Sette modelle sovietiche che erano adorate in Occidente: le foto

Getty Images, Boris Kaufman/Sputnik, Richard Viktorov, Nikolaj Viktorov/Gorky Film Studio, 1981
Tutte le donne dell’Urss avrebbero voluto essere come loro, anche se il mestiere di indossatrice era ancora considerato sconveniente. Dava però un grosso benefit: permetteva di andare all’estero

Ai tempi dell’Urss, era praticamente impossibile, per un comune cittadino, lasciarsi alle spalle la “cortina di ferro” e andare all’estero. Le eccezioni erano poche: artisti del teatro Bolshoj, atleti, alcuni scrittori e, naturalmente, gli alti papaveri del partito. Con l’inizio del “disgelo” di Khrushchev, le modelle iniziarono a far parte delle delegazioni dell’industria leggera.

L’industria della moda in Unione Sovietica in realtà non esisteva. I capi disegnati dalla “Obshchesojuznyj dom modelej odezhdy” (“Casa dei modelli di abiti di tutta l’Unione”), che fu fondata nel 1944 e aveva sede a Mosca, in un celebre palazzo di via Kuznetskij Most, non erano posti in vendita. Venivano presentati solo alle sfilate internazionali o potevano al massimo finire nei guardaroba delle mogli e delle figlie dell’élite del partito. Ma se gli abiti degli stilisti sovietici raramente colpivano qualcuno all’estero, le donne che li indossavano facevano tutt’altro effetto. Come modelle venivano portate all’estero le ragazze più belle di tutto il Paese, capaci di lasciare il segno nei cuori di stilisti e fotografi stranieri. Ecco le più famose di loro.

Regina Zbarskaja

“L’arma più bella del Cremlino” e “la Sophia Loren sovietica” furono i soprannomi della Zbàrskaya in Occidente, all’apice della sua popolarità, negli anni Sessanta. Una delle modelle sovietiche più celebri di tutti i tempi entrò nell’unica casa di moda del Paese come donna delle pulizie, ma venne notata per la sua bellezza. La sua carriera salì alle stelle quando, come parte della delegazione sovietica, partì per Parigi per un’esibizione commerciale e industriale.

Con lo sviluppo della carriera, i suoi privilegi crebbero. È noto che era l’unica modella a cui, contrariamente alle rigide regole, era permesso di uscire a passeggiare per gli affari suoi durante i viaggi all’estero. E i suoi bagagli non erano neanche sottoposti a ispezione doganale al ritorno. Per questo si diceva che la Zbarskaja fosse, in realtà, un’agente dei servizi segreti sovietici.

Dopo essere stata lasciata dal marito, l’artista Lev Zbarskij, soffrì di profonda depressione, tanto da essere ricoverata per la prima volta in una clinica psichiatrica. La sua successiva passione amorosa, un giovane giornalista jugoslavo, la usò per diventare famoso, facendo uscire in Germania un libro intitolato “Cento notti con la Zbarskaja”, dove menzionava dettagli della loro vita intima e pubblicava anche delle sue foto molto esplicite. Tutto ciò trascinò la modella in un grande scandalo politico e scosse definitivamente la sua psiche. Si tolse la vita (al terzo tentativo di suicidio) in una clinica psichiatrica. Aveva 52 anni.

Mila Romanovskaja

La rivale della Zbarskaja fu Mila Romanovskaja; un suo completo opposto. Il culmine della loro rivalità fu raggiunto nel 1967, in una sfilata a Montréal, in Canada. L’oggetto clou della sfilata era l’abito scarlatto della stilista Tatjana Osmerkina, che successivamente ha ricevuto il nome di “Rossija” (“Russia”) dalla critica d’arte, ed entrato nei libri di moda. Era stato originariamente disegnato addosso alla Zbarskaya. Ma tutti si convinsero che che sulla bionda Romanovskaja facesse ancora più figura. In quello stesso abito, lei apparve sulla copertina della rivista americana “Look”, una vera rarità per una modella sovietica.

È interessante notare che inizialmente la Romanovskaja non aveva minimamente intenzione di fare la modella, era solo interessata allo studio. Salì in passerella per caso, sostituendo un’amica che si era ammalata prima della sfilata. Piacque agli stilisti e le venne offerto un contratto. Che accettò.

Galina Milovskaja

Galina Milovskaja era estremamente ricercata in Occidente. Fu la prima modella sovietica ad apparire su una rivista straniera e assomigliava molto alla celeberrima Twiggy Lawson, la supermodella inglese che lanciò la minigonna. Ma in Unione Sovietica, Galina non era apprezzata come all’estero. E la sua carriera fu un susseguirsi di scandali. Ad esempio, venne licenziata da una scuola per aver partecipato a una sfilata di costumi da bagno, cosa ritenuta immorale.

