Lazàr Kaganóvich (1893-1991) aveva una biografia ideale per un bolscevico: veniva dallo strato più umile della società e nella vita si conquistò tutto da solo. Era nato in una famiglia ebrea in un villaggio vicino a Kiev. I suoi avevano molti figli, e vivevano in una condizione di povertà incredibile. Dall’età di 14 anni, Lazar lavorò in varie fabbriche, poi come scaricatore e calzolaio.
Gli ebrei nell’Impero russo erano privati di molti diritti: a scuola, e ancora di più nelle università, non erano ammessi, e avevano anche difficoltà a trovare un lavoro. Spinto da un senso di ingiustizia patita, Lazar divenne amico dei rivoluzionari, partecipò a manifestazioni (per questo fu persino licenziato) e nel 1911 si unì al Partito bolscevico. Nel 1916 fondò e diresse la clandestina Unione dei calzolai (“Sojuz sopózhnikov”).
Nel 1917, Kaganovich aveva 23 anni, fu attivamente coinvolto nella Rivoluzione, creò cellule bolsceviche in Ucraina e in Bielorussia. Si distinse così tanto nel lavoro di partito in provincia che fu presto incluso nelle liste dei deputati per il Congresso dei Soviet a Pietrogrado.
Lì conobbe personalmente Lenin. Kaganovich ricordò in seguito di avere mostrato una tale fermezza, parlando al congresso delle organizzazioni dell’esercito, sulla questione della nazionalizzazione della terra, da conquistare la simpatia dei soldati per i bolscevichi. Lenin apprezzò il successo, e affidò a Kaganovich il posto più importante: dirigere il dipartimento dell’agitazione propagandistica e della formazione politica della nuova Armata Rossa.
Il compleanno di Joseph Stalin. Nella foto, da sinistra: Sergo Ordzhonikidze, Kliment Voroshilov, Valerian Kuybyshev, Joseph Stalin, Mikhail Kalinin, Lazar Kaganovich, Sergei Kirov
Arkadij Shishkin/MAMM/MDFKaganovich fu impegnato nel lavoro propagandistico durante la Guerra civile e, dopo il consolidamento definitivo del potere dei bolscevichi, gli fu assegnato un altro incarico di responsabilità: fu messo a capo del Dipartimento di organizzazione e distribuzione del Comitato centrale del partito, divenne insomma l’economo (“zavkhóz”) del partito; il suo amministratore. Fu lui a inventare l’idea degli elenchi delle posizioni e delle cariche, creando di fatto la celeberrima “nomenklatura” sovietica.
Dal 1925, la carriera di Lazar si evolse ancora più rapidamente. Dopo la morte di Lenin (21 gennaio 1924) Stalin, scegliendolo tra i membri del partito a sé più fedeli, lo nominò alla carica di segretario generale del Comitato centrale del partito in Ucraina. Kaganovich aveva il compito di sviluppare l’industria e agì con decisione. Uno dei settori prioritari era l’estrazione del carbone, ma gli incidenti si verificavano costantemente nelle miniere, e in generale non si raggiungevano gli obiettivi dati. Nel 1928, Kaganovich dette inizio al cosiddetto “Shakhtinskoe delo”; “Il processo delle miniere”: i dirigenti di diverse miniere del Donbass furono accusati di sabotaggio anti rivoluzionario e condannati a morte, e diverse altre decine di responsabili della produzione finirono in prigione.
Nello stesso 1928, Stalin ordinò a Kaganovich di prendere un nuovo e importante incarico: rafforzare le fattorie collettive e statali (“kolkhoz” e “sovkhoz”) e dare il colpo di grazia ai “kulakì”, cioè i contadini ricchi che avevano un reddito superiore al loro lavoro, e sfruttavano il lavoro subordinato. Le proprietà di questi contadini e il loro bestiame furono confiscate, e molti kulakì vennero arrestati.
