Il maresciallo Georgij Zhukov: il miglior comandante militare russo della Seconda guerra mondiale

Storia
BORIS EGOROV
Il quattro volte eroe dell’Unione Sovietica fu l’architetto delle vittorie chiave dell’Armata Rossa che consentirono il successo finale sulla Germania nazista e la presa di Berlino

Georgij Zhukov (1896-1974) fu uno dei principali artefici del trionfo dell’Unione Sovietica sulla Germania nazista. Il maresciallo prese parte alle più importanti operazioni strategiche dell’Armata Rossa durante la Seconda guerra mondiale. Tra i soldati divenne celebre la frase: “Dov’è c’è Zhukov, c’è la Vittoria” (in russo: “Там где Жуков — там Победа”; “Tam gde Zhùkov — tam pobéda”).

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Georgij Zhukov iniziò la sua carriera militare sui campi di battaglia della Prima guerra mondiale, durante la quale salì fino al grado di comandante di squadrone e ricevette due croci di San Giorgio. Dopo essersi unito ai bolscevichi dopo la Rivoluzione del 1917, partecipò anche alla Guerra civile. Il suo debutto come importante capo militare ebbe luogo però molto più tardi, nell’estate del 1939, sul fiume Khalkhin Gol, in una serie di battaglie contro l’esercito imperiale giapponese.

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Alla guida del 1° Gruppo d’armate, che con difficoltà stava riuscendo a evitare l’invasione giapponese del territorio della Mongolia, alleata dell’Urss, Zhukov trasformò una quasi sicura sconfitta in vittoria. Non solo respinse l’attacco nipponico, ben pianificato, ma riuscì anche a circondare il nemico e a sconfiggerlo. “Per tutte le nostre truppe, comandanti di formazioni, comandanti di unità e per me personalmente, le battaglie di Khalkhin Gol sono state una grande scuola di esperienza di combattimento”, riferì Zhukov a Stalin. “Penso che i giapponesi ora arriveranno a conclusioni più sagge sulla forza e le capacità belliche dell’Armata Rossa”. Non si sbagliava: dopo la sconfitta, il Giappone divenne molto più cauto nei suoi piani aggressivi contro l’Unione Sovietica.

“Nella mia mente, Georgij Zhukov è un uomo di forte volontà e risolutezza, riccamente dotato di tutte le qualità necessarie per un capo militare”, ha detto un altro famoso comandante sovietico, Konstantin Rokossovskij (1896-1968), a proposito del generale. Zhukov non ha mai avuto paura di agire con coraggio e decisione, sapeva come valutare correttamente una difficile situazione strategica, e mettere in pratica le decisioni giuste in circostanze critiche e in rapido cambiamento.

Fu uno dei primi leader militari sovietici a rendersi conto dell’importante ruolo svolto dalle formazioni meccanizzate nella guerra moderna e imparò a usarle in modo efficace. Quando i nazisti invasero l’Unione Sovietica, Zhukov divenne l’uomo più fondamentale. Non era solo un membro permanente del quartier generale del comando supremo e vice del comandante in capo supremo, Stalin, ma in varie occasioni comandò le truppe di cinque fronti (nella terminologia militare russa, “fronte” è equivalente di “gruppo d’armate”). Zhukov fu inviato nei punti più pericolosi e sensibili degli attacchi nemici.

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Nel settembre 1941, per esempio, arrivò a Leningrado, che era sull’orlo del disastro. Per suo ordine, per la ritirata non autorizzata e l’abbandono della linea di difesa intorno alla città, tutti i comandanti e i soldati coinvolti dovevano essere immediatamente fucilati.

“Un allarmista che diffonde il panico può distruggere un’intera unità, a causa di un codardo hanno subito perdite considerevoli squadre e plotoni. Lo abbiamo sperimentato tutti nelle battaglie per Leningrado. Pertanto, sono assolutamente convinto che gli ordini di Zhukov ci abbiano aiutato a sconfiggere il nemico”, ha ricordato P. Mushtakov, un partecipante alla difesa della città. Di conseguenza, dopo aver mobilitato tutte le scarse risorse della città, il generale fortificò il fronte e impedì al nemico di conquistare la città e all’esercito tedesco e a quello finlandese che aveva attaccato da nord, di riunirsi.

