Negli ultimi anni il Lago Busse è diventato una delle principali attrazioni dell’Isola di Sakhalin, visto che mette d’accordo gli appassionati di natura e i buongustai. In questa laguna dell’Estremo Oriente russo si trovano infatti alcune delle ostriche più grandi e saporite al mondo.
La laguna è separata dalla Baia di Aniva da una stretta striscia di terra sabbiosa. L’acqua dolce si mescola con quella del mare, che entra nel bacino lacustre attraverso lo stretto di Suslova e diversi canali sotterranei.
La salinità del bacino è pronunciata, e per questo la base dell’ecosistema è composta prevalentemente da abitanti marini. Sul fondale crescono intere piantagioni di alghe rosse Ahnfeltia plicata. Vengono raccolte per essere trasformate industrialmente in agar-agar, un gelificante alimentare naturale tra i più usati nell’ex Urss e in Russia.
Ma non è certo per le alghe che in tanti vengono qui. La laguna ospita ostriche (tra cui l’ostrica gigante), ricci e cetrioli di mare, capesante, trepang dell’Estremo Oriente, cozze e in totale 27 specie di molluschi gasteropodi e 17 specie di bivalvi, molti dei quali importanti dal punto di vista commerciale. E anche di pesci si contano decine di specie, tra cui Eleginus gracilis, taimen, aringa e sperlano.
Il Lago Busse è in un’area protetta (parco naturale) e la navigazione sulle sue acque è vietata, così come la pesca industriale. È invece permessa quella sportiva, con varie regole e limitazioni. Ma dà sempre grandi soddisfazioni! Quanto alle ostriche, le si trova a riva… e possono essere raccolte a mano dal 2 maggio al 30 novembre.
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Il lago deve il suo nome a Nikolaj Busse, membro della “Spedizione di Nevelskij” del 1853-54 e primo comandante dell’isola di Sakhalin. Durante la dominazione giapponese, dal 1905 al 1945 il lago si chiamò Tobuti.
Sono sempre più numerosi i tour che partono dal capoluogo dell’isola, Juzhno-Sakhalinsk, per immergersi nella natura e terminare la bella avventura con ricchi piatti di frutti di mare. Questo grazie anche alla posizione della laguna, ad appena 90 chilometri dalla città (circa un’ora e mezzo di viaggio, passando per Korsakov).
Le immagini di questo viaggio sono del fotografo italiano Roberto Tironi, che ormai da anni sta girando la Russia in lungo e in largo, facendoci conoscere alcuni dei suoi luoghi più remoti e più belli. È volato fino a Sakhalin principalmente per esplorare uno dei luoghi abbandonati più affascinanti del Paese, il Faro di Aniva.
Tironi si è infatti innamorato della Russia, partendo dalla sua passione per l’architettura monumentale. Ha scattato molto nella ex Jugoslavia ed ha ampliato in seguito il suo raggio d’azione a tutta l’architettura socialista. Se seguite il nostro canale Telegram “Russia Beyond in italiano” avrete probabilmente già visto alcuni suoi splendidi lavori, in cui ci ha portato nei grandi complessi monumentali dedicati alla Seconda Guerra Mondiale. Primo fra tutti, ovviamente, la Collina di Mamaev Kurgan a Volgograd (la ex Stalingrado) con la colossale statua “La Madre Patria chiama!”
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Ma il fotografo bolognese è sempre più attratto anche dalla vecchia Russia e dallo splendore delle sue architetture tradizionali e dei suoi inverni innevati. Ecco qua come ha raccontato Suzdal per immagini:
Si è spinto anche al Nord, raggiungendo Teriberka, il villaggio sul Mare di Barents diventato famoso dopo che vi è stato girato il film “Leviathan” di Andrej Zvjagintsev. E con le sue foto ci mostra la severa potenza della natura della Russia artica.
E ovviamente per strada non poteva non fermarsi a Murmansk, davanti al “Monumento ai difensori dell’Artico sovietico durante la Grande guerra patriottica”, comunemente soprannominato “Aljosha”.
Altra meta che non poteva mancare nel suo viaggio tra i grandi memoriali della “Grande guerra patriottica” è Magnitogorsk, dove sorge il monumento “Tyl – Frontu” (“Le retrovie al fronte”).
Si dice che la spada “forgiata” a Magnitogorsk, sia stata sollevata dalla Madre Patria sulla collina di Mamaev Kurgan a Volgograd e abbassata dal Soldato-Liberatore nel Treptower Park di Berlino.
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