Contadini al lavoro
Arkadij Shishkin/MAMM/MDFNel 1932 fu varato un progetto per aumentare l’approvvigionamento di grano. I contadini erano obbligati a consegnare la maggior parte del grano allo Stato in modo che potesse poi venderlo all’intero Paese a un prezzo unico. Le quantità di grano che si prevedeva raccolto fu enormemente esagerata dalle autorità e, dato il raccolto scarso e le ingenti esportazioni, molti villaggi non riuscirono a far fronte al piano. Kaganovich introdusse la pratica delle “lavagne nere” (“chjórnie dóski”) essenzialmente “liste nere” dei villaggi che non soddisfacevano i requisiti del piano. Tali villaggi furono privati del diritto al commercio, non ricevettero più finanziamenti e furono esclusi dalla distribuzione di beni di consumo. Si dette anche la caccia con particolare attenzione gli “elementi ostili” e furono arrestati coloro che erano ritenuti responsabili di non aver realizzato il piano.
In buona sostanza, questi villaggi furono lasciati morire di fame. Si ritiene che questa politica abbia portato a una grave carestia in molte regioni dell’Urss, inclusa l’Ucraina. Gli storici ucraini chiamano questi eventi “Holodomor”. Nel 2009, per questo in Ucraina, è stato aperto un procedimento penale postumo contro Kaganovich e altri leader del partito.
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Nel 1934, Stalin nominò Kaganovich commissario del popolo (ossia, ministro) delle ferrovie. Doveva rimettere le cose a posto nel settore dei trasporti, dove regnava il caos e gli incidenti si verificavano costantemente. Kaganovich mostrò di nuovo fermezza di carattere e per ogni incidente introdusse la responsabilità personale e pene molto dure. Riorganizzò il trasporto ferroviario, e fu con lui che i treni iniziarono ad arrivare rigorosamente in orario. Durante la Seconda guerra mondiale, Kaganovich organizzò un’efficace evacuazione ferroviaria di intere città e fabbriche.
La ferrovia per bambini a Kratovo, 1945-1949
Mikhail Grachev/MAMM/MDFEbbe anche l’idea di creare una ferrovia per bambini per la formazione del futuro personale: una piccola linea è ancora operativa a Kratovo vicino a Mosca, e a guidare i treni sono solo da ragazzini tra i 10 e i 18 anni
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Oltre a lavorare nel Commissariato del popolo delle ferrovie, Kaganovich era a capo della sezione di Mosca del partito. Nel 1935 Stalin approvò il Piano generale per la ricostruzione della capitale e ne affidò l’esecuzione a Kaganovich.
In una città con una popolazione in rapido incremento e dove il numero di automobili cresceva continuamente, bisognava ampliare le strade e costruire case. I moscoviti non amano particolarmente Kaganovich per la demolizione della Cattedrale di Cristo Salvatore, sul sito della quale volevano i bolscevichi costruire un grandioso Palazzo dei Soviet. Nel libro di Feliks Chuev (1941-1999) “Tak govoril Kaganovich”, ossia “Così parlò Kaganovich”, basato su interviste registrate nel corso di cinque anni, lo stesso Kaganovich affermò che questa era una proposta dell’Unione degli architetti, e che furono proprio gli architetti, incluso il famoso Aleksej Shchusev (1873-1949), a sostenere che il luogo sacro non rappresentava un elemento di particolare valore artistico.
L'esplosione della Cattedrale di Cristo Salvatore, 1931
Dominio pubblico“Dicono che ho distrutto io i tesori di Mosca. Questa è una bugia. Non cercherò scuse, perché non è stato così. Facevano sopralluoghi con me e indicavano loro quali edifici interferivano con i loro progetti e con il traffico”, ha ricordato Kaganovich. La Cattedrale di Cristo Salvatore è stata poi ricostruita nella sua posizione originale negli anni Novanta.
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Il piano per la ricostruzione di Mosca includeva la costruzione della metropolitana. Il giornalista del quotidiano “Vechernjaja Moskvà” A. V. Khrabrovitskij scrisse che Kaganovich si era precedentemente recato a Berlino per vedere come era organizzata la loro metropolitana e, al suo ritorno, avrebbe detto a Stalin: “A Berlino, gli ingressi alla metropolitana sono un buco nel terreno, mentre noi dovremo avere dei bei padiglioni d’ingresso”. Lo stesso Kaganovich scese nei cantieri sotterranei, supervisionò personalmente la costruzione e approvò i progetti delle stazioni. Secondo la testimonianza di alcuni testimoni oculari, i costruttori della metropolitana erano molto affezionati al direttore Kaganovich, e lui, a sua volta, ricordava il nome di tutti i capisquadra.
