Cinque cose da sapere sulle streghe russe

“Vasilisa la bella si allontana dalla capanna di Baba Jagá”, illustrazione del 1899 di Ivan Bilibin (1876-1942) per la fiaba tradizionale russa “Vasilisa la bella”

“Vasilisa la bella si allontana dalla capanna di Baba Jagá”, illustrazione del 1899 di Ivan Bilibin (1876-1942) per la fiaba tradizionale russa “Vasilisa la bella”

Ivan Bilibin/Dominio pubblico
La strega in Russia era solo parzialmente simile alle sue colleghe europee. Intanto erano meno numerose degli stregoni maschi. Venivano bruciate sì, ma non nei falò, bensì dando alle fiamme capanne di legno, e accadeva molto raramente. I loro “servizi”, infine, erano richiesti persino dai nobili, e addirittura dai membri della famiglia regnante!

Una strega (“védma”; “ведьма”) in russo è una persona che “védaet” (“ведает”), cioè che “sa”, e in particolare che possiede conoscenze segrete. Nella Russia prima di Pietro il Grande, una “strega”, una “fattucchiera” (“ворожея”; “vorozhejá) o una “guaritrice” (“знахарка”; “znákhárka”) erano membri fondamentali della società. Le streghe si occupavano di cure e fatture, oltre che di incantesimi per fidanzati e fidanzate, previsioni sul futuro e, in generale, di tutto ciò per cui la gente si rivolge a chi fa i tarocchi e ai “guaritori”. La differenza è che nel XVII secolo le “streghe” potevano essere frustate con il knut per questo, e anche essere messe a morte, in caso fossero giudicate colpevoli di aver fatto il malocchio qualcuno, e persino bruciate vive in una capanna di legno.

1 / Le streghe russe erano delle emarginate

Le donne in un villaggio russo potevano essere etichettate come streghe a causa della loro vita “sbagliata”, secondo l’opinione della società. “Lo status di strega vedeva più spesso protagoniste donne che deviavano dal consueto percorso di vita associato principalmente all’attuazione dei ruoli familiari”, scrive l’etnografa Tatjana Shchepanskaja nella voce sulle streghe dell’enciclopedia tematica “Uomini e donne: il maschile e il femminile nella cultura tradizionale russa”. Le cosiddette “prostovoloski”, cioè ragazze “facili” che avevano rapporti sessuali prima del matrimonio e le “samokrutki”, quelle che si sposavano senza il consenso dei genitori, per non parlare delle “vekovukhi” (le “zitelle”) avevano maggiori probabilità di attirare il sospetto di essere “streghe” o “guaritrici”.

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Keith Thomas nel libro “Religion and the Decline of Magic” suggerisce che queste donne, che spesso avevano bisogno di aiuto nella vita di tutti i giorni, fossero le più vulnerabili e, per avere un motivo per non dar loro una mano, venivano “dichiarate” dalla società streghe e cacciate dalle porte delle case. Naturalmente, c’erano anche donne che facevano soldi come “fattucchiere”.

“La guaritrice”, dipinto di Firs Zhuravljov (1836-1901)

Le streghe in Russia, tuttavia, non erano sempre nubili. Il libro “La stregoneria nella Rus’ moscovita del XVII secolo” di Nikolaj Novombergskij riporta lo stato civile di alcune streghe cittadine: erano mogli di sacrestani, artiglieri, dragoni (soldati a cavallo), di forestieri, arcieri, soldati-mercenari. Allo stesso tempo, la maggior parte di loro proveniva da ranghi bassi e non aveva diritti: serve della gleba, contadine, rappresentanti di minoranze (tartare e “circasse”).

In generale, le streghe e le fattucchiere russe erano persone molto povere. I servizi di stregoneria costavano poche copeche e molte delle streghe di cui abbiamo notizia vivevano generalmente di elemosina. “La stregoneria era l’arma dei deboli e degli indifesi”, scrive la storica macedone Nada Boškovska: “Le donne usavano la paura degli incantesimi di stregoneria per spaventare coloro che erano più potenti e più forti di loro”.

E in effetti funzionava. A Bolkhov, nel 1627, Anna, moglie di un arciere, minacciò il figlio di un boiardo (molto più in alto nella gerarchia sociale) di rovinarlo. Durante la ribellione di Stenka Razin, la strega Anna di Arzamas (Temnikova), una contadina-atamana, divenne famosa per lanciare incantesimi e trasmettere la sua arte magica ad altri.

