Chi era in realtà il “monaco pazzo” Grigorij Rasputin? (Fact-checking)

Russia Beyond (Foto: Legion Media; Dominio pubblico)
A oltre cento anni dalla sua morte, Raspútin (1869-1916) rimane una delle figure più controverse della storia russa, e la sua vita è ancora oggi vista attraverso la lente deformante dei pettegolezzi e delle dicerie, che in questo articolo cerchiamo di mettere alla prova dei fatti e dei documenti storici

Bobby Farrell, il cantante del gruppo pop Boney M., era solito vestirsi sul palco come una versione da cartoni animati di Rasputin per cantare la sua canzone simbolo sulla presunta relazione tra Rasputin e l’imperatrice russa: “Ra ra Rasputin/ Lover of the Russian queen /[…] Ra ra Rasputin/ Russia’s greatest love machine”.

Bobby Farrell

Farrell è morto a San Pietroburgo il 30 dicembre 2010, esattamente nel 94° anniversario dell’omicidio di Rasputin nella stessa città. L’artista arrivò, si esibì a una festa aziendale, cantò per l’ultima volta i suoi celebri versi “Ra-ra-Rasputin…” e fu trovato morto nella sua stanza d’albergo la mattina dopo. Questa coincidenza (o no?) è solo un esempio delle storie misteriose che avvolgono la vita e, in questo caso, anche l’aldilà del famoso mistico russo…

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“Capelli scuri, lunghi e mal pettinati; barba nera e folta; fronte alta, naso largo e sporgente, bocca imponente. Ma tutta l’espressione del viso si concentra negli occhi di colore blu; occhi brillanti, profondi, stranamente attraenti. Il suo sguardo è allo stesso tempo penetrante e carezzevole, ingenuo e sornione, intenso e distante. Quando parlando si infervora, le sue pupille sembrano caricarsi di magnetismo”. Rasputin fece questa impressione a Maurice Paléologue, l’ambasciatore francese in Russia. 

Tutti quelli che hanno visto Rasputin sono rimasti colpiti e hanno compreso che c’era qualcosa di speciale in questa persona. Poteva essere ammirato o detestato, ma non lasciava mai nessuno indifferente. Ma per capire chi era veramente Rasputin, dobbiamo cercare solo fatti documentati e provati sulla sua vita.

Aleksej Nikolaevich, zarevich di Russia

La cosa più importante di Rasputin è il fatto che poteva davvero guarire le persone e in particolare lo zar Aleksej, il figlio di Nicola II, che aveva l’emofilia, una malattia ereditaria che impedisce la coagulazione del sangue, e per la quale, in pratica, ogni piccolo livido o contusione  si traduce in emorragie prolungate, anche interne. Incredibilmente, le capacità di Rasputin furono convalidate anche da persone che lo disprezzavano.

Era davvero in grado di far star meglio l’erede al trono

“Non c’è dubbio che Rasputin padroneggiasse la tecnica dell’ipnosi terapeutica, anche se è impossibile definire esattamente come funzionasse”, ha scritto lo storico russo Igor Zimin. 

La granduchessa Olga Aleksandrovna, sorella di Nicola II, scrisse che, nel 1907, quando Aleksej aveva solo tre anni, si era ferito a una gamba mentre giocava a Tsarskoe Selo, la residenza estiva dell’imperatore. “Aveva delle grandi occhiaie […] e la sua gamba si gonfiò oltre ogni dire. I medici non sapevano che pesci pigliare”, scrisse la granduchessa. “Allora Alix [l’imperatrice Aleksandra Fjodorovna] mandò un telegramma a Rasputin a San Pietroburgo. Lui arrivò verso mezzanotte. A quell’ora ero già nel mio appartamento e, al mattino, Alix mi chiamò nella stanza di Aleksej. Non potevo credere ai miei occhi. Il bambino non solo era vivo, ma anche sano. Era seduto sul letto, la febbre sembrava essere passata del tutto, non c’era traccia di quel terribile gonfiore alla gamba, i suoi occhi erano chiari, luminosi… Più tardi, ho saputo da Alix che Rasputin non aveva nemmeno toccato il bambino, si era solo fermato ai piedi del suo letto a pregare”. 

