Come avveniva la caccia alle streghe nell’antica Russia

Konstantin Ershov, Georgij Kropachev/Mosfilm, 1967
In un’epoca in cui l'Europa bruciava decine di migliaia di persone sul rogo, in Russia episodi del genere erano incredibilmente rari

Alla fine del XV secolo, l'Europa era in preda alla follia. Per le strade ardevano migliaia di falò, dove venivano bruciati uomini e donne accusati di stregoneria. Bastava il minimo dubbio per giustificare un’accusa di complicità con il diavolo e mandare il malcapitato al patibolo. 

Presunte streghe e stregoni venivano arsi vivi anche nella vicina Russia, con la differenza che qui la caccia alle streghe non raggiunse mai le dimensioni e il carattere di massa che aveva in Europa. Come mai?

Un approccio diverso

Baba Jaga

L’isteria di massa sulla magia nera - così come fu sperimentata in Europa - in Russia non si verificò principalmente per via del processo di sviluppo intrapreso dalla Chiesa ortodossa. Se cattolici e protestanti avevano preso in prestito le loro credenze dal passato, in Russia la demonologia come scienza completa non ha mai preso piede: non c’erano, infatti, quei monumentali trattati filosofico-religiosi su streghe e demoni come il “Formicarius” di Johannes Nider, “Il flagello degli incantatori eretici” di Nicholas Jacquier e, naturalmente, “Il martello delle streghe” di Heinrich Kramer e Jacob Sprenger.

Non c’era, al contempo, nessun fanatismo nel cristianesimo orientale per quanto riguarda il trattamento della donna come “contenitore del male” e “incarnazione del peccato”, con la donna che era considerata impregnata di tali qualità a causa della sua “mancanza di intelligenza” che l’avrebbe portata a essere più incline ad andare contro la fede e a stringere patti col diavolo, a differenza di un uomo. Bisogna notare, infatti, che la maggior parte delle persone accusate di usare la magia nera in Russia erano uomini!

Streghe, 1897

Inoltre, streghe e stregoni in Russia non erano visti sotto una luce per forza negativa; non erano visti come fedeli di Satana, che ricevevano poteri da lui. Potevano benissimo esserci nati, con quei poteri, senza che ci fosse a tutti i costi un legame diretto col diavolo. 

Il cristianesimo arrivò in Rus’ più tardi che in Occidente, e i rudimenti del culto pagano sopravvissero a lungo. Streghe, guaritori, erboristi e indovini erano spesso visti come discendenti dei servi dei culti pagani - i Volkhv o i Magi. Erano temuti, ma la gente li consultava spesso per guarire i loro cari o il loro bestiame. Uno stregone veniva spesso invitato ai matrimoni per evitare che portasse rancore nei confronti degli sposi e fare in modo che difendesse la loro unione dalle forze oscure. 

Oleg incontra Volkhv

La stregoneria, tuttavia, veniva ancora trattata dallo Stato e dalla Chiesa come un peccato; per questo veniva presa di mira e perseguitata con ogni mezzo possibile. Ma i presunti stregoni non venivano così facilmente mandati al rogo, come in Europa: finché non causavano problemi e non pestavano i piedi a nessuno, venivano semplicemente lasciati in pace. 

Una punizione morbida

Tuttavia, se la situazione degenerava e sfociava in un’indagine vera e propria, non era l'inquisizione a occuparsene (la Russia non ha mai avuto alcun organo esecutivo di questo tipo), bensì le autorità secolari, come accadeva nei Paesi protestanti. A differenza delle loro controparti dell'Europa occidentale, questi organismi ben di rado si interessavano al fatto che gli imputati volassero su manici di scopa o partecipassero a riti satanici: l’attenzione si focalizzava sui reali danni causati all’agricoltura o alle vittime della magia nera. 

La Chiesa non prese le distanze dai processi: temendo la diffusione dell'eresia, aveva tutto l’interesse nel capire quali libri venissero consultati durante i rituali. 

La punizione dei Volkhv per ordine di Jan Vyshatich. Cronaca di Radziwiłł

Nella maggior parte dei casi, una strega o uno stregone ricevevano punizioni piuttosto morbide. Nella “Carta delle sentenze” del monastero di Troitse-Sergiev del 1555, inviata alle terre sotto la sua giurisdizione, c'era una sezione che descriveva in dettaglio come “un buffone o uno stregone, o una vecchia veggente, devono essere picchiati, privati dei loro averi e cacciati”. 

Lo stregone al matrimonio del villaggio

Spesso, coloro che venivano accusati di magia venivano mandati in un monastero, dove dovevano passare del tempo a farsi perdonare e rieducare, trascorrendo le loro giornate nel digiuno e nell’astinenza. Durante il regno dello zar Aleksej Mikhailovich, alla fine del XVII secolo, coloro che erano accusati di “comunicazione empia con gli spiriti maligni” venivano mandati in Siberia, dove venivano incatenati ai muri delle prigioni e nutriti solo a pane e acqua. 

Punizioni severe

Talvolta la magia veniva punita in modo ben più severo di come lo abbiamo descritto sopra. Nel 1411, a Pskov furono bruciate 12 donne, accusate di diffondere la pestilenza. Nel 1462, a Mozhaisk, vicino a Mosca, il boiardo (nobile) Andrej Dmitrievich e sua moglie furono entrambi bruciati per presunta stregoneria. 

Lo stregone, 1891

Nel 1497 Ivan III, Granduca di Mosca, venne a sapere che tre “vecchie megere conniventi” avevano fatto visita a sua moglie con un “intruglio”. Le tre preseunte streghe furono catturate e fatte annegare in un fiume. 

I giudici che eseguivano i processi avevano a disposizione un intero arsenale di armi e torture: dalla prova con il fuoco alla perforazione dei “segni del diavolo”, come verruche e voglie. Forse, l'unica cosa diversa dall'Occidente era l'assenza della tortura dell'acqua. 

La ricamatrice d'oro della zarina Evdokija Lukjanovna (Streshneva), Darja Lomanova, dovette passare attraverso sette cerchi dell'inferno. Lei e la sua amica Avdotja Jaryshkina, insieme a diversi erboristi moscoviti, furono accusati della morte di due piccoli principi, nel 1639. 

Stregone, 1867

Le due donne furono torturate, frustate e bruciate con il fuoco. Ma nessuna delle due confessò. 

Nel 1716, lo zar Pietro I scrisse nella Carta Militare: “Se un idolatra o un mago, o un cospiratore o uno stregone superstizioso e blasfemo viene scoperto tra i ranghi militari, dopo essere stato imprigionato e incatenato, dovrà affrontare una punizione corporale ed essere bruciato fino alla morte”.  

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La fine della caccia alle streghe

La persecuzione di streghe, stregoni, maghi e veggenti in Russia tramontò durante l'era dell'assolutismo illuminato, come in Europa, alla fine del XVIII secolo.

Premonizione

Poi, durante il regno di Caterina II, invece del fuoco, gli accusati venivano perlopiù condannati alla fustigazione e chiusi sei mesi in un monastero. E i casi di stregoneria iniziarono a essere visti un po’ ovunque come leggende. 

Per questo, quando, negli anni ‘70 del Settecento, il capitano Shmalev della fortezza di Tengin in Kamchatka mandò al rogo una maga locale, fu accusato di aver compiuto un gesto di indicibile ferocia. Il barone Vladimir Shteingel scrisse con tristezza come, purtroppo, “questa azione, che rimanda a tempi barbari, commessa durante il regno di un'imperatrice così saggia e amante dell'uomo, fu commessa da Shmalev con assoluta impunità”. 

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