Lazar Kaganovich (al centro, con i baffi) e Nikita Khrushchev in un tunnel della nuova metropolitana, anni '30
MAMM/MDFIl 15 maggio 1935 fu aperta la prima linea della metropolitana: dalla stazione Sokolniki alla stazione Okhotnyj Rjad (che allora si chiamava proprio “Kaganovich” in suo onore, e poi sarebbe stata ribattezzata “Prospekt Marksa” dal 1961 al 1990), con una diramazione per Park Kultury e Smolenskaja. E fino al 1955, tutta la metropolitana di Mosca era intitolata a “Kaganovich”, prima di essere ribattezzata in onore di Lenin, nome che porta ancora oggi.
A proposito, Kaganovich ha anche lanciato la prima linea di filobus sovietici a Mosca, e il primo modello si chiamava LK-1 non a caso: erano le sue iniziali!
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Kaganovich era un comunista convinto e uno stalinista di ferro e credeva sinceramente che la repressione fosse necessaria per mantenere l’ordine e per ottenere risultati. Al plenum del partito nel 1937, Kaganovich fece un ampio discorso, in cui parlò dell’importanza di combattere i “sabotatori”. Credeva che “agenti giapponesi-tedeschi-trotskisti” e spie fossero attivi in molti settori dell’industria e nella costruzione e gestione delle ferrovie.
Kaganovich propose la misura principale: arrestare tutti i sabotatori. “Certo, dobbiamo prima di tutto sradicarli, eliminarli del tutto, e non serve versar lacrime perché verranno arrestate persone innocenti; finora pochissimi arrestati si sono rivelati innocenti, quasi nessuno”.
Lazar Kaganovich durante un intervento al congresso del Partito, 1938
Aleksandr Ustinov/Archivio di Ninel UstinovaCosì iniziarono le Purghe staliniane. Aggirando i tribunali, furono introdotte “liste”, che includevano persone soggette a repressione per decisione diretta della dirigenza del partito. Secondo l’associazione “Memorial ”la firma di Kaganovich era su 188 elenchi, seguendo i quali furono fucilate 19 mila persone.
Nel 1941 fu aperto un processo contro il fratello di Kaganovich, Mikhail, che era il commissario del popolo dell’Industria aeronautica, e era sospettato di essere “in contatto con i nemici del popolo”. Si diceva che Lazar non avesse interceduto per suo fratello e si fosse schierato dalla parte di Stalin. Lo stesso Lazar lo ha negato in diverse interviste successive, sostenendo di aver detto direttamente a Stalin che si trattava di bugie e chiedendo un confronto tra testimoni in aula per suo fratello. Senza aspettare l’arresto, Mikhail Kaganovich si sparò il 1º luglio 1941.
Maksim Gorkij, Lazar Kaganovich, Kliment Voroshilov, Joseph Stalin sul mausoleo di Lenin
State museum of political history of Russia“Siamo responsabili di aver esagerato, pensavamo che ci fossero più nemici di quanti ce ne fossero in realtà”, ha detto Lazar in un’intervista. “Ma se non avessimo distrutto la quinta colonna, non avremmo vinto la guerra. Saremmo stati ridotti in polvere dai tedeschi”.
Pur senza un’istruzione adeguata, Kaganovich divenne una delle persone più potenti e influenti del Paese. I contemporanei dicevano che era abbastanza colto, ma in realtà scriveva come un analfabeta. Stalin apprezzava altre sue qualità: diligenza, parsimonia e lealtà, ma lo rimproverava per la grammatica involuta. “Dopo aver riletto la mia lettera, vedo che non ho rispettato la tua direttiva di padroneggiare i segni di punteggiatura. Ho iniziato, ma non ci riesco. Cercherò di mettere punti e virgole giusti nelle lettere successive”, scrisse Kaganovich a Stalin nel 1931. Successivamente, egli, in effetti, rispettò anche questo ordine, migliorando nettamente nello scrivere.