Mikhail Rodzianko, presidente della Duma di Stato fino al 1917, ha scritto: “Rasputin aveva in sé una grande quantità di ipnotismo. Penso che fosse di eccezionale interesse scientifico”. Altri tre membri della famiglia imperiale, la granduchessa Ksenija Aleksandrovna, sorella di Nicola, suo marito, il granduca Aleksander Mikhajlovich, e il granduca Kirill Vladimirovich, hanno tutti riconosciuto le capacità di guarigione di Rasputin nelle loro memorie. 

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Rasputin e l’imperatrice Alessandra: no, non erano amanti

Grigorij Rasputin proveniva da una famiglia di contadini siberiani. Da giovane era stato di salute cagionevole e, probabilmente per curarsi e rafforzarsi, iniziò a fare pellegrinaggi in diversi chiostri e luoghi sacri della Russia. Nel suo villaggio natale di Pokrovskoe, governatorato di Tobolsk, divenne famoso come “uomo di Dio”. Fu presentato a Nicola II e alla moglie da alcuni loro parenti nel novembre del 1905.

Tuttavia, contrariamente alla credenza popolare, Rasputin non era un ospite frequente nel palazzo imperiale. Nel 1906, Rasputin si incontrò con Nicola e la sua famiglia due volte; nel 1907, tre volte. Sydney Gibbes, che dal 1908 al 1917 fu il precettore inglese dei figli di Nicola II, scrisse: “L’imperatrice credeva nella sua rettitudine, nella sua forza spirituale, credeva che la sua preghiera fosse d’aiuto. Questo era l’unico tipo di relazione che aveva con lui. Rasputin non visitava il palazzo così spesso come si gridava in giro. Veniva chiamato quando si manifestava la malattia di Aleksej. Io l’ho visto solo una volta. Per me era un uomo intelligente, astuto e gentile”.

Aleksandra Tegleva, che servì come tata per i figli dello zar per 17 anni, scrisse: “Ho visto Rasputin solo una volta, mentre stava camminando verso la stanza di Aleksej”. Il servitore di camera di Nicola, Aleksej Volkov, ha testimoniato: “Io ho visto Rasputin a Palazzo due sole volte. È stato ricevuto dall’imperatore e dall’imperatrice insieme. È stato con loro per circa venti minuti, sia la prima che la seconda volta. Non l’ho mai visto nemmeno bere un tè con loro”. 

L'erede al trono a letto durante la malattia, 1912

La fonte principale dei pettegolezzi sulle presunte relazioni sessuali tra Rasputin e l’imperatrice sono le lettere di Aleksandra Fjodorovna a Rasputin. Sarebbero state rubate a Rasputin da Iliodor (Sergej Trufanov), un monaco ortodosso che fu amico di Rasputin fino al 1912, quando ebbero un brutto litigio. Dopo di che, Iliodor scrisse “Sviatoj chjort” (“Святой чёрт”; “Il santo demonio”), un libro semiautobiografico in cui pubblicò una lettera dell’imperatrice che fece un enorme scalpore. Da lllora tutti pensarono che Rasputin fosse andato a letto con l’imperatrice, perché lei scriveva:“Quanto sono stanca senza di te. Riposo l’anima solo quando tu, maestro, sei seduto accanto a me e ti bacio le mani e appoggio la testa sulle tue spalle beate. […] Allora desidero lo stesso: dormire, dormire per sempre sulle tue spalle, tra le tue braccia”.

Gli storici sono concordi nel ritenere che l’imperatrice ammirasse Grigorij fino a provare per lui un profondo effetto, perché era in grado di guarire suo figlio e di calmare le sue condizioni di stress. Ma era impossibile che l’imperatrice e Rasputin potessero stare insieme da soli senza servitori o testimoni, nel Palazzo d’Inverno o altrove. Rasputin visitava raramente i palazzi e ogni sua visita era ben documentata. E, in generale, l’abisso sociale tra un contadino e l’imperatrice era troppo ampio perché potessero avere persino relazioni amichevoli, per non parlare di qualsiasi tipo di intimità.

Chi ha demonizzato Rasputin e perché?

Evgenij Botkin, il medico di corte della famiglia imperiale, che fu ucciso al loro fianco a Ekaterinburg nel 1918, scrisse: “Se Rasputin non ci fosse stato, allora gli oppositori della famiglia reale e gli organizzatori della Rivoluzione lo avrebbero creato con i loro pettegolezzi. Il suo destino sarebbe potuto toccare ad Anna Vyrubova [una dama di compagnia; la migliore amica e confidente della zarina Aleksandra Fjodorovna; ndr], oppure al sottoscritto, o a chiunque altro, fate voi”.

