Il governo russo ha deciso di bloccare le importazioni di pomodori dalla Turchia.
EPA / Vostock-photoCon un decreto firmato il 28 novembre da Vladimir Putin, la Russia ha adottato sanzioni economiche contro la Turchia. Dal 1° gennaio le compagnie russe non potranno più assumere cittadini turchi e verrà interrotto il regime senza visti tra i due Paesi.Vietata inoltre l'importazione di prodotti come pomodori, cetrioli, pesche mele e mandarini. Oltre all'uva e al sale. E sono allo studio altre misure: è probabile che le autorità vietino agli imprenditori turchi la partecipazione ai bandi per le commesse statali. Per adesso si tratta solo di una ipotesi, molto vicina secondo gli analisti. Anche se il governo non ha ancora stabilito quali saranno i settori interessati da questo decreto. In occasione di Cop21, la conferenza sul clima in corso di svolgimento a Parigi, il Presidente Vladimir Putin ha rifiutato di incontrare il Presidente turco Erdogan, confermando che la tensione resta su livelli particolarmente elevati.
Secondo i dati di Rosstat, l'organo ufficiale di statistica russo, la Turchia è il quinto partner commerciale della Russia. L'interscambio commerciale (servizi esclusi) tra i due Paesi nel 2014 è stato pari a 31 miliardi di dollari (poco più di 29 miliardi di euro), cifra che sale a quota 44 miliardi di dollari (41,6 miliardi di euro) se si considerano, oltre ai beni, anche i servizi. Fra i due Paesi è la Russia a vendere prevalentemente i propri prodotti alla Turchia. Molti meno, invece, Mosca ne riceve da Ankara: nel 2015 l'import di prodotti turchi ha superato di poco i 3 miliardi di dollari (2,8 miliardi di euro). Per la fine del 2015 l'interscambio commerciale dovrebbe aggirarsi intorno ai 23-25 miliardi di dollari (tra 21,7 e 23,6 miliardi di euro) al netto dei servizi, di cui buona parte composto dall'export russo, stimato intorno ai 20 miliardi di dollari (18,8 miliardi di euro). Per l'import si prevedono solo 4-5 miliardi (3,7 - 4,7 miliardi di euro), così come spiega Aleksandr Knobel, direttore del Centro di ricerca del commercio internazionale RANKhGS, un istituto di economia vicino al governo russo.
I rapporti commerciali
La parte del leone nell'export russo verso la Turchia la fanno il grano e il gas, per i quali al momento non è prevista alcuna restrizione. Nel 2014 il monopolista russo del gas Gazprom ha rifornito la Turchia di 27,3 miliardi di metri cubi di gas: Ankara infatti risulta il secondo acquirente, dopo la Germania, del gas russo. A sua volta, nei primi dieci mesi del 2015 la Turchia ha esportato in Russia generi alimentari per circa 15 milioni di dollari (14,2 milioni di euro). In cima alla lista, pomodori e agrumi, che hanno rappresentato oltre la metà delle forniture.
Fra i grandi articoli dell'import turco si contano stoffe e tessuti: molti retailer russi di calzature e abbigliamento ripartiscono gli ordini nelle fabbriche in Turchia. Secondo i dati di Rosstat, nei primi nove mesi del 2015 in Russia sono stati importati dalla Turchia prodotti tessili pari a circa 514 milioni di dollari (486 milioni di euro) e calzature per un valore di 48 milioni di dollari (oltre 45 milioni di euro). Nel caso in cui vengano introdotte sanzioni in questo settore, i prodotti turchi potrebbero raggiungere la Russia attraverso la Bielorussia, suggerisce il direttore generale della compagnia Merketilog, Olga Zhiltsova.
Il crollo del fatturato
Con l'introduzione delle sanzioni russe non è esclusa l'uscita delle imprese edili turche dalla Federazione. “Nel settore immobiliare, soprattutto legato al commercio, lavorano diverse imprese turche, e non escludiamo che una parte di esse possa allontanarsi dalla realizzazione di grossi progetti nel Paese. È venuta meno la credibilità come partner”, ha detto al giornale Rbk il ministro delle Costruzioni Mikhail Men.
In generale, secondo gli esperti, l'interscambio commerciale tra i due Paesi difficilmente potrà ridursi di oltre la metà. “Non credo che nel 2016 il crollo del giro d'affari sarà del 50%”, sostiene Knobel. Potrebbero invece essere ben più consistenti le perdite derivanti dai futuri progetti non realizzati. Così come ha affermato in precedenza il Presidente turco Erdogan, entro il 2023 l'interscambio commerciale con la Russia avrebbe potuto arrivare a 100 miliardi di dollari. Una previsione che si basava sulla possibile realizzazione di grossi progetti fra i due Stati, come il "Turkish Stream" e la centrale nucleare di Akkuyu, che, a giudicare dalla situazione attuale, molto probabilmente verranno abbandonati.
L'articolo è stato pubblicato sul numero di RBTH del 3 dicembre 2015
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