In onore di quali stranieri sono state intitolate le vie della Russia? Sì, ci sono anche italiani

Igor Podgornij / Sputnik
Fin da dopo la Rivoluzione, i bolscevichi cercarono di cambiare quanti più toponimi possibili. E se praticamente ovunque c’è un corso o una piazza Lenin, non mancano anche strade dedicate a comunisti (e non solo) di altri Paesi

1 / I tedeschi Karl Marx e Friedrich Engels

In Urss c’era un vero culto nei confronti dei padri fondatori del comunismo: i loro profili erano riprodotti su molte istituzioni statali sovietiche, sui francobolli e sui manifesti, e loro monumenti si trovano in varie città della Russia.

Probabilmente Marx, tra gli stranieri, è il campione assoluto nel numero di vie che portano il suo nome: ce n’è una in più di mille città e paesi della Russia. E anche Engels è dietro solo a pochi: a lui sono intitolate più di 400 strade in tutta la Russia. Inoltre, ci sono due città nella regione di Saratov chiamate Marx ed Engels. Ma mentre Engels è un centro di discrete dimensioni: 227 mila abitanti; Marx è una sonnolenta cittadina con appena 30.700 residenti. Entrambe le città furono fondate, ovviamente con altri nomi, nel XVIII secolo, come insediamenti tedeschi sul Volga.

2 / I tedeschi Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg

In Urss, questi due socialdemocratici e leader del movimento operaio venivano spesso onorati insieme. Dopotutto, fu insieme che vennero catturati dopo la rivolta operaia a Berlino e uccisi dai sostenitori del Kaiser. In più di cento centri urbani della Russia ci sono strade intitolate al marxista Liebknecht. Inoltre, diversi villaggi in varie regioni della Russia sono chiamati “Karl Liebknecht” o “imeni Karla Liebkhkneta” o “Liebknechtovka”. Ci sono invece vie Rosa Luxemburg in quasi 200 centri abitati e diversi villaggi portano il suo nome.

3 / La tedesca Clara Zetkin

La rivoluzionaria tedesca che ha combattuto per i diritti delle donne era incredibilmente venerata in Urss. Fuggendo dal regime nazista, trascorse gli ultimi giorni della sua vita a Mosca e fu persino sepolta con tutti gli onori presso le mura del Cremlino. Il nome di Clara Zetkin è ancora sui cartelli di molte vie di città dei Paesi dell’ex Urss. E in Russia ci sono vie Clara Zetkin in più di 40 città. Inoltre, nella regione di Samara c’è un insediamento chiamato “Posjolok imeni Klary Zetkin”.

4 / Gli italiani Sacco e Vanzetti

Ferdinando Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti parteciparono attivamente al movimento operaio statunitense. Erano anarchici e, nel bel mezzo degli scioperi americani alla fine degli anni Dieci, stavano conducendo un’indagine sulla morte di un lavoratore. Secondo varie fonti, o era stato ucciso dalla polizia, oppure si era suicidato, incapace di resistere alle loro prepotenze. Avevano già trovato prove e pianificavano di parlarne a una manifestazione di lavoratori, ma il giorno prima vennero arrestati e accusati di aggressioni e omicidi, e giustiziati sulla sedia elettrica. Celebri le ultime parole di Vanzetti al processo: “Non augurerei a un cane o a un serpente, alla più miserevole e sfortunata creatura della terra, ciò che ho avuto a soffrire per colpe che non ho commesso. Ma la mia convinzione è un’altra: che ho sofferto per colpe che ho effettivamente commesso. Sto soffrendo perché sono un radicale, e in effetti io sono un radicale; ho sofferto perché sono un italiano, e in effetti io sono un italiano; ma sono tanto convinto di essere nel giusto che se voi aveste il potere di ammazzarmi due volte, e per due volte io potessi rinascere, vivrei di nuovo per fare esattamente ciò che ho fatto finora.”

