Come erano le sfilate di moda in Unione Sovietica? (Foto)

Storia
ELEONORA GOLDMAN
Non fate l’errore di credere che nell’Urss non ci fosse la passione per il vestirsi bene, e non ci fossero bellissime e ammirate modelle e stilisti creativi. Anche se, certamente, tutto funzionava in modo molto diverso rispetto al settore del fashion nell’Occidente capitalista

La moda sovietica apparve quasi in contemporanea alla formazione del nuovo Stato. L’obiettivo principale era riorganizzare il comparto della produzione di abiti, fornire alle persone abiti economici ma di qualità, senza dimenticarsi della bellezza.

Le prime case di moda apparvero a Mosca tra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta sulla base di atelier cittadini, in gran parte grazie alla famosa stilista Nadezhda Lamanova (1861-1941), che i contemporanei chiamavano la “Chanel russa”. Prima della Rivoluzione, confezionava costumi per la corte imperiale e per i teatri di Mosca, e durante gli anni sovietici fu impegnata nello sviluppo di abbigliamento per la produzione di massa. Tuttavia, anche le mogli dei leader del partito si rivolsero spesso a lei. Le prime case di moda in Urss furono gestite dai suoi allievi. Le più famose erano le case di moda del Mostorg (aperta nel 1933), Mosbelje (1934) e Mosshvei (1938).

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Nel 1936 iniziarono ad apparire le prime riviste di moda del Paese, non con disegni, ma con fotografie e cartamodelli. Venivano pubblicate dalle stesse case di moda.

La casa di moda più famosa dell’Urss venne aperta verso la fine della Grande Guerra Patriottica (la Seconda guerra mondiale), precisamente nel 1944, su via Kuznetskij Most, nel centro di Mosca. Il suo nome completo era “Obshchesojuznyj dom modelej odezhdy” (“Casa dei Modelli di abiti di tutta l’Unione”). Ospitava sfilate di moda con la partecipazione delle più famose modelle sovietiche dell’epoca e vi hanno lavorato giovani stilisti di talento, tra cui Vjacheslàv (Slava) Zàjtsev (1938-), che è ancora popolare a Mosca.

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La Casa dei Modelli (“Dom Modelej”) su via Kuznetskij Most progettava collezioni per più di 500 fabbriche di abbigliamento e organizzava sfilate aperte agli addetti ai lavori, con commenti di critici d’arte che parlavano delle tendenze della moda. Le collezioni raramente venivano rilasciate con il nome dello stilista, e più spesso erano firmate semplicemente “collettivo di autori della Casa dei Modelli”.

Dopo la guerra, le case dei modelli iniziarono ad aprire in tutto il paese (a Kiev, Leningrado, Minsk, Riga, Tjumen, Novosibirsk) e iniziarono a tenersi sfilate di moda nelle case della cultura e nei grandi magazzini.

La Casa dei Modelli di Mosca creava due collezioni all’anno: la prima con i modelli per l’industria e le case di moda regionali, e la seconda per le sfilate all’estero (di solito ispirata alle tradizioni di una delle 15 repubbliche dell’Urss) e per l’élite sovietica.

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Era impossibile acquistare un vestito già pronto nella Casa dei Modelli, ma lì venivano venduti cartamodelli per il fai-da-te, per i quali si facevano le code.

Seguendo i modelli sviluppati dagli stilisti, venivano cuciti i capi di abbigliamento per la produzione di massa nelle fabbriche. Anche se spesso c’erano dei cambiamenti sostanziali.

Nella pratica delle fabbriche, taglio, accessori e tessuto venivano notevolmente semplificati per ridurre i costi di produzione, il che, ovviamente, non piaceva ai cittadini sovietici.

Il sistema creato delle Case dei modelli, guidato da quella di Mosca, sopravvisse solo fino al crollo dell’Urss.


Come la moda sovietica sta influenzando gli stilisti di oggi