Cinque cose da sapere sul periodo del “Disgelo” nella storia dell’Unione Sovietica

Nikita Khrushchev (15 aprile 1894 –11 settembre 1971)

Nikita Khrushchev (15 aprile 1894 –11 settembre 1971)

Valentin Sobolev/TASS
Con questo termine si intendono gli anni del governo di Nikita Khrushchev, quando in Urss si cercò di prendere le distanze dal totalitarismo staliniano e si avviò una certa democratizzazione interna, assieme a un processo di distensione internazionale. Anche se non mancarono le contraddizioni

1 / Che cos’è il “Disgelo”?

Nikita Khrushchev durante un intervento al XX Congresso del Pcus, che si tenne dal 14 al 26 febbraio del 1956

Il “Disgelo” è un periodo della storia dell’Unione Sovietica che fu segnato da parziali ma importanti aperture nella vita politica e sociale. Quest’epoca ebbe come componente centrale il processo di “destalinizzazione”, con l’aperta critica del culto della personalità e la riabilitazione delle vittime del regime staliniano. In generale, si assistette all’avvio della transizione dal totalitarismo a una dittatura soft, e comparve una certa libertà intellettuale.

Il “Disgelo” prende inizio con il discorso del 25 febbraio del 1956 di Nikita Khrushchev “Sul culto della personalità e le sue conseguenze” (passato alla storia come “Rapporto segreto”) di fronte ai delegati del XX congresso del Pcus, nel quale il nuovo leader criticò duramente Stalin e molti aspetti della sua politica.

Khrushchev voleva riformare il sistema politico per far sì che il popolo riacquistasse fiducia nel partito. Tuttavia, malgrado alcune libertà, lo Stato doveva mantenere il controllo su tutti i processi della società sovietica.

Quello del “Disgelo”, fu un periodo pieno di grandi contraddizioni. Da un lato, l’Urss si apriva al mondo e cercava di normalizzare i rapporti con l’Occidente, mentre dall’altro intervenne per reprimere con la forza la Rivoluzione ungherese del 1956. Nel Paese si parlava di emancipazione spirituale e intellettuale, ma a Novocherkassk, nel 1962, furono fucilati gli operai che protestavano. Inoltre fu avviata una nuova virulenta campagna antireligiosa.

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2 / Come nasce il termine “Disgelo”?

Lo scrittore sovietico Ilja Erenburg (1891-1967)

Il termine “Disgelo” (in russo: “Оттепель”; “Ottepel”), in senso politico, lo dobbiamo all’omonimo romanzo di Ilja Erenburg, che racconta la vita di alcuni intellettuali di un’immaginaria città di provincia. Il romanzo uscì nel 1954, due anni prima del famoso “Rapporto segreto” di Khrushchev al XX congresso.

Erenburg cominciò a scrivere questo libro poco dopo la morte di Stalin (marzo 1953). Seppure con molta cautela, lo scrittore vi auspica dei cambiamenti che gli sembravano imminenti. “Volevo dimostrare come i cambiamenti di enorme importanza storica incidono sulla vita degli abitanti di una piccola città, volevo trasmettere la mia sensazione di Disgelo, le mie speranze…”, scrisse successivamente nei suoi ricordi.

A Khrushchev la parola “Disgelo” non piacque: non voleva che il suo governo fosse associato alla fanghiglia primaverile.

Tuttavia, negli ultimi anni della sua vita, quando ormai non era al potere da diversi anni, cambiò opinione: concordò sul fatto che, in linea di principio, il termine era appropriato.

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3 / Come si manifestava il “Disgelo” nella vita della società sovietica?

Passeggeri sulla metro di Mosca negli anni Sessanta, intenti nella lettura

I processi di destalinizzazione e di liberalizzazione politica parziale, iniziati dallo Stato, investirono tutti gli aspetti della società sovietica.

Nel campo letterario, la censura diventò meno opprimente. Le persone ora potevano leggere quello che in precedenza era proibito: le poesie di Osip Mandelshtam, Konstantin Balmont e Marina Tsvetaeva, il romanzo di Mikhail Bulgakov “Il maestro e Margherita”. Nel 1962, fu pubblicato il romanzo di Aleksandr Solzhenitsyn “Una giornata di Ivan Denisovich”, sulla vita quotidiana di un prigioniero del gulag.

La rivista “Novyj mir” promuoveva i giovani autori esordienti. La poesia divenne una vera mania: i poeti come Evgenij Evtushenko e Andrej Voznesenskij riempivano interi stadi.