La maggior parte di chi criticava e detestava Rasputin apparteneva alla nobiltà. Erano infuriati per il fatto che un muzhik, un contadino, un uomo di umili origini, avesse potuto ottenere un tale favore nella famiglia imperiale. Lo stesso Rasputin, per sua sfortuna, alimentava i pettegolezzi, amando inventare storie sulla sua influenza a corte. Come ha scritto lo storico Aleksandr Bokhanov, Rasputin non poteva nascondere il suo orgoglio. “Trovandosi ospite gradito negli appartamenti chic della capitale, avendo ottenuto l’accesso a una vita di cui non aveva nemmeno sospettato l’esistenza, il predicatore siberiano resistette solo per un po’. Ben presto, la comunicazione con gli zar intossicò la sua natura contadina. Rasputin cominciò a pensare a se stesso come onnipotente; amava impressionare la gente vantandosi della sua influenza e queste narrazioni passavano poi di bocca in bocca”.

Nel 1909, il servizio segreto di polizia di San Pietroburgo affermò che Rasputin era un “rivoluzionario”, ma non trovò alcuna prova di questa accusa. Più tardi in quello stesso anno, la polizia stabilì una sorveglianza su Rasputin, che fu poi tolta per ordine dello zar. La sorveglianza fu ripresa nel 1914, dopo che una contadina di nome Khionija Guseva cercò di uccidere Rasputin a coltellate. Questa volta, però, i servizi segreti si mossero per proteggere Rasputin con una scorta, e non per pedinarlo. “Temendo che egli sia il bersaglio di intenzioni malvagie di un pericoloso gruppo di persone, vi ordino di avere una sorveglianza incessante su di lui e di proteggerlo dal ripetersi di tali tentativi“, scrisse Nicola II al ministro degli interni, Nikolaj Maklakov.

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Per gli ultimi due anni della vita di Grigorij, la polizia segreta cercò però di trovare qualsiasi cosa che potesse realmente comprometterlo. “Ho stabilito un doppio controllo su Rasputin, ho assunto [come agenti] tutti i suoi domestici nel suo appartamento di San Pietroburgo, ho istituito un posto di guardia in strada, ho comprato una macchina speciale con autisti agenti per Rasputin e una carrozza speciale veloce con un cocchiere agente”, raccontò più tardi Stepan Beletskij, il vice ministro degli interni. “Poi sono state controllate tutte le persone che si avvicinavano a Rasputin e alla sua cerchia. Inoltre, è stata stabilita la più attenta osservazione e sono state condotte indagini sulle persone che andavano in visita da Rasputin, anche se lui e i suoi parenti non lo gradivano”.

Sorprendentemente, nonostante tutta questa sorveglianza, non venne trovato nulla di veramente compromettente sul conto di Rasputin. Le cose peggiori furono che fu visto ubriaco (più volte), e si seppe che organizzava “feste” nel suo appartamento, quando molte persone, comprese giovani donne, si recavano da lui e ascoltavano le sue prediche. Nessuna orgia, nessuna setta clandestina, nessun legame con i rivoluzionari; niente, insomma, che potesse davvero compromettere l’immagine di Rasputin, fu scoperto. Tuttavia, i medici dell’epoca erano impotenti di fronte all’emofilia dello zarevic Aleksej e non avevano cure per essa, mentre Grigorij continuava ad aiutare il piccolo erede con i suoi poteri ipnotici. 

Alla fine, come sappiamo, Grigorij Rasputin fu assassinato a San Pietroburgo il 16 dicembre 1916, e anche un membro della famiglia imperiale, il granduca Dmitrij Pavlovich, fu coinvolto nell’omicidio. 

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L’erede, il piccolo Aleksej, era devastato dopo la morte di Grigorij. Sergej Fedorov, un altro medico di corte, ricordò che l’erede diceva: “Non ci sono più santi ora! C’era un santo, Grigorij, ma l’hanno ucciso. Ora, mi curano e pregano, ma è inutile. Grigorij, mi portava una mela, mi dava un colpetto sul punto dolente e mi sentivo subito meglio…”.

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