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In ottobre, Zhukov fu trasferito a Mosca, nella cui direzione si stava rapidamente sviluppando l’attacco tedesco. Le truppe del fronte occidentale, sotto il suo comando resistettero ai principali colpi del nemico, e sfinirono e dissanguarono i tedeschi. Il 5 dicembre iniziò una controffensiva su larga scala dell’Armata Rossa, nello sviluppo della quale Georgij Zhukov prese parte attiva. Di conseguenza, la Wehrmacht fu respinta dalla capitale di 100-250 km. “Durante il periodo delle battaglie più feroci, personalmente ho potuto dormire non più di due ore al giorno, e anche quelle due ore a singhiozzo”, ha ricordato Zhukov: “Quando passò la crisi della battaglia per Mosca, Mi sono addormentato così profondamente che mi ci è voluto molto tempo per svegliarmi. Stalin mi ha chiamato due volte nel frattempo. Gli hanno risposto: “Zhukov dorme e non possiamo svegliarlo”. Il comandante supremo disse: “Non svegliatelo finché non si sveglia da solo”. 

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Nel periodo post-sovietico, si diffuse la versione secondo cui Georgij Zhukov era un vero “macellaio” e “ un bracconiere del popolo russo”, che non aveva risparmiato i soldati e aveva sepolto il nemico di cadaveri sovietici. “Si distingue per le basse perdite”, afferma invece lo storico Aleksej Isaev: “Se si guardano le dimensioni del fronte, le perdite in termini percentuali sono costantemente inferiori per lui che per altri capi militari, come Konev o Malinovskij. Gli affidarono un fronte che contava un milione di persone, proprio perché sapevano che sarebbe stato in grado di farlo combattere al meglio e di subire perdite moderate, perché era un professionista di prim’ordine”.

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Il generale ebbe anche gravi battute d’arresto, in particolare la seconda operazione Rzhev-Sychjóvka, nota anche come “Operazione Marte”, condotta sotto il suo comando. Cominciò il 25 novembre 1942, appena una settimana dopo l’inizio dell’offensiva sovietica vicino a Stalingrado. L’Operazione Marte fallì, ma ebbe anche un ruolo positivo. Il dissanguato Heeresgruppe Mitte non fu più in grado di inviare riserve per aiutare la 6ª armata di Friedrich Paulus, circondata a Stalingrado.

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Zhukov divenne l’architetto della vittoria dell’Armata Rossa nella Battaglia di Kursk nell’estate del 1943, dopo la quale i tedeschi persero l’iniziativa nella guerra contro l’Urss. Fu lui a suggerire al Quartier Generale del Comando Supremo di non intraprendere un’offensiva su larga scala, ma di agire sulla difensiva. “Sarà meglio se esauriamo il nemico sulle nostre difese, distruggiamo i suoi carri armati e poi, introducendo nuove riserve, passiamo a un’offensiva generale, per finire il raggruppamento principale del nemico”, scrisse nel suo rapporto dell’8 aprile.

Diventato maresciallo dell’Unione Sovietica nel 1943, Georgij Zhukov condusse operazioni offensive su larga scala, colpendo e stordendo il nemico. Ad esempio, il generale Friedrich Wilhelm von Mellenthin (1904-1997) scrisse dell’operazione Vistola-Oder, nel corso della quale il primo fronte bielorusso di Zhukov sconfisse 35 divisioni tedesche e raggiunse i sobborghi Berlino: “L’offensiva russa oltre la Vistola si sviluppò con una forza e una rapidità senza precedenti, è impossibile descrivere tutto ciò che accadde tra la Vistola e l’Oder nei primi mesi del 1945. È stata una tragedia di portata senza precedenti… L’Europa non aveva conosciuto nulla di simile dalla caduta dell’Impero Romano”. 

Non sorprende che fosse Zhukov a essere incaricato da Stalin di prendere la capitale del Terzo Reich, e poi di guidare la Parata della Vittoria sulla Piazza Rossa di Mosca il 24 giugno 1945. Nonostante il fatto che nel dopoguerra Zhukov sia caduto in disgrazia più di una volta a causa di conflitti con Stalin prima e con Nikita Khrushchev più tardi, ha sempre goduto di un grande amore da parte del popolo, da cui ricevette il soprannome di “Maresciallo della Vittoria” (in russo: “Маршал Победы”; “Marshal pobédy”). Zhukov, a sua volta, scrisse nelle sue memorie: “Per me, la cosa principale era servire la Patria, il mio popolo. E con la coscienza pulita posso dire: ho fatto di tutto per adempiere a questo mio dovere”.


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