“Era l’ora di cena ed entrammo nella sala da pranzo. Sul tavolo per mia zia era stato messo un enorme coltello da cucina e un pollo vivo era legato alla gamba della sua sedia. Il povero volatile scalciava e trascinava con sé la sedia. ’Vedi?’, ha detto mio padre alla zia. ‘Sapendo che ti piace mangiare esseri viventi, abbiamo preparato per te un pollo. Nessuno di noi è in grado di ucciderlo, quindi ti abbiamo messo qui questo strumento mortale. Fai da sola’. ’Un altro dei tuoi scherzi!’, esclamò zia Tanja, ridendo. ‘Tania, Masha, slegate subito quel povero pollo e ridategli la libertà’. Ci siamo affrettati a realizzare il desiderio della zia. Dopo aver liberato il pollo, abbiamo servito in tavola pasta, verdure e frutta. La zia ha mangiato tutto con grande appetito.”
Questa scena è descritta da Tatjana, la figlia di Lev Tolstoj (1828-1910). Lei stessa, sua sorella Masha e suo padre erano vegetariani convinti. Ma Sofja Andreevna, moglie dello scrittore, si lamentò sempre del vegetarianismo del conte, che causava “la complicazione di un doppio pasto, costi aggiuntivi e lavoro inutile per il personale”. Inoltre, secondo Sofja, il cibo vegetariano non lo nutriva abbastanza. Ma Tolstoj perseverò e non mangiò più carne. E nella Russia dei suoi tempi non era certo l’unico vegetariano.
“È facile convincere la popolazione locale a essere vegetariana”
La nutrizionista Jenny (Janka) Schulz, che aveva aperto il primo locale vegetariano in Ungheria nel 1896, ne lanciò uno simile a Mosca nel 1903. Dopo aver studiato gli atteggiamenti russi nei confronti del vegetarianismo, la Schulz, che aveva studiato in modo specifico la “gastronomia vegetariana” in Svizzera, scrisse: “Numerosi periodi di digiuno, per lo più lunghi, sono osservati da ricchi e poveri, in città e in campagna, con grande coscienziosità. Questo è il motivo per cui la popolazione locale è così facilmente disposta verso il vegetarianismo”.
In effetti, in Russia il digiuno ha avuto fin dall’antichità un’importanza particolare. Come scrive lo svizzero di origini tedesche Peter Brang (1924-2019), studioso del vegetarianismo russo, “per il monachesimo russo, a differenza di quello occidentale (con l’eccezione dei trappisti e dei certosini), il digiuno, in particolare l’astensione dal consumo di carne, è una disposizione fondamentale. I monaci coscienziosi digiunavano tutto l’anno, concedendosi solo occasionalmente di mangiare pesce”. Per quanto riguarda i semplici credenti ortodossi, i digiuni della Quaresima, di San Pietro (il lunedì della settimana dopo la Pentecoste), della Dormizione di Maria (in agosto) e di Natale, insieme ai normali giorni di digiuno (ogni mercoledì e venerdì dell’anno) danno un totale di circa 220 giorni di digiuno all’anno, che i credenti in passato cercavano scrupolosamente di osservare.
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Già nella “Cronaca degli anni passati”, scritta attorno al 1116, si legge, nelle pagine dedicate al 1074: “La Quaresima purifica la mente dell’uomo”. E nell’agiografia del grande santo russo Sergio di Radonezh sta scritto che persino da neonato non toccava il seno della madre per la poppata durante la Quaresima, e che quindi la sua santità si era manifestata fin da piccolissimo.
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Insomma, quando il vegetarianismo fece la sua comparsa in Russia, il terreno “spirituale” era già pronto per accoglierlo. Tuttavia, la Chiesa russa, lo condannava. Il fatto è che in Russia esistevano sette cristiane che rifiutavano completamente di mangiare carne, come i Khlysty e gli Skoptzy. La Chiesa si opponeva attivamente a queste sette e questo atteggiamento negativo si rifletté nel rifiuto del vegetarianismo. La stessa disponibilità di qualcuno ad astenersi dalla carne suscitava nei membri della Chiesa il sospetto che dietro ci fossero aspirazioni settarie.