I proletari ingiustamente condannati vennero onorati postumi in Urss. E  “via Sacco e Vanzetti” è presente in più di 50 città dell’ex Unione Sovietica, mentre in altre città ci sono due vie distinte, spesso parallele (per esempio a Tomsk e a Tjumen).

5 / L’italiano Giuseppe Garibaldi

Una via a Mosca, Rostov sul Don, Rybinsk, Derbent e Taganrog e in altre località dell’ex Urss prendono il nome dall’eroe nazionale italiano. A Taganrog c’è anche l’unico monumento all’eroe dei due mondi in Russia e nell’ex Urss, inaugurato nel 1961 in occasione dei cent’anni dell’Unità d’Italia, la cui iscrizione recita: “Nel 1833, Giuseppe Garibaldi, trovandosi a Taganrog, giurò di dedicare la sua vita alla liberazione e alla riunificazione della sua Patria, l’Italia”. Fino al restauro del 2007 era presente anche una citazione di Engels (“Nella figura di Garibaldi, l’Italia aveva un eroe di stampo antico, capace di fare miracoli e che faceva miracoli”), che è stata però cancellata.

Il giovane Garibaldi fece scalo a Taganrog con la nave Clorinda (in porto c’è un obelisco dove attraccò). La città è anche citata nelle memorie dell’eroe, che qui conobbe un certo ligure, che gli parlò del “reale stato di cose nel Paese” e lo ispirò alla lotta patriottica. “Immagino che Colombo non si sia mai sentito così felice di aver scoperto l’America come mi sono sentito felice io tra le persone che hanno deciso di dedicare la loro vita alla liberazione della loro Patria”.

6 / L’americano John Reed

Questo giornalista (1887-1920) ha seguito la Rivoluzione e la Guerra civile in Russia e ha glorificato i bolscevichi nel suo libro “I dieci giorni che sconvolsero il mondo”. Le autorità sovietiche lo seppellirono con tutti gli onori presso le mura del Cremlino a Mosca dopo la sua morte per tifo. Gli sono state intitolate le vie di varie città, tra cui San Pietroburgo e Astrakhan.

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7 / Il francese Charles de Gaulle

Nel 2005, un monumento al presidente francese è stato inaugurato nella piazza di fronte all’hotel Cosmos, non lontano dall’Esposizione delle conquiste dell’economia nazionale di Mosca, il VdnKh. La piazza stessa prende il nome da de Gaulle dal 1990. Non era certo un sostenitore del comunismo, ma in un certo qual modo si avvicinò all’Urss nel suo tentativo di creare una “Europa delle Nazioni dall’Atlantico agli Urali”, e una alternativa nazionale di difesa rispetto alla Nato, dal cui comando militare ritirò la Francia nel 1966 (ci è rientrata nel 2009).

8 / Il ceco Jaroslav Hašek

L’autore del famoso romanzo “Il buon soldato Sc’vèik” ha vissuto per molti anni nella Russia sovietica. Dopo la Prima guerra mondiale (durante la quale fu prigioniero a Kiev), lo scrittore ceco andò a Mosca e prestò servizio nelle file dell’Armata Rossa. Come agitatore politico, viaggiò in quasi tutto il Paese, e in molte città ci sono targhe commemorative in onore di questo scrittore satirico, così come monumenti al suo personaggio più noto e amato. Vie a Mosca, San Pietroburgo, Omsk, Kazan, Irkutsk portano il nome di Hašek e nella città tatara di Bugulma, dove lavorò come assistente del comandante militare, c’è persino un Museo letterario Hašek, l’unico museo a lui dedicato al di fuori della Repubblica Ceca.

9 / Il ceco Julius Fučík

Comunista convinto, il giornalista ceco Julius Fučík visitò più volte l’Urss e viaggiò anche in Asia centrale, dopo di che scrisse il libro “Nella terra dove il domani significa ieri” (1932), dove dava un giudizio molto positivo dell’Urss. In Unione Sovietica fu apprezzato anche come antifascista e il suo libro “Scritto sotto la forca”, terminato in una prigione hitleriana nel 1942, un anno prima della sua esecuzione, fu pubblicato in enormi tirature.

