Perché gli stereotipi sui russi vengono definiti “kljukva”, ovvero mirtilli rossi?

Kira Lisitskaya (Foto: Legion Media)
Vi raccontiamo l’origine di questa strana e diffusa espressione…

- Come gestite voi russi la tensione e lo stress?

- Con la vodka. 

Così risponde il personaggio di Arnold Schwarzenegger nel leggendario film “Danko” (titolo originale, “Red Heat”, 1988). E si sa, gli uomini russi (che tra l’altro si chiamano tutti Boris o Ivan) giocano con le mitragliatrici AK-47 fin da piccoli, indossano il colbacco col paraorecchie, suonano la balalaika e hanno un orso incatenato in casa... Quando bevono, dicono "Na zdorovie!", e ovviamente bevono vodka, non acqua! Ah, dimenticavamo: sono tutti membri della grande e terribile mafia russa! E indossano immancabilmente pantaloni o tute dell'Adidas

Lev Andropov, Armageddon (1998)

Restano pochi dubbi anche per quanto riguarda la donne russe: sono tutte bellezze mozzafiato che rispondono al nome di Natasha… Ovviamente è meglio non fidarsi di loro, visto che sono sicuramente agenti segreti del KGB che cercheranno di uccidervi alla prima occasione!

A tutte queste ridicole congetture, noi in Russia rispondiamo con una sola parola (accompagnata da una bella smorfia): “KLJUKVA!”. 

Fermi tutti… cosa c’entra tutto ciò con i frutti di bosco? La parola “kljukva”, infatti, indica il mirtillo rosso

Beh, gli stereotipi e le percezioni più ridicole che gli stranieri hanno della Russia (che hanno poca, o nessuna, attinenza con la realtà) in Russia vengono definiti “kljukva”. L’espressione completa è “развесистая клюква” (ramoscello di mirtillo rosso); e la sua spiegazione la si può trovare nel dizionario Ozhegov: è un'espressione ironica per indicare “qualcosa di totalmente falso e che rivela una completa ignoranza dell'argomento”. 

Chiunque abbia visto i mirtilli rossi in natura sa che crescono su cespugli nani, alti pochi centimetri e piegati verso terra; in altre parole, non esistono cespugli “maestosi di mirtilli rossi” in natura. Ma gli stranieri che scrivevano appunti di viaggio sulla Russia alla fine del XIX secolo affermavano di aver camminato sotto “frasche di mirtilli rossi”... una cosa impossibile, che ha sempre fatto ridere i russi.

Un ramoscello di mirtilli rossi

E qui si svela l’arcano: si presume che quelle descrizioni contenessero la traduzione sbagliata di un altro genere di piante, chiamate “калины” in russo: “viburno rosso”. Il viburno rosso in effetti è una pianta molto più grande, che può raggiungere anche i quattro metri di altezza, e produce delle bacche simili ai mirtilli.  

Ma che si trattasse di una ridicola finzione del narratore o di un errore del traduttore, l'ossimoro sul mirtillo rosso si è diffuso nel tempo, alimentato da tutta una serie di strampalate idee sulla Russia. Ad esempio, nel 1871 il giornale “Moskovskie Vedomosti” citava un articolo su Mosca pubblicato dal popolare settimanale parigino “L'Illustration”, dove si definiva la Cattedrale di Cristo Salvatore “il più antico dei monumenti religiosi costruiti all'interno del recinto del Cremlino”... peccato che all'epoca la Cattedrale non fosse nemmeno completa, e ovviamente non ha nulla a che fare con il Cremlino. L'autore di “Moskovskie Vedomosti” non si lasciò sfuggire l'occasione per fare un po’ di ironia: “Abbiamo la sensazione di rivivere quei tempi beati quando un turista francese raccontava di essersi seduto in Russia all’ombra di un cespuglio di kljukva…”.

Viburno rosso

L'espressione è stata ripetutamente utilizzata nei feuilleton delle pubblicazioni russe ed è entrata rapidamente nel lessico quotidiano. L'elenco dei fenomeni riconosciuti come “kljukva” è cresciuto e cambiato nel tempo: nel 1908, la Russia era conosciuta all'estero come il Paese “dove, all'ombra di un imponente mirtillo rosso, i contadini bevono una bevanda chiamata samovar” (il samovar non è una bevanda, bensì un'antica teiera russa), e ora come un Paese pieno di spie, dove tutti sono comunisti e gli orsi girano per strada…

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