Nel 1913 Nikolaj Lapin, un contadino dei dintorni di Saratov, inviò a “Vegetarianskoe obozrenie” (ossia: “Rivista Vegetariana”) il suo articolo “Perché sono diventato vegetariano” . Lapin aveva rinunciato alla carne a 18 anni perché fin da bambino non riusciva ad assistere alla macellazione degli animali. Ben presto i suoi compaesani cominciarono a chiedergli se fosse in grado di svolgere i duri lavori agricoli e, quando videro che questo non era un problema per lui, iniziarono a dire che era stato posseduto dal diavolo. La dieta vegetariana suscitava quindi interrogativi tra la gente comune, non solo tra i nobili come la moglie di Tolstoj, che rimproverava al conte il fatto che, avendo insegnato alle sue figlie a non mangiare carne, “loro mangiano aceto e olio e sono diventate verdi e magre”.
Tolstoj e la “dieta senza uccidere”
Il conte stesso indicò gli anni della sua rinuncia alla carne: 1883-1884, quando conobbe Vladimir Chertkov (1854-1936; che sarebbe poi diventato leader del “tolstoismo”), già vegetariano, e iniziò la sua ricerca spirituale. Nel 1885 lo scrittore era già in conflitto con la moglie per il suo rifiuto di mangiare carne e nel 1892 scrisse il saggio “Il primo gradino”, un appassionato manifesto del vegetarianismo, seguito nel 1895 da “Contro la caccia”. “Come è possibile prendere e uccidere la mucca che ha nutrito voi e i vostri figli con il latte per dieci anni? Una pecora che vi ha tenuto al caldo con la sua tiepida lana? Prenderla e ucciderla!? Tagliarle la gola e mangiarla!?”, si chiedeva Tolstoj.
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“Il primo gradino” ebbe un’enorme risonanza: molti intellettuali si convertirono al vegetarianismo. Oltre a Tolstoj, ci sono stati altri vegetariani famosi: lo scrittore Nikolaj Leskov (1831-1895), che ha sostenuto la creazione di un libro di cucina per vegetariani. Il filosofo Vladimir Solovjov (1853-1900), che ha scritto: “Se non siamo ancora in grado di dare la vita alla natura morta, dovremmo almeno uccidere i vivi il meno possibile”. Il pittore Nikolaj Ge (1831-1894), che seguiva gli insegnamenti di Tolstoj in tutto, anche nell’alimentazione senza uccidere. Il pittore Ilja Repin (1844-1930) descrive con entusiasmo il suo vegetarianismo (quasi veganesimo): “Ho fatto a meno delle uova (la carne l’ho già abbandonata da tempo). Insalate! Che fascino! Che vita (con olio d’oliva!) Brodo di fieno, di radici, di erbe: ecco l’elisir di lunga vita. Frutta, vino rosso, frutta secca, olive, prugne… noci per l’energia. È possibile elencare tutti i lussi della tavola vegetale?”. Nel 1900 Repin sposò Natalja Nordman, una delle più famose propagandiste russe del vegetarianismo, che, oltre a rifiutare la “macellazione” a scopo alimentare, non indossava pellicce, scandalizzando completamente la nobiltà.
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Quanti locali vegetariani c’erano in Russia?
“Qui si guarda al vegetarianismo soprattutto dal punto di vista ideale; il lato igienico è ancora poco conosciuto”, osservava Jenny Schultz nel suo articolo. In effetti, i primi vegetariani russi non si concentrarono sui danni del cibo a base di carne per la salute, ma sulla la protesta contro l’uccisione di esseri viventi. Per questo non si parlava tanto di “vegetarianismo” quanto di “bezubójnoe pitánie” (“безубойное питание”); ossia “alimentazione senza macellazione”; “senza uccisione”.
