Il battesimo di fuoco: quando i Vecchi Credenti russi si auto-immolavano per la loro fede

Pur di non essere costretti ad abiurare, preferivano il martirio. Ne sono morti così a migliaia, dal XVII al XIX secolo, con un ultimo caso nel Novecento, nel 1941, quando una comunità interpretò l’invasione di Hitler come l’arrivo dell’Anticristo

Ci sono stati dei russi che hanno scelto la morte piuttosto che rinunciare alla propria fede. La tradizione dei suicidi collettivi con il fuoco nacque tra i Vecchi Credenti russi nel XVII secolo e proseguì fino al XIX, con un paio di casi anche nel XX.

“Per il boato dell’esplosione, il terreno tremò e tutti sentirono lo spostamento d’aria. Il fumo apparve tra le fessure del tetto e poi si fece sempre più denso… Le fiamme iniziarono a farsi largo tra i tronchi della capanna. Quando i soldati sfondarono la porta, un uomo avvolto dalle fiamme cadde ai loro piedi. La sua testa era già carbonizzata. Rotolò sulla neve come un verme. All’interno della casa di preghiera, il fumo e il fuoco vorticavano e le persone in fiamme vacillavano avanti e indietro. Il fuoco veniva dal seminterrato. […] I soldati fecero qualche passo indietro perché la temperatura era insopportabile. Apparentemente, nessuno poteva essere salvato. I soldati si fecero il segno della croce, dopo essersi tolti i cappelli a tre punte. Alcuni piangevano. […] E non si poteva scampare all’odore della carne bruciata.”

Ecco come Aleksej Tolstoj (1883-1945) descrive un episodio di auto-immolazione nel suo romanzo “Pietro il Grande” (1929–34; Premio Stalin nel 1941). Le auto-immolazioni dei Vecchi Credenti in Russia iniziarono durante il regno del padre di Pietro, lo zar Alessio Mikhailovich (1629-1676), a causa delle riforme religiose avviate dallo zar e dal patriarca Nikon (1605-1681), che loro rifiutavano. Le auto-immolazioni assunsero presto il nome di гари (“gari”, al singolare “gar”), che significa approssimativamente “luogo bruciato” “cosa bruciacchiata”.

La storia dello scisma

Il patriarca Nikon

Nel 1596, la metropoli (intesa come suddivisione amministrativa della Chiesa) di Kiev interruppe i rapporti con la Chiesa ortodossa russa ed entrò in comunione con il Papa di Roma. Le chiese ortodosse della Confederazione polacco-lituana divennero chiese greco-cattoliche. Questo fu un duro colpo per la Chiesa ortodossa russa che perse parrocchie, territori e denari. Verso la metà del XVII secolo, il patriarca russo Nikon decise che era ora di riformare la Chiesa ortodossa russa.

Il patriarca Nikon invitò gli studiosi cattolici di Kiev a correggere i libri liturgici russi che avevano molti errori rispetto agli originali greci: erano stati copiati e ricopiati dai monaci russi per secoli e necessitavano di un aggiornamento. Gli storici non sono sicuri di quale fosse l’obiettivo finale di Nikon, ma forse voleva che anche la Chiesa ortodossa russa rientrasse in comunione con il Papa. Questa riforma portò al Raskól (lo Scisma) della Chiesa ortodossa russa. Due dita per fare il segno della croce (al posto delle tre degli ortodossi) divennero il simbolo degli scismatici. Perché?

Il quadro “Boyarina Morozova”

Nel 1653, lettere del Patriarca furono inviate a tutte le chiese di Mosca e, successivamente, a tutte le eparchie (le chiese provinciali) dello Zarato di Moscovia. Queste lettere introducevano nuove regole per i servizi liturgici, e nuovi libri liturgici corretti vennero stampati e distribuiti nel Paese. Nikon usò la riforma per rafforzare la sua autorità come capo della rinnovata Chiesa russa.

Tra i più importanti cambiamenti liturgici, il segno della croce passò da due a tre dita, il nome di Gesù cambiò l’ortografia sulle icone e così via. Per la mentalità di oggi, questi cambiamenti potrebbero sembrare non così importanti, ma nel XVII secolo erano cruciali.

