Lidija Delektorskaja nacque nel 1910, alla vigilia di un’epoca di grandi cambiamenti. Originaria di Tomsk, proveniva da una famiglia nobile dell’intellighenzia locale e rimase orfana in tenera età. Poco dopo, un nuovo colpo: la Rivoluzione e la fuga dai rossi nella città cinese di Harbin. A quel tempo la città era un punto di sosta per molti emigranti russi. A 20 anni si sposò e si trasferì a Parigi. Il matrimonio finì presto con il divorzio. Immigrata illegale, non poteva trovare un lavoro decente, e provò molte strade: attrice nel cinema, ballerina, modella. Due anni dopo, nel 1932, praticamente senza soldi, si ritrovò a Nizza…
Ritratto di Ljdia Delectorskaja, pubblicato nel suo libro "Henri Matisse: Contre vents et marées"
Editions Irus et Vincent Hansma, 1996Questa è, in breve, la sua storia, precedente all’incontro con Henri Matisse (1869-1954). Ma forse è utile aggiungere qualche altra pennellata a questo ritratto. Lidija amava molto studiare: con i genitori, a Tomsk, aveva un istitutore domestico, ad Harbin si era diplomata al ginnasio, a Parigi entrò alla Sorbona, ma ci rimase poco: non aveva i soldi necessari. In breve, era una ragazza ben educata di buona famiglia. Fu questo, in gran parte, a determinare il suo destino quando conobbe Matisse.
Nel 1932 Matisse lavorava a una nuova versione del leggendario quadro monumentale “La danza II,” per il ricco americano Albert C. Barnes. La prima versione l’aveva dipinta nel 1910, commissionata dal filantropo e collezionista russo Sergej Shchukin, che aveva riconosciuto le grandi potenzialità del pittore, ancora poco apprezzato in Francia. I pannelli di grandi dimensioni richiedevano più di una mano, e Matisse aveva già più di 60 anni, quindi aveva un disperato bisogno di un assistente. Lidija rispose all’annuncio di lavoro. In seguito, l’artista disse di averla presa perché la prima “Danza” era stata commissionata da un russo. Il fatto che fosse russa lo considerava un buon auspicio per il destino del nuovo quadro.
LEGGI ANCHE: Cinque mecenati russi che hanno cambiato il corso dell’arte mondiale
Quando il lavoro fu ultimato, la ragazza fu pagata e stava ormai per fare i bagagli. Ma Madame Matisse si ammalò. Aveva bisogno di una badante, e la famiglia chiese a questa tranquilla e intelligente ragazza russa di restare. Ma Lidija dimostrò di essere non solo una buona infermierina, ma anche un’eccellente governante e segretaria. Mentre Madame Matisse era malata, prese gradualmente in mano tutti gli affari dell’artista. Inoltre, Matisse, all’inizio non notò la ragazza, ma improvvisamente la vide eccome: cominciò a fare degli schizzi che la ritraevano, poi si mise a dipingere un suo ritratto, e fu così per i successivi vent’anni. Per qualche tempo, l’ambivalenza in famiglia persistette, ma la preoccupazione della moglie legittima cresceva, e nel 1939 Amélie Matisse lasciò il marito e chiese il divorzio. Le procedure di divorzio alla fine non furono avviate, ma la famiglia andò comunque in pezzi: la coppia visse separata per sempre.
Alla Delektorskaja è stato spesso chiesto negli anni (è morta solo nel 1998, 44 anni dopo Matisse) quale fosse la natura del suo rapporto con l’artista. Non ha evitato di rispondere, ma non ha nemmeno mai dato una risposta diretta. Sicuramente non era un’approfittatrice, visto che Matisse, il suo talento e la sua opera, sono stati il vero senso si tutta la sua vita. Durante i 22 anni vissuti assieme, Lidija era tutto per lui: gestiva gli affari e l’economia domestica, e quando lui ebbe problemi di salute (soffriva di asma e artrite, e alla fine si ammalò di cancro), fu per lui ispirazione e conforto, e curò i suoi interessi con collezionisti e mercanti d’arte. E durante gli anni della guerra, quando si rifugiarono a Vence, vicino a Nizza, fu lei a procurargli da mangiare e a tenerlo al caldo. Lidija è raffigurata in molti dei suoi dipinti. Gli esperti hanno contato più di novanta quadri. Questi includono “Il nudo rosa” (1935), e diverse “Odalisca” del 1937, e “Interno con un vaso etrusco” (1940), così come veri e propri ritratti con il nome di lei realizzati durante questi due decenni.