Il vegetarianismo in Russia è precedente a Tolstoj. Lo scrittore tolstojano, proveniente dal mondo della finanza, Jurij Jakubovskij (1857-1929) scrisse che nel 1888-1889 la prima società vegetariana, “Ni ryba ni mjaso” (“Ни рыба ни мясо”), ossia “Né carne né pesce”, aveva celebrato il suo 25° anniversario a San Pietroburgo. Quindi, già nel 1860 i vegetariani si stavano unendo tra loro, ma fino a quel momento senza alcun fondamento scientifico. La comparsa di basi scientifiche risale al 1878, quando il rettore dell’Università di San Pietroburgo, il botanico Andrej Beketov, pubblicò l’articolo “L’alimentazione dell’uomo nel suo presente e nel suo futuro”. L’autore sosteneva che gli esseri umani “sono per natura adatti all’alimentazione vegetale”, sottolineando l’alto costo della carne e ricordando che il macello è “un luogo disgustoso, puzzolente e sanguinoso dove tagliano, infilzano, sminuzzano e cauterizzano il sangue dalle vene”. “Il futuro è dei vegetariani”, concludeva Beketov. Ma nemmeno l’autorità del rettore riuscì a convincere l’opinione pubblica: l’articolo di Beketov venne ampiamente deriso.
Tuttavia, dopo la pubblicazione, nel 1892, de “Il primo gradino” di Tolstoj, l’atteggiamento verso Beketov cambiò. Il suo articolo fu ristampato due volte, con una tiratura totale di circa 15.000 copie, dalla casa editrice “Posrednik” (ossia: “Il Mediatore”) fondata da Tolstoj e diretta da Vladimir Chertkov. Nel 1903, la casa editrice pubblicò anche una raccolta curata da Tolstoj intitolata “Cibo senza macellazione, o vegetarianismo. Pensieri di diversi scrittori”, contenente 250 citazioni sul vegetarianismo.
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Il primo locale vegetariano, di proprietà degli inglesi Mr. e Mrs. Mood, aprì a Mosca nel 1896, ma chiuse quasi subito. Nel 1904 c’erano già quattro locali di questo tipo. Alle pareti erano appesi i ritratti di Lev Tolstoj, il “sole del vegetarianismo russo”. Nel 1914, secondo i calcoli di Brang, c’erano 73 locali vegetariani in 37 città, la maggior parte dei quali a San Pietroburgo (9) e 7 a Kiev e a Mosca.
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Erano locali piuttosto popolari: quello moscovita di vicolo Gazetnyj serviva fino a 1.300 clienti al giorno. Le statistiche delle visite alle mense della Società Vegetariana di Mosca mostrano un aumento del numero di clienti da 11 mila nel 1909 a più di 642 mila nel 1914. Ad esempio, la mensa vegetariana pubblica di Kiev nel 1911 servì 489.163 pasti a 200.326 persone. Venivano poi pubblicate, oltre alla già citata “Rivista vegetariana” anche il “Messaggero vegetariano” (“Vegetarjánskij véstnik”) e l’almanacco “Vita naturale e vegetarianismo”.
Fu negli ultimi anni prima della Rivoluzione che il vegetarianismo in Russia divenne un fenomeno di massa e comune. Ma questo sviluppo fu interrotto dal cambio di regime. Nei primi anni dopo la Rivoluzione, i bolscevichi non prestarono troppa attenzione ai vegetariani, ma nel 1929 la Società Vegetariana di Mosca fu messa al bando e alcuni membri furono mandati al confino. Per le autorità sovietiche, si trattava di “tolstoiani”; sostenitori di idee della non violenza, che dovevano essere eliminate, cosa che fu fatta in tutto il Paese, con il pretesto di combattere i “kulakí”; i “contadini ricchi”. In Urss, come affermava la Grande Enciclopedia Sovietica nel 1951, il vegetarianismo “non ha aderenti”. La società vegetariana di Mosca è stata registrata nuovamente solo nel 1989.
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