Quando la moglie dello zar restava incinta, il monarca, come un semplice contadino, sperava che a nascere fosse un figlio maschio, perché era importante garantire la continuità dinastica, e il diritto di successione spettava, appunto, ai maschi. Molti zar ebbero una femmina come primogenita, e in questo non c’era nulla di male. Ma la nascita di femmine di fila, come capitò allo zar Mikhail Fedorovich (Michele di Russia) e a sua moglie Evdokija Lukjanovna, poteva dar vita a voci spiacevoli e a pettegolezzi e malumori a Corte.
La zarina e le boiarde (dalla “Descrizione in prima persona della cerimonia di matrimonio di Mikhail Fjodorovich”; Michele I di Russia)
Dominio pubblicoNaturalmente, anche la nascita delle bambine della famiglia reale era un evento gradito, ma veniva celebrata con meno sfarzo.
La gravidanza della zarina era considerata uno stato sacrale, pertanto durante questo periodo la zarina non comunicava con nessuno e nessuno poteva vederla, perché doveva essere messa al riparo di ogni malocchio. Nelle chiese si pregava per la zarina, da lei si portavano icone miracolose e a suo nome venivano distribuite le elemosine.
La “mylnaja”, una sorta di antica “banja” o sala da bagno, presentata nell’esposizione “Il palazzo dello zar Alessio Mikhailovich del XVII secolo. Ricostruzione storica e artistica”
Aleksej Kudenko/SputnikQuando al parto mancavano pochi giorni, la zarina invitava le mogli dei boiardi a lei più vicine, e le riceveva seduta sul letto. Dopo ciò, nessuno poteva più vederla fino alla nascita del figlio. Lo zar intanto pregava, facendo il giro di tutti i santuari più importanti del Cremlino, passando dalla cattedrale della Dormizione a quelle dell’Arcangelo Michele e dell’Annunciazione, e poi al monastero di Chudov e a quello dell’Ascensione.
Il parto, ovviamente, era una cosa molto intima. L’unico che ne scrisse qualcosa fu il funzionario Grigorij Kotoshikhin (1630-1677) che conosceva la vita della Corte: “La zarina si ritira nella mylnja [locale adibito a bagno a vapore], e con lei la levatrice e alcune altre, poche, donne; quando poi il bimbo nasce… viene chiamato il confessore per pregare per la madre e il bambino insieme alla levatrice e alle altre donne che sono presenti, e dare il nome al neonato. Dopo che è stata recitata la preghiera, lo zar entra per vedere il bambino, e senza la preghiera nessuno entra o esce da quella stanza”.
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Appena nato il bambino, in tutte le chiese di Mosca si cominciavano a suonare le campane, mentre nella cattedrale della Dormizione del Cremlino si celebrava una solenne liturgia. Dal palazzo partivano i corrieri per comunicare il lieto evento agli igumeni dei monasteri più importanti, ai comandanti che stavano combattendo le guerre e alle famiglie dei boiardi più nobili. In tutto il Paese si diramavano i “messaggi di preghiera” che si leggevano nelle chiese, dopo di che si celebravano le liturgie. Da quel momento, il nome del figlio dello zar doveva essere menzionato nelle preghiere, insieme ai nomi degli altri membri della famiglia reale.
Scena della nascita di Pjotr Alekseevich (Pietro I, detto il Grande)
Museo ErmitagePer celebrare la nascita, lo zar distribuiva come elemosina grandi somme di denaro e, come anche nei giorni dei matrimoni e dei funerali reali, annunciava l’amnistia, graziando tutti tranne coloro che erano stati condannati per reati gravi. Di solito, lo zar dava anche promozioni ai parenti di sua moglie. Per esempio, dopo la nascita dello zarevic Pjotr Alekseevich (il futuro imperatore Pietro il Grande), Kirill Naryshkin, il nonno del bambino da parte di madre, e Artamon Matveev, il curatore della zarina, ricevettero il rango di Okolnichij, equivalente a quello di ministro.
Tutti i rituali che accompagnavano la nascita si registravano in un apposito documento, denominato “chin rozhdenija”, cioè, “registro della nascita”. Purtroppo, come scrive la storiografa Margarita Rakitina, nessuno di questi documenti si è conservato per intero. Fino a noi è giunto soltanto il primo foglio del “registro” di Teodora Alekseevna (ultima figlia dello zar Alessio Mikhajlovich), nata nel 1674.
Tre-quattro giorni dopo la nascita, veniva organizzata la cosiddetta “tavola della nascita”, sulla quale abbondavano i dolci. In questa occasione, persino i contadini mangiavano dei piroghì (torte salate con ripieni vari), mentre nel palazzo dello zar si servivano i dolci; segno di grazia particolare, perché lo zucchero era molto costoso, tanto che i pranzi quotidiani della famiglia del sovrano non prevedevano portate dolci.
Pietro II di Russia da bambino con la sorella Natalija. Dipinto di L. Caravaque (1722), particolare
Galleria TretjakovIl “Cremlino di zucchero”
Moskva Agency«Kovrizhka [dolce a base di farina e miele] grande in forma di stemma dello Stato di Mosca;
pan di zucchero colorato da 2 pud [unità di misura russa pari a 16,38 kg] e 20 libbre (circa 40 chili di zucchero!),
aquila grande di zucchero colato bianco,
un’altra aquila di zucchero colato rosso con globi crucigeri – ciascuna da 1,5 pud (24 kg),
cigno di zucchero colato da 2 pud (32 kg),
anatra di zucchero colato da 20 libbre (8 kg),
pappagallo di zucchero da 10 libbre (4 kg),
colomba di zucchero da 8 libbre,
Cremlino di zucchero con figurine equestri e a piedi,
torre grande con aquila,
torre media con aquila,
città di zucchero quadrangolare con cannoni…»
I dolci si offrivano anche ai non abbienti, per i quali al Cremlino si organizzavano degli appositi tavoli.
La “mérnaja ikona” di Pietro il Grande. Grazie a queste speciali icone, che riportavano le misure dei nascituri, abbiamo varie informazioni sui figli della dinastia Romanov
Dominio pubblicoPer il battesimo del bambino si imbandiva la “tavola battesimale”, sulla quale venivano anche raccolti i regali che pervenivano in grandi quantità. A pochi prescelti lo zar contraccambiava il dono, e i regali dello zar, in questo caso, erano di solito molto più preziosi di quello che il monarca aveva ricevuto. Per molti cortigiani, partecipare alla “tavolata battesimale” era obbligatorio. Se la persona era malata, un corriere portava in casa sua dei cibi e dei vini, e restava lì fino a quando il padrone di casa non assaggiava tutto: la regola era ferrea.
Per ogni neonato della famiglia reale veniva dipinta un’icona che si diceva “mernaja” (cioè, “relativa alla misura”; “su misura”), sulla quale veniva raffigurato il santo del quale il bambino prendeva il nome. L’icona veniva coperta con metalli preziosi ed era custodita nelle stanze del rampollo reale. L’immagine si diceva “su misura”, perché ripeteva fedelmente le misure del bambino. Per esempio, l’icona natale di Alessio Mikhajlovich, conservata nei musei del Cremlino di Mosca, fa capire che il padre di Pietro I era un vero gigante: misure alla nascita 57 x 19 cm! Pietro, quando è nato, era meno alto: soltanto 49,5 cm, ma poi avrebbe superato i due metri di statura. L’icona della nascita accompagnava il suo proprietario per tutta la vita. E, dopo la morte, l’icona veniva esposta sulla sua tomba dentro la cattedrale dell’Arcangelo Michele.
“Nutrice con bambino”, dipinto di Aleksej Venetsianov
Galleria TretjakovDopo la nascita dei figli si cercava una nutrice. Purtroppo, non sappiamo come avveniva la selezione, perché non esiste nessun documento in merito. Tuttavia, è ovvio che poteva essere scelta sia una donna di famiglia nobile, sia una popolana. Testimonia Grigorij Kotoshikhin: “Per allevare il figlio o la figlia dello zar viene scelta… una donna buona e sincera, che ha il latte dolce ed è sana, la quale donna rimane nel Palazzo superiore (nelle camere della zarina) per un anno”.
“Nascita di Pietro il Grande”. Litografia di Ivanov su disegno di B. Chorikov
Dominio pubblicoIn realtà, il periodo di allattamento poteva durare anche due anni. Dopo ciò, la balia lasciava il palazzo della zarina, ma il suo legame con la famiglia reale non si spezzava mai definitivamente. Il marito e i figli della donna ricevevano dei posti ben retribuiti, mentre la nutrice stessa, il più delle volte, continuava a servire la famiglia dello zar come educatrice o inserviente. E se decideva di riprendere la sua vita di prima, ogni anno continuava a ricevere dei regali da parte dello zar per il suo giorno onomastico.
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