Henri Matisse. Nudo rosa, 1935
Baltimore Museum of ArtMatisse prese l’abitudine di regalare alla sua musa dei quadri due volte all’anno. Lei non era certo una ragazza dalle mani bucate, e tutti i soldi che guadagnava (l’artista le pagava uno stipendio mensile come segretaria) li spendeva per comprare da lui altri schizzi e sculture.
Subito dopo la Seconda guerra mondiale, Lidija contattò la missione diplomatica sovietica in Francia e inviò i primi nove disegni di Matisse come regalo alla sua patria. Spiegò le sue azioni dicendo che era russa di origine e voleva far conoscere agli ex compatrioti il lavoro di quello che considerava il più grande artista del suo tempo. In seguito ottenne l’appoggio della ministra della cultura sovietica Ekaterina Furtseva, e durante gli anni della Perestrojka avrebbe poi tenuto una fitta corrispondenza e sarebbe diventata personalmente amica dei direttori dei principali musei. In totale, ha donato più di trecento pezzi all’Ermitage e al Museo Pushkin. Grazie soprattutto a lei, le collezioni di opere di Matisse in Russia sono oggi le migliori del mondo.
Henri Matisse. Occhi blu, 1934
Baltimore Museum of ArtSorprendentemente, questa donna, che aveva lasciato la Russia zarista in gioventù, voleva tornare nella sua patria, anche se ormai sovietica, negli anni Cinquanta. Ma nonostante le sue donazioni ai musei, le fu cortesemente rifiutato il passaporto sovietico. Il motivo specifico non le fu spiegato. Tuttavia, si può intuire che le autorità non avevano dimenticato le nobili origini della Delektorskaja e la sua fuga dal Paese dopo la Rivoluzione, anche se era ancora una bambina.
Tuttavia, anche questa ingratitudine non smorzò il suo desiderio di far conoscere ai russi di Matisse e, a sua volta, ai francesi la cultura russa di quegli anni. Dopo la morte dell’artista, avvenuta nel 1954, la Delektorskaja fu ufficialmente licenziata dalla sua famiglia. Lasciò la casa di Matisse a Nizza, dove avevano trascorso gli ultimi due anni della loro vita insieme (la villa sul mare è oggi occupata dal Musée Matisse), e andò a Parigi, dove visse da sola per quasi mezzo secolo.
Lidija Delektorskaja ha scritto diversi libri sull’artista, ed è stata coinvolta in tutti i tipi di promozione della sua eredità, da numerose interviste all’organizzazione di mostre e di un museo. Pur non vendendo i quadri della sua eredità, viveva in gran parte grazie alle royalties delle traduzioni che faceva dal russo al francese e viceversa. Per anni, in particolare, ha tradotto in francese le opere di Konstantin Paustovskij (1892-1968), che conobbe a Parigi negli anni Cinquanta. Grazie a quest’ultimo, riuscì finalmente a visitare l’Unione Sovietica, come sua ospite e su suo invito. E lei poteva giustamente affermare: “Ho dato alla Francia Paustovskij, e alla Russia Matisse!”.
Ritratto di Lidija Delektorskaja di Henri Matisse, 1947
Legion MediaLa Delektorskaja è morta nel 1998, all’età di 87 anni, suicida. Senza alcuna speranza di essere sepolta in Russia, anche se lo aveva lasciato scritto nel testamento, si comprò un posto in un cimitero parigino e fece mettere in anticipo una lapide con le parole, che la leggenda attribuisce a Pablo Picasso: “Matisse ha perpetuato la sua bellezza per l’eternità”. Tuttavia, la nipote di Lidija rispettò la sua volontà, e le ceneri della musa di Matisse sono sepolte oggi a Pavlovsk, vicino a San Pietroburgo, con una copia di quella lapide.
LEGGI ANCHE: Quattro muse russe che hanno ispirato grandissimi pittori europei
Per utilizzare i materiali di Russia Beyond è obbligatorio indicare il link al pezzo originale
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email