Turchia, fine della cooperazione militare

Parata di navi durante le celebrazioni del 230esimo anniversario della Flotta marittima del Mar Nero a Sebastopoli.

Parata di navi durante le celebrazioni del 230esimo anniversario della Flotta marittima del Mar Nero a Sebastopoli.

Vasily Batanov / RIA Novosti
Il Ministero russo della Difesa ha interrotto tutti i contatti con le Forze Armate turche dopo l’abbattimento, da parte della Turchia, del Su-24 russo in Siria. Che cosa comporterà questa rottura nei rapporti militari tra i due Paesi?

Si fanno sempre più tesi i rapporti tra Mosca e Ankara dopo che, il 24 novembre scorso, un caccia F-16 turco ha abbattuto l’aereo militare russo Su-25, sostenendo che avrebbe superato la frontiera tra Turchia e Siria. Accuse smentite da Mosca. In questo stesso giorno il tenente generale Sergei Rudskoj, capo della Direzione principale delle operazioni dello Stato Maggiore delle Forze Armate della Federazione Russa, ha dichiarato che i contatti con la Turchia in ambito militare sarebbero stati interrotti. Tra l’altro, dalla Turchia si è recato in Russia un rappresentante dell’Armata che coordina le azioni della flotta del Mar Nero e delle Forze Marittime turche. Ed è stata stabilita una linea diretta per evitare incidenti in aria durante le operazioni contro i terroristi.

Cento anni di relazioni

Le relazioni tra la Russia e la Turchia sono iniziate quasi cento anni fa, quando, nel 1920, il fondatore della Repubblica di Turchia, Kemal Atatürk, chiese assistenza all’Unione Sovietica, avviando così le relazioni diplomatiche. La Russia, che all’epoca stava attraversando diverse difficoltà a seguito della Guerra Civile, inviò a fondo perduto 10 milioni di rubli al governo turco, oltre a diversi contingenti militari, armamenti e tecnica militare.

Nel 1992 la Russia postsovietica attivò i canali di cooperazione con la Turchia, che ricevette armamenti russi per un valore di circa 100 milioni di dollari. Fra questi c’erano trasportatori corazzati BTR-80, elicotteri Mi-8MTSh/Mi-17, mitragliatrici, Kalashnikov e fucili Dragunov. Al giorno d’oggi la Russia offre servizi di mantenimento tecnico per tutta questa produzione.

I militari russi e turchi hanno organizzato diverse consultazioni ed esercitazioni congiunte. Fra le altre cose, è stato creato il Gruppo di Cooperazione Marittimo Militare del Mar Nero Blackseafor, che organizza operazioni di ricerca ed esplorazione, così come controllo ambientale.

Le relazioni con la Nato

Per il momento non c’è da temere che la Turchia chieda aiuto alla Nato per dispiegare sistemi antimissile addizionali nel suo territorio o qualsiasi altro tipo di appoggio militare, nonostante si preveda una futura escalation di tensioni, secondo gli esperti. 

“Durante l’ultimo consiglio della Nato a livello di ambasciatori, organizzato su iniziativa della Turchia, le è stato negato l’appoggio; e non si è nemmeno tenuta la dichiarazione congiunta così come avviene di solito. Il segretario generale dell'Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, ha parlato per conto proprio, e ciò significa che i membri europei della Nato non smaniano di andare a sostengo della Turchia”, ha commentato il presidente dell’Accademia dei problemi geopolitici, il generale colonnello Leonid Ivashov, segnalando che risulta molto poco probabile che Germania e Francia partecipino allo sviluppo del conflitto russo-turco.

La Francia ha inoltre avviato un avvicinamento con la Russia dopo l’abbattimento del Su-24. “In questo momento, la Russia ha bisogno semplicemente di ampliare le consultazioni con i paesi europei in formato bilaterale”, ha aggiunto l’esperto.

Il passaggio nel Mar Nero

Tra i pericoli che potrebbe comportare la rottura della cooperazione con l’esercito turco potrebbe esserci l’uso dei canali del Bosforo e dei Dardanelli, così come l’attuazione della Convenzione di Montreux, firmata il 20 luglio 1936, relativa al passaggio lungo questi stretti. Ha validità 20 anni e dovrebbe rinnovarsi in forma automatica.

La Convenzione regola il passaggio delle navi militari degli Stati senza accesso al Mar Nero in tempo di pace. Per esempio, esiste una restrizione di peso, pari a un massimo di 15mila tonnellate dal momento dell’ingresso nelle acque del Mar Nero. I paesi che hanno accesso al Mar Nero possono, in determinati casi, far circolare per questi stretti sottomarini e navi di grandi dimensioni senza restrizioni di peso, rispettando certe condizioni imposte dalla Convenzione. Ed è la Turchia chi si fa garante di questi accordi. In caso di guerra o se si sentisse minacciata, la Turchia potrebbe permettere o vietare il passaggio a qualsiasi barca militare in questi stretti. Se la Turchia invece non venisse coinvolta nel conflitto, potrebbe non permettere il passaggio lungo gli stretti dei paesi coinvolti negli ipotetici scontri.

“Le norme della circolazione marittima negli stretti del Mar Nero sono rette dal diritto internazionale (Convenzione di Montreux) e, in tal senso, confidiamo che vengano rispettate le normative di libertà di circolazione attraverso questi stretti”, ha detto Dmitri Peskov, portavoce del Presidente russo Vladimir Putin, il 27 novembre.

L’ex direttore del Dipartimento dei Trattai internazionali del Ministero russo della Difesa, il tenente generale Evgeny Buzhinsky, ha segnalato che la Turchia “è molto rigida nell’attuazione della Convenzione di Montreux”. 

“Non credo che la Turchia propenda per violare la Convenzione, nemmeno davanti alle attuali tensioni con la Russia - ha concluso l’esperto -, perché, nel caso in cui si iniziasse a non rispettare il trattato, il passo indietro sarebbe molto complicato. La domanda è: potrebbe la Turchia proibire alla Russia il passaggio per gli stretti? In teoria sì, ma per far ciò dovrebbe dichiararci guerra, perché la Convenzione di Montreux prevede che il passaggio possa essere chiuso solo in caso di conflitto”.

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