Più di 20 città in Russia hanno vie che portano il nome di Julius Fučík, tra cui Mosca, San Pietroburgo, Nizhnij Novgorod, Kazan, Rostov sul Don, Volgograd e molte altre. Inoltre, gli sono state intitolate anche vie in Uzbekistan, Tagikistan, Kazakistan e in altre ex repubbliche sovietiche da lui visitate durante il suo lavoro giornalistico. C’è anche un monumento di Julius Fučík a Pervouralsk, nella Regione di Sverdlovsk.

10 / Gli indiani Jawaharlal Nehru e Indira Gandhi

A Ekaterinburg c’è una piazza intitolata al primo ministro indiano (dal 1947 al 1964) Jawaharlal Nehru. E non lontano dall’Università Statale di Mosca c’è una piazza intitolata a sua figlia: Indira Gandhi. Nehru visitò più volte l’Urss e nel 1955 fece un lungo viaggio in giro per l’Unione Sovietica, e in particolare visitò lo stabilimento Uralmash a Sverdlovsk (oggi Ekaterinburg), che in seguito iniziò a fornire escavatori all’India. 

11 / Il norvegese Roald Amundsen

L’esploratore norvegese dell’Artico era estremamente rispettato in Urss. Oltre ai suoi numerosi successi e record, esplorò l’intera costa settentrionale del Paese, facendo una spedizione lungo la rotta del Mare del Nord (Passaggio a nord-est). Vie a Mosca e a Ekaterinburg portano il suo nome e un busto di Amundsen è stato eretto a San Pietroburgo. Il regista sovietico Mikhail Kalatozov ha diretto il film “La tenda rossa” (1969) sullo sfortunato tentativo di salvare Umberto Nobile,  in una coproduzione italo-sovietica, in cui il ruolo di Amundsen è interpretato da Sean Connery.

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12 / L’ungherese Béla Kun

Béla Kun fu uno dei leader della Rivoluzione ungherese del 1919 e ricoprì una posizione di primo piano nella Repubblica Sovietica Ungherese, che durò solo 133 giorni. Dopo la sua caduta, fu costretto a fuggire in Russia, dove combatté tra le file dei bolscevichi nella Guerra civile (partecipando attivamente al terrore rosso). Nel 1938, fu fucilato a Mosca con l’accusa di aver “guidato un’organizzazione terroristica controrivoluzionaria”. Fu riabilitato dopo la morte di Stalin. A Mosca c’è una piazza Béla Kun, e ci sono strade che portano il suo nome a San Pietroburgo, Tomsk (città dove visse e fu attivo) e Sinferopoli.

13 / Il vietnamita Ho Chi Minh

In onore del rivoluzionario marxista è stata ribattezzata la più popolosa città del Vietnam, Saigon. E porta il suo nome anche la piazza di Mosca dove per qualche tempo il leader vietnamita visse e fu attivo nel Comitato Esecutivo del Comintern. Sempre nella capitale dell’Urss si laureò all’Università Comunista dei Lavoratori dell’Oriente. Interessante notare che, dopo la morte, fu imbalsamato con la stessa tecnica usata per Lenin.

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14 / Il mozambicano Samora Machel

Il leader del movimento socialista Fronte di Liberazione del Mozambico (Frelimo) e primo presidente del Mozambico dopo la Rivoluzione del 1975 era un marxista e simpatizzante di Lenin. Dopo la sua morte in un discusso incidente aereo nel 1986, gli è stata intitolata una strada nel sud-ovest di Mosca, non lontano dall’Università dell’Amicizia tra i Popoli, che lui con tanto zelo contribuì a rafforzare (cosa per cui ricevette anche il Premio Lenin).

