La moda ai tempi della rivoluzione

Family photo portrait of the early 20th century. Fashion in Russia.

Family photo portrait of the early 20th century. Fashion in Russia.

RIA Novosti
Eventi come la Prima guerra mondiale, la fine della dinastia degli zar e la Nep trovarono riflesso anche nella vita quotidiana e nello stile dei moscoviti. Rbth ha ripercorso le fasi dell’evoluzione della moda in Russia parallelamente alle trasformazioni del regime politico

Ritratto di famiglia, inizio XX secolo. Fonte: RIA NovostiRitratto di famiglia, inizio XX secolo. Fonte: RIA Novosti

Nell’arco di un breve lasso di tempo, circa 20 anni, la moda subì in Russia una rivoluzione a 360 gradi: le raffinate silhouette e gli eleganti cappellini vennero sostituiti da avvilenti giubbotti e fazzoletti proletari che mortificavano la femminilità. Quali fattori avevano determinato questo cambiamento?

Dalla Belle Époque alle divise

Nel periodo della Belle Époque – dalla fine del XIX secolo agli inizi del XX – in Russia e in Europa predominava l’ideale della donna-fiore, eterea e fragile. Il busto, che assottigliava la vita fino a renderla di 42-45 cm, e delle speciali imbottiture al seno e alle spalle creavano un “effetto clessidra”, mentre le gonne a campana terminavano con un lungo strascico. Di solito si preferivano colori spenti e tinte pastello e il pallore della pelle veniva esaltato dalla polvere di riso; le acconciature vaporose erano cinte da cappelli voluminosi. Gli abiti dal taglio ricercato erano impreziositi da ornamenti bizzarri, ma non vistosi, e perdipiù le mises indossate dalle donne russe à la page erano decorate più riccamente di quelle occidentali. Nella moda si assisteva a un ritorno ai motivi anticorussi e per questa ragione i merletti di lino fatti a mano erano molto richiesti. 

Ritratto di giovane donna russa, seconda metà XIX secolo. Fonte: Getty ImagesRitratto di giovane donna russa, seconda metà XIX secolo. Fonte: Getty Images

Negli anni prebellici gli abiti cominciano ad apparire più vistosi ed esotici e la Russia detta legge nello stile europeo. A Parigi i “Balletti russi” fanno scalpore non solo per le loro coreografie, ma anche per i costumi creati da artisti di talento come Lev Bakst, Aleksandr Benois e Nikolaj Rerikh. 

Negli anni che precedettero la Prima guerra mondiale, gli abiti russi assunsero un aspetto più esotico. Fonte: foto d’archivioNegli anni che precedettero la Prima guerra mondiale, gli abiti russi assunsero un aspetto più esotico. Fonte: foto d’archivio

Lo stile occidentale à la russe traeva ispirazione dagli abiti con l’abbottonatura in sbieco, dagli ornamenti ricamati e da diverse varianti sul tema del kokoshnik, l’antico copricapo russo. Questa nuova tendenza costituirà una fonte di guadagno e di lavoro per gli émigrées delle famiglie nobiliari russe: in Europa si cominciano ad aprire nuovi ateliers e case di moda in stile russo e giovani e belle aristocratiche in esilio si affermano come top model nelle maisons di Coco Chanel, Jeanne Lanvin, Paul Poiret e altri famosi stilisti.

Aleksandra Danilova nei Balletti russi. Fonte: Global Look PressAleksandra Danilova nei Balletti russi. Fonte: Global Look Press

Inoltre, negli anni Dieci la moda comincia ad adeguarsi al progresso: per consentire alle donne di viaggiare più comodamente in automobile, le gonne si accorciano, le balze diventano più morbide e le dimensioni dei cappelli si riducono. Anche nell’abbigliamento maschile avvengono dei cambiamenti: fanno la loro comparsa le camicie a fiori, i pantaloni corti in stile “golf”, i panama e le coppole.

