Tre grandi sportivi che al tempo di Stalin furono vittime della repressione politica

Legion Media; Michael Prehner, Fyodor Kislov/MAMM/MDF
Erano all’apice del successo e collezionavano record e medaglie, finché non arrivò l’arresto pretestuoso, il processo farsa, i lunghi anni in un gulag o il plotone di esecuzione

Il 30 luglio 1937 fu firmato l’ordine operativo № 00447 dell’Nkvd (il Commissariato del popolo per gli affari interni; la polizia segreta) “Sull’operazione per reprimere ex kulakì [contadini ricchi, ndr], criminali e altri elementi antisovietici” Quel documento gettò le basi per le cosiddette Grandi Purghe staliniane. Chiunque poteva infatti rientrare nella vasta categoria degli “altri elementi antisovietici”. In base a denunce e soffiate varie, tutti potevano essere sospettati di spionaggio e persino di preparare una attentato contro Stalin.

In un anno e mezzo circa, un milione di persone vennero arrestate. Di queste oltre 700 mila persero la vita, mentre il resto la passò nei Gulag. Migliaia di quei prigionieri e di fucilati venivano anche dal mondo dello sport.

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1 / Il fondatore del movimento scacchistico Vasilij Russó morì in un lager

Vasilij Russó (1881-1942) era un pittore e scultore. Ma è grazie a lui se l’Urss è diventata una potenza mondiale degli scacchi e ha cresciuto così tanti campioni

Nel 1900, il giovane Vasilij arrivò dalla provincia di Odessa nella capitale Pietroburgo per studiare all’Accademia delle arti. Per caso finì al ristorante Dominik, dove giocavano a scacchi. Imparò a giocare e in un primo momento si appassionò ancor più alla dama, “questo gioco insidioso, ingannevolmente semplice e altrettanto misteriosamente complesso”.

Con la Guerra civile, Russó finì a Mosca e nel 1920-23, stando alle sue memorie, “lavorò alla diffusione di scacchi e dama a Mosca”. Nel 1924, il presidente del Consiglio supremo della cultura fisica e dello sport, Konstantin Mekhonoshin (1889-1938), invitò Russó a prendere in mano l’organizzazione del movimento degli scacchi e della dama in tutta l’Unione Sovietica.

Il 3° campionato sovietico di dama; Vasilij Russó è il quinto da sinistra nella prima fila

L’entusiasta Russó non solo aprì numerosi circoli, ma organizzò anche il campionato di scacchi e di dama di tutta l’Unione, pubblicò una rivista dedicata a questi giochi, scrisse manuali. Insomma era un vero appassionato del suo lavoro.

Tuttavia, durante le Grandi purghe, Mekhonoshin fu colpito. Era vicino a Lev Trotskij, il peggior nemico di Stalin nella lotta interna al partito. Alla fine degli anni Trenta, Stalin decise di sbarazzarsi una volta per tutte di tutti i trotskisti.

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Anche Russó, protégé e subordinato di Mechonoshin, fu arrestato con pretesti assurdi. Il giocatore di scacchi venne condannato a cinque anni di lavori forzati. La salute di Russó peggiorò notevolmente a causa del duro lavoro di disboscamento a cui era costretto e della dieta molto povera, che si deteriorò ulteriormente con lo scoppio della Seconda guerra mondiale. Morì nel 1942 poco prima della fine della sua pena.

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2 / Il saltatore da record trascorse 10 anni nei campi

Nikolaj Kovtun (1915-1981) era un fenomeno di natura: all’età di 17 anni prese parte alle sue prime gare di atletica leggera e senza alcuna preparazione e praticamente senza allenamento saltò 1,70 m in altezza e più di 6 m di lunghezza.

Lui era nato ad Harbin, ma i suoi si erano poi trasferiti a Rostov sul Don, e da lì Kovtun fu richiamato a Mosca. L’allenatore ammirava il suo talento e anche i rivali lo consideravano un portento: saltava alla grande sia in altezza che in lunghezza. In soli tre allenamenti, l’atleta iniziò a padroneggiare anche il salto con l’asta, e mostrò subito ottimi risultati.

Nel 1937, Nikolaj Kovtun fu il primo saltatore in alto sovietico a superare la soglia dei 2,01 metri. Il suo allenatore era sicuro di poter battere un nuovo record, ma nello stesso anno Nikolaj venne arrestato proprio nel corso di un allenamento.