15 / Lo spagnolo Julián Grimau

La simpatia dell’Unione Sovietica per i comunisti tedeschi era superata solo da quella per i comunisti spagnoli. Grimau era percepito quasi come una vittima postuma della Guerra civile spagnola, perché fu giustiziato dalla dittatura di Francisco Franco nonostante numerose proteste pubbliche internazionali (anche il Papa lo difese). Una via di Mosca e una di Divnogorsk, in Siberia, portano il suo nome Grimau.

16 / L’italo-argentino Victorio Codoviglia

Nato a Ottobiano, in provincia di Pavia, nel 1894, il comunista Vittorio Codovilla fu costretto ad emigrare in America Latina nel 1912, visto che le autorità italiane avevano iniziato a perseguitarlo per le sue attività rivoluzionarie. In Argentina, dove modificò il nome, fu fondatore del Partito Comunista Argentino e fu attivo per molti anni nel suo comitato centrale. Inoltre, fu un membro del Comintern. Codoviglia arrivò in Urss nel 1957 per celebrare il 40° anniversario della Rivoluzione d’Ottobre. E nel 1969 si trasferì definitivamente nel Paese dei Soviet, ricevette l’Ordine della Rivoluzione d’Ottobre e l’anno successivo morì a Mosca, dove fu sepolto. Una delle piazze a est della capitale gli è stata intitolata nel 1970.

17 / Lo Jugoslavo Josip Broz Tito

Tito (croato di padre, sloveno di madre) nacque sul territorio sotto l’occupazione austro-ungarica e fu chiamato al fronte della Prima guerra mondiale per combattere contro i russi. Nel 1915 fu fatto prigioniero, e imparò persino il russo. Fuggì da un campo di lavoro per prigionieri di guerra dopo la Rivoluzione di febbraio del 1917 e presto si unì alle Guardie Rosse. Quando il suo distaccamento fu sconfitto, si nascose per circa un anno in un villaggio vicino a Omsk, dove sposò una ragazza russa. Nel 1920, tornò in Jugoslavia con la sua famiglia, ma in seguito visitò ripetutamente Mosca e fu attivo nel Comintern. Durante la Seconda guerra mondiale, guidò l’esercito partigiano contro Hitler e si avvicinò a Stalin, dal quale ricevette l’Ordine della Vittoria sovietico. Nel 1948, Tito ruppe con Stalin e tutte le relazioni tra l’Urss e la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia furono interrotte. In seguito, Tito ebbe rapporti più amichevoli con Khrushchev e Brezhnev. Dopo la sua morte, nel 1980, nel sud-ovest di Mosca, una piazza è stata nominata in suo onore, e a Omsk c’è via Broz Tito 

18 / L’italiano Cristoforo Colombo

L’uomo che scoprì l’America iniziò a essere onorato in Russia in occasione della celebrazione del 500° anniversario del suo avventuroso viaggio. Nel 1992, una nuova piazza venne intitolata in suo onore a Zelenograd (oggi parte di Mosca). Anche le strade di altre città russe, tra cui Volgograd e Astrakhan, portano il nome del navigatore. Nel 1995, lo scultore russo Zurab Tsereteli realizzò la composizione “La nascita di un uomo nuovo”, che fu donata a Siviglia, città da dove Colombo iniziò la sua spedizione. E nel 2016, una seconda scultura di Tsereteli è stata installata a Porto Rico, dove è sbarcato Colombo.

19 / L’italiano Palmiro Togliatti

Il segretario del Partito Comunista Italiano ha un’intera città russa di poco meno di 700 mila abitanti che porta il suo nome, nella Regione di Samara. E ha anche vie a Novokuznetsk, a Naberezhnye Chelny, a Ekaterinburg e a Jalta, località dove morì nel 1964, mentre era in vacanza in Urss.

20 / L’italiano Antonio Gramsci

Il politico e filosofo italiano, fondatore del Partito Comunista d’Italia nel 1921 e del quotidiano comunista “L’Unità”, e imprigionato dai fascisti, ha una grande via intitolata in suo onore a Voronezh. Altre sono a Volgograd e a Rostov sul Don.


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