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Gruppo di Vecchi Credenti, XVIII secolo

Quei cristiani ortodossi russi che si rifiutarono di adottare la riforma ritenendola “diabolica”, perché i cambiamenti introdotti da Nikon stravolgevano i simboli più sacri della religione, vennero chiamati “di vecchio rito” o, più comunemente, Vecchi Credenti. Nel 1666 subirono un anatema: ciò significava che erano scomunicati e non potevano più prendere parte ai sacramenti ufficiali della Chiesa ortodossa russa. Inoltre, furono tassati doppiamente, banditi dalle riunioni e dall’organizzazione delle cappelle. Queste azioni della Chiesa ufficiale furono accolte dagli Antichi Credenti con la risposta più dura che si potesse immaginare: auto-immolazioni collettive.

La fine dei giorni

Per i Vecchi Credenti non era un caso essere stati scomunicati nel 1666. Sebbene loro contassero gli anni “dalla creazione del mondo”, erano consapevoli del fatto che nel calendario giuliano, quest’anno era contrassegnato dal Numero del Diavolo: il 666. I Vecchi credenti vi vedevano un presagio oscuro. Ma non fu l’unico.

“Il libro di Cirillo” era un compendio di testi religiosi, popolare nel XVII secolo. Conteneva previsioni sulla Fine dei giorni, che sarebbe avvenuta “durante l’ottavo millennio da Adamo” (il passaggio tra anno 6999 e 7000 da Adamo era arrivato nel 1492 d.C.; il 1666 d.C. era dunque quello di passaggio tra il 7173 e il 7174 da Adamo). Diceva anche che il Papa era il predecessore dell’Anticristo che avrebbe governato a Gerusalemme, e Nikon aveva chiamato i nuovi terreni della Chiesa, vicino a Mosca, “La Nuova Gerusalemme”

La Cattedrale della Resurrezione del Monastero della Nuova Gerusalemme, vicino a Mosca

Nel 1654, una devastante epidemia di peste colpì la Russia, uccidendo fino a 800.000 persone. Si verificò poi l’eclissi solare dell’agosto 1654, “dimostrando”, secondo i Vecchi Credenti, che la “fine del mondo” era vicina. Quindi la Grande Cometa del 1680 apparve nei cieli, ricordando il libro dell’Apocalisse 9: 1: “Il quinto angelo suonò la tromba: vidi un astro caduto dal cielo sulla terra. Gli fu data la chiave del pozzo dell’Abisso”. La cometa rimase visibile in cielo dal novembre 1680 al febbraio 1681. Si può immaginare quanto fossero terrorizzati i Vecchi Credenti (così come tutti gli altri russi, del resto). Anche il patriarca Nikon in seguito ricordò come l’eclissi solare in mezzo alla pestilenza lo avesse terribilmente colpito. La gente era convinta che il mondo stesse finendo. Nel 1666, la prima auto-immolazione degli Antichi Credenti avvenne nella regione di Nizhnij Novgorod. E ce ne furono altre decine a venire.

Il “Battesimo con il fuoco”

Marzo 1666, regione di Vologda: 17 persone auto-immolate. 1672, Nizhnij Novgorod 2.000 persone. 1675, regione di Vologda, altre 2.000. Nel 1678, l’auto-immolazione di Paleostrov, una delle più grandi, portò oltre 2.700 persone a immolarsi alla vista di soldati e funzionari che erano stati inviati per fermare i “gari”. In totale nella storia russa, ci sono state oltre 100 auto-immolazioni di Vecchi Credenti ufficialmente passate alla storia.

Inoltre, nel 1685 il governo di Mosca guidato dalla reggente Sofja Alekseevna Romanova (1657-1704) introdusse una legge che non fu certo un deterrente: la pena di morte al rogo per quei Vecchi Credenti che si rifiutavano di rinunciare alla loro fede. All’inizio del 1682, Avvakum Petrov (1620-1682), il capo dei Vecchi Credenti russi e loro venerato santo, fu bruciato vivo in una capanna di tronchi a Pustozersk, nella regione di Arkhangelsk, contro la sua volontà. Questa legge e questa azione spaventosa suscitarono come reazione solo ulteriori auto-immolazioni.