La rivista “Vogue” si dette da fare per due anni per ottenere i permessi per realizzare un servizio fotografico con lei, e alla fine li ottenne. Le foto furono scattate sulla Piazza Rossa e nell’Armeria del Cremlino, con lo scettro zarista. Ma in una delle foto, Milovskaja era seduta sulle pietre del selciato della Piazza Rossa con i pantaloni e le gambe aperte. La cosa fu trovata estremamente indecente.

Di conseguenza, nel 1974 le fu chiesto di lasciare il Paese e di non tornare più. Visse con sofferenza l’esilio, anche se continuò la sua carriera di successo a Roma, e sposò un banchiere francese che le fece la proposta di matrimonio 15 minuti dopo averla conosciuta.

Tatjana Solovjova

Tatjana Solovjova voleva lavorare come insegnante di inglese, ma non glielo consentirono: “Mi rifiutarono il posto per un solo motivo: il mio aspetto. Avevo i capelli lunghi, indossavo gonne corte e la dirigenza scolastica decise che una docente non poteva apparire così”, ricordò in seguito.

Allora decise di proporsi come modella, e nel mondo della moda il suo aspetto piacque di più. Negli anni Settanta, lavorare come modella non era ancora considerato prestigioso. Quando la ragazza sposò il famosa regista Nikita Mikhalkov, lui la presentava come insegnante ed era imbarazzato che sua moglie fosse una modella. Per qualche tempo dopo il matrimonio, lei continuò a sfilare in passerella, ma poi si fermò, dopo l’ultimatum del marito.

Elena Metjolkina

La Metjolkina divenne una star della moda e del cinema sovietici a inizio anni Ottanta. Dopo la scuola, lavorava come modella al Gum, il principale grande magazzino di Mosca. Alcune sue fotografie mentre indossava vari abiti finirono nelle mani di alcuni produttori cinematografici, e la ragazza venne invitata a recitare in “Per aspera ad astra” (titolo originale russo: “Cherez ternii k zvjozdam”) un film di fantascienza del 1981 che fu un trionfo, con più di 20 milioni di spettatori. La modella interpretò magistralmente l’aliena Nija, pur senza avere nessuna esperienza cinematografica.

Dopo tale successo, tuttavia, tornò di nuovo a fare la modella al Gum. All’inizio degli anni Novanta, ottenne un lavoro come segretaria dell’uomo d’affari Ivan Kivelidi, che fu assassinato (venne avvelenata con una sostanza tossica la cornetta del suo telefono). Metjolkina sopravvisse, ma dopo si avvicinò alla religione e ha lavorato anche in un monastero.

Leka Mironova

Come la maggior parte delle modelle sovietiche, entrò nel settore per caso: accompagnò un’amica a una sfilata e venne notata. Divenne la musa dello stilista Vjacheslav Zajtsev, ma a differenza di altre, alla Mironova non venne mai permesso di viaggiare all’estero, a causa delle sue origini nobili. Tuttavia era conosciuta in Occidente, e spesso paragonata ad Audrey Hepburn.

Mironova è stata la prima tra le modelle a denunciare pubblicamente le molestie da parte di persone influenti. Lei stessa era stata una vittima di questo comportamento, ma reagì, dopo di che, alla fine degli anni Sessanta, tutte le porte le si chiusero davanti. Non ha mai rivelato però i nomi, temendo per se stessa e la sua famiglia.

Tatjana Chapygina

La Chapygina ha brillato in passerella alla fine degli anni Settanta. Anche lei arrivò all’unica casa di moda sovietica su invito di Vjacheslav Zajtsev e iniziò a sfilare a un’età piuttosto tardiva per una modella, a 23 anni, dopo aver deciso che la carriera medica non faceva per lei. Alla Casa dei modelli era pronta a fare prove per 12 ore al giorno, e dopo due anni i suoi sforzi fruttarono, e poté iniziare a viaggiare all’estero. Venne invitata negli Stati Uniti, in Messico, in Giappone.

In Unione Sovietica, ogni casalinga conosceva il volto della Chapygina: la modella pubblicizzava infatti gli abiti sulle popolari riviste di ricamo. Aveva 37 anni quando si sposò e terminò ufficialmente la sua carriera di sua spontanea volontà. Tuttavia, ancora oggi Chapygina (classe 1954) sale sul set fotografico per qualche rivista e partecipa a sfilate di moda rétro.


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