Il suo appartamento venne perquisito e alla moglie del “nemico del popolo”, con un bambino piccolo, venne ordinato di lasciare Mosca e di divorziare dal marito, ma lei gli rimase fedele.

Kovtun venne condannato a 10 anni nei campi di lavoro e mandato a scontare la pena nell’estremo Nord, nei campi di Norilsk e Vorkutà, noti per le loro terribili condizioni, le temperature estreme e per il rancio povero.

Per quale motivo fu arrestato il giovane saltatore? Per il suo luogo di nascita! Kovtun era nato a Harbin, città cinese, costruita dai russi. I suoi genitori avevano lavorato alla Ferrovia Orientale Cinese. Dopo la Rivoluzione, i sovietici vendettero la ferrovia ai cinesi e migliaia di costruttori e ferrovieri tornarono in patria. Tuttavia, nel 1937, all’improvviso, tutti gli “Harbiniani” e i loro familiari vennero in automatico considerati spie, che si ritenevano preparare un sabotaggio a favore del Giappone.

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Dopo dieci anni di lager e di fame, Kovtun si riunì alla sua famiglia nel 1947. La moglie del “nemico del popolo” era stata privata del lavoro per tutto questo tempo, e, a causa della guerra, le condizioni economiche erano durissime. Ben presto Kovtun cadde sotto una nuova ondata di repressione, nel 1948 fu emanato un decreto statale sull’invio di “criminali di Stato particolarmente pericolosi” al confino per tutta la vita in parti remote del Paese. Così si volevano “nascondere” agli occhi dei sovietici gli ex prigionieri che avevano assistito agli orrori delle Grandi Purghe. Lui fu spedito con moglie e figlio e Severnoe, nella regione di Novosibirsk.

Tre anni dopo la morte di Stalin, Kovtun fu riabilitato. Lavorò come insegnante di educazione fisica e in seguito divenne responsabile del campo di atletica leggera presso l’Istituto di educazione fisica. Anche i suoi record, precedentemente cancellati dalla storia dello sport, furono riabilitati.

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3 / Il tennista Archil Mdivani venne fucilato

Archil Mdivani (1911-1937) giocò a tennis fin dall’infanzia. Era lo sport delle élite negli anni Venti e il padre di Archil, Polikarp “Budu” Mdivani era un importante politico georgiano. Quando suo padre fu nominato rappresentante commerciale dell’Urss in Francia, Archil andò con lui ed ebbe occasione di osservare da vicino il tennis europeo, che era più audace di quello sovietico. Archil in seguito mostrò in Urss i colpi che aveva visto in Occidente, e ogni sua partita faceva il tutto esaurito di pubblico. Si trasferì a Leningrado, dove divenne pluricampione, ed è stato sicuramente uno dei migliori tennisti negli anni Trenta.

Non si interessava di politica e fece una brutta fine solo perché era figlio di suo padre, che cadde in disgrazia. “Budu” era un bolscevico e un uomo di partito di alto rango che aveva ricoperto posizioni importanti all’estero in più di un’occasione. Ma all’inizio degli anni Venti, sostenne Lenin e non Stali, sulle questioni della politica nazionale del partito e, dopo la morte di Lenin, si oppose del tutto a Stalin e fu dalla parte di Lev Trotskij. Alla fine degli anni Venti fu arrestato e scontò tre anni, ma in seguito si ricordarono di lui al momento delle Grandi purghe.

Nel 1937, il padre, la madre e i fratelli del tennista furono arrestati, inseriti nelle “liste delle esecuzioni”, come “parassiti” particolarmente pericolosi che avrebbero dovuto essere fucilati senza processo.

Lavrentij Berija

Gira una leggenda secondo cui il braccio destro di Stalin, Lavrentij Berija aveva deciso di tirare uno scherzo sadico al tennista, promettendogli di liberare la sua famiglia dalla prigione se avesse vinto un torneo con avversari particolarmente agguerriti. Archil dette tutto sul campo e vinse, ma al banchetto dopo la partita seppe che era un inganno, e che la sua famiglia non sarebbe stata comunque liberata. Quindi dette in escandescenze e dichiarò pubblicamente a Berija che non potevano esserci “nemici del popolo” nella sua famiglia. Berija non poté perdonare tanta insolenza.

Che sia vero o no, Archil fu presto arrestato. Fu condannato a morte per il suo legame con il capo dell’organizzazione controrivoluzionaria trotskista Buda Mdivani (cioè per il legame con suo padre), e accusato di preparare un attentato ai danni di Berija. Venne fucilato il 13 settembre del 1937.


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