I Vecchi Credenti non lo consideravano un suicidio: sostenevano che fosse una morte da martiri, come atto di protesta contro le potenze laiche anticristiane e la Chiesa corrotta. Non si auto-immolavano “da soli”: l’operazione era per lo più eseguita come una reazione alla conversione forzata alla fede Ortodossa russa (ora Nikoniana), che i vecchi credenti consideravano empia e oscena.

L’auto-immolazione era accuratamente preparata: sotto la supervisione di una delle guide dei Vecchi Credenti (non avevano più sacerdoti): veniva costruita una “casa sacrificale”: una vasta struttura in legno che avrebbe contenuto le persone che si auto-immolavano. Ad esempio, una casa costruita nella regione di Arkhangelsk (Arcangelo) per un’auto-immolazione del 1685 conteneva 230 corpi. Di solito non era una casa a una stanza, ma appariva come diverse capanne di legno unite insieme, spesso su due o più piani. Le tipiche case sacrificali erano pensate per diverse decine di persone.

Avvakum Petrov, icona dei Vecchi Credenti risalente al XVII secolo

La casa veniva quindi riempita di fieno, stoppa per candele e altri materiali infiammabili, tra cui spesso una botte o due di polvere da sparo. Le finestre e la porta erano pronte per essere sigillate dall’esterno da altri vecchi credenti che dovevano aiutare chi si immolava. Non appena i Vecchi Credenti venivano a sapere che una formazione militare si stava dirigendo verso di loro, si chiudevano dentro l’edificio e attendevano che arrivassero i soldati, quindi appiccavano le fiamme.

Prima dell’immolazione, tutti i Vecchi Credenti e i loro figli venivano simbolicamente battezzati di nuovo, perché dovevano affrontare il “battesimo con il fuoco”. Molti di loro prendevano in quel frangente persino i voti monastici. Ma non tutti erano così coraggiosi da resistere al fuoco. All’interno della casa, alcune persone fidate (che dovevano bruciare con gli altri, ma che si era sicuri non avessero ripensamenti) erano quindi armate di fucili e asce per uccidere coloro che cercassero di fuggire. Si doveva accettare il “battesimo del fuoco” con umiltà, perché era una porta per la vita eterna nel Regno di Dio, predicavano i Vecchi Credenti. Comunque, la morte arrivava abbastanza presto, non per le ustioni, ma per avvelenamento da monossido di carbonio.

La morte di Avvakum Petrov, icona del XIX secolo

Spesso, quando iniziava l’immolazione, una delle guide spirituali saliva sul tetto dell’edificio e leggeva un sermone prima di precipitare nel fuoco e morire lui stesso; i sermoni scritti venivano spesso gettati fuori dalla casa in fiamme, per non farli bruciare. Per i Vecchi Credenti, che erano stati banditi dalla società e avevano subito l’anatema religioso, questo era l’unico modo di comunicare con le autorità.

La maggior parte delle auto-immolazioni non poteva essere fermata nemmeno dai soldati. Continuarono nel XVIII secolo e non si fermarono neppure dopo che la persecuzione dei Vecchi Credenti venne bandita temporaneamente da Caterina la Grande nel 1762. Tra il 1762 e il 1825 furono registrate 23 auto-immolazioni. Uno degli ultimi casi avvenne nel 1941 nella regione di Tuva, dove i Vecchi Credenti locali presero l’invasione tedesca dell’Urss per un’altra fine del mondo, vedendovi l’ingresso dell’Anticristo nel Paese.

Questo articolo è scritto nel profondo rispetto del codice morale e della storia dei membri di questa religione. Abbiamo usato la definizione “Vecchi credenti” (dal russo староверы; “starovéry”) perché è quella con la quale sono più conosciuti in italiano, anche se al giorno d’oggi, in Russia, chi professa il composito insieme di queste confessioni preferisce il termine старообрядцы, “staroobrjàdtsy” (“di vecchio rito”).


Tra popovtsy e bespopovtsy: le mille anime dei Vecchi Credenti 

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