La guerra ha portato una ventata di semplicità, rafforzando i sentimenti patriottici: molte donne che seguono la moda sostengono la produzione nazionale. Gli abiti cominciano ad assomigliare sempre di più alle divise militari o a quelle delle ginnasiali e delle maestre. Ora all’ultimo grido sono gli abiti attillati e di semplice fattura, le gonne si accorciano fino a diventare midi, i cappelli appaiono più essenziali. Inoltre, le donne si liberano dei busti e cominciano a tenere i capelli corti.

Studenti, San Pietroburgo, 12 marzo 1913. Fonte: Ria NovostiStudenti, San Pietroburgo, 12 marzo 1913. Fonte: Ria Novosti

Abiti per epici eroi e femministe

Dopo la Rivoluzione le autorità sovietiche hanno la necessità di creare una divisa per l’Armata Rossa. Nel 1918 viene istituita una commissione speciale a cui vengono invitati a partecipare anche i celebri pittori Viktor Vasnetsov e Boris Kustodiev. Alla fine viene scelto come capo base la storica “budenovka”, un tipo particolare di cappello che ricordava l’elmo degli eroi dell’epica anticorussa. 

Anche la moda civile subisce grandi trasformazioni: sia per ragioni ideologiche che a causa della penuria complessiva di risorse. Diventano di moda le giacche di cuoio da commissario del popolo, gli abiti semplici e le gonne diritte confezionati con tela di canapa o lino, tela di sacco e panno militare.

Ragazze sovietiche, 1924. Fonte: Getty ImagesRagazze sovietiche, 1924. Fonte: Getty Images

Le donne indossano anche giubbe da soldato. Il fazzoletto rosso, che veniva annodato dietro, sulla nuca, anziché sotto il mento, com’era in uso nelle campagne, diviene un simbolo dell’emancipazione femminile. I ragazzi e le ragazze del Komsomol indossano la “jungshturmovka”, una divisa presa in prestito dai giovani comunisti tedeschi appartenenti all’organizzazione della “Jungsturm rossa”. Si tratta di giacche di un verde spento con il colletto e le tasche applicate che vengono indossate con cinture e cinturoni di cuoio.

La moda per gli operai e i contadini creata dalla Lamanova. Fonte: foto d’archivioLa moda per gli operai e i contadini creata dalla Lamanova. Fonte: foto d’archivio

La celebre stilista prerivoluzionaria Nadezhda Lamanova propone al ministro della Cultura Lunacharskij di creare un atelier della moda contemporanea. Le autorità sapevano che per forgiare una “corretta” ideologia era importante controllare anche l’immagine del nuovo uomo sovietico. La Lamanova deve creare una moda per gli operai e i contadini praticamente dal nulla, servendosi anche di scialli, tovaglie e asciugamani. Persino da queste materie prime riesce a ricavare un’intera collezione che le vale il gran premio all’Esposizione internazionale di Parigi del 1925. Nonostante ciò la popolazione in quel periodo non può deliziarsi con nuovi abiti: i tessuti cominciano a essere messi liberamente in vendita solo dopo il 1936, e prima di allora si è costretti a rimaneggiare vecchi vestiti o utilizzare qualunque materiale a portata di mano.

La ballerina Alicia Alanova, 1925. Fonte: Atelier Balasz/Getty ImagesLa ballerina Alicia Alanova, 1925. Fonte: Atelier Balasz/Getty Images

Con l’avvento della Nep (Nuova politica economica) alla miseria nel paese si sostituisce una certa abbondanza. Gli imprenditori privati cominciano a importare abiti dall’Europa e nella moda sovietica filtrano le tendenze degli “Anni ruggenti” occidentali: abiti Marengo, scarponcini di feltro, pantaloni Oxford, vestiti a vita bassa, cappotti e fili di perle. Le donne à la page imitano le stelle del cinema muto. Nel 1920 viene istituita la scuola del Vkhutemas (Laboratori tecnico-artistici superiori di Stato) la cui attività prosegue fino al 1932 e che pone per molti anni le basi del design industriale in Urss: il cosiddetto stile della “grigia folla” sovietica come attualmente è definito dai contemporanei.

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