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Nel periodo del “Disgelo”, i sovietici cominciarono a scoprire gli scrittori stranieri (tra cui spiccano in particolare Erich Maria Remarque ed Ernest Hemingway), e la musica estera. Nel 1962, con grandissimo successo, nell’Urss si esibì la Big Band di Benny Goodman.

Al cinema, i grandi leader e gli ardenti rivoluzionari furono sostituiti da personaggi nuovi: persone comuni con i loro problemi e le loro aspirazioni. Per esempio, nel film “A zonzo per Mosca” (Ja shagaju po Moskvé) del regista Georgij Danelija, uscito nel 1963, non c’è alcun eroismo: i personaggi passeggiano semplicemente per le vie della città.

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Nell’architettura, lo splendore dello stile “Impero staliniano”, con i suoi bassorilievi e le imponenti colonne, cedette il posto all’edilizia di massa con innumerevoli palazzoni prefabbricati, tutti uguali, a cinque piani. Agli architetti, che ne furono molto delusi, Khrushchev dichiarò: “Le persone hanno bisogno di alloggi. Non vogliono ammirare le ‘silhouette’, vogliono avere una casa!”.

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4 / Chi erano gli “Shestidesjatniki”?

I poeti sovietici Bulat Okudzhava, Andrej Voznesenskij, Robert Rozhdestvenskij ed Evgenij Evtushenko

I profondi cambiamenti sociali portarono alla nascita di una nuova classe di intellettuali sovietici che furono soprannominati “shestidesjatniki” (“Шестидесятники”, dal russo “shestdesjat”, cioè “sessanta”; ovvero “quelli degli anni Sessanta”). Erano giovani o meno giovani (gli storiografi li descrivono come nati tra il 1918 e il 1935) che credevano sinceramente nell’umanesimo, nella libertà di espressione e nel diritto dell’uomo a una sua sfera privata.

Con termine “shestidesjatniki” oggi viene definito un consistente gruppo di pittori, attori, poeti, scrittori, musicisti, ecc., che si incontravano nei loro appartamenti, dove fino al mattino discutevano di problemi della cultura, dello Stato o, semplicemente, del senso della vita. 

Sebbene con il tempo alcuni di loro si siano poi schierati su posizioni antisovietiche, diventando dei dissidenti, la maggioranza di queste persone all’epoca del Disgelo continuava a credere negli ideali del comunismo, che secondo loro andava però raggiunto mediante graduali riforme democratiche.

5 / Quando e perché il “Disgelo” è finito? 

La “Primavera di Praga”. Manifestanti contro l’intervento militare dell’Urss e degli alleati del Patto di Varsavia in Cecoslovacchia

Il potere non permise mai al “Disgelo” di svilupparsi liberamente, continuando a controllare i processi sociali. Persino raccontare una barzelletta antisovietica era pericoloso: si rischiava di andare a processo.

“Nel decidersi ad avviare il Disgelo, e accettandolo consapevolmente”, sostenne in seguito Khrushchev, “i dirigenti dell’Urss, me compreso, erano nel contempo timorosi: il fenomeno rischiava di trasformarsi in un’alluvione che ci poteva investire totalmente e che per noi sarebbe stato difficile arginare… Temevamo di perdere le redine del Paese, e per questo si cercava di contenere la crescita di quegli umori popolari che, dal punto di vista della leadership, erano inopportuni”.

Con l’avvento al potere di Leonid Brezhnev nel 1964, cominciò la lotta al dissenso e la censura fu di nuovo irrigidita. Già un anno dopo, si tenne il clamoroso processo contro gli scrittori Andrej Sinjavskij e Julij Daniel, accusati di propaganda antisovietica. 

La storia dello SMOG (СМОГ, acronimo di “Смелость”, “Мысль”, “Образ”, “Глубина”, cioè, “coraggio”, “pensiero”, “immagine”, “profondità”), associazione dei giovani poeti creata nel 1965, durò poco più di un anno. Dopo aver rifiutato di sottomettersi al controllo dello Stato, l’associazione fu liquidata, mentre il suo presidente, Leonid Gubanov, fu ricoverato con la forza in una clinica psichiatrica.

Il Disgelo finì definitivamente con la repressione della Primavera di Praga nel 1968. Molti degli “shestidesjatniki” che si erano schierati a favore dei cecoslovacchi, furono perseguitati, trasformandosi in “dissidenti”. Nel Paese cominciava così la “stagnazione brezhneviana”.

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