al dettaglio, accusando alcune di esse di manipolare il mercato. In base ai risultati dei controlli effettuati solo a Mosca sono state intentate 418 cause per illeciti amministrativi. In risposta le catene commerciali hanno annunciato un congelamento temporaneo dei prezzi del 20% sulle merci socialmente utili.
Secondo i dati del Ministero dello Sviluppo economico, nel primo semestre 2015 il fatturato del commercio al dettaglio si è ridotto dell’8%; nella stima sono inclusi il settore alimentare che ha registrato una diminuzione del 7,7% e quello delle merci non alimentari (-8,3%).
Come fanno le parti ad aggirare le sanzioni?
Le autorità russe hanno ripetutamente accusato i fornitori di prodotti alimentari dell’Unione Europea di aggirare le sanzioni. Secondo i dati del Servizio federale della dogana – l’ente ufficiale che registra l’import e l’export nel Paese – nel primo semestre 2015 le sue sezioni, con un’azione congiunta con gli altri dicasteri, avrebbero sequestrato 552 tonnellate di prodotti sanzionati.
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Nel 2015 nell’arco di alcuni mesi gli organi di controllo hanno registrato 700-800 violazioni dell’embargo alimentare, ha rilevato a sua volta il vice premier Arkady Dvorkovich.
Dai negozi le autorità russe hanno confiscato 44,8 tonnellate di merci sanzionate. Inoltre, dal 6 agosto 2015 le autorità hanno deciso di distruggere i prodotti colpiti dall’embargo russo confiscati al confine.
Le sanzioni sono in contrasto con le norme del Wto?
A detta della parte russa, tutte le sanzioni unilaterali adottate nell’ambito dell’Onu, violerebbero le norme legislative. Nell’aprile 2014 il governo russo ha inviato al Wto un comunicato in cui si accusano gli Stati Uniti di non aver adempiuto ai loro obblighi commerciali.
Secondo i funzionari russi, le sanzioni americane minerebbero i diritti dei fornitori russi di servizi che operano negli Stati Uniti e che commerciano con le imprese russe. Ciò risulterebbe in contrasto con uno degli accordi basilari del Wto, l’Accordo generale sul commercio dei servizi. Secondo le regole del Wto, un Paese può introdurre delle limitazioni sull’esportazione di merci e servizi solo per motivi di sicurezza nazionale. Tuttavia, non è prevista dall’organizzazione la possibilità di applicare delle sanzioni.
Ma nel marzo 2015 le autorità russe hanno dichiarato che non intendono avviare procedure processuali nell’ambito del Wto poiché la procedura stessa di contestazione delle sanzioni non è trasparente e richiede troppi requisiti. In particolare, in passato il Nicaragua era riuscito a dimostrare che le sanzioni Usa erano in contrasto con le norme del Wto, ma questa soluzione non aveva prodotto nessuna conseguenza.
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