2 / Le streghe russe avevano importanti funzioni sociali

Le fonti russe non parlano di streghe che fanno apertamente del male: non mandano grandine e maltempo, non invocano il diavolo e non fanno sacrifici umani. Perché la società russa aveva bisogno delle streghe? Per funzioni rituali, di medicina popolare e persino… per indagare sui furti.

Le guaritrici le streghe dei villaggi, ma anche le vedove e le donne nubili, partecipavano a diversi riti, rimasti dall’epoca pagana, come ad esempio il rito dell’“opakhivanija”, che precedeva l’aratura, e altri che proteggevano gli animali del villaggio dalla “morte della mucca”, cioè dalla perdita del bestiame. Le vedove e le donne non sposate erano indispensabili per questi rituali.

In condizioni di assenza di assistenza medica, erano proprio i guaritori che potevano aiutare per il mal di denti, l’ernia, il “mal nero” (epilessia) e altri disturbi. Nel 1642, un arciere diede a una sua conoscente un preparato che molto probabilmente aveva ricevuto da una guaritrice, proprio contro il “mal nero”. La vedova Ulita Shchipanova, della regione di Vologda, imparò a guarire dalla madre e aveva una scorta di radici e pietre per tutte le malattie, compresi i pidocchi.

Rituale contro il colera durante un’epidemia. Dintorni di Ekaterinoslav (oggi Dnipro), XIX secolo

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Naturalmente, se le streghe potevano guarire, potevano anche di far ammalare. Nel villaggio, le streghe erano più spesso accusate di causare singhiozzo, crisi isteriche, tubercolosi e impotenza sessuale nei maschi (indicata con il pittoresco termine di “nevstanikha”; “non-sta-su”). Un settore a parte era quello delle ernie: si cercava di farle sparire con gli incantesimi, ma potevano anche essere provocate a qualcuno, ad esempio facendo bere un decotto di acqua di palude. Altro ambito molto richiesto era quello del fidanzamento, sia per attirare che per allontanare un partito.

Alle streghe e alle guaritrici faceva appello anche chi era vittima di un furto, di una truffa, o le persone con problemi sul lavoro: le autorità non avevano tanta voglia di occuparsi delle piccole beghe di contadini e dipendenti pubblici delle classi più basse, e a chi rivolgersi, allora per un aiuto? Nel 1647, a Mosca, il contadino Simon fu derubato e chiese aiuto alla maga Darjitsa, che gli indicò il colpevole. Nel 1658 una contadina di Lukh si procurò del sale stregato e lo sparse per liberare il marito dalla prigione. Le streghe di Mosca “vendevano” incantesimi per il successo del commercio, e uno stregone raccomandava: “Seppellite una testa d’orso al centro del cortile, e con  il bestiame non avrete problemi”.

3 / Strega si poteva diventare

In Russia si credeva che si potesse diventare streghe, ma non attraverso il contatto con il diavolo, bensì con creature ultraterrene. L’etnografa Tatjana Shchepanskaja scrive che una ragazza di Novgorod, abbandonata dal fidanzato, sognò un orso-stregone che le rivelò conoscenze segrete. La ragazza divenne una famosa guaritrice del distretto di Okulovo. Il dono ricevuto fu il risultato del legame con un protettore ultraterreno che “sostituì” il mancato marito e diede un nuovo significato alla sua vita: la stregoneria.

Un demone protettore o un potere segreto poteva essere ottenuto da un altro stregone o strega, ad esempio, al momento della sua morte. Nella regione di Novgorod si raccontano storie di serpenti-palle di fuoco. È possibile crearne uno trovando un “uovo di gallo” (un uovo di gallina morbido e non sviluppato, delle dimensioni di un uovo di quaglia) e portandolo sotto il braccio per quindici giorni, facendo voto di silenzio. Si credeva che da un uovo del genere si sarebbe schiuso un serpente che avrebbe portato alla donna il latte di mucche altrui: bastava mettere i recipienti vuoti sul davanzale della finestra durante la notte.

4 / Le streghe russe erano perseguitate dalla società

La caccia alle streghe era solitamente legata a situazioni di crisi nella vita del villaggio. Siccità, epidemie ed epizoozie, paralisi ed ernie tra i contadini: tutto ciò faceva cercare i colpevoli, nella disperazione.