Kaganovich considerava Stalin un grande, e fu lui che iniziò a chiamarlo “Vozhd” (“вождь”; “capo”; “leader”; in un certo qual modo, “Duce”); così come “Khozjàin” (“хозяин”; “padrone”; “capofamiglia”), Velìkij Drug (“Великий Друг”; “grande amico”) e Rodìtel (“Родитель”; “padre”; “genitore”). In tutti i suoi discorsi sottolineava sempre l’amore del popolo per Stalin.
Lazar Kaganovich e Joseph Stalin
Legion MediaNel 1987 fu pubblicato in America il libro “The Kremlin Wolf” di Stuart Kagan, che si presentava come il nipote di Lazar Kaganovich. Secondo la leggenda messa in giro dall’autore, era andato a casa dell’ex dirigente sovietico e aveva raccolto le sue confessioni, dopodiché aveva scritto il libro, usando anche gli archivi di famiglia. Con questo libro si diffuse in particolare la leggenda che la vicinanza tra Kaganovich e Stalin fosse dovuta anche al fatto che la sorella di Kaganovich era l’amante del leader dopo la morte di sua moglie Nadezhda Allilueva. Kaganovich smentì categoricamente e, dopo la sua morte, i suoi parenti hanno anche fatto sapere che Stuart Kagan non solo non era un suo nipote, ma che non si era nemmeno mai recato in Urss per le presunte interviste.
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Negli ultimi anni della vita di Stalin, Kaganovich non era più tra i favoriti, la troika Khrushchev-Malenkov-Berija si era avvicinata al leader. Eppure Khrushchev deve la sua carriera a Kaganovich e al suo patrocinio. Lui, proveniente dalle fabbriche ucraine, fu attivamente coinvolto da Kaganovich nella costruzione della metropolitana e nella ristrutturazione urbanistica di Mosca.
Lazar Kaganovich e Nikita Khrushchev nel 1935. Dalla collezione del Museo di Stato della Rivoluzione, Mosca
Getty Images“Avevo un debole per la promozione dei lavoratori, perché allora c’erano poche persone capaci. Lui era lavoratore capace, senza dubbio”, ha detto Kaganovich. Pensava però che Khrushchev avesse perso la testa quando aveva assunto la carica di segretario del Comitato centrale del partito.
Kaganovich sostenne l’arresto e l’esecuzione di Berija, ma era contrario al discorso di Khrushchev sui crimini di Stalin e sul culto della personalità. Nel 1957, Khrushchev rafforzò la sua posizione al potere e dichiarò Malenkov, Kaganovich e Molotov il “Gruppo antipartito”, dopo che avevano cercato di scalzarlo e di mettere al suo posto Nikolaj Bulganin. I tre furono di fatto “esiliati”, con incarichi di basso rilievo in località remote. Kaganovich, per esempio, fu messo a dirigere una miniera sugli Urali, nella città di Asbest, fino al 1961.
Nel 1961, nella vita di Kaganovich ci furono due gravi colpi: fu espulso dal Pcus e sua moglie morì. Durante il Disgelo, quando si iniziò a parlare dei crimini di Stalin, tutti voltarono le spalle a Kaganovich. Si diceva che persino in ospedale, quando ne ebbe bisogno, non gli venissero date cure adeguate.
L’ex commissario del popolo e braccio destro del leader, visse con una misera pensione in un modesto appartamento di Mosca. Non aveva un’auto governativa né una dacia, non aveva grossi risparmi da lasciare ai posteri. Ma era orgoglioso di questo, credeva che un comunista avrebbe dovuto vivere la sua vita proprio così.
Lazar Kaganovich
Foto d'archivioVisse così a lungo da vedere la Perestrojka e la Glasnost, e chiese più volte di essere riammesso nel partito, senza mai riuscirci, a differenza di Molotov, riammesso nel 1984 da Chernenko. Credette in Stalin fino alla fine. Kaganovich morì il 25 luglio del 1991, all’età di 98 anni, pochi mesi prima del crollo dell’Urss.
In italiano la bibliografia su Kaganovich non è ampia. Un libro dedicato alla sua figura è “Il commissario di ferro di Stalin – Biografia politica di Lazar’ M. Kaganovič” di Loris Marcucci, edito da Einaudi nel 1997.
In che modo Khrushchev fece fuori l’eredità di Stalin
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