La battaglia di Stalingrado: tutto quello che volevate sapere lo trovate qui

Battaglia di Stalingrado (17 luglio 1942 – 2 febbraio 1943)

Battaglia di Stalingrado (17 luglio 1942 – 2 febbraio 1943)

Georgij Zelma/Sputnik
Eroici difensori della città, valenti comandanti dell’Armata Rossa, errori di Hitler… Scoprite come sono andate davvero le cose nello scontro più importante e sanguinoso della Seconda guerra mondiale

La battaglia più sanguinosa della storia dell’umanità, che causò la morte di oltre un milione di persone, fu un evento spartiacque per l’intero corso della Seconda guerra mondiale. L’Armata Rossa prese l’iniziativa e non la lasciò più fino alla fine del conflitto. Ma come e a che prezzo fu ottenuta questa vittoria?

La strada per Stalingrado

Dopo la cocente sconfitta subita nei pressi di Mosca alla fine del 1941, i tedeschi non poterono più condurre un’offensiva simultanea su tutta la lunghezza del fronte sovietico-tedesco, come era avvenuto nella fase iniziale dell’Operazione Barbarossa, e si concentrarono invece sulla direzione meridionale. Il 5 aprile 1942 Adolf Hitler approvò un piano denominato “Operazione Blu” (in tedesco: “Fall Blau”), il cui scopo principale era la conquista dei ricchi giacimenti petroliferi del Caucaso, che all’epoca rappresentavano oltre il 70% dell’intera produzione dell’Unione Sovietica. 

Battaglia di Stalingrado, un carro armato sovietico T-34 in azione, nel 1942 o 1943

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Nella primavera del 1942, la Wehrmacht mantenne le sue posizioni nell’Ucraina orientale, preparandosi per una grande offensiva estiva. Una tale “campagna per il petrolio”, tuttavia, non poteva essere portata a termine senza una copertura affidabile dei fianchi. Una parte delle forze tedesche, quindi, doveva sfondare in direzione del grande centro industriale e di trasporto di Stalingrado e costruire una solida difesa lungo i fiumi Don e Volga. 

Soldati tedeschi in azione presso Majkop, in Adighezia, sul versante settentrionale della catena del Caucaso

L’Armata Rossa stessa giocò un ruolo importante nel trasformare questi piani quasi in realtà. Il 12 maggio, le truppe sovietiche lanciarono un’offensiva nei pressi di Kharkov, che si concluse con un completo disastro e la perdita di oltre 200.000 soldati. 

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Il 28 giugno ebbe inizio l’“Operazione Blu”: le truppe avanzarono rapidamente in due direzioni, verso il Caucaso e verso Stalingrado, superando centinaia di chilometri e isolando decine di migliaia di soldati sovietici dalle forze principali. I tedeschi tornarono a sperare in una “guerra lampo”, stavolta nel Sud della Russia.

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Il 23 agosto 1942 Stalingrado subì un terribile bombardamento che uccise oltre 40.000 persone e ridusse in rovina gran parte degli edifici. La tragedia che colpì la città sovietica quel giorno la avvicinò molto alla britannica Coventry, anch’essa devastata dai bombardamenti due anni prima. Tanto che i due centri urbani sono diventati le prime città gemellate al mondo.

La fanteria tedesca in azione

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L’inferno in Terra

Sotto l’assalto della 6ª Armata di Friedrich Paulus e della 4ª Armata Panzer di Hermann Goth, le forze sovietiche si ritirarono verso Stalingrado. A metà settembre 1942, i tedeschi erano già coinvolti in feroci e sanguinose battaglie strada per strada in città.

Stalingrado nel 1937, prima di essere distrutta completamente dalla guerra

Gradualmente, da direzione secondaria, Stalingrado si trasformò per Hitler in un obiettivo principale. Entrambe le parti gettarono sempre più forze in questo “tritacarne” e la città divenne un vero e proprio inferno in terra. I ricordi dei testimoni oculari e le lettere dal fronte lo testimoniano vividamente.

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Stalingrado fu difesa dalla 62ª Armata del generale Vasilij Chujkov. Il comandante puntò sulla creazione di piccoli gruppi d’assalto mobili, che “rosicchiavano” terreno metro per metro, prendevano edifici semidistrutti e aspettavano l’avvicinarsi dei nazisti per lanciare una granata, oppure penetravano nelle retrovie del nemico attraverso tunnel sotterranei, infliggendo colpi dolorosissimi.

Battaglia di Stalingrado, foto di una bomba aerea appena sganciata per colpire un impianto chimico della città, 1942

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Il peso principale della lotta, ovviamente, ricadeva sui soldati comuni. Ci furono episodi particolarmente eroici nella Battaglia di Stalingrado, come la difesa della Casa di Pavlov o l’assedio della cosiddetta “Isola di Ljudnikov”, quando la 138ª Divisione di Fanteria del colonnello Ivan Ljudnikov, pressata sul Volga e circondata dal nemico su tre lati, tenne in pugno un minuscolo appezzamento di terra vicino agli stabilimenti della fabbrica “Barrikady” per più di un mese.

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Truppe sovietiche impegnate nella difesa casa per casa di Stalingrado

Oltre alla Wehrmacht, i difensori di Stalingrado dovettero combattere contro un altro esercito, quello “invisibile”. Un’epidemia di colera minacciò di travolgere la città e solo grazie agli incredibili sforzi dei medici sovietici si riuscì a evitare il disastro.

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La grande svolta

Prigionieri di guerra tedeschi dopo la sconfitta della Wehrmacht a Stalingrado

Nonostante i tedeschi avessero conquistato la maggior parte di Stalingrado, non riuscirono a prendere completamente sotto il loro controllo la città prima dell’arrivo del freddo. La 6ª armata stava ancora combattendo duramente in città quando, il 19 novembre, le truppe sovietiche lanciarono improvvisamente un’offensiva strategica su larga scala, denominata “Operazione Urano”, infliggendo un duro colpo ai fianchi del raggruppamento di forze tedesco, laddove era coperto dalle deboli unità romene.

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I tedeschi, sperando di evitare la catastrofe, si affrettarono a mandare le riserve in aiuto dei loro alleati. In quel momento terribile, non mancarono le curiosità. Ad esempio, la 22ª Divisione carri armati tedesca non poté arrivare in soccorso della malandata 3ª Armata rumena a causa di... comuni topi!

I soldati sovietici fanno prigioniero il feldmaresciallo tedesco Friedrich Paulus

Il 23 novembre, l’anello di accerchiamento attorno al raggruppamento di 330 mila soldati di Friedrich Paulus fu chiuso. Tuttavia, la situazione per i nazisti non sembrava ancora catastrofica. Hitler ordinò alla 6ª Armata di rimanere in città e, ricevendo i rifornimenti per via aerea, di attendere i rinforzi.

Il 12 dicembre iniziò l’Operazione “Tempesta Invernale” (in tedesco: “Unternehmen Wintergewitter”): le truppe del Gruppo d’armate Don del feldmaresciallo Erich von Manstein si precipitarono a sfondare l’anello.

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Come bestie in trappola

All’inizio del 1943, i tedeschi avevano perso ogni possibilità di liberarsi dall’accerchiamento, anche se molti soldati di Paulus credevano ancora che Hitler avrebbe mantenuto la sua promessa e inviato aiuti.

Dopo essere sopravvissute alla “Tempesta Invernale”, sconfiggendo gli alleati italiani e romeni dei tedeschi sul Don e allontanando il nemico dalla città per centinaia di chilometri, le truppe sovietiche iniziarono la liquidazione sistematica della sacca, grazie soprattutto alle brillanti iniziative del generale Konstantin Rokossovskij.

Un po’ di musica per festeggiare nella Stalingrado liberata, gennaio 1943

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Nella notte del 31 gennaio 1943, le unità della 38ª brigata motorizzata di fucilieri della 64ª armata fecero irruzione nell’edificio dei grandi magazzini nel centro di Stalingrado, bloccandolo da tutti i lati. Qui si trovava il quartier generale della 6ª Armata di Friedrich Paulus. 

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Due giorni dopo, il 2 febbraio, l’ultimo gruppo tedesco rimasto, quello del generale Karl Strecker, capitolò nei pressi degli stabilimenti industriali di Stalingrado “Traktor” e “Barrikady”. Questo giorno segnò la fine della più importante battaglia della Seconda Guerra Mondiale.

Soldati dell’Armata Rossa presso una fossa comune dove, secondo il cartello, riposano i corpi di 57 difensori della città

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Il trionfo sul fiume Volga fu il risultato dell’eroismo dei soldati sovietici, dell’accresciuto livello di arte militare dei comandanti dell’Armata Rossa e di una serie di errori del comando tedesco

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È difficile sopravvalutare l’importanza della vittoria sovietica a Stalingrado: La Germania nazista e il blocco militare e politico dei Paesi dell’Asse subirono un colpo terribile, mentre i Paesi membri della coalizione anti-hitleriana ripresero forza e l’Armata Rossa prese in mano saldamente l’iniziativa strategica della guerra. 


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