Si diceva che una strega fosse più facile da catturare se veniva sorpresa a compiere un rituale. Le streghe facevano “zalomy” (nodi) sulla segale o sul grano nei campi all’alba, camminavano nella rugiada con i capelli sciolti e si trascinavano dietro una tovaglia: raccoglievano la rugiada per rubare il latte alle mucche.

“Capanna nel bosco d’inverno”, dipinto del 1888 di Aleksej Savrasov (1830-1897)

Si credeva che una strega potesse trasformarsi in un animale: un gatto, un cane, un maiale. A volte i contadini catturavano un animale senza padrone e gli lasciavano un segno, un taglio sull’orecchio o sul muso. Se la persona sospettata si ammalava, la “colpa” era provata.

Le donne dei villaggi in generale controllavano poi se una luce nella casa della donna sola era accesa di notte. Se sì, “era un serpente che volava da lei” o “era un diavolo che andava da lei”. Se una donna sola aveva figli fuori dal matrimonio, si diceva che aveva “partorito un figlio del diavolo”. Se una donna anziana “non veniva presa dalla morte”, si coglieva l’occasione per chiederle su chi avesse fatto un incantesimo, a chi avesse fatto del male, poiché si riteneva che alle streghe non fosse permesso di andare all’altro mondo per i loro peccati. Era possibile aiutare una strega a morire “prendendo” il suo potere e la sua conoscenza.

Una strega “dimostrata” non solo veniva evitata, ma poteva anche essere punita. Prima di tutto, non le era permesso di entrare nelle case, e poi non le venivano dati sale, fiammiferi, farina. La casa della strega o lei stessa potevano essere date alle fiamme. Nel distretto Poshekhonskij della provincia di Jaroslavl, alla fine del XIX secolo, i contadini sospettavano che un’anziana donna fosse colpevole di stregoneria e avesse causato la morte del bestiame e cercarono di bruciarla in una capanna di legno. Solo l’intervento di un sacerdote riuscì a salvare la poveretta.

5 / Le streghe russe erano diverse da quelle europee

In generale, in Russia l’uccisione per stregoneria non era un evento frequente. Dei 99 processi per stregoneria verificatisi a Mosca negli anni 1622-1700, solo dieci si conclusero con un rogo. Se venivano bruciate, le streghe non venivano legate alla colonna, ma venivano chiuse in una capanna di legno poi data alle fiamme. Allo stesso modo si bruciavano i Vecchi Credenti. Le fonti russe non hanno neppure tramandato alcuna testimonianza di riunioni di streghe. “Nelle cronache non si menzionano voli di streghe o sabba”, scrive Nada Boškovska.

A sinistra una znakharka (guaritrice) “cura” un bambino con acqua “incantata” in uno speciale rituale; a destra tratta invece una epilettica con l’aiuto di un coltello sulla testa e di preghiere. Villaggio di Uvjaz, Governatorato di Rjazan, 1914

I russi avevano i loro modi per “individuare” le streghe, ma non c’erano prove feroci come l’ordalia dell’acqua o l’essere appese a un cappio, o la ricerca di simboli del diavolo o segni sul corpo. Le streghe russe venivano sì torturate al “tratto di corda” (la procedura consisteva nel legare con una lunga corda i polsi dietro la schiena e poi nell’issare il corpo per mezzo di una carrucola. Il peso del corpo veniva così a gravare tutto sulle giunture delle spalle. Per aggravarne gli effetti, la corda poteva essere allentata di colpo e ribloccata), ma all’epoca quello era uno dei metodi più comuni di “inchiesta” in qualsiasi caso criminale. In generale, come scrive la Boškovska, “il reato di stregoneria rimase nello Zarato di Moscovia considerato come un danno alla salute delle persone”, esercitato per mezzo, evidentemente, dei sortilegi. Le pene per la maggior parte dei casi di stregoneria non erano diverse da quelle previste per altri reati. Frustate, fustigazione e esilio in Siberia erano le pene per coloro che venivano accusati di stregoneria e che erano giudicati colpevoli.

Un’altra differenza importante rispetto all’Europa è che in Russia la stregoneria non era un affare esclusivamente femminile. Le donne accusate di stregoneria sono sempre state meno degli uomini. La storica della stregoneria Valerie Ann Kivelson ha esaminato 223 processi per stregoneria nel XVII secolo. Dei 495 imputati, 367 (74%) erano uomini